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ciò dovemmo pagare una cifra spaventosa di tasse doganali. Durante il viaggio fui seguita con insistenza da uno strano tipo che mi venne dietro sino all'albergo; nel fare i pacchi per errore attaccai del nastro adesivo su una borsa dal tessuto delicato, rovinandola; mangiai del prosciutto crudo andato a male che mi procurò un terribile mal di pancia; a causa del condizionatore difettoso dell'albergo presi il raffreddore. Si susseguirono tante cose sgradevoli di questo tipo che quasi mi portarono a odiare l'Italia e questo lavoro.
Provai a riflettere su quali potessero essere le cause di tutto ciò, e capii che la colpa non era della sfortuna ma solo del fatto che in quel periodo ero stanca e affaticata.
Perciò, l'ultima volta fui molto prudente.
Dopo aver discusso con mia zia, scelsi un albergo di livello leggermente superiore. Quello di prima non aveva nemmeno l'ascensore, così io, priva di forze com'ero, avevo evitato di comprare oggetti pesanti per non portarli su per le scale. I risultati erano stati pessimi, e naturalmente avevano avuto ripercussioni sulle vendite del negozio. Nel nuovo albergo invece l'ascensore c'era, anche se malandato e cigolante, e poi mi organizzai in modo da non dover visitare troppi posti in una giornata e poter fare tutto con calma, anche se ciò significò rinunciare al mio tempo libero.
Fu un viaggio stoico, ma anche molto fruttuoso.
La mattina facevo dei sopralluoghi negli outlet, poi, prendendomi il tempo necessario, ragionavo con calma, bevendo una tazza di tè, su cosa comprare, e alla fine conclusi degli ottimi acquisti, senza superare i limiti del budget assegnato. Non comprai solo le cose che piacevano a me, ma trovai quelle adatte al tipo di clientela della zia, e arrivai persino a considerare nella scelta lo stile del suo negozio.
Non avevo il tempo di andare a pranzo in quelle ottime trattorie a buon mercato che mi piacevano, né di comprare prelibatezze nei negozi di gastronomia, ma in compenso mi godevo la colazione del mattino nel mio bar preferito, con un caffelatte e un cornetto, e anche qualche breve passeggiata alle chiese e piazze nelle vicinanze. Approfittando del fuso orario, riuscivo a lavorare bene sin dalle prime ore del mattino.
Durante questo viaggio mi convinsi che potevo continuare con questo lavoro, e acquistai maggiore fiducia in me stessa. Ormai avevo capito che, finché avesse mantenuto il negozio, la zia avrebbe avuto bisogno di me.
Non provavo nessun interesse per le signore che venivano al negozio e mi esortavano a fare un matrimonio combinato, né per i ricchi, né per