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Felix Thanner lesse per la centesima volta nella mattinata il testo sul monitor del suo portatile e sospirò. Più esaminava ciò che aveva scritto, meno ne era soddisfatto. Sebbene con i suoi trentadue anni fosse il parroco più giovane della diocesi di Fahlenberg, aveva già accumulato una notevole esperienza di sermoni. Questa volta però si sentiva bloccato. Era come se dovesse estrarre a forza dalle dita ogni singola parola.
Cercò di convincersi che il suo blocco fosse dovuto al nervosismo per la grande serata da cui dipendevano tante cose. Viceversa, era proprio per questo che doveva valutare in maniera molto critica il testo da pronunciare. Come consigliere spirituale della clinica, il nuovo reparto di psichiatria infantile gli stava molto a cuore e la raccolta di fondi doveva avere a tutti i costi un grande successo. Ma ora ogni frase che la sera prima gli era suonata convincente ed efficace gli sembrava forzata e insulsa.
Con un altro sospiro chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, quando udì dei passi affrettati per la canonica. Pochi istanti dopo Edith Badtke piombò nel suo studio.
Thanner trasalì. Con il suo sguardo allucinato, sembrava che la sua segretaria avesse appena visto il diavolo in persona.
«Signor parroco, presto, venga!»
«Per amor del cielo, signora Badtke, che cosa è successo?»
«Venga» ripeté lei con la faccia congestionata. «Deve vederlo con i suoi occhi!»
Prima che potesse farle altre domande sull’accaduto, la donna era già uscita dalla stanza.
Thanner balzò in piedi e la seguì sul sagrato. Solo quando si ritrovò a correre sotto la pioggia che si riversava torrenziale sull’acciottolato, si rese conto di non essersi cambiato le pantofole di feltro. Thanner conosceva la segretaria da sei mesi buoni, quando aveva sostituito il suo predecessore, un indiano settantenne che era tornato in patria. Prima d’ora però non gli era mai capitato di vedere l’imperturbabile Edith Badtke tanto sconvolta. Soprattutto non era mai piombata nel suo studio senza bussare.
Mentre si sforzava di tenere il passo con lei, si immaginava il peggio. Sicuramente un furto, oppure un atto di vandalismo. Purtroppo entrambi i casi non erano una rarità. Giusto poco tempo prima aveva letto sul giornale che un gruppo di giovani aveva imbrattato con croci uncinate un’icona all’ingresso della parrocchia dove lui aveva servito in precedenza. Nel giro di pochi minuti, un prezioso capolavoro centenario era stato distrutto per assurdo divertimento o semplice stupidità, o entrambi.
La seguì dentro la chiesa dalla porta laterale aperta e avvertì subito l’insolita corrente d’aria tiepida che proveniva dall’altare. Edith Badtke si fermò davanti alla cappella laterale e indicò con la mano.
«Là» ansimò. «Guardi!»
Le pantofole fradice di Thanner scivolavano sul pavimento di pietra levigata, costringendolo a fare uno sforzo per mantenere l’equilibrio. Quando infine la raggiunse, dimenticò tutto il resto.
«Ma questo è...»
Lo spettacolo lo lasciò senza parole. Davanti a lui c’era un mare di candele accese. Una quantità indescrivibile di lumini occupava il pavimento della piccola cappella, nascondendo del tutto il motivo a mosaico. Collocati in file ordinate, conferivano un aspetto soprannaturale alla statua di San Cristoforo con il paffuto Gesù bambino in braccio.
Thanner fissò incredulo il santo patrono di Fahlenberg. Qualcuno aveva posato uno scialle rosso sulla testa e sulle spalle di Gesù, dandogli così l’aspetto di una bambina.
«Santo cielo, avrei dovuto immaginarlo» protestò Edith Badtke. «Ecco che cosa succede a trascurare il lavoro. Ma ieri dovevo... ah, ora non ha importanza. In ogni caso avrei dovuto mettere sotto chiave le scatole.» Indicò contrariata le scatole di cartone vuote sistemate ordinatamente in un angolo della cappella. «Trecento lumini votivi, consegnati giusto ieri. E questi vandali non hanno lasciato neppure un centesimo nella cassetta delle offerte. Sarà meglio che chiami subito la polizia.»
Sbigottito e insieme sollevato che non si trattasse di niente di più grave, Felix Thanner osservava l’effigie del Signore ornata in maniera tanto singolare. Che cosa significava?
«No, niente polizia» mormorò assorto. «Secondo me non si tratta di uno scherzo. Chiunque l’abbia fatto doveva avere un tremendo peso sul cuore.»
Edith Badtke contorse il volto spigoloso in una smorfia stizzita. «In ogni caso, i lumini si pagano. È questione di buona educazione. Vabbe’, in ogni caso vedrò di sollecitare quel fabbro. Non ammetto più ritardi. Altrimenti le farò pagare a lui le candele. Se avesse riparato la serratura, non sarebbe accaduto.»
Con passo deciso si allontanò, lasciando Felix Thanner da solo.
Il parroco rimase ancora un po’ a fissare il Gesù bambino con lo scialle rosso. Forse si sbagliava, e si trattava solo di uno scherzo di cattivo gusto, ma quella vista gli trasmetteva una brutta sensazione.
Una bruttissima sensazione.
Gli sembrava un segnale.
Un’invocazione di aiuto.