Ottantaquattro ore dopo
Molto prima dell’alba, Pendergast vide una luce rossa nell’immensità nera del deserto: i fanali di coda di un veicolo in lontananza, diretto a sudovest. Otto chilometri più a sud, intravide il bagliore della città di Cananea.
Abbandonò la strada e tagliò per il deserto fino a intersecare uno dei sentieri paralleli che portavano a est. I sussulti della moto sulla strada dissestata e il continuo sfregamento contro la gamba avevano spostato le bende: sentì il sangue che iniziava a scorrere, e le gocce sfrigolare a contatto con la marmitta calda. Prese un’altra compressa di ibuprofene. Il veicolo ora era nascosto tra la vegetazione da qualche parte alla sua destra. Continuò a procedere, mentre le luci di Cananea diventavano più nitide. Secondo Mime, come prima cosa, avrebbero incontrato diverse piccole maquiladoras a nord della città. Le vie lastricate si irradiavano dalle fabbriche verso il centro, dove si incontravano con una strada principale. Non poteva lasciare che arrivassero a uno di quei sentieri. Doveva prenderli nel deserto.
Accelerò ancora, mentre il cielo si rischiarava, permettendogli di aumentare la velocità. Cananea era adesso a soli tre chilometri. Immaginando di aver quasi raggiunto il veicolo, Pendergast sterzò verso sinistra, tagliando per il deserto, saltando fossati e attraversando la vegetazione. Dopo un minuto avvistò i fanali del veicolo che si dirigeva a ovest, viaggiando parallelo a lui. Era abbastanza vicino da accorgersi che in realtà le auto erano due, una dietro l’altra: Escalade, a quanto sembrava. Si muovevano rapide, ma non quanto lui.
Non si erano ancora accorti dei fari della Streetfighter.
Imbracciò l’M4 con la sinistra e, tenendo la destra sull’acceleratore, appoggiò l’arma sul manubrio. Si assicurò che il fucile fosse in modalità automatica.
Ma ora le auto avevano visto le luci e si distanziarono, uscendo fuori strada e travolgendo i radi arbusti.
Era troppo tardi: Pendergast era più agile e più rapido, mentre i grossi Suv non potevano andare molto veloce fuori strada. Quando raggiunse una determinata angolazione, puntò la moto verso lo spazio tra i due veicoli e sfrecciò nella loro direzione, frenando per mantenersi alla stessa velocità. La manovra gli consentì di identificare i passeggeri: gli ci volle solo un istante per scorgere il viso spaventato di Helen dal finestrino posteriore della seconda Escalade. Un uomo armato di pistola si sporgeva dal primo Suv e gli stava sparando addosso; Pendergast spinse a tutto gas il potente motore della Ducati e, senza lasciare l’M4, superò il Suv crivellandolo di colpi. La Escalade sterzò, slittando e capottandosi, rotolando più volte prima di esplodere in una palla di fuoco.
La seconda auto si era fermata subito ed era rimasta molto indietro. Premendo forte sul freno posteriore, Pendergast sgommò, sollevando un muro di polvere e finendo con la coda della moto di fronte alla Escalade. Attese una reazione.
Invece di fermarsi per affrontarlo, l’auto cambiò direzione e sbandò sulla pianura irregolare, inoltrandosi tra i bassi arbusti di creosoto, puntando verso la periferia. Un suono costante di colpi arrivò dalla vettura.
Pendergast accelerò per inseguirli.
Li raggiunse ben presto, procedendo verso sud per affiancarli, costringendo il veicolo a spostarsi a destra, allontanandosi dalle fabbriche e dalla città. Ma la strada che conduceva all’impianto più vicino, si stava avvicinando sempre di più.
Altri spari risuonarono dal Suv, sollevando la polvere a pochi centimetri da Pendergast. Un uomo lo teneva sotto tiro con una pistola dal finestrino posteriore. Ma la Escalade sbandava così violentemente che c’erano poche possibilità che l’agente dell’Fbi venisse colpito. Accelerò ancora, tracciando di nuovo una traiettoria parallela alla Escalade. Imbracciò il fucile. Altri spari, che però mancarono l’obiettivo.
Pendergast sterzò, spingendo al massimo la moto. Si accostò alla vettura e sparò, bucando uno degli pneumatici. Allo stesso tempo, una raffica proveniente dal veicolo investì la Ducati, rompendo la catena e facendo slittare la moto. Pendergast frenò per evitare di perdere completamente il controllo. Mentre la sua velocità diminuiva di colpo, saltò in un cespuglio di creosoto, prima che la moto precipitasse in uno stretto burrone.
Immediatamente sollevò il fucile, prese la mira e sparò contro il Suv che si allontanava. Lo sparo mise fuori uso anche la ruota posteriore e il Suv si fermò dopo un testacoda.
In quel momento quattro uomini balzarono fuori e si inginocchiarono accanto all’auto, facendo fuoco all’impazzata.
Pendergast si appiattì al suolo e prese la mira. La sua arma, più precisa, uccise in rapida successione prima un uomo e poi un altro. Gli ultimi due si nascosero dietro il veicolo e smisero di sparare.
Mentre si avvicinava, Pendergast continuava a sparare senza sosta, assicurandosi che i colpi fossero rivolti verso l’alto. All’improvviso entrambe le figure comparvero a un lato del veicolo; una trascinava Helen puntandole una pistola alla tempia, l’altra – l’uomo alto, muscoloso e dai capelli bianchi che pilotava l’aereo – era rannicchiato dietro di loro. Non sembrava armato, o almeno non stava sparando.
Ancora una volta Pendergast si gettò a terra e prese la mira, ma non osò aprire il fuoco.
«Aloysius!»
Pendergast mirò di nuovo e rimase in attesa.
«Abbassa le armi o la uccido!» urlò l’uomo con una voce dal forte accento straniero, usando Helen come scudo. Le tre figure si ritrassero, allontanandosi dalla Escalade; l’uomo dai capelli bianchi era rimasto dietro gli altri due.
«Giuro che la ammazzo!» gridò. Ma Pendergast sapeva che non l’avrebbe fatto: Helen era la sua unica protezione.
L’uomo sparò due volte in direzione di Pendergast, ma a cento metri di distanza la precisione non poteva essere delle migliori.
«Lasciala andare! Voglio lei, non te! Liberala e potrai andartene!» urlò Pendergast.
«No!» L’uomo si aggrappò a Helen.
Pendergast si alzò lentamente, facendo scivolare il fucile da un lato. «Lasciala andare. Solo questo. Non ci saranno conseguenze, hai la mia parola.»
L’uomo mirò ancora verso Pendergast, ma lo mancò. L’agente iniziò a zoppicare verso di loro, con il fucile premuto contro il fianco. «Lasciala andare. È l’unica possibilità che hai di uscirne vivo.»
«Butta a terra il fucile!» L’uomo era terrorizzato.
Pendergast lo posò, poi si raddrizzò alzando le mani.
«Aloysius!» gridò Helen. «Vattene, vattene!»
L’uomo, sempre trascinando la prigioniera, sparò di nuovo, mancando ancora una volta il bersaglio. Era troppo lontano e il panico gli impediva di prendere bene la mira.
«Dammi retta» continuò Pendergast con voce controllata, le mani in alto. «Lasciala andare.»
Seguì un interminabile momento di stasi. Poi, con un grugnito soffocato, l’uomo gettò Helen al suolo, abbassò la pistola e le sparò a bruciapelo. «Aiutala o vieni a prendermi!» gridò, voltandosi e cominciando a correre.
L’urlo di Helen fu lacerante, ma si spense subito. Colto alla sprovvista, Pendergast scattò in avanti e nel giro di pochi istanti era inginocchiato accanto a lei. Capì subito che la ferita era letale: il sangue fluiva copiosamente da un foro sul petto. Era stata colpita al cuore.
«Helen!» esclamò, con voce rotta.
Lei gli si aggrappò come se stesse affogando. «Aloysius… devi ascoltarmi…» disse in un sussurro.
Pendergast si chinò.
Le mani lo strinsero più forte. «Lui sta arrivando… Pietà… Abbi pietà…»
Poi un fiotto di sangue le impedì di parlare. L’agente le appoggiò due dita sulla carotide; sentì le pulsazioni vibrare un’ultima volta prima di cessare del tutto.
Dopo un momento, Pendergast si alzò. Zoppicò fino al punto in cui aveva lasciato cadere l’M4. L’uomo dai capelli bianchi, che era rimasto immobile per tutto il tempo, sorpreso quanto lui della piega che avevano preso gli eventi, iniziò a rincorrere chi aveva sparato.
Pendergast si inginocchiò, sollevò l’arma e la puntò contro l’assassino di sua moglie, ormai a cinquecento metri. Con distacco ripensò all’ultima volta in cui era andato a caccia. Avvistò la sagoma, valutò il vento e il dislivello, poi premette il grilletto; il fucile rinculò e l’uomo cadde.
Quello con i capelli bianchi aveva già raggiunto e superato il killer. Pendergast prese la mira, sparò, ma non riuscì ad abbatterlo.
Sparò una seconda volta, ma lo mancò di nuovo.
Anche il terzo tentativo andò a vuoto: nel caricatore non erano rimaste munizioni, mentre l’uomo scompariva nella vastità del deserto.
Dopo un istante, Pendergast posò il fucile e tornò da Helen che giaceva in una pozza di sangue. Guardò a lungo il suo corpo. Poi si mise al lavoro.