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Era un lunedì mattina freddo, grigio e piovigginoso. Le auto erano allineate nel parcheggio, opache nella luce opaca, circondate da rivoli d’acqua. Erano da poco passate le undici, ma sembrava già preannunciarsi un giorno terribile per le vendite, il che era perfetto per Corrie. Si era ritirata nel salotto con gli altri commessi: bevevano tutti caffè cattivo e parlavano del più e del meno, aspettando che arrivassero i clienti. Gli altri quattro dipendenti erano tutti uomini. Joe Ricco e suo figlio Joe Junior non erano nei paraggi e regnava un’atmosfera rilassata.
Corrie li aveva conosciuti meglio negli ultimi due giorni: erano tutti imbecilli di prima categoria. Tutti eccetto Charlie Foote, l’uomo di cui suo padre le aveva parlato. Era più giovane degli altri, un po’ timido, e di solito non si univa agli stupidi sfottò da confraternita. Era laureato, a differenza degli altri, ed era il commesso migliore: c’era qualcosa di affascinante nella sua voce gentile e nei modi discreti e dimessi.
Uno dei dipendenti più anziani teneva banco raccontando una barzelletta volgare, a cui Corrie rise di gusto. Bevve un sorso di caffè, ci aggiunse un altro po’ di panna, per cercare di coprire il sapore di bruciato, e commentò: «È strano, no? Ho preso il posto di un commesso che aveva il mio stesso cognome».
L’osservazione era diretta all’uomo che aveva raccontato la barzelletta. Si chiamava Miller. Era un vero attore comico, Corrie rideva a tutti i suoi stupidi scherzi. Gli aveva persino passato un ottimo cliente, fingendo di aver bisogno di un consiglio, poi gli aveva lasciato portare avanti la vendita. In cambio, Miller l’aveva presa sotto la sua ala protettrice, senza dubbio sperando che gli portasse fortuna.
«Sì» confermò Miller, accendendosi una sigaretta anche se lì dentro era proibito. Ma Joe Ricco fumava e nessuno si lamentava. Miller era un uomo dai capelli rossi molto corti, corpulento, con tripli rotoli di grasso intorno al collo, la pancia da bevitore, le labbra carnose e il naso schiacciato e all’insù. Il suo aspetto era in qualche modo ingentilito dal completo costoso che indossava. Vestivano tutti bene. Erano passati i tempi, pensò Corrie, del commesso dalla parlantina rapida con un vestito a scacchi di poliestere.
«Com’era?» chiese Corrie. «Jack Swanson, intendo.»
Miller espirò. «Un cretino.»
«Ah sì? È per questo che è stato licenziato?»
Miller rise sguaiatamente. «Nah. Quel tipo ha rapinato una banca.»
«Cosa?» Corrie si finse scioccata.
«Miller, datti una calmata, non dovremmo parlarne al lavoro» intervenne un altro commesso, un certo Rivera.
«Che mi importa» ribatté Miller. «Non ci sono clienti. Alla fine l’avrebbe saputo comunque.»
«Ha rapinato una banca!» esclamò Corrie, ansiosa di continuare la conversazione. «Come ha fatto?»
Anche Miller doveva esserselo chiesto. «Quel tipo è un idiota. Non sapeva vendere auto, non otteneva commissioni, così un giorno ha preso in prestito una STS dal parcheggio, è andato al Delaware Trust della città, è entrato e l’ha rapinato.»
Altre risate.
«Come sanno che è stato lui?» chiese Corrie.
«Primo, l’auto veniva dal nostro parcheggio, aveva una delle targhe della concessionaria. Secondo, indossava il suo solito completo schifoso, che abbiamo riconosciuto tutti. E lo stesso Ricco l’ha visto mentre la portava via.»
Tutti annuirono.
«Terzo, hanno trovato un suo capello sul poggiatesta.»
«E il caso è chiuso» commentò Corrie. Si sentiva depressa. Sarebbe stata una bella gatta da pelare, sempre che suo padre fosse davvero innocente.
«Non solo, hanno trovato le sue impronte sul pezzo di carta che ha dato al cassiere.»
Adesso sembrava tutto un po’ troppo facile. «E ora è in prigione?»
«No, no, è scomparso. Lo stanno ancora cercando.»
Corrie lasciò passare un istante. «Quindi perché era un imbecille?»
Miller aspirò di nuovo dalla sigaretta, esalò il fumo dal naso, osservandola. «Ti interessa, eh?»
«Sì. Be’, abbiamo lo stesso nome.»
Lui annuì. «Come dicevo, non valeva un soldo bucato come venditore. E… non si adattava al programma.»
«Il programma?»
«Da queste parti facciamo affari in un certo modo.»
«Dovrei sapere anch’io di questo programma?»
Miller spense la sigaretta e si alzò, guardando il pavimento del salone d’esposizione, dove un uomo e una donna erano entrati. L’uomo teneva in mano una cartellina. «Lo scoprirai subito. In giorni schifosi come questo, chiunque oltrepassi la porta della concessionaria è un potenziale acquirente. Seguimi.» Le strizzò l’occhio, sbirciandole il seno.
Mentre si avvicinavano, Miller salutò la coppia parlando a bassa voce, con gentilezza. Presentò Corrie come la commessa in prova e chiese loro il permesso di coinvolgerla. Era una bella tecnica, e risposero di sì. «Potrebbe ottenere la sua prima commissione» spiegò Miller. «Potrebbe essere un giorno memorabile per lei. Non è vero, Corrie?»
«Certo!» esclamò lei, vivace.
Li guardò con attenzione. L’uomo era quasi certamente un medico, con poco tempo a disposizione, abituato a decidere in fretta. La moglie, esile e nervosa, vestita in maniera sportiva, voleva una Escalade nera. Il marito si lanciò in una lunga tirata. Aveva trascorso ore su internet. In realtà aveva già individuato l’auto che desiderava nel parcheggio: aveva una lunga lista di optional, che aveva stampato, conosceva il prezzo ed era pronto a pagare i duecento dollari di commissione. Se non avessero raggiunto un accordo sul momento, alle sue condizioni, non avrebbe esitato a rivolgersi a un’altra concessionaria, nella città vicina, che aveva in esposizione un veicolo quasi identico. E un’altra cosa: non voleva il tessuto impermeabile, la carrozzeria a prova di ruggine o altre fregature del genere. Solo la macchina.
Il medico si interruppe, con il respiro un po’ affannoso. La transazione probabilmente era stressante per lui quanto un codice rosso, pensò Corrie. Si chiese come avrebbe fatto Miller a gestirla.
Con sua grande sorpresa, il commesso non sembrò turbato. Non si lanciò in negoziazioni né provò a ribattere. Al contrario, si complimentò con il dottore per le sue ricerche, assicurò di apprezzare anche lui le transazioni rapide ed efficienti, anche se il profitto fosse stato minimo. Una vendita era una vendita. Naturalmente non era sicuro che sarebbe stato possibile vendere l’auto al prezzo più basso, ma ne avrebbe parlato con il proprietario della concessionaria. Il dottore intendeva pagare in contanti o con un finanziamento?
Il medico avrebbe chiesto il finanziamento. Diecimila subito, il resto nel tempo.
Miller trascrisse il numero di previdenza sociale del dottore e altri dettagli per il finanziamento. Lasciò il cliente e la moglie nella sala d’attesa con una tazza di caffè mentre tornava alla scrivania, con Corrie al seguito. Il commesso controllò il classamento creditizio del medico sul computer e iniziò a scrivere l’offerta.
«Non devi chiedere al signor Ricco?» domandò.
«Non devo chiedergli un accidente» rispose Miller.
«Gli venderai davvero l’auto alle sue condizioni?»
Miller sorrise. «Certo.»
«Quindi come fai a guadagnarci? Insomma, per duecento dollari ne vale la pena?»
Miller continuò a scrivere, poi firmò in calce al documento con un ghirigoro. «C’è più di un modo per spennare un pollo» sentenziò.
«Per esempio?»
«Guarda e impara.»
Lei lo seguì nella sala d’attesa. Lui sventolò i documenti. «È tutto a posto» comunicò alla coppia. «Il capo, il signor Ricco, ha dato la sua approvazione, anche se ho dovuto insistere parecchio. Che resti tra noi, non era molto contento. Ma, come ho detto, una vendita è una vendita e in un giorno pessimo come questo anche una sola è un buon risultato. C’è un unico problema: la vostra posizione creditizia non consentiva di applicare il tasso di finanziamento più vantaggioso, ma ho cercato di ottenere il migliore possibile date le circostanze…»
Il medico era perplesso. «Cosa intende? Ho qualche problema di credito?»
Miller gli rivolse un sorriso sereno. «No, assolutamente! Ha una posizione creditizia piuttosto buona. È solo che non è al massimo livello. Forse avete pagato in ritardo un paio di rate del mutuo, magari vi siete portati dietro il debito da un mese all’altro. Piccole cose. Mi creda, ho ottenuto il tasso migliore possibile.»
Il medico arrossì e guardò la moglie, che sembrava turbata. «Abbiamo pagato il mutuo in ritardo?»
Ora fu lei ad avvampare. «Be’, qualche mese fa ho tardato di una settimana… ricordi quando eravamo in vacanza?»
Il marito aggrottò la fronte, rivolgendosi a Miller. «Allora qual è il tasso? Non pagherò cifre esorbitanti.»
«È più alto soltanto di tre quarti di punto percentuale rispetto al tasso migliore. Ho potuto estenderlo a settantadue mesi, per abbassare il pagamento mensile.»
Miller comunicò la cifra, che in realtà a Corrie sembrò ragionevole, in particolare per una Escalade accessoriata da ottantamila dollari. Cominciò a chiedersi come facessero a guadagnare tutti quei soldi.
Venti minuti dopo, la coppia se ne andò con l’auto nuova. Appena usciti, Miller cominciò a ridere a crepapelle. Tornò nel salotto dello staff, si riempì la tazza di caffè e si sedette. «Ho appena venduto una Escalade al dottor Putz» annunciò al resto del gruppo. «Duecento dollari di commissione. Putz voleva fare un affare eccezionale, quindi gli ho fatto fare un affare eccezionale.»
«Ci scommetto» rispose uno degli altri. «Problemi di credito, vero?»
«Esatto. Gli ho detto che il suo credito non era proprio fantastico… ha stipulato un finanziamento al sette e mezzo per cento in settantadue mesi!»
Tutti risero, scuotendo la testa.
«Non capisco» fece Corrie.
Continuando a sghignazzare, Miller le spiegò: «Il profitto reso da quel finanziamento è, fammi pensare, ottomila dollari? Ecco come facciamo soldi: con i finanziamenti. È la prima lezione per vendere auto».
«Ottomila dollari di profitto?» domandò lei.
«Profitto puro e semplice.»
«Come funziona?»
Miller accese una sigaretta e prese una lunga boccata: «Prima di venire qui, il vecchio dottor Putz ovviamente ha trascorso molto tempo a informarsi sulle riviste specializzate, ma non ha controllato la cosa più importante: il suo tasso creditizio. Alzare il tasso di tre quarti di punto percentuale in settantadue mesi su ottantamila, di per sé rende più di tremila dollari. E, tanto per cominciare, è il tasso più alto. Accidenti, se fosse andato in banca prima di venire qui avrebbe potuto prendere in prestito i soldi al cinque e mezzo, forse meno.»
«Quindi non è vero che la sua posizione creditizia non è perfetta?»
Miller si voltò. «Hai qualche problema?»
«No, no» si affrettò a rispondere Corrie. Con la coda dell’occhio vide Charlie che sbuffava, con un’espressione infastidita sul volto. «Mi va benissimo» ripeté.
«Bene. Perché il tuo predecessore, il vecchio Jack, non riusciva a capirlo. Anche quando vendeva una macchina, cosa che non succedeva spesso, offriva ai clienti il tasso migliore. Poi, quando gli chiedevamo di cambiare regime, quel figlio di puttana minacciava di andare dal procuratore generale a denunciare la concessionaria.»
«Sembra una cosa seria. Cosa sarebbe successo?»
«Maledizione, tutte le concessionarie lo fanno. Ma quel coglione non ha mai sporto denuncia, perché se n’è andato a rapinare una banca. Ha risolto il problema per noi!» Si voltò e guardò Charlie. «Non è vero, Charlie?»
«Sapete che non mi piace quel modo di fare affari» rispose Charlie tranquillo. «Prima o poi vi si ritorcerà contro.»
«Non fare l’idiota» rispose Miller, con un tono non più così amichevole.
Charlie restò in silenzio.
Un’altra coppia entrò nella concessionaria.
«Sono miei» esclamò un altro commesso, fregandosi le mani. «Sette e mezzo per cento, arrivo!»
Corrie si guardò intorno. Ora era chiaro come il sole. Uno di loro aveva incastrato suo padre per impedirgli di rivolgersi alla polizia.
O forse… erano coinvolti tutti?