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Pendergast sentì il ronzio quasi impercettibile del motore della barca che si muoveva lungo il fiume. Un leggero sorriso gli increspò le labbra. La strada sterrata si snodava tra gli alberi grondanti di pioggia, gli strani rami acuminati dei pini di araucaria erano carichi di goccioline. Continuò ad avanzare, fermandosi di tanto in tanto per inseguire una farfalla, mentre la strada si inoltrava nel folto della foresta in una serie di tornanti, salendo sempre di più finché non raggiunse le nuvole basse.
Mezz’ora più tardi, il sentiero divenne pianeggiante, arrivando in cima a un basso crinale: il margine di un antico cratere vulcanico. Da lì si perdeva nella nebbia, la visibilità ridotta a un centinaio di metri.
Pendergast osservò il cratere con attenzione. Poi tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta ripiegato. Era il disegno di Tristram che ritraeva una montagna: la particolarità di Nova Godói che non era stato in grado di descrivere a parole. Corrispondeva perfettamente al cratere che vedeva levarsi adesso davanti a lui.
Procedette in discesa; si trovò di fronte due colonne di pietra lavorata, una su ciascun lato della strada, con un cancello di rete metallica e una parete di roccia che si allungava nella foresta. Davanti c’era una guardiola. Mentre si avvicinava, due uomini armati ne uscirono rapidi, imbracciando i fucili. Gridarono qualcosa in tedesco, tenendolo sotto tiro.
«Parlo soltanto inglese!» esclamò Pendergast alzando le mani. «Sono un naturalista! Sono qui per cercare farfalle!»
Evidentemente i soldati non si erano mai trovati in una situazione simile prima di allora. Uno dei due, che pareva essere il capo, avanzò e disse, in un inglese eccellente: «Chi è lei? Come ha fatto ad arrivare qui?».
«Mi chiamo Percival Fawcett» rispose Pendergast, frugando nello zaino e tirando fuori un passaporto britannico. «Membro della Royal Society. Sono arrivato qui in barca seguendo il fiume, vi assicuro che non è stato un viaggio semplice!»
Le guardie sembrarono rilassarsi un po’, e misero via il fucile. «Questa è proprietà privata» gli disse il comandante. «Non può entrare.»
«Ho fatto il giro del mondo» cominciò Pendergast con una voce querula ma battagliera «per trovare la farfalla Queen Beatrice. Non me ne andrò via così.» Prese un pezzo di carta. «Ho con me lettere di presentazione del governatore della provincia e una da Santa Catarina.» Porse loro le carte, con i timbri, le intestazioni e le autenticazioni adeguate. «E qui ho una lettera della Royal Society che vi invita a collaborare con la mia missione, e un’altra del Lepidoptery Department del British Museum, sottoscritta dalla Sociedade Entomológica do Brasil.» Estrasse altri fogli. «Come può vedere, il mio è un incarico della massima importanza scientifica!» disse a voce più alta.
Il comandante prese i documenti e li sfogliò; la perplessità si dipinse su quel volto dai lineamenti affilati, nordici. «Non consentiamo visite per nessuna ragione. Come le ho detto, questa è una proprietà privata.»
«Se rifiutate di farmi entrare» proseguì Pendergast petulante «farò scoppiare uno scandalo, potete starne certi. Uno scandalo!»
La minaccia creò un certo disagio. L’uomo indietreggiò per conferire con il subordinato. Poi entrò nella guardiola e fece una chiamata via radio. Parlò per un po’, quindi tornò al cancello. «Aspetti qui.»
Dopo qualche minuto, arrivò una jeep; al volante c’era un uomo vestito di verde militare, e sul sedile posteriore un altro che indossava un’uniforme grigia tinta unita. La vettura si fermò e l’uomo seduto dietro scese, avvicinandosi. Il suo portamento era quello di un soldato.
«Aprite il cancello» ordinò.
Le guardie obbedirono. L’uomo avanzò, con la mano tesa. «Sono il capitano Scheermann» si presentò, con un leggero accento tedesco, mentre stringeva la mano di Pendergast. «E lei è il signor Fawcett?»
«Dottor Fawcett.»
«Ma certo. Mi hanno detto che è un naturalista.»
«È esatto» rispose Pendergast, con un tono sempre più combattivo. «Come stavo spiegando ai suoi uomini, ho attraversato il globo per portare a termine una missione di grande importanza scientifica, sostenuta dai governatori di due Stati brasiliani, nonché dal British Museum e dalla Royal Society, in collaborazione con la Sociedade Entomológica do Brasil» balbettò con difficoltà il nome. «Insisto per essere trattato con cortesia! Se mi mandate via, glielo garantisco, signore, verrà svolta un’indagine, e sarà molto accurata!»
«Certo, certo» rispose il capitano, conciliante. «Se posso…»
Pendergast proseguì, imperturbabile. «Sono sulle tracce della farfalla Queen Beatrice, Lycaena regina, creduta estinta da molto tempo. L’ultima volta fu avvistata nella caldera di Nova Godói nel 1932. Nei miei vent’anni di ricerche…»
«Sì, sì» lo interruppe il capitano, con voce calma che tradiva una certa impazienza. «Lo capisco. Non c’è bisogno di agitarsi, né di avviare indagini. È il benvenuto, può entrare. Abbiamo delle regole, ma per lei faremo un’eccezione. Temporanea.»
Una pausa. «Bene» riprese Pendergast. «È gentile da parte sua. Molto gentile! Se ci sono tasse da pagare…»
Il capitano alzò la mano. «No, no. Richiediamo soltanto che accetti una scorta.»
«Una scorta?» Pendergast aggrottò la fronte.
«La gente del posto è riservata, alcuni potrebbero essere turbati dalla presenza di un estraneo. Avrà bisogno di una scorta, soprattutto per la sua comodità e sicurezza. Mi dispiace, ma questo è un aspetto non negoziabile.»
Pendergast acconsentì malvolentieri. «Se è necessario, va bene. Ma mi muoverò nella foresta con qualsiasi condizione climatica, quindi è bene che la mia scorta sia pronta a seguirmi.»
«Naturalmente. Ora mi permette di accompagnarla al municipio, dove potremo occuparci dei documenti?»
«Così va meglio» commentò Pendergast salendo sulla jeep mentre il capitano teneva lo sportello aperto. «Anzi, è magnifico. Davvero magnifico.»