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Lunedì 14 luglio 2014
Ore 12.06
Wolf udì alcune voci in un’ala remota dell’edificio. I pompieri che venivano fatti uscire prima che le squadre d’intervento iniziassero la perlustrazione. Saltò d’un balzo gli ultimi tre scalini e attraversò di corsa il maestoso atrio, con il petto in fiamme e una fitta al fianco. Si concentrò sulla porta dell’aula, cercando disperatamente di ignorare l’ambiente quasi ecclesiastico: un Mosè vestito di bianco che lo osservava dall’alto in basso, seduto ai piedi del monte Sinai, cherubini scolpiti e colti in volo, vetrate a mosaico e ritratti di arcivescovi, cardinali e preti che predicavano la parola di Dio, corroborando le invocazioni di Masse: Dio esiste. Il diavolo esiste. I demoni camminano fra di noi.
Wolf irruppe attraverso le porte dell’aula, calpestando la sottile pozza di sangue cremisi. Baxter era ancora in fondo, sotto il banco degli imputati, il suo sangue intrideva il legno aggiungendosi a quello già versato da Khalid nello stesso punto. Fece un passo verso di lei ma Masse si parò fra di loro, la spada sollevata.
«Fermo dove sei» disse.
Il suo sorriso deforme era repellente.
Baxter sentiva la morsa del sonno. I suoi pantaloni erano umidi e freddi dove aderivano alla pelle. Si sforzava di mantenere la pressione sull’arteria e temeva di addormentarsi ogni volta che sbatteva le palpebre. Si era praticata profondi tagli in volto nel vano tentativo di levarsi il bavaglio che Masse le aveva stretto attorno alla bocca, ma sapeva di non poter sprecare altro sangue riprovandoci.
Sentiva la pressione della pistola alla base della schiena, appena al di fuori della portata delle sue mani ammanettate. Masse non se n’era accorto. Provò un’altra volta a prenderla, ma quando con esitazione sollevò il gomito dalla gamba il rivolo di sangue divenne un fiume che pompava a ritmo con il suo cuore terrorizzato.
Si sporse verso destra, ma il braccio sinistro le restringeva i movimenti. La punta delle sue dita sfiorò il metallo. Inarcò il dorso, desiderò con tutta la sua volontà che la spalla si slogasse, si fratturasse, qualsiasi cosa pur di guadagnare qualche millimetro.
La pozza sotto di lei era raddoppiata nel giro di qualche secondo. Urlò dalla disperazione e poi riappoggiò il gomito per rallentare l’emorragia. Quei sette secondi di inutile tentativo le erano appena costati alcuni minuti di vita.
Masse aveva appoggiato il lungo cappotto nero su una panca. Sotto, indossava la stessa camicia, gli stessi pantaloni e le stesse scarpe che Wolf aveva scoperto a Goldhawk Road: il suo travestimento. Wolf aveva ancora il respiro affannato. I due uomini si trovarono faccia a faccia per la seconda volta. Il poco vantaggio che Wolf aveva in altezza e peso era più che compensato da Masse in termini di muscoli.
Nella fretta di evacuare l’edificio, qualcuno aveva abbandonato una costosa stilografica sopra un fascio di documenti. Wolf cambiò posizione, afferrando di nascosto l’arma improvvisata mentre Masse continuava a parlare.
«Sapevo che ieri eri lì, a Piccadilly Circus.»
La rabbia di Wolf lasciò il posto alla sorpresa.
«Volevo vedere se riuscivi a farlo» disse Masse. «Ma sei debole, William. Ieri sei stato debole. Sei stato debole anche il giorno in cui hai cercato di uccidere Naguib Khalid e hai fallito, e sei debole adesso. Lo vedo dentro di te.»
«Credimi, se non ti fossi mosso...»
«Non mi sono mosso» lo interruppe Masse. «Ti ho osservato andare in panico. Ti ho visto correre lontano da me. Una cosa, mi chiedo: davvero non mi hai visto, in piedi dritto davanti a te, o forse non hai voluto vedermi?»
Wolf scosse il capo. Cercò di ricordare il momento in cui aveva perso di vista Masse tra la folla. Avrebbe avuto il coraggio di finirlo, sì. Masse lo stava manipolando, voleva indurlo a dubitare di se stesso.
«Non capisci quant’è futile tutto questo?» continuò Masse, a bassa voce. Fece una pausa. «Poiché tu mi piaci – davvero, mi piaci – ti offrirò una scelta che non è stata offerta a nessuna delle tue controparti: inginocchiati e hai la mia parola che sarà una cosa pulita. Non sentirai niente. Oppure possiamo lottare, ma a quel punto le cose diventeranno inevitabilmente... spiacevoli.»
Wolf assunse l’espressione famelica che Masse indossava così bene.
«Prevedibile come sempre» sospirò quest’ultimo, alzando la spada.
Baxter doveva arrestare l’emorragia. Non aveva osato provarci mentre Masse la osservava. Adesso era almeno in grado di controllarla. Se lui avesse intuito le sue intenzioni, si sarebbe assicurato che non ci fosse modo di fermare la perdita di sangue.
Senza spostare il gomito, riuscì a slacciarsi la cintura con le mani ammanettate. Fece un profondo respiro, la tirò facendola sfilare sotto di sé e l’avvolse alla gamba, poco sopra la ferita. La strinse, la strinse ancora più forte, il dolore era insopportabile, ma il flusso di sangue ritornò a essere niente più di un rivoletto.
Stava ancora perdendo sangue, ma aveva riguadagnato l’uso delle mani.
Masse fece un passo verso Wolf. Wolf fece un passo indietro. Un altro. Svitò il cappuccio sorprendentemente pesante della penna stilografica, poggiando il pollice appena sotto il pennino, e la brandì come fosse un pugnale.
Masse si lanciò in avanti, sferrando colpi frenetici con la lama antica ma letale. Wolf barcollò all’indietro e la spada urtò la parete accanto a lui. Masse roteò ancora la spada, la lama affettò l’aria a pochi centimetri dal volto di Wolf. La forza inerziale del suo stesso affondo fece perdere l’equilibrio all’assassino. Wolf arrischiò un rapido passo in avanti e conficcò la penna dentro e fuori dal bicipite di Masse, poi si ritirò rapido a distanza di sicurezza.
Masse urlò e controllò i danni, saggiando la ferita fresca come se ne fosse affascinato.
Ma il momento di compostezza passò come l’occhio di un ciclone e poi lui, furioso, sferrò un nuovo attacco. Wolf si ritrovò messo all’angolo e d’istinto diede la schiena all’aggressore, per proteggersi. Ma il fendente lo ferì dolorosamente alla spalla sinistra, benché di striscio. Si scagliò addosso a Masse e lo pugnalò ripetutamente, conficcando il metallo sempre più a fondo nel braccio che brandiva la spada, fino a che un pugno non lo fece finire a terra. La penna cadde e sparì.
Entrambi si fermarono per un istante. Wolf era sul pavimento, la mano sulla spalla dolorante. Masse osservava quasi ipnotizzato il sangue scuro che gli colava dal polsino della camicia. Non mostrava alcun segno di paura o di dolore, sembrava soltanto sorpreso dalla quantità di ferite che il suo indegno avversario era riuscito a infliggergli. Cercò di sollevare di nuovo la pesante spada, ma riuscì a malapena a staccarla di qualche centimetro dal pavimento e fu costretto a prenderla con la mano sinistra.
«Inginocchiati, Lethaniel» disse Wolf con un sorriso, rimettendosi a fatica in piedi. «Hai la mia parola, sarà una cosa pulita.»
Wolf vide il volto di Masse contorcersi di fronte a quell’insulto. Lanciò un’occhiata verso Baxter, e lo stesso fece Masse.
«Mi chiedo... Combatteresti con altrettanta foga per salvarla se sapessi la verità?»
Wolf ignorò la provocazione e fece un passo verso di lei, ma Masse si frappose nuovamente fra loro.
«Se sapessi che il suo nome meritava un posto sulla tua lista, lo meritava molto più di altri» continuò Masse.
Wolf era confuso.
«L’ispettore Chambers non era un uomo coraggioso. Mi ha implorato. Ha piagnucolato. Mi ha pregato di risparmiarlo, giurando la propria innocenza.»
Quando Masse rivolse a Baxter un sorriso di sfida, Wolf vide un’apertura e si lanciò contro di lui. Masse bloccò l’attacco ma cadde indietro, addosso a una panca.
Baxter vide il lungo cappotto di Masse scivolare giù dalla panca, rovesciando anche la sua borsa da lavoro. I suoi occhi notarono le forbicine da unghie insanguinate che Masse aveva utilizzato per ferirla, il cellulare e il piccolo mazzo di chiavi caduto accanto alla gamba del tavolo.
«A quanto pare, per il bene di Emily» continuò Masse, «e dell’amicizia fra voi due, Chambers aveva lasciato che tu credessi che fosse stato lui a mandare la lettera all’ufficio Standard Professionali...»
Wolf parve a disagio.
«...la lettera che ha rovinato il tuo caso contro Khalid.» Masse osservò con enorme compiacimento lo sguardo incredulo che Wolf rivolse a Baxter. «Temo che abbiamo ucciso la persona sbagliata.»
Baxter non riusciva a sostenere il suo sguardo. Ma di colpo, alzò gli occhi ed emise un grido attutito.
Wolf vide troppo tardi l’affondo di Masse. Senza altra scelta, corse verso di lui, bloccò il suo fendente ed entrambi caddero pesantemente al suolo. La spada scivolò sotto una panca e Wolf colpì Masse senza pietà e senza sosta, le ferite che infliggeva mascherate dalle cicatrici già devastanti sulla sua pelle.
Masse, in un gesto disperato, sollevò una mano e strinse la spalla ferita di Wolf, sentendo l’osso rotto grattare sotto la pelle. Il dolore fece infuriare Wolf ancora di più, alimentando la sua forza distruttiva. Urlò di odio e di sofferenza e di rabbia, assordando il suo nemico che ancora si dimenava. Prese a testate il viso sfigurato di Masse maciullandogli il naso. Le membra di Masse persero forza.
L’assassino guardò in alto, indifeso, inerme di fronte alla ferocia di quel massacro. I suoi occhi erano spalancati, imploranti. Impauriti.
Baxter strisciava sul pavimento dell’aula, macchiando il legno dietro di lei. Prese le forbicine e si tagliò via dal volto il doloroso bavaglio. Con le forze che la abbandonavano ogni secondo di più, si mosse verso le chiavi.
Wolf infilò le mani in tasca e prese i lacci delle scarpe. Li appaiò per aumentarne la resistenza, sollevò con uno strappo la testa dell’avversario dal pavimento e glieli strinse al collo. In un’ultima vampa di adrenalina, Masse scalciò violentemente e riuscì a togliere la testa.
«Ti stai solo rendendo le cose più difficili» disse Wolf all’uomo che si contorceva a terra.
Scorse la penna stilografica sotto un tavolo e si alzò in piedi per prenderla.
«Dimmi, dunque» sbottò Wolf, sputando una boccata di sangue di Masse sul pavimento mentre con calma ritornava da lui, con in mano la penna insanguinata, «se tu sei il diavolo, io chi sono?»
I deboli tentativi di Masse di allontanarsi furono stroncati quando Wolf si accovacciò sopra di lui e, senza esitazione, affondò la penna nella sua gamba destra, riproducendo la ferita che l’uomo aveva osato infliggere a Baxter. Azzittì le grida di dolore di Masse rimettendogli i lacci attorno al collo e tirandoli con tutta la forza che la sua spalla rotta gli concedeva.
Si godette i singulti disperati di Masse, si godette i suoi ultimi patetici tentativi di opporre resistenza mentre perdeva le forze. Osservò i capillari che scoppiavano nei bulbi oculari di Masse e strinse ancora i lacci, tanto che le braccia gli tremavano dallo sforzo.
«Wolf!» gridò Baxter, armeggiando con le chiavi con le dita intorpidite. Attorno a lei, la stanza girava tutta. «Wolf! Fermati! Basta!»
Assordato dalla rabbia, lui nemmeno la udì. Guardò invece Masse. La vita stava abbandonando i suoi occhi. Non era più autodifesa. Era un’esecuzione capitale.
«Basta!»
Si udì uno schiocco secco e metallico. Baxter sollevò la pistola e la puntò al petto di Wolf. Lui la fissò stupefatto e poi abbassò lo sguardo sull’ammasso sanguinolento sotto di lui, come se lo vedesse per la prima volta.