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La linea precisa della frangetta di Chiechan.
Le linee fluide come arabeschi delle ipomee che decorano la finestra di casa mia.
Gli scaffali del negozio, dove quando si vende una cosa, la disposizione non ritorna mai quella di prima.
La morbida bellezza dei gesti generosi di mia zia.
Nella luce, appagata di tutto, mi godo l'incantesimo.
Quello dove sono adesso è solo il mio piccolo appartamento, ma se chiudo gli occhi, posso vivere in tutti quei luoghi meravigliosi, luoghi che sono solo miei. Cose straordinarie si affollano in me tutte insieme, come una miriade di luci fittissime, superando i confini del tempo.
Provo a guardarmi dall'esterno, e a descrivermi nel modo più spietato.
Non è difficile, e da un certo punto di vista sarebbe anche veritiero.
Una donna maniaca dell'Italia, che ci è andata molto spesso, si innamora, lavora grazie alla parentela con la zia, ne approfitta per andare ancora altre volte in Italia dandosi arie di donna d'affari, vive da single ma soffre talmente la solitudine che si prende in casa una cugina un po' strana che non è nemmeno lei una ragazzina, e vivono tutt'e due insieme come due stanche donne di mezza età, e quando un uomo divorziato e scombinato le fa un minimo di avance, ne è lusingata, inizia una storia, e così passa la sua vita, senza aver concluso niente. Intanto gli anni scorrono in fretta. Non ha figli. Tutto va in calando. Fine malinconica di una vita egoista.
Invece, non è così per niente. Nel mio petto ogni giorno c'è qualcosa che brilla, rosso e fulgente, come una fiamma che brucia, e anche se qualcuno che passa mi guarda dall'esterno non la vedrà né io farò nulla perché la possa vedere. Io sono fatta di un enigma incandescente. Nascondo un mistero enorme, molto più grande del mistero dell'universo.
In realtà tutte le persone sono così, ma il fatto è che io ne sono già consapevole.
E tutto questo scintillio, come di una pietra preziosa gigantesca, appartiene soltanto a me.