8. La varietà del mondo
Ricordiamoci sempre questo: molti di noi non erano talpe, prima. O almeno, non totalmente talpe. La stragrande maggioranza delle persone viveva all’aperto, si muoveva di continuo, e vedeva un sacco di altre persone. Tre condizioni che non appartengono alla vita di una talpa, e che ora le novelle talpe, improvvisate e temporanee, devono imparare ad affrontare, con molto dolore.
Sì, credo che soffrano parecchio. Non è da poco essere di colpo rinchiusi in uno spazio ristretto, con la costrizione a non muoversi e non vedere più nessuno. Erano persone abituate a sedersi in venti attorno a un tavolo, fare riunioni, pranzi di lavoro, l’ora di palestra, la pausa caffè, qualche aereo qua e là, l’aperitivo serale, uscire dopo cena con amici, weekend al mare, viaggi esotici, comitive nel deserto, sui ghiacciai.
Per le vere talpe è più facile. Dico le talpe durature, perenni: quelli che sono nati talpa, o anche quelli che lo sono diventati in parte, obbedendo alla loro natura. Per costoro il cambiamento è stato molto meno drastico. Sono esseri abituati a vivere isolati e rinchiusi. Scavano gallerie, nelle quali ogni tanto allargano un vano, una specie di stanza comoda dove riposarsi, mangiare un verme o due, rilassarsi con qualche passatempo. Sono animali solitari e autonomi.
Non so per quanto ce la farà, la talpa estemporanea. Ma credo che dovrà abituarsi. Credo che la morsa si allenterà, ma mai del tutto. Ormai saremo tutti un po’ talpa per sempre.
Eppure vorrei dire che anche per le vere talpe è dura. A vedere che adesso tutti scavano gallerie, vivono solitari e s’adagiano comodamente nelle loro tane a lisciarsi il pelo, le talpe vere non sono contente. Ora che tutti sono diventati talpe, ora che non esiste diversità, varietà, ma è un tutt’uno grigio omogeneo, ora che il mondo si è spostato sottoterra e non esiste più un sopra, be’, è difficile. C’è una specie di eccesso di uguaglianza.
È complicato da spiegare. Uno è talpa, e sopporta bene di essere talpa se vede che intorno a lui non tutti sono talpe. L’infinita varietà degli altri lo aiuta ad accettarsi e piacersi per quel che è. Diciamo che la molteplicità e la differenza originano un equilibrio: ha senso che io sia talpa, se tu sei leone, e tu serpente, e tu colibrì. Ma se adesso voi leoni, zebre, meduse, coccodrilli, aironi, rane, gazzelle, dentici e cavallucci marini vi mettete a fare le talpe, salta tutto. Intanto non siete capaci. Non avete lo stile giusto, non vi viene naturale perché non è nella vostra natura comportarvi da talpe, lo capisco bene. Siete goffi, malcerti, confusi. E non è bello vedere la vostra goffaggine e inadeguatezza. Noi cerchiamo di aiutarvi, ma ci riusciamo fino a un certo punto.
E comunque non è questo che ci fa male, quanto il fatto che ci mancate. Dico ci mancate per quello che eravate. Se eravate leoni, ci manca il vostro ruggito e la vostra spietata brutalità. Se eravate gazzelle ci manca la vostra elegante agilità. Se eravate meduse, be’, con tutto il male che vi vogliamo, ci mancate lo stesso, abbiamo nostalgia di avvistarvi da lontano e sfuggirvi nuotando, svicolando veloci via dalle vostre urticanti spire.
Per questo, ci auguriamo che torniate a essere quel che siete veramente. Che ognuno si riprenda se stesso. Chi è talpa continui la sua vita da talpa, e gli altri ridiventino non-talpe.
Saremo felici di vedervi di nuovo correre di qua e di là, organizzare feste e banchetti, scorrazzare nei cieli e nei mari, prendere e perdere aerei e treni. E sentirvi dire che non ne potete più della vostra vita. E constatare che non farete niente per cambiare.