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Travis inseguì Hickle per alcuni metri nel bosco e lo vide scomparire tra gli alberi di eucalipto e tra i fitti cespugli. Per un momento pensò di non interrompere l’inseguimento, ma prendersi cura di Kris era la sua priorità. Fece dietro front e la trovò per terra, in ginocchio sull’asfalto, confusa. Il suo bel viso era rigato dalle lacrime, gli occhi sgranati e lo sguardo fisso.

«Dannazione» inveì. La rabbia aveva preso il sopravvento sulla compassione. «Perché sei scappata via? Per quale motivo?»

Kris non rispose ma Travis sapeva benissimo che cosa l’avesse fatta fuggire quando erano iniziati a volare i proiettili. I nervi avevano ceduto. Aveva assecondato il cieco impulso di mettere una distanza tra lei e i colpi di fucile. Di conseguenza era scappata alla cieca, finendo per scontrarsi contro Hickle e rimanendo quasi uccisa.

Travis si tranquillizzò. Con gentilezza le strinse la spalla. «Stai bene, Kris?» chiese dolcemente.

Lei alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi. «Pensavo di essere forte» sussurrò.

La capiva. Era una giornalista professionista. Aveva effettuato una miriade di servizi in diretta: terremoti, lotte fra gang, omicidi brutali. Aveva sempre creduto di avere i nervi saldi. Ma quella sera, con i colpi di fucile indirizzati a lei, con lei come protagonista della storia, aveva perso la calma ed era fuggita come una bambina impaurita. Non era tosta come pensava. Era una lezione dolorosa ma sarebbe sopravvissuta, e per Travis la sopravvivenza di Kris era l’unica cosa che importasse.

Non molto distante udì il grido stridulo delle sirene in avvicinamento. Gli abitanti del luogo e la guardia al cancello dovevano aver chiamato il 911 quando erano iniziati gli spari. Le forze dell’ordine assegnate alla zona di Malibu facevano capo allo sceriffo della Contea di LA. La centrale più vicina si trovava a diversi chilometri da Agoura, ma evidentemente una squadra si trovava nelle vicinanze.

Travis si guardò intorno nella strada. I due agenti della TPS posizionati nella dépendance degli ospiti, Pfeiffer e Mahoney, si stavano avvicinando velocemente. Le luci delle case che costeggiavano l’incrocio erano tutte accese. Non c’era niente di meglio di una bella sparatoria per svegliare il quartiere.

Travis fece un giro intorno alla macchina e trovò Drury accasciato sull’asfalto, che contorceva lentamente le ginocchia; del sangue gli aveva inzuppato la manica sinistra della giacca. Hickle aveva scaricato una raffica di colpi sull’autista, ma la maggior parte dei proiettili non era andata a segno. Alcune pallottole avevano colpito Drury al braccio e alla spalla. Aveva perso molto sangue ma nessuna arteria era stata recisa. Dalla strana posizione del braccio s’intuiva che qualche osso si era rotto, probabilmente si era fratturato un gomito.

«Va tutto bene, Steve» disse Travis sapendo che l’uomo non poteva sentirlo. «Ti rimetterai.»

Il grido delle sirene divenne più alto, poi all’improvviso si interruppe. Travis vide che il cancello si stava aprendo per far entrare un paio di auto dello sceriffo.

«Stato?» chiese Pfeiffer arrivando con la fondina slacciata, gli occhi vitrei e lo sguardo perso nel vuoto. Mahoney era alle sue spalle.

«Hickle ci ha teso un’imboscata ed è fuggito» disse Travis in tono seccato. «Non credo che tornerà. Gli è andata piuttosto bene ed è riuscito a incenerire la macchina. Ha colpito Drury alla spalla. La signora Barwood sta bene, è solo un po’ scossa. Dov’è il marito?»

«Gli abbiamo detto di stare in casa» rispose Mahoney. Poi, abbassando la voce, aggiunse: «Non se lo è fatto ripetere due volte».

Travis annuì. Il fatto che Howard Barwood fosse riluttante a gettarsi nella mischia non lo sorprese per nulla.

La pattuglia si fermò a qualche metro di distanza dal veicolo distrutto. I due vice sceriffi, ognuno dei quali era al volante di una macchina, uscirono guardinghi con le pistole in pugno.

Travis si avvicinò ai due uomini e fece loro un resoconto della situazione. «Sta arrivando l’ambulanza?» domandò.

«Sarà qui a breve» rispose il vice smilzo e dai capelli rossi. La targhetta indicava il nome Carruthers. Non aveva più di venticinque anni. Si guardava intorno senza smettere di osservare i cespugli sul lato della strada.

Travis aveva capito. Carruthers era preoccupato che Hickle potesse tornare per sferrare un secondo attacco, ma le probabilità erano basse. Hickle aveva fatto del suo meglio e aveva fallito. Ora si sarebbe rintanato in qualche angolo buio dove si sarebbe potuto consolare e leccare le ferite. Ma non avrebbe avuto il tempo di andare lontano.

«Uno di voi, signori, sarebbe interessato a unirsi a me nell’inseguimento di un sospetto armato?» chiese Travis. «Secondo me riusciamo a beccarlo.»

Carruthers voleva partecipare a quella battuta di caccia, mentre l’altro vice era meno entusiasta all’idea. Decise di rimanere sulla scena del crimine in attesa dei paramedici.

Travis arruolò Pfeiffer per completare la squadra di inseguimento. «Mahoney, tu rimani con Drury e la signora Barwood. Vedi se riesci a trovare delle coperte. Mi sembra che Drury stia tremando.»

«Drury è un bravo ragazzo» commentò Pfeiffer.

«Si riprenderà. Ora muoviamoci.»

I tre partirono, con Travis al comando e Pfeiffer e Carruthers dietro di lui.

«Che armi da fuoco ha quel figlio di puttana?» chiese il poliziotto.

«Nell’attacco ha usato un fucile. Mi hanno riferito che ha anche una carabina con un mirino telescopico e un sistema di puntamento laser. Ha messo il giubbotto antiproiettile, vice?»

Carruthers sbuffò. «Magari. Il fatto è che questo mestiere solitamente è abbastanza tranquillo e con il giubbotto mi viene caldo.»

«Pfeiffer?»

«Sì, ho il mio in kevlar. E tu, capo?»

«L’ho lasciato a casa» disse Travis caricando la sua Walther. «Speriamo che Raymond non voglia uno scontro a fuoco.»

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Hickle correva alla cieca, trascinando il borsone come un pesante fardello di colpa. Dietro di lui ululavano le sirene. Non si guardò mai indietro. Temeva di vedere un’intera squadra di poliziotti al suo inseguimento.

Male, molto male. Un vero disastro. Nella sua mente si era sempre immaginato un attacco impeccabile. Sì, alla fine sarebbe stato arrestato, ma solo dopo la morte di Kris, assicurandosi così la sua immortalità.

La colpa era di JackBNimble. In tutte le email che gli aveva mandato, Jack non gli aveva mai parlato di carrozzeria blindata e vetri antiproiettile.

«Non mi ha detto un cazzo, quello stronzo» ansimò, furioso e indignato. Poi si imbatté in una recinzione di acciaio sovrastata da filo spinato.

Era la recinzione che circondava la Malibu Reserve. Aveva raggiunto il confine della proprietà.

Panico. Era in trappola.

Sarebbe potuto tornare indietro, cercando di nascondersi nel bosco, ma non ci avrebbero messo molto a trovarlo. Doveva esserci un altro modo. Rifletti.

La recinzione proseguiva fino alla riva del mare ma non oltre. L’avrebbe aggirata all’altezza della spiaggia pubblica e poi avrebbe utilizzato il vialetto di accesso per tornare alla sua macchina.

Zoppicando sulla caviglia, corse lungo la recinzione in direzione del mare, oltrepassando l’ultima villa di Malibu Reserve Drive. Lo spazio tra la facciata della casa e la recinzione era stretto ma riuscì a infilarcisi e a strisciare lungo la parete trascinando dietro di sé il borsone. Vide che dentro c’era il fucile. Mentre scappava doveva averlo riposto per liberare la mano destra. Eppure non ricordava di averlo fatto. Si stava affidando all’istinto come un animale braccato.

Sul limitare della spiaggia si bloccò, temeva che in uno spazio aperto sarebbe stato esposto e privo di protezione. Se la polizia avesse intuito il suo percorso di fuga, avrebbe potuto mandare qualcuno a controllare la spiaggia. Ma non vide altro che sabbia bianca, il frangersi delle onde e alcuni scogli ricoperti di alghe che scintillavano al chiaro di luna. Decise di proseguire, sollevando la sabbia mentre correva. Quando la recinzione terminò, Hickle entrò in acqua avanzando contro corrente e, barcollando, arrivò sulla spiaggia pubblica.

Mentre scalava una duna di sabbia bagnata sopra il segno della bassa marea, si rese conto che stava lasciando delle tracce.

Si guardò indietro. Una scia di impronte si perdeva nell’acqua. Doveva aver lasciato impronte simili anche dall’altro capo della recinzione e nella fanghiglia del bosco. I suoi nemici avrebbero potuto seguirlo facilmente.

Non fece in tempo a formulare quel pensiero che un fascio di luce brillò nell’ombra tra l’ultima casa e la recinzione. Stavano arrivando. Almeno due di loro, forse di più.

Corse lungo il vialetto che portava al parcheggio, ma nell’oscurità al termine della strada, oltre gli alberi e una tettoia scura, danzava la luce lampeggiante blu e rossa di una volante.

I poliziotti erano già arrivati nel parcheggio. Avevano trovato la sua macchina. Hickle tornò sui suoi passi, indietreggiò sul vialetto e si diresse di nuovo verso la spiaggia.

La luce della torcia era più vicina. Le persone che lo inseguivano dalla zona residenziale si stavano avvicinando seguendo le sue impronte lasciate sulla sabbia.

Non aveva più vie di fuga. Eccetto una.

La laguna.

Si stagliava sulla sinistra, una distesa buia di acquitrini e arbusti che circondavano due stretti stagni in cui affluiva il Malibu Creek. Davanti a lui si estendevano sedici ettari di palude. Il Malibu Lagoon State Park. Una riserva naturale in cui gli uccelli migratori potevano nidificare, e per lui un posto in cui nascondersi.

Hickle lasciò il vialetto e iniziò di nuovo a correre. Si chiese se sarebbe mai riuscito a fermarsi.

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«È entrato nella laguna.» Pfeiffer raggiunse il punto in cui la spiaggia incrociava il sentiero, scrutando le tracce confuse. «È corso verso il parcheggio ma deve aver visto una macchina della polizia, si è spaventato ed è tornato indietro per andarsi a nascondere là dentro.»

Il fascio della sua torcia illuminò una scia che svaniva a zig zag tra le alte tife e le salicornie, le radici che affondavano nel terreno fangoso.

Travis e Carruthers gli erano accanto, le pistole e le torce in pugno. «Potrebbe essere acquattato» disse il poliziotto, nervoso, «con il mirino puntato su di noi.»

«Hickle è troppo agitato per mirare addosso a qualcuno» rispose Travis. «È un topo spaventato in fuga.» Rivolse lo sguardo a Pfeiffer, che era bravo a seguire le tracce. «Possiamo raggiungerlo?»

«Non credo, capo. Di sicuro ha calpestato il fogliame, ma sembra che le foglie stiano già rispuntando dal fango. A causa delle tempeste e degli escursionisti irrispettosi c’è tanto di quel casino da coprire qualsiasi impronta.»

Travis squadrò le fila di tife e poi indicò il ponte sul Malibu Creek. «Sta andando da quella parte. Andrà nell’acqua e passerà sotto al ponte e uscirà dalla parte opposta.»

Carruthers lo guardò accigliato. «Come fa a esserne così sicuro?»

«So come ragionano questi individui. Avevo ragione o no riguardo alla macchina?» Travis aveva suggerito la possibilità che Hickle potesse aver lasciato la sua macchina nel parcheggio della spiaggia. Carruthers aveva lanciato l’allarme via radio e una pattuglia nelle vicinanze aveva risposto alla chiamata. La polizia stradale aveva trovato la Golf di Hickle un paio di minuti prima.

«È vero» ammise il vice. «Be’, se il ponte è il luogo verso cui si sta dirigendo il nostro amico, faremo bene a fermarlo.» Prese la radio dalla cintura e tramite il centralino lasciò un messaggio agli agenti nel parcheggio, comunicando che il sospetto armato era entrato nella Malibu Lagoon e che avrebbe potuto fuggire passando sotto il ponte di Cross Creek. «Se i ragazzi hanno finito di mettere in sicurezza la macchina» disse al centralino, «potremmo mandarli a controllare il ponte.»

«Buona idea» disse Travis quando Carruthers finì di parlare.

«Già, sempre che lei abbia azzeccato la direzione verso cui si sta dirigendo. Se si sbaglia, mentre noi controlliamo il ponte lui potrebbe fare dietro front verso la spiaggia e filarsela in una delle tre direzioni.»

«Allora come procediamo?» domandò Travis. Doveva condividere la decisione con Carruthers, perché il ragazzo era l’unica forza dell’ordine presente sulla scena.

«Ci dividiamo e perlustriamo tutta la laguna. Se si nasconde là dentro lo staneremo.»

Travis annuì. «Può funzionare.»

«Chi va a controllare il torrente sotto il ponte?» chiese Pfeiffer.

«Ci penso io» propose Travis, indifferente. «È la mia ipotesi e tocca a me dimostrarla.»

«Faccia attenzione» disse Carruthers.

Travis gli fece un cenno con la mano e si diresse verso la laguna tenendo la torcia puntata verso il basso per rendersi meno visibile.