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Mi spostai in modo che dallo spiraglio aperto della porta l'uomo non potesse scorgermi.
"Sono il compagno della donna che ha avuto l'incidente. Questa è casa mia" disse Shinoda.
Grande, pensai.
"Se vi sposaste, verrei volentieri a trovarvi" pensai, anche se non era il momento per pensieri del genere.
Poi Shinoda tirò fuori dalla tasca delle banconote spiegazzate da diecimila yen, ne contò tre e le porse all'uomo.
"Grazie per quello che ha fatto. Non siamo in condizione di poterle offrire più di questo."
L'uomo prese le banconote.
Shinoda tirò fuori il biglietto da visita, e vi scrisse sul retro un numero di telefono.
"Se ci dovesse essere altro, questo è il numero del nostro avvocato. Si rivolga a lui. Se si ripresenterà qui all'improvviso, dovrò chiamare la polizia. Non voglio che spaventi la mia compagna" disse Shinoda con tono che non ammetteva repliche.
L'uomo intascò i soldi e se ne andò. Sentii il rumore dei suoi passi che si allontanavano.
Mi avvicinai in silenzio a Shinoda, poi dissi: "Grazie, compagno di Chiechan. A parte gli scherzi, ti sono davvero grata. Grazie grazie grazie".
Shinoda rise:
"Veramente avevo finito i miei biglietti da visita, e mi sono trovato quello di un amico... ma è un caro amico, e il numero è quello di un vero avvocato, quindi non è grave. Però non so perché in questi casi mi perdo sempre nel finale. In ogni caso credo che lo scopo sia stato ottenuto: vedrai che non verrà più. Anche perché non mi sembrava un tipo tanto spavaldo.
Ma nel caso, chiamami subito".
"Va bene."
Per un po' rimasi in silenzio. Ero ancora un po' turbata. È scioccante vedere una persona fare cose che non ti sogneresti mai.
"Non essere triste, stai tranquilla. Il mondo di quell'uomo non è il nostro.
Nel nostro ci sono ancora molte persone che non pensano di sganciare dei soldi se qualcuno è rimasto ferito e se si sono trovati a dare una mano"
disse Shinoda. "Qui il portone ha la chiusura automatica, vero?"
"Sì, dev'essere entrato con qualcuno. Il portiere a quest'ora è a casa sua"