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Werner Gessing era un uomo imponente, un cinquantenne squadrato con la faccia rubizza e una stretta di mano come una morsa rivestita di carta vetrata. Li accolse sull’uscio di casa con una salopette e stivali, senza tuttavia dar segno di volerli far entrare all’asciutto. Rimase in piedi sotto la tettoia da cui scrosciava la pioggia guardando i nuovi venuti con aria diffidente.
«Che cosa volete da me?»
La sua voce era roca e abbastanza alta da superare i muggiti e il tintinnio delle catene provenienti dalla stalla adiacente.
«Vorremmo parlare con lei di Tatjana Harder» spiegò Jan.
«È morta?»
«No, che cosa glielo fa pensare?»
«Ecco, un poliziotto e un medico... che cosa dovrei immaginare?» Si strinse nelle spalle massicce. «In tutta sincerità credo che sarebbe una liberazione per quella povera ragazza. La sua non è più vita.»
«A quando risale l’incidente?» chiese Stark.
Gessing si massaggiò il mento. «All’epoca lei... mi faccia pensare... aveva quattordici anni. Sì, quattordici. Era il 1991.»
«Ci può raccontare che cosa accadde?» domandò Stark tirando fuori il taccuino.
«Perché vi interessa saperlo?»
«Dobbiamo raccogliere più informazioni possibili su Tatjana e l’incidente» spiegò Jan.
«È possibile che ci siano altre persone in pericolo» aggiunse Stark.
«Altre persone?» L’allevatore socchiuse gli occhi scuri. «È forse successo qualcosa?»
«Sì, il tempo stringe. Potrebbe essere questione di vita e di morte.»
«Voi lavorate per l’assicurazione?»
Stark piegò la testa di lato. «L’assicurazione?»
Gessing si drizzò in tutta la sua statura, con espressione sospettosa, e infilò le mani nelle tasche. «Il caso è ormai archiviato, dovreste saperlo.»
Jan alzò le mani in un gesto conciliante. «Senta, signor Gessing, non siamo venuti a metterla in difficoltà. Il nostro interesse riguarda una donna che si spaccia per Tatjana. Probabilmente conosce Tatjana e stiamo cercando di scoprire come.»
Si capiva che Gessing non credeva a una parola. «Chi sarebbe questa donna?»
«Non lo sappiamo» replicò Jan. «Riteniamo che esista un legame tra lei e Tatjana. Forse qualcosa che ha a che fare con l’uccisione di bovini...»
A queste parole l’espressione sul volto di Gessing mutò radicalmente. Jan ebbe l’impressione di notare un lampo di comprensione.
«Uccisione di bovini?»
«Sì.»
L’allevatore estrasse lentamente le mani dalle tasche tirando fuori anche una tabacchiera. Girò lo sguardo verso un’altura a circa duecento metri dalla fattoria. Per un attimo sembrò che avesse visto qualcosa, ma, quando Jan seguì il suo sguardo, incontrò soltanto una collina deserta con qualche albero sparuto.
Gessing si sistemò una generosa presa di tabacco sul dorso della mano e la inspirò. Strinse forte gli occhi, poi scosse la testa e guardò Jan.
«Perché dice che ci sono delle persone in pericolo?»
«La donna che stiamo cercando ha commesso due omicidi» spiegò Stark scambiando una breve occhiata con Jan. Anche lui doveva essersi accorto che Gessing sapeva qualcosa. «Per essere precisi siamo al corrente di due omicidi finora. Potrebbero essere di più. Inoltre ha aggredito la compagna del dottor Forstner. Quindi, se lei è in possesso di qualche informazione, deve darcela.»
Gessing si strofinò il naso bitorzoluto e si guardò la punta degli stivali. «Allora non siete dell’assicurazione? Non voglio avere di nuovo scocciature con loro. Mi hanno già dato fin troppo da fare.»
«No» lo tranquillizzò Jan. «A noi interessa esclusivamente questa donna. Lei sa qualcosa, vero?»
Gessing aggrottò la fronte e volse lo sguardo verso le stalle, poi scosse la testa. «Non direttamente, però ho un sospetto. Anche se non avrei mai immaginato...» Lasciò la frase a metà e scrollò ancora il capo.
«Ci racconti» lo incalzò Stark.
«Mah, non saprei. Mi prenderete per pazzo.»
«No, le garantisco di no, signor Gessing» disse Jan. «La prego di raccontarci quello che sa. È davvero importante.»
L’allevatore guardò dall’uno all’altro. «D’accordo» disse alla fine. «Ve lo racconterò. Però vi avverto subito che è una storia assurda. Per spiegare il tutto devo partire da lontano. È successo quando lavoravo ancora alla fattoria. All’epoca apparteneva al padre di Tatjana. Walter Harder non era un uomo facile, credetemi. Era un armadio, ma con un cuore piccolo come un ditale, se mi capite. Era meglio stargli alla larga. Quando è rimasto ucciso nell’incendio, nessuno ha pianto la sua perdita.»
«Quale incendio?» chiese Stark.
«Un tubo del gas difettoso in cucina.» Gessing indicò vagamente la casa alle proprie spalle. «Questa l’abbiamo costruita da capo. Della fattoria di Walter non era rimasto granché.»
«Se si era trattato proprio di un tubo difettoso» osservò Jan, «perché prima aveva paura che noi fossimo stati mandati dall’assicurazione? Dopo tutti questi anni?»
Gessing strinse le labbra e girò la testa dall’altra parte. Stava pensando alacremente, si capiva bene. Stava dibattendo se fosse il caso di fidarsi di loro. Alla fine tornò a guardare Jan.
«Questa... questa donna... lei ha detto che ha aggredito la sua compagna? Che cosa le ha fatto?»
Quella domanda colpì Jan come un pugno allo stomaco. «Lei... preferirei non parlarne.»
Gessing annuì in maniera eloquente, poi indicò il taccuino di Stark. «Metta via quell’affare e poi venite con me. Voglio mostrarvi qualcosa. Se volete capire il motivo dell’incendio, dovreste sapere che cosa accadde subito prima.»
Li precedette sull’aia sferzata dalla pioggia. Jan e Stark lo seguirono verso uno degli edifici dietro le stalle.
Entrarono in uno stanzone con le piastrelle bianche e tre tavoli di acciaio lungo il lato sinistro. Sebbene fosse stato tutto ripulito con cura, nell’aria restavano ancora tracce dell’odore di sangue e letame.
«Questo macello è l’unico edificio che si salvò dall’incendio» spiegò Gessing. «L’esplosione avvenne di notte, verso le due. Se ne parlò molto, tutti si chiedevano se si fosse trattato davvero di un incidente, ma non fu possibile stabilire il contrario. Dopo molti tira e molla alla fine l’assicurazione pagò il risarcimento. Walter aveva nominato sua figlia come beneficiaria. A quanto ne so, avrebbe ereditato solo se all’epoca della sua morte fosse stata maggiorenne. La fattoria doveva andare al cognato. Immagino perché Walter voleva evitare che venisse venduto tutto e non aveva parenti più stretti. Ma il cognato non voleva saperne. Non c’era da stupirsene, visto come Walter aveva trattato la moglie. Così io mi offrii di subentrare nella gestione della fattoria. Il cognato di Harder allora mi propose un accordo. Mi lasciava tutto quanto se in cambio io mi fossi occupato del mantenimento di Tatjana. Dovete sapere che lei è la figlia di primo letto di Walter. Sua madre morì di cancro. Io ho accettato e da allora pago la retta mensile al Pfauenhof. Sul momento lo ritenni un affare, ma una casa di cura come quella può diventare molto costosa. A conti fatti è una bella spesa. Ma non mi lamento. Altrimenti chi si occuperebbe di quella povera creatura?»
«Perché siamo venuti qui?» chiese Stark. «Che cosa c’entra questo macello con noi?»
«Sì, ecco» disse Gessing schiarendosi la gola, «il giorno prima dell’incendio qui dentro è accaduto qualcosa e, se non sono diventato completamente pazzo, credo di sapere chi state cercando.»
Gessing tornò a infilarsi le mani nelle tasche con aria improvvisamente impacciata. Poi cominciò a raccontare.