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all'estero, un atteggiamento da persona educata, modi perfettamente corretti... eppure io non avevo, nei confronti di queste sue doti e di ciò che rappresentavano, nessuna aspettativa. E credo che questo mio disinteresse dovrà essergli sembrato qualcosa di completamente nuovo e inatteso.
Quanto era avvenuto la sera prima era ancora come un sogno, e faceva fluttuare intorno a me una lieve atmosfera di innamoramento.
Da giovane avrei pensato: se solo un bacio è così bello, che meraviglia sarà andare a letto insieme... e invece adesso avrei voluto prolungare il più possibile il presente.
Avrei voluto vedere il suo lato interessante fino a che lui mi piacesse in modo ancora più irresistibile. Avrei voluto sentir crescere la mia curiosità nei suoi confronti fino al punto di non riuscire più io stessa a trattenermi.
Avrei voluto assaporare ancora di più quella sensazione unica che si produce quando siamo insieme, quello spazio magico che vediamo solo noi due.
Forse la nostra relazione assomiglierà in eterno a quel momento vissuto in aereo.
Nella maggior parte dei casi, l'incontro simboleggia la relazione fra due persone. Quella particolare sensazione mista di languore e lucidità, nell'aria leggermente fredda dell'aereo, avvolti nelle coperte, illuminati dallo schermo che proiettava il film e dalla luce giallastra dei faretti che illuminano i posti, in silenzio... soli, nonostante le tante persone intorno a noi. Senza più età, senza nessuna identità.
Quando questa sensazione miracolosa svanirà, svanirà anche l'amore.
Mi tornarono in mente, con lo stesso grado di dolcezza, la voce affannosa di Shinoda la sera prima, e la sensazione di quando Chiechan mi aveva telefonato piangendo in quella notte di pioggia.
Le emozioni di altri, come doni indirizzati a me, pensando a me.
Caramelle che non potrei regalare, non potrei dividere con nessuno.
Quella sera, raccontai al portiere del palazzo dove vivo quanto era successo il giorno prima. Lui, che è una persona molto seria, rimase male per l'intrusione dello sconosciuto, e disse che avrebbe messo un cartello e che almeno nelle ore in cui era di servizio sarebbe stato attento che la cosa non si ripetesse. Siccome nel frattempo avevo avvisato anche l'avvocato di Chiechan e della zia, mi sentii più tranquilla.
Quando, arrivata al mio piano, aprii la porta dell'ascensore, sentii subito un odore di zuppa di miso. Strano, pensai, e percorrendo il corridoio vidi