35. Prenotare il mare
Mi hanno raccontato che alcuni stabilimenti balneari, quelli più lussuosi, che si trovano nelle spiagge più in, si stanno attrezzando in questo modo: ombrelloni a dieci metri l’uno dall’altro, quindi numero di posti estremamente ridotto, quindi prenotazione obbligatoria.
Non fa una piega. Se una volta in spiaggia c’era posto per duecento, ora ci sarà posto per cinquanta. Giusto dunque che si proceda su prenotazione.
Giusto, ma insopportabile. Che anche il mare si debba prenotare non è ammissibile. Il mare! Che rappresenta l’infinito, lo spazio immenso, la libertà! Dovremmo pensare adesso, a maggio, a prenotarci la sdraio tre giorni a luglio, se no niente mare?
Io ho un rapporto difficile, con le prenotazioni, da sempre. Non ci riesco. Se devo andare online e prenotare una serata a teatro, o all’opera, per esempio, preferisco lasciar perdere. Infatti da anni non vado più a teatro. Mi manca, ma è più forte di me: non posso prevedere se avrò voglia di andare a teatro una certa sera fra cinque mesi. Ci sono cose che rispondono a desideri improvvisi, a entusiasmi subitanei e anche passeggeri. Magari mi viene all’ora di pranzo, l’uzzolo di andare quella sera stessa a teatro, finisco una buca, passo in tana a cambiarmi e ci vado. Così funziona, per me.
Stessa cosa per i ristoranti. Voglio entrarci a caso, all’ultimo, nel posto che mi attira di più, passandoci davanti proprio all’ora di cena. Entrare a cena all’ora di cena, ecco. Senza aver prenotato. E se non trovo un tavolo pazienza, me ne torno nella tana a cucinarmi una zuppa.
C’era un ristorante dove mi sarebbe tanto piaciuto andare a cena, una volta o due, tempo fa. Tutti a dirmi quanto si mangiava bene. Ma non ci sono mai riuscita: posti sempre esauriti. Magari io ci arrivavo, a chiamare anche una settimana prima, ma il ristoratore si metteva a ridere: Lo sa che per cenare fra una settimana, i nostri clienti han prenotato l’anno scorso?
A un certo punto s’era cominciato a dover prenotare anche il cibo. Ricordo il mio macellaio. Ci andavo da anni, e compravo da anni un sacco di carne, perché a me la carne piace molto, soprattutto gli ossobuchi. Be’, un certo giorno chiedo come al solito quattro ossobuchi, e il macellaio mi risponde: Eh, ma no, doveva prenotarmeli! Allibisco: Ma non ne ha? Risposta: Certo che ne ho. Ma sono tutti prenotati!
Gli ossobuchi prenotati... Io dovrei prenotare anche gli ossobuchi? Io dovrei sapere esattamente quando avrò voglia di mangiare ossobuchi?
Ho cambiato macellaio.
Ma può essere un problema solo mio, quello delle prenotazioni. Torniamo al mare. Dunque si prenoterà anche il mare. E certo, è logico. Si starà in spiaggia più larghi e più radi, e quindi in meno. Si starà più sicuri e protetti, ma in pochi.
I pochi.... Ecco, siamo arrivati ai pochi, ai privilegiati che riusciranno ad accaparrarsi i posti al mare, rari e forse costosissimi.
Ma bene, siamo arrivati all’élite che va al mare! Com’era una volta, a inizio Novecento...
Mi dicono anche che alcuni di questi stabilimenti balneari superlusso accettano solo prenotazioni per l’intera stagione, per due mesi, o minimo per un mese. Questo vuol dire che se un povero diavolo vuol farsi lì una settimana, o peggio che mai un weekend, se lo sogna. Gli restano le spiagge libere (se resteranno libere, se non saranno invase...).
Vuol dire che il mare, dal coronavirus in poi, sarà dei ricchi...?