18
Era piena crisi, come al solito.
Ogni giorno, nella sezione notizie alla KPTI-TV, si cercava di controllare l’isteria. Le persone che ci lavoravano soffrivano tutte di dipendenza da adrenalina; nel loro ambiente regnava il caos lavorativo; scatenare un pandemonio era l’unico modo in cui riuscivano a portare a termine i loro compiti.
L’allarme rosso che scattò quella sera fu causato dalla nascita di due gemelli di elefante africano allo zoo di Los Angeles. La notizia della nascita dei cuccioli era arrivata in redazione alle 17.15. Alle 18 era stata programmata una diretta dallo zoo.
La cosa più sensata da fare sarebbe stata posticipare il servizio sugli elefanti a notiziario inoltrato, ma ovviamente non fu così. La notizia dei gemelli doveva aprire lo show. I due elefantini avevano messo al secondo posto un inseguimento ad alta velocità della polizia a Pomona, al terzo posto il ricovero di una famosa attrice di soap opera e al quarto l’intervista esclusiva di Channel Eight con il sindaco. Le questioni di politica non erano mai degli scoop a LA.
Il furgone della KPTI arrivò allo zoo solo qualche minuto prima dell’inizio del notiziario delle 18. Ci furono dei problemi a stabilire il collegamento, ma non appena la musichetta iniziale finì e Kris Barwood ebbe annunciato il lieto evento, le immagini partirono e, miracolosamente, la linea fu passata senza alcun intoppo a Ed O’Hern in diretta dallo zoo. Il team riuscì perfino a riprendere alcuni passi incerti dei gemelli appena nati, mentre in sottofondo passava la colonna sonora di Dumbo.
«Che casino» disse Amanda Gilbert alle 19.30, terminato il punto sul notiziario appena concluso. «Dumbo e Dumba non potevano nascere in un altro momento?»
Parlava con un tono di voce talmente alto che Kris riusciva a sentirla dall’altro lato della stanza. La raggiunse mentre la giovane donna si dirigeva all’uscita, una ventiquattr’ore in una mano e una risma di fogli nell’altra.
«Credo che si chiamino Willy e Wally» disse.
«Sì, va bene. Sono teneri, hanno delle orecchie enormi e sembrano usciti da un cartone della Disney. Non assillarmi con altri dettagli.»
«Comunque sei stata brava. Il servizio è venuto benissimo.»
Amanda alzò le spalle. «È stata una toccata e fuga, ma insomma, è andata come volevamo. Gli impiegati dello zoo che sorridevano, gli elefantini che mangiucchiavano qualcosa e un bel riepilogo finale da parte di Ed. L’unica cosa che mancava era un gruppo di ragazzini lentigginosi con in mano i libri di Babar l’elefantino.»
Amanda, la produttrice esecutiva dell’edizione delle 18 di Real News, aveva trent’anni e parlava a raffica. Era sempre tesa ed era magra da fare impressione. Probabilmente dormiva meno di quattro ore a notte. Valutandola nel modo più oggettivo possibile, Kris non riusciva a capire cosa ci trovasse Howard in quella cosetta pelle e ossa con i nervi a fior di pelle. Ma ovviamente non era tanto difficile da capire. A suo marito cinquantunenne piacevano quelle giovani.
Non era colpa di Amanda. Howard si comportava così anche con le segretarie, le hostess e le ragazze immagine davanti ai negozi di cosmetici dei centri commerciali. All’inizio Kris provava un mesto divertimento per l’occhio lungo del marito. Ora non più.
«Kris? Sei ancora tra noi?»
«Cosa?»
«Ci avevi lasciati per un momento.»
«Scusa. Ero sovrapensiero.»
«Già, ricordo quando anche io potevo concedermi il lusso di pensare. Adesso tutte le mattine salgo sul treno Ulcera gastrica al binario Isteria e ci rimango fino a sera. A proposito, per me è arrivata l’ora di levarmi dai piedi e per te di ripassare le notizie con Consuelo.» Consuelo Martinez era la produttrice esecutiva del notiziario delle 22 e del programma di attualità che seguiva.
«L’ho già fatto.» Kris sollevò una manciata di pagine gialle del copione. «Mi hanno già dato le mie battute.»
«Già, tanto te le cambieranno all’ultimo minuto. È inevitabile. ’Notte Kris.»
Amanda stava per avviarsi quando lei la bloccò. «Senti, volevo scusarmi per Howard. Per come si è comportato l’altra sera.»
«Howard? Ma se è un tesoro. Non ha fatto niente di che.»
«Mi è sembrato che… fosse un po’ troppo appiccicoso, che ti stesse infastidendo.»
«È che va matto per le strumentazioni tecniche, tutto qui. È un bambinone. Mi ha chiesto di spiegargli a cosa servissero tutti quei tasti. D’accordo, a volte è davvero un rompiscatole, però è carino.»
«Anche io la pensavo così» disse Kris. «Ma credo che i suoi interessi vadano oltre a qualche stupido tasto.»
Amanda le si avvicinò. «Cosa vuoi dire?»
Kris non sapeva quanto poteva dirle. Lei e Amanda non erano esattamente amiche, erano troppo diverse per instaurare una vera amicizia, ma ormai erano due anni che lavoravano insieme e due anni trascorsi in una redazione televisiva erano un’eternità.
«Il fatto è…» disse lentamente, dopo essersi accertata che nessuno stesse ascoltando. «È che Howard non è affidabile.»
Amanda le rivolse uno sguardo accigliato. «Come dovrei interpretare questa cosa?»
«Nella maniera più evidente.»
«Mi stai dicendo che se la spassa alle tue spalle?»
«Ho i miei sospetti.»
«Non mi sembra una cosa da lui. Ho sempre avuto l’impressione che fosse uno all’antica.»
«Le apparenze ingannano. Ha l’occhio lungo e non so se si è limitato solo a guardare. Forse no.»
Amanda arricciò le labbra, intrigata e per niente scioccata dalla notizia. «Vuoi dire che forse lui… insomma… proprio adesso?»
«Non posso dirlo con esattezza. È solo un sospetto.»
«Basato su cosa?»
«Su troppo assenze ingiustificate. Troppi giri in macchina senza un vero motivo. Dice che li fa per mettere a regime la sua nuova auto. È vero che adora i suoi giocattoli, però ho dei dubbi. Una volta l’ho beccato che mandava delle email e ha chiuso subito il programma, come se volesse nascondermi qualcosa.»
«Email d’amore?» Amanda non sembrava convinta.
«Mai sentito parlare di cyber-sesso?» le chiese Kris con tono distaccato. «Siamo nel nuovo millennio. Le persone non scrivono più poesie o semplici lettere d’amore, immagino.» Eccetto Hickle, la corresse una vocina dentro di lei.
Amanda scosse la testa. «Ne avete parlato? Sa che hai dei sospetti su di lui?»
«Lui non sa niente. Courtney, la nostra domestica, è la mia informatrice. Si è confidata con me dopo che… dopo che Howard ci ha provato con lei.»
«A casa vostra? Che bastardo. Chiedi il divorzio.»
«Possiamo risolvere la situazione.»
«No, se non inizi a parlarne.»
«Lo farò quando questa faccenda dello stalker sarà finita.»
Amanda sospirò. «Pensavo che voi due foste una coppia felice. Sai, come quelle che prendono il massimo nel test di compatibilità di Cosmopolitan.»
«Una volta lo credevo anch’io. Ora non… io…» Non riuscì a pronunciare una parola di più. «Senti, volevo solo dirti che mi dispiace se l’altra sera ti stava troppo attaccato.»
«Non preoccuparti.» Amanda lanciò uno sguardo all’orologio. «Devo scappare, ma se abbiamo tempo, domani facciamo due chiacchiere, ok? Cuore in mano.»
Kris sorrise. «Non credevo fossi il tipo da giornalismo strappalacrime.»
«È una parte che recito a fatica, ma posso farcela.» Strinse il braccio di Kris per confortarla. «Tieni duro, ragazza.»
Kris la osservò mentre andava via. Sapeva che il giorno successivo non ci sarebbe stata nessuna chiacchierata cuore in mano perché sarebbe mancato il tempo. In posti come quello non c’era mai tempo. Nessun problema, comunque. Non era sicura di volersi confidare con una donna che, dopotutto, era una delle fantasie di Howard.
Il suo sguardo oltrepassò le file di computer e le scrivanie grigie per posarsi sugli orologi a parete, ognuno con un fuso orario diverso. In California erano le 18.45. Meglio muoversi. Doveva ancora mettere qualcosa sotto i denti, rivedere il copione e passare al trucco. Di tutte e tre la cura dell’aspetto era l’attività più importante. Da quando aveva compiuto quarant’anni sembrava che trascorresse più tempo nella stanza del make-up.
«Non è ironico?» mormorò. Doveva aver scelto quella professione in un puro slancio di masochismo, dato che il successo in quel settore dipendeva esclusivamente dall’essere giovani e belle, le stesse priorità che aveva suo marito: sposarlo era stata l’ulteriore scelta che aveva confermato il suo innato masochismo.