Ringraziamenti

Senza l’Orchestra Verdi, e senza Pasquale Guadagnolo, Luigi Corbani e Massimo Colombo questo crime non avrebbe visto la luce: solo loro hanno osato usare un giallista come “e adesso, cari spettatori del concerto, parliamo d’altro, anzi, parliamo di omicidi” in un elegante programma di sala (temo sia un caso unico al mondo e non poteva che capitare a Milano, la città che rischia e che cambia).

Senza Roberto Santachiara, il mio agente, mi divertirei molto di meno nel disegnare le trame: l’ultima volta ci siamo visti in un posto, chiamato non a caso Osteria della Malora, a Borgo Ticino, e il valente e rubicondo cuoco è finito sotto il tiro di due automatiche (di plastica) per dimostrare esattamente come, se si dovesse sparare in un luogo chiuso, le armi possano scomparire (senza magia).

Infine, mi tocca ringraziare tutti quei lettori che, a dispetto delle biografie, delle situazioni, del tempo che passa, a ogni incontro, per anni, mi hanno chiesto: «Ma un altro Binda non ce lo vuol proprio dare?». La vostra insistenza alla fine mi ha convinto. E così, sapendo che Pietro Valpreda, cogenitore di Binda, tutto voleva nella vita agra meno che far soffrire i lettori di gialli, provo ad accontentarvi.

Grazie anche a Michele Rossi e a chi lavora alla collana noir della Rizzoli, e chiedendo sempre implicitamente scusa a Pia, la moglie di Pietro: ogni volta che Binda vive nella carta, nei cuori, nelle immaginazioni, lei pensa (e lo fa per altro tutti i giorni) che il suo amore Pietro non è più sulla Terra. Eppure dentro di me qualcosa mi dice che Pietro Binda, Pietro Valpreda e sì, pure Piero Colaprico, non sono tipi facili, la loro cifra non è “mollare”. Quindi, se avete insistito, se io ho scritto, ripensato, corretto, ora pagate dazio: Pietro da lassù vi vede se andate in libreria. E me lo farà sapere.