11. Il trionfo di Internet
Internet si è incuneato nella nostra paura. Si è accomodato nelle nostre vite. Ha fatto tana, accanto a noi.
Come un lombrico. Ce ne sono parecchi, qui, nelle nostre gallerie; arrivano smarriti e, quatti quatti, si ritagliano un buchetto, un posticino, caldo, sicuro. S’intrufolano. S’incuneano, appunto, sfruttando certe aree dismesse, qualche zona di terra più friabile, un difetto della struttura, una qualche fragilità che avevamo trascurato. E se non stiamo attente, lenti lenti s’allargano, slombricando a destra e a manca. Arriverebbero a essere i padroni delle nostre gallerie.
Li guardiamo con una certa distanza e compassionevole condiscendenza. Dobbiamo convivere, con i lombrichi. Ma li teniamo a bada. Se s’allargano, con una zampata li rimettiamo al posto loro.
Prima, fino a tre mesi fa, ci era molto chiaro che posto doveva avere Internet. Era uno strumento. Utile, utilissimo e indispensabile. Ma uno strumento. Prima, fino a tre mesi fa, combattevamo convinti contro chi inneggiava alle magnifiche sorti progressive verso cui, grazie alle mirabolanti innovazioni tecnologiche, eravamo proiettati. Fuochi d’artificio, pensavamo, buoni per le notti di festa. Noi non ci cascavamo.
Invece adesso... Internet sta sbancando. Trionfo assoluto.
In realtà fa quello che ha sempre fatto: ci informa, ci trasmette dati, opinioni, statistiche, aggiornamenti, notizie; ci fa giocare, ci intrattiene, ci distrae. Ma ora ci pare più prezioso che l’aria: ci collega! In questo tempo in cui viviamo chiusi, distanti e soli, lui è l’unico amico. Ci permette di intrattenere ancora rapporti. Grazie a lui possiamo parlare a lungo con tutte le persone che vogliamo, e vederle in faccia. Possiamo anche far lezione di yoga, e di chitarra, o farci un apericena online con gli amici, o una partita a carte. E tutto ciò in totale sicurezza, senza gel, senza mascherina: da lontano!
Internet è il re della lontananza. Il maestro della distanza. Ecco perché più che mai trionfa adesso: ci fa da scudo, da schermo... È protettivo e rassicurante. Ci dà la sensazione di non sentirci in pericolo. Quel che prima ci sembrava un limite, il suo condannarci a rapporti solo virtuali, ora è il meglio che possiamo immaginare per le nostre vite così fragili, così a rischio. Ci esenta dal contatto! Ci assicura il distanziamento perfetto.
E ci tiene compagnia. Con niente, facendosi vivo ogni tanto. Bussa alla porta, ci consegna qualche regalino, un messaggino, una foto, un video. Senza di lui chissà se ce l’avremmo fatta, in questi giorni di rintanamento coatto. Ce la caviamo vivendo col telefonino in mano. A ogni suo minimo beep ci risvegliamo dallo stordimento, dalla noia, dalla depressione; riprendiamo vigore e speranza strafogandoci di filmati, canzoni, slogan, saltabeccando per siti e blog, spedendoci e rispedendoci di tutto: fiori, cagnolini, pinguini, tramonti, anatre, attori, medici, cantanti, virologi, assessori, governatori, leggendo avidamente di ipotesi, cure, ricerche, vaccini, truffe, statistiche, e fake news. Ci stiamo bevendo di tutto. Crediamo a ogni soffio di vento che lui, Internet, ci porta dritto nelle tane.
Per questo adesso ho paura. Non vorrei che ci abituassimo e non ne potessimo più fare a meno. Che continuassimo anche dopo a vivere perlopiù solo su Internet. Che diventassimo un’umanità collegata via etere e scollegata via corpo.
Entità aeree e disincarnate. Solitudini fittiziamente affollate.