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La Town Car stava svoltando su Malibu Reserve Drive quando lo stridio dei freni squarciò la notte. All’improvviso sfrecciò in retromarcia e Hickle capì che lo avevano scoperto.

Balzò fuori dagli arbusti, imbracciando il fucile con entrambe le mani. Da quell’angolo non godeva di una buona visuale sui finestrini, così aprì il fuoco sul parabrezza nella speranza di colpire l’autista. Il vetro si incrinò ma non si ruppe. Dietro le crepe Hickle lo intravide ruotare il volante mentre indietreggiava su Gateway Road. Una volta raggiunta una posizione ottimale, la Lincoln avrebbe potuto dirigersi direttamente verso il cancello, dove la guardia stava già sicuramente chiamando il 911.

Hickle sparò altri due colpi al parabrezza, finendo la munizioni del Marlin, ma il vetro tremò e non andò in frantumi. Gli spari confusero l’autista, facendo finire la macchina parzialmente fuori strada. Per un attimo la Lincoln rimase impantanata, lo pneumatico destro che slittava sulla fanghiglia.

Lanciò il borsone per terra e corse verso l’auto, caricando il fucile mentre correva. Vide dei movimenti sul sedile posteriore. Due persone. Una di loro era Kris.

L’autista disinserì la retro e schiacciò l’acceleratore, ma quando tornò in strada, Hickle stava già correndo accanto alla macchina. Sparò tre colpi alla fiancata, sperando di farla saltare. Una speranza vana. Il pannello laterale assorbì il colpo riportando solo dei danni superficiali.

Carrozzeria blindata. Vetri antiproiettile. JackBNimble non aveva mai accennato a niente di simile. O non lo sapeva oppure Hickle era stato incastrato. Non c’era tempo per chiarire l’arcano. L’autista eseguì una manovra complicata cercando di orientare la Lincoln verso l’uscita. Hickle sparò un colpo a una delle gomme anteriori, che si forò ma rimase gonfia. Anche gli pneumatici erano a prova di proiettile.

Ficcò le mani nelle tasche dell’impermeabile e ricaricò. Mentre la Lincoln completava la manovra, Hickle saltò sul cofano, trovandosi faccia a faccia con l’autista. Al di sopra di tutto quel trambusto riuscì a sentire un uomo che gridava dal sedile posteriore: «Stai giù!».

Hickle azionò la pompa del Marlin e sparò a bruciapelo contro il parabrezza. L’ovatta carbonizzata del bossolo gli rimbalzò in faccia e lui chiuse gli occhi per proteggersi dai detriti. Quando li riaprì, vide un buco nel vetro, dal quale si vedeva l’interno dell’auto. Infilò il fucile nel buco e sparò due colpi, senza prendere la mira, sperando in un colpo fortunato o in un rimbalzo.

La Lincoln inchiodò. Hickle pensò per un attimo di aver colpito l’autista ma, all’improvviso, sentì stridore di pneumatici e la Town Car ingranò la retro. Il rinculo lo scaraventò giù dal cofano. Hickle si schiantò sull’asfalto e l’auto si fermò. Un faro era rotto, mentre l’altro lo illuminava con il suo fascio di luce.

Capì cosa sarebbe successo ancora prima di vedere la macchina scagliarsi contro di lui, nel tentativo di investirlo.

Fu salvato dai suoi riflessi. Si lanciò da una parte, riparandosi tra gli alberi. Dietro di lui l’auto lo stava inseguendo, ma si arrestò al limitare del bosco. Hickle si gettò prono per terra, al di sotto del cono di luce proiettato dal fanale ancora intatto. Per miracolo aveva ancora il fucile in mano e ora aveva una chiara visuale della pancia dell’auto.

Sparò un solo colpo, mirando alla scocca.

Scintille e pezzi di metallo piovvero sulla terra e Hickle capì che quella parte del veicolo non era blindata.

La Town Car ritornò in strada e lui balzò in piedi per inseguirla, inserendo altre munizioni nel fucile. Sparò quattro colpi, mirando alla parte bassa della macchina. La Lincoln schizzò di lato, slittando su qualcosa di lucente e bagnato. Benzina. Aveva rotto il serbatoio.

«Fanculo» ansimò. «Ora sei mia!»

Ricaricò il fucile, mentre saltava tra le pozzanghere di carburante, e sparò ancora e ancora, alla rincorsa dell’auto danneggiata che sfrecciava in retromarcia lungo la Gateway. La berlina arrancava su pneumatici danneggiati e cerchioni storti. A un certo punto accelerò, sempre in retromarcia, e per un attimo lui pensò che sarebbero riusciti a fuggire.

Poi la benzina prese fuoco.

D’improvviso tutta la parte frontale della Lincoln era in fiamme, pneumatici, scocca, la cromatura bagnata dal carburante. La Town Car si arrestò sbandando, e Hickle prese le ultime munizioni dalla tasca e caricò il fucile mentre procedeva a grandi passi verso la sua preda con in mente istinti omicidi.

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Dentro la Lincoln regnavano il caos e il terrore da quando Travis aveva udito le parole di Abby. Aveva urlato a Drury di tornare indietro. Kris l’aveva guardato rivolgendogli una domanda con gli occhi, poi il boato dei primi spari aveva squarciato l’oscurità. Colpi di fucile.

La macchina della TPS era protetta da pannelli blindati in fibra aramidica, più leggera dell’acciaio e quasi altrettanto impenetrabile. Era installata sulle portiere, sul tettuccio, sui telai dei finestrini e sugli angoli della carrozzeria. Tutti i vetri della macchina erano stati sostituiti con lamine antiproiettile di materiale composito multistrato trasparente, composto da vetro e policarbonato. Gli pneumatici erano muniti di inserti anti-balistici runflat che permettevano alle gomme di funzionare anche in presenza di forature. Il livello di protezione che offrivano quelle applicazioni era moderatamente alto, ma la vettura aveva dei punti deboli. Il vetro antiproiettile poteva resistere a colpi di pistola e di altre piccole armi da fuoco, ma spari continui inferti da un fucile di grande calibro avrebbero potuto infrangere il pannello. La carrozzeria blindata poteva fornire protezione al perimetro e al tettuccio, ma il pianale e la base del telaio erano scoperti e vulnerabili ad attacchi provenienti dal basso. Un veicolo totalmente blindato avrebbe potuto fornire una protezione maggiore ma, a causa del peso maggiorato, aveva anche una manovrabilità limitata. Era stato necessario scendere a qualche compromesso.

Travis si domandò se quei compromessi avrebbero tenuto, ora che due proiettili avevano scheggiato il parabrezza della Lincoln.

Dopodiché non c’era più stato tempo per riflettere. Le sue preoccupazioni adesso si limitavano alla sopravvivenza di Kris. Le disse di abbassarsi ma lei non riuscì a registrare quell’ordire. Il panico dilagava sul suo viso, ogni muscolo teso. Quando la Town Car si era ritrovata fuori strada ed era rimasta impantanata, Travis aveva avvertito chiaramente il fremito di terrore che aveva scosso il corpo di lei. Quando erano tornati sulla strada si erano però trovati in una posizione che impediva sia di avanzare sia di retrocedere, e Drury, per alcuni disperati secondi, era stato costretto a far girare la macchina in tondo. Era stato proprio in quel momento che Hickle aveva aperto il fuoco sul fiancata della macchina, nel tentativo di far saltare le portiere. Dopo la scarica di proiettili Travis aveva visto l’ammaccatura sul fianco. La blindatura però aveva tenuto e la Lincoln era di nuovo pronta a scattare. Quando Drury stava per accelerare, Hickle era saltato sul cofano.

Travis aveva visto la bocca del fucile baciare il vetro incrinato e aveva capito che l’esplosione del prossimo colpo avrebbe garantito a Hickle un accesso diretto all’interno della macchina. Aveva afferrato Kris e l’aveva scaraventata per terra quando due spari erano echeggiati dentro la vettura.

Travis non si rendeva esattamente conto di ciò che stava succedendo attorno a lui. Piegandosi per proteggere Kris con il suo corpo, si era accorto solo di alcuni spostamenti in avanti e indietro. Poi aveva sentito lo stridore dei freni, la retromarcia e l’accelerazione in avanti. Poi ancora freni e un altro sparo, in basso, e altri due colpi sulla parte inferiore della Lincoln, mentre indietreggiava e sfrecciava in retro verso la guardiola a circa 400 metri di distanza.

Gli spari in basso lo avevano spaventato. Aveva pensato immediatamente alla base priva di protezione della macchina. Al serbatoio.

Aveva stretto Kris forte a sé e l’aveva sentita mormorare le stesse parole in continuazione, in tono piatto e cadenzato: «Che Dio ci aiuti… che Dio ci aiuti… che Dio ci aiuti…».

Poi arrivarono le fiamme.

Travis udì il crepitio della benzina che prendeva fuoco ancor prima di vedere il bagliore rossastro illuminare il parabrezza. Per fortuna o per abilità, Hickle era riuscito a rompere il serbatoio e le scintille degli spari successivi avevano infiammato il carburante.

Il fuoco avrebbe avviluppato la Lincoln in pochi secondi. Forse la macchina non sarebbe esplosa (la benzina era meno infiammabile di quanto i produttori di Hollywood volessero far credere), ma le fiamme l’avrebbero di sicuro ridotta in cenere e i suoi occupanti avrebbero subìto la stessa sorte.

Prese Kris e la tirò su, gridando a Drury di abbandonare il veicolo. La macchina si fermò in una posizione bizzarra a metà di Gateway Road, e Drury uscì, o almeno così pensò Travis. Non poteva esserne sicuro poiché la sua attenzione era completamente rivolta alla portiera posteriore. Stava cercando di aprirla, di portare Kris fuori dall’auto e di allontanarla dalle fiamme che divampavano.

La trascinò tra i cespugli sul ciglio della strada, poi estrasse la sua Walther e si accovacciò, scandagliando l’oscurità alla ricerca di Hickle, che doveva per forza essere là fuori. Perché se una cosa era certa in tutta quella follia, era che Hickle non si sarebbe dato per vinto finché non avesse ucciso Kris.

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L’auto, ormai in fiamme, sprigionava un calore umido che schiaffeggiò Hickle sul viso mentre si avvicinava impugnando il fucile con entrambe la mani. Si rese conto che stava facendo forza sulla gamba sinistra. Doveva essersi slogato una caviglia quando era stato sbalzato dal cofano sull’asfalto. Poco importava. Riusciva ancora a muoversi e nella macchina non c’era più nessuno. Kris era fuori, indifesa. Sarebbe bastato un solo colpo per chiudere la partita.

Prima che la macchina andasse a fuoco, Kris era seduta sul sedile posteriore. La portiera della Lincoln era socchiusa. Hickle corse verso quel lato della strada e la vide sul ciglio, un fagotto di paura e angoscia. Con lei c’era un uomo che non riconobbe. Non era il marito. L’uomo aveva una pistola.

Hickle lo vide sollevare la pistola in un lampo e si lanciò a terra, riparandosi dietro la Lincoln ormai distrutta. Poi avvertì dei movimenti vicino a lui e si voltò in tempo per vedere l’autista prendere la mira con una pistola da dietro la portiera anteriore aperta. Hickle sparò un colpo con il suo fucile e l’uomo si abbassò. L’aveva colpito? Difficile a dirsi.

Hickle lanciò degli sguardi oltre la portiera, pronto ad aprire il fuoco, ma non fu necessario. L’autista era vivo, ma si contorceva sull’asfalto, la pistola lontana e dimenticata. Lo ignorò. Non voleva infliggergli il colpo di grazia. Non gli importava niente di quell’uomo. Era Kris che voleva.

Avanzò a carponi verso il retro della Lincoln, rimanendo piegato. L’aria era calda come le fiamme dell’inferno. Una volta raggiunto il paraurti posteriore sbirciò fuori e vide Kris e il suo protettore indietreggiare velocemente verso la boscaglia. Premette il grilletto del Marlin per due volte, sparando contro di loro. I due si abbassarono ma non pensava di averli colpiti. Si erano buttati a terra per proteggersi.

Dalla bocca di una pistola esplosero delle scintille provenienti dal fogliame. La guardia del corpo di Kris stava rispondendo al fuoco. Hickle sparò un altro colpo e poi batté in ritirata vero la parte anteriore della Lincoln, muovendosi veloce. Ora aveva un piano. I due credevano che si trovasse sul retro della macchina e quindi non si sarebbero aspettati una carica dal davanti.

Saltò fuori da dietro la macchina e urtò immediatamente qualcosa… qualcuno… che si accasciò ai suoi piedi.

Era Kris.

Si era fatta prendere dal panico ed era scappata via. Proprio verso di lui.

Alzò gli occhi e lo vide. Lo sguardo dipinto sul suo viso fu il regalo più inestimabile che Hickle avesse mai ricevuto. Era uno sguardo di puro terrore, di totale rassegnazione e sottomissione. Gli stava dicendo che aveva vinto e che lei aveva perso, che lui era il padrone e lei la schiava.

Quel momento durò una frazione di secondo. Subito imbracciò il fucile e glielo puntò contro, spingendo la bocca gelida della canna sul suo viso.

Premette il grilletto.

Ma non accadde nulla.

Il fucile era scarico.

Realizzò quello che era appena successo e poi udì lo sparo tremendo di una pistola provenire dal lato della strada. Il proiettile gli aveva sfiorato l’orecchio, passandogli a pochi centimetri di distanza.

Lo sconosciuto stava arrivando.

Non aveva altra scelta. Non aveva più munizioni in tasca.

Un altro sparo alle sue spalle. Raggiunse il lato più distante della strada e si infilò tra gli alberi, inciampando su qualcosa che gli si era impigliato al piede. Il suo borsone.

Ci sarebbero potuti essere altri proiettili là dentro, ma non aveva tempo di cercarli. C’era anche la carabina, completamente carica, ma non poteva estrarla e prendere la mira. Non con un uomo alle calcagna.

E comunque aveva perso la sua occasione. Anche se fosse riuscito a uccidere il protettore di Kris, gli altri agenti della TPS probabilmente stavano già accorrendo sul luogo, e così la guardia e anche la polizia, tutti quanti.

Non c’era più niente da fare.

Hickle si caricò il borsone in spalla e si addentrò nel bosco, a testa bassa e con il fiato grosso.

Cercò di non pensare a quello che era appena successo, a quanto ci fosse andato vicino e a come avesse miseramente fallito. Sapeva che se ci avesse pensato, avrebbe semplicemente smesso di correre, si sarebbe buttato per terra e avrebbe iniziato a frignare come un bambino perché il mondo lo aveva preso in giro un’altra volta e la vita era così terribilmente ingiusta.