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ciò mi dia fastidio. Però la noia ti accompagna spesso e ti fa sempre guardare gli altri un po' dall'alto in basso. Hai scritto in faccia che ormai non ti aspetti più niente dalle persone. Sei com'ero io un tempo" dissi.
"Però, ascolta un momento. Io ero una che quando comprava un mazzo di fiori e li sistemava sul tavolo, pensava subito al momento in cui sarebbero appassiti. Mi dicevo: Dureranno una settimana? Se si seccano prima questi fiori qua, li butto e quelli che restano li sistemo in quell'altro vaso... Se andavo a passare una notte in un albergo con una bella vista sul mare, prevedevo più o meno l'arredamento della stanza, cosa avrebbero servito al ristorante, come sarebbe stato il servizio, e se tutto era come avevo immaginato, mi sentivo tranquillizzata, ma nello stesso tempo mi annoiavo."
Shinoda annuì. Io proseguii.
"Ma Chiechan riesce davvero, fino al momento in cui il fiore appassirà, ad affidare tutto al fiore. Per me il tempo era qualcosa che avanzava in maniera rozza in avanti, e ancora avanti. Ma i momenti di Chiechan si dividono in frammenti ancora più brevi, già eterni e infiniti. In un momento di Chiechan sembra che un milione di mondi si sviluppino con colori abbaglianti. L'ho imparato. E la mia noia è scomparsa" finii sorridendo.
Shinoda annuiva con un'espressione seria.
Lui, che taceva con atteggiamento modesto, sembrava tranquillo come la prima volta che l'avevo visto. Pensai lucidamente che questa calma limpida, intelligente, che era la sua essenza, mi piaceva. Tutto doveva ancora iniziare.
"Interessante... Il mondo senza noia in cui vive Chiechan aveva un ingresso un po' stretto, ma una volta che ci sei entrata ti sei trovata in un luogo talmente vasto che hai deciso di non uscirne più, Ti si è aperta la porta su una realtà nuova, diversa, e ti sei spostata lì. Voi guardate un mondo che non è quello dove sono io adesso" disse Shinoda.
Complimenti, pensai dentro di me.
Fino al momento di uscire dal ristorante restammo quasi in silenzio. Io avevo la sensazione di aver parlato troppo. Però trovavo un po' noioso restare confinati nei ruoli di uomo e donna, e così mi era venuta voglia di provocarlo. Ma anche se volevo dire quello che pensavo nel modo più normale, lui mi guardava le mani, il seno, le labbra.
In ogni caso, molto meglio lui di quelli che fanno solo finta di ascoltare.
Avevamo bevuto, eravamo soli e non avevo nessuno che mi aspettasse.