2.9 Identificare il proprio centro
Ma tu dove ti collochi? Qual è il centro della tua vita? Certe volte non è facile determinarlo.
Forse il miglior modo per distinguere il tuo centro è quello di considerare attentamente i fattori che sostengono la tua vita. Se puoi riconoscerti in una o più delle descrizioni presentate nelle pagine successive, puoi risalire al centro da cui derivano, un centro che può avere un effetto limitativo sulla tua efficacia.
Il più delle volte, il centro di un individuo è una combinazione di questi e/o altri centri. La maggior parte delle persone dipendono da una varietà d’influenze che agiscono sulla loro vita. In conseguenza di condizioni esterne o interne, un particolare centro può venire attivato finché i bisogni relativi vengono soddisfatti. Poi un altro centro diventa la forza che spinge all’azione.
Così una persona fluttua da un centro all’altro, e il mal di mare del relativismo la stravolge nella traversata della vita. Un momento si sente sulla cresta dell’onda e il momento dopo il suo morale sprofonda, ed essa deve sforzarsi di rimediare ad una debolezza, prendendo in prestito forza da un’altra debolezza. Non c'è alcuna direzione costante, non esiste alcuna saggezza duratura, alcuna regolare fonte di energia o senso di valore intrinseco e d’identità personale.
L’ideale, naturalmente, è creare un centro chiaro da cui possiamo attingere costantemente un elevato grado di sicurezza, direzione, saggezza e potere, tale da far prevalere la nostra proattività e da infondere coerenza e armonia in ogni parte della nostra vita.
2.10 Mettere al centro i principi
Ponendo al centro della nostra vita dei principi giusti, creiamo un solido fondamento per lo sviluppo dei quattro fattori che sostengono la vita.
La nostra sicurezza deriva dal sapere che, diversamente da altri centri basati su persone o cose soggette a cambiamenti frequenti e immediati, i principi giusti non cambiano. Noi possiamo fare affidamento su di loro.
I principi non reagiscono di fronte a nulla. Non impazziscono e non ci trattano in modi diversi. Non divorziano da noi o fuggono col nostro miglior amico. Non cercano di ingannarci. Non ci facilitano la strada con scorciatoie o scappatoie. Non dipendono dal comportamento di terzi, dall’ambiente o dalla moda del momento per essere validi. I principi non muoiono. Non ci sono un giorno per sparire il giorno dopo. Non possono essere distrutti dal fuoco o da un terremoto, non possono essere rubati.
I principi sono verità profonde, fondamentali, verità eterne, denominatori comuni generali. Sono fili strettamente intrecciati nel tessuto della vita insieme con quelli che si chiamano rigore, coerenza, bellezza e forza.
Anche in mezzo a persone o circostanze che sembrano ignorare 1 principi, possiamo star certi che i principi sono più grandi degli uomini e delle circostanze, e che migliaia di anni di storia li hanno visti trionfare, infinite volte. Fatto ancora più importante, possiamo star certi di poterli convalidare nella nostra vita, attraverso la nostra esperienza.
Noi, ammettiamolo, non siamo onniscienti. La nostra conoscenza e comprensione dei corretti principi è limitata dalla nostra mancanza di consapevolezza della nostra vera natura e del mondo che ci circonda e dal proliferare di filosofie e teorie alla moda che non sono in armonia con tali principi. Queste idee hanno il loro momento di gloria, ma non sono destinate a durare perché costruite su false fondamenta.
Noi siamo limitati, ma possiamo ridurre i nostri limiti. Comprendere il principio della nostra crescita interiore significa scoprire i giusti principi con la fiducia che, più impariamo, più chiaramente possiamo mettere a fuoco la lente attraverso cui vediamo il mondo. I principi non cambiano; cambia la comprensione che ne abbiamo.
La saggezza e la direzione che accompagnano una vita incentrata su principi provengono da mappe corrette, dal modo in cui le cose realmente sono, sono state e saranno.
Centro |
Sicurezza |
Direzione |
Saggezza |
Potere |
I principi |
• La tua sicurezza si basa su principi corretti, che non mutano rispetto a condizioni o circostanze esterne. • Sai che i veri principi possono essere ripetutamente convalidati nella tua vita, attraverso le tue esperienze. •Misura di automiglioramento individuale, i corretti principi funzionano con rigore, coerenza, bellezza e forza. • I corretti principi permettono di comprendere lo sviluppo interiore, infondono la fiducia d’imparare di più e così accrescono la conoscenza e la comprensione. • La tua fonte di sicurezza ti fornisce un nucleo morale inamovibile, immutabile e infallibile che ti consente di vedere il mutamento come un’avventura eccitante e un’occasione per realizzare grandi cose. |
• Sei guidato da una bussola che ti mette in condizione di vedere dove vuoi andare e come arrivarci. • Usi dati accurati che rendono le tue decisioni realizzabili e significative. • Sei distaccato dalle situazioni, emozioni e circostanze della vita e consideri la totalità nel suo equilibrio. Le tue decisioni e azioni riflettono in considerazioni e implicazioni sia a breve che a lungo termine. • In ogni situazione determini in modo conscio, proattivo, l’alternativa migliore, basando le tue decisioni sulla coscienza educata da principi. |
• Il tuo discernimento abbraccia un ampio spettro di conseguenze a lungo termine e riflette un saggio equilibrio e una serena insicurezza. • Vedi le cose in modo diverso e quindi pensi e agisci in modo diverso dagli altri, che sono in prevalenza reattivi. • Vedi il mondo attraverso un paradigma che è fondamentale per una vita operativa, fattiva. • Vedi il mondo nell’ottica di quello che puoi fare per esso, per le persone. • Adotti uno stile di vita proattivo, cercando di servire e di sviluppare interiormente gli altri. • Interpreti le esperienze della vita come occasioni di apprendimento e di partecipazione attiva. |
• Il tuo potere è limitato solo dalla ma comprensione e osservanza delle leggi naturali e dei corretti principi, nonché dalle conseguenze naturali degli stessi. • Diventi un individuo consapevole, informato. proattivo, ampiamente svincolato da azioni, atteggiamenti e comportamenti altrui. • La tua capacità di agire si estende molto oltre le me risorse individuali e incoraggia alti livelli d’interdipendenza. • Le tue decisioni e azioni non sono imposte dalle me attuali limitazioni finanziarie o circostanziali. Sperimenti una libertà interdipendente. |
Ponendo al centro della vita principi eterni, immutabili, creiamo un paradigma fondamentale per una vita efficace. È il centro che mette tutti gli altri centri in prospettiva.
Ricorda che il tuo paradigma è la fonte da cui scaturiscono i tuoi atteggiamenti e comportamenti. Un paradigma è come un paio di occhiali: influisce sul tuo modo di vedere ogni cosa nella tua vita. Se guardi le cose attraverso il paradigma dei corretti principi, quello che vedi nella vita è radicalmente diverso da qualsiasi altro paradigma diversamente focalizzato.
Ho inserito nell’Appendice A di questo libro uno tabella che mostra come ciascun centro da noi discusso possa influire sul nostro modo di vedere qualsiasi altra cosa. Considerate un solo esempio di un problema specifico visto attraverso i diversi paradigmi, cercate di inforcare ciascun paio di occhiali, di sentire la reazione che deriva dai diversi centri.
Supponi di aver invitato tua moglie ad andare questa sera a un concerto. I biglietti li hai già; tua moglie non vede l’ora di andarci. Sono le quattro del pomeriggio.
Improvvisamente, il tuo capo ti chiama nel suo ufficio e ti dice che ha bisogno che ti trattenga fino a tarda sera per aiutarlo a preparare un’importante riunione che si terrà alle 9 dell’indomani mattina.
Se stai guardando attraverso gli occhiali con al centro il coniuge o la famiglia, la preoccupazione principale sarà rivolta a tua moglie. Può darsi che tu dica al tuo principale che non puoi restare e porti tua moglie al concerto per accontentarla. Magari, invece, senti che devi restare per proteggere il tuo posto di lavoro; ma lo farai a malincuore, preoccupato per la reazione di tua moglie, e cercherai di giustificare la tua decisione e di difenderti dalla sua delusione o dalla sua collera.
Se guardi attraverso gli occhiali focalizzati sul denaro, il tuo pensiero principale sarà quanto ti verrà pagato lo straordinario o quanto potrà influire il fatto di lavorare fino a tardi su un aumento di stipendio. Probabilmente telefonerai a tua moglie e la avvertirai semplicemente che devi trattenerti, certo che capirà come le esigenze economiche vengano al primo posto.
Se hai messo al centro il lavoro, puoi pensare che si tratti di un’opportunità. Potrai imparare qualcosa di più sul tuo lavoro.
Potrai far bella figura con il tuo principale e accelerare la tua carriera. Magari ti dai una pacca ideale sulla spalla: tante ore in più rispetto all’orario significano che sei proprio un lavoratore instancabile. Tua moglie dovrebbe essere fiera di te!
Se il tuo centro sono i beni, tenderai a pensare a quello che vuoi comprare con gli straordinari. Oppure a quanto ci guadagnerà la tua reputazione se ti trattieni. Tutti quanti in ufficio sapranno domani della tua nobile abnegazione, di quanto ti sacrifichi.
Se il tuo centro è il piacere, probabilmente diserterai il lavoro e andrai al concerto, anche se sai che tua moglie preferirebbe che tu lavorassi fino a tardi. Te la meriti una serata di svago!
Se il tuo centro è un amico, influirà sulla tua decisione il fatto di aver invita* to al concerto degli amici oppure no, oppure il fatto di sapere che anche qualche collega o amico si tratterrà in ufficio fino a tardi.
Se il tuo centro è un nemico, è possibile che tu rimanga fino a tardi perché sai che questo darà una bella lezione a quell’antipatico del tuo collega con la sua aria di primo della classe. Mentre lui sarà fuori a spassarsela, tu starai sfacchinando, facendo il suo lavoro e il tuo, sacrificando il tuo piacere personale per il bene dell’azienda, di cui lui si infischia altamente.
Se hai messo al centro la chiesa, la tua decisione di andare al concerto viene incoraggiata se sai che troverai fra il pubblico dei membri della tua associazione parrocchiale, mentre è più facile che ti trattenga in ufficio se hai un collega del tuo stesso ufficio che fa anche parte della tua confessione religiosa. Può avere la sua influenza anche lo stesso carattere del concerto: il Messia di Hàndel potrebbe esercitare un richiamo molto maggiore di un concerto rock. E potrebbe essere importante anche quello che a tuo giudizio un “buon membro della chiesa” farebbe e come tu vedi il lavoro extra: come un servizio o come una “ricerca della ricchezza materiale”?
Se il tuo centro è il sé, baderai soprattutto a quello che conviene di più in senso egoistico. Sarebbe meglio per te passare la sera fuori, oppure sarebbe meglio per te sistemare alcune cose con il tuo capo? La tua preoccupazione principale sarà in che modo le due diverse opzioni influiranno su di te.
Quando consideriamo i vari modi di vedere un singolo evento, c’è forse da meravigliarsi se ci troviamo di fronte a problemi di percezione come quello esemplificato dal dilemma “ragazza o vecchia”? È facile comprendere in che modo fondamentale i nostri centri esercitano la loro influenza su di noi: sulle nostre motivazioni, sulle nostre decisioni quotidiane, sulle nostre azioni (o, in troppi casi, sulle nostre reazioni), sulle nostre interpretazioni di eventi. È per questo che la comprensione del nostro centro è di suprema importanza. E se questo centro non ci dà il potere di agire come persone proattive, diventa fondamentale per la nostra efficacia effettuare i necessari salti di paradigma per creare un centro in grado di ottenere questo risultato.
Come individuo che ha al centro dei principi, tu cercherai di mantenerti distaccato dall’emozione della situazione e da altri fattori in grado di agire su di te, e valuterai le opzioni. Considerando l’insieme nel suo equilibrio e soppesando i vari fattori - le esigenze del lavoro, quelle della famiglia, eventuali altre e le possibili implicazioni delle varie decisioni alternative - cercherai di giungere alla miglior soluzione, prendendo in considerazione tutti i fattori.
Che tu vada al concerto o ti trattenga a lavorare è di per sé abbastanza irrilevante; quel che conta è che sia una decisione efficace. Potresti fare la stessa scelta con una quantità di altri centri: ci sono, però, parecchie importanti differenze quando tu parti da un paradigma con al centro dei principi.
Primo, non sei soggetto all’azione di altre persone o alle circostanze. Decidi in modo proattivo quella che per tua scelta è l’alternativa migliore. Prendi la tua decisione consciamente e con cognizione di causa.
Secondo, sai che la tua decisione ha il più alto grado di efficacia perché si basa su dei principi con risultati prevedibili a lungo termine.
Terzo, quello che scegli di fare contribuisce ai tuoi valori primari nella vita. Se ti trattieni a lavorare per far dispetto a un collega d’ufficio avrai una serata completamente diversa da quella che avresti rimanendo perché apprezzi l’efficacia del tuo principale e vuoi sinceramente contribuire al successo della azienda. Le esperienze che hai nell’applicare le tue decisioni acquistano qualità e significato nel contesto della tua vita nel suo complesso.
Quarto, puoi comunicare con tua moglie o con il tuo principale all’interno delle forti connessioni che hai creato nelle tue relazioni interdipendenti. Dal momento che sei indipendente, puoi essere efficacemente interdipendente. Puoi decidere di delegare quanto è delegabile e recarti in ufficio l’indomani mattina presto per terminare.
Infine ti senti soddisfatto della tua decisione. Qualsiasi cosa tu abbia scelto di fare, puoi concentrarti su di essa e trame soddisfazione.
Come persona con dei principi al centro, vedi le cose in modo diverso. E, poiché vedi le cose in modo diverso, pensi in modo diverso, agisci in modo diverso. Poiché hai un alto grado di sicurezza, direzione, saggezza e potere che nasce da un nucleo solido, immutabile, possiedi il fondamento necessario per una vita veramente proattiva ed efficace.
2.11 Scrivere ed utilizzare una dichiarazione di missione personale
Addentrandoci nel profondo del nostro intimo, man mano che comprendiamo e riallineiamo i nostri paradigmi per armonizzarli con i principi corretti, creiamo sia un centro efficace, ricco, sia una chiara lente attraverso cui vedere il mondo. Possiamo allora mettere a fuoco questa lente sul modo in cui noi, come individui unici, ci poniamo in relazione con tale mondo.
Frankl dice che noi scopriamo le nostre missioni nella vita anziché inventarle. Mi piace questa distinzione. Io penso che ciascuno di noi abbia un monitor o sensore interno, una coscienza, che ci dà la consapevolezza della nostra unicità e degli specifici contributi che possiamo dare. Come scrive Frankl, “ciascuno ha la propria specifica vocazione o dichiarazione di missione nella vita... Di conseguenza non può essere sostituito, né la sua vita può essere replicata. Quindi il compito di ciascuno è unico, come è unica la sua specifica opportunità di realizzarlo”.
Quando cerchiamo di esprimere questa unicità, ancora una volta dobbiamo ricordare l’importanza fondamentale della proattività e del lavoro compiuto all’interno della nostra area d’influenza. Cercare di dare un qualsiasi significato astratto alle nostre esistenze rivolgendoci all’esterno di noi, alla nostra area, significa rinunciare alla nostra responsabilità proattiva, rimettere la nostra prima creazione di noi stessi nelle mani di circostanze esterne e di altre persone.
Il nostro significalo proviene dal nostro interno. Ascoltiamo di nuovo Frankl: “In ultima analisi, l’uomo non dovrebbe chiedersi qual è il significato della sua vita, dovrebbe piuttosto riconoscere che è lui a essere interrogato dalla vita. In altre parole, ogni uomo è esaminato dalla vita, e può rispondere alla vita soltanto rispondendo per la propria vita; alla vita può rispondere soltanto essendo responsabile”.
La responsabilità personale, o proattiva, è fondamentale per la prima creazione. Tornando alla metafora del computer, la regola 1 dice: “Tu sei il programmatore’’. La regola 2, in un secondo tempo, dice: “Scrivi il programma”. Fintanto che non accetti l’idea che sei responsabile, che sei il programmatore, non investi realmente nello scrivere il programma.
Come soggetti proattivi, noi possiamo cominciare a dare espressione a quello che vogliamo essere e fare nella nostra vita. Possiamo scrivere una dichiarazione d’intenti personale, una costituzione personale.
Una dichiarazione d’intenti non è una cosa che si scriva dalla sera alla mattina. Ci vogliono una profonda introspezione, un’analisi accurata, e spesso molte redazioni prima che la mission possa essere pronta nella forma definitiva. Possono volerci parecchie settimane o anche mesi prima che ne siate veramente soddisfatti, prima che la sentiate come un’espressione completa e concisa dei vostri valori e criteri guida più profondi. Anche allora avvertirete l’esigenza di rivederla regolarmente e di apportarvi qualche modifica man mano che gli anni porteranno nuove intuizioni o cambieranno certe circostanze.
Fondamentalmente, la vostra dichiarazione di missione diventa la vostra costituzione, l’espressione concreta della vostra visione del mondo e dei vostri valori. Diventa il criterio in base al quale valuterete ogni altra cosa nella vostra vita.
Personalmente ho finito di recente di aggiornare la mia dichiarazione di missione: è una cosa che faccio regolarmente. Seduto sulla spiaggia, da solo, alla fine di una bella giornata in bicicletta, ho tirato fuori il mio blocco ed ho cominciato a scrivere. Mi ci sono volute parecchie ore, ma ho avvertito un senso di chiarezza, di organizzazione e d’impegno, di gioia e di libertà.
Trovo che il processo sia importante quanto il prodotto. Scrivere o riscrivere una dichiarazione di missione vi trasforma perché vi costringe a riflettere profondamente, con estrema cura, e ad armonizzare il vostro comportamento con le vostre convinzioni. Mentre fate questo, gli altri cominciano a capire che non vi lasciate sospingere ogni dove da tutto quello che vi accade: voi mettete un senso di missione in quello che state cercando di fare, e questo vi dà la carica.
2.12 Usare il cervello per intero
La nostra autoconsapevolezza ci permette di esaminare i nostri stessi pensieri. Questo ci è particolarmente utile per creare una dichiarazione di missione personale, perché le due doti esclusivamente umane che ci permettono di mettere in pratica la regola 2 - l’immaginazione e la coscienza - dipendono principalmente dalla parte destra del cervello. Capire come possiamo usare la parte destra del cervello accresce le nostre capacità in rapporto alla prima creazione.
Vaste ricerche sono state condotte per decenni sulla cosiddetta teoria della dominanza degli emisferi cerebrali. I dati raccolti indicano sostanzialmente che ciascun emisfero del cervello tende a specializzarsi e a presiedere a diverse funzioni, a elaborare diversi tipi d’informazione e a trattare diversi tipi di problemi.
L’emisfero sinistro è quello logico/verbale, mentre quello destro è il più intuitivo, creativo. Il sinistro ha a che fare con le parole, quello destro con le immagini; il sinistro con parti e specifiche, il destro con l’intero e con relazioni fra le parti. Il sinistro si occupa dell’analisi, cioè di “scomporre”, il destro della sin-tesi, cioè di “mettere insieme”. Il sinistro s’incarica del pensiero sequenziale, il destro del pensiero simultaneo e globale. L’emisfero sinistro è vincolato dal tempo, il destro è libero dalle limitazioni del tempo.
Anche se tutti noi usiamo entrambe le metà del cervello, di solito l’una o l’altra tende ad essere dominante in ciascun individuo. Naturalmente, 1’ideale sarebbe di coltivare e sviluppare la capacità di avere un buon interscambio fra le due parti del cervello, così che la persona possa dapprima capire come comportarsi in una data situazione e poi usare lo strumento adeguato per affrontarla. Gli esseri umani tendono a rimanere nella “zona di comodo” del proprio emisfero dominante e ad elaborare ogni situazione a seconda delle predilezioni del proprio emisfero destro o sinistro.
Come ha detto Abraham Maslow: “Chi ci sa fare con il martello è portato a pensare che qualsiasi cosa sia un chiodo”. Questo è un altro fattore che influisce sul divario percettivo che ci fa vedere nel disegno una ragazza o una vecchia. Individui “cerebrodestri” e individui “cerebrosinistri” sono inclini a guardare le cose in modo diverso..
Noi viviamo in un mondo prevalentemente a dominanza cerebrale sinistra, un mondo dove le parole, la misurazione e la logica la fanno da padrone, mentre l’aspetto più creativo, intuitivo, sensibile e artistico della nostra natura si trova spesso in posizione subordinata. Molti di noi trovano più difficile attingere alle facoltà del nostro emisfero cerebrale destro.
Va detto che questa descrizione è estremamente semplificata e che senza dubbio ulteriori studi ci daranno modo di capire meglio il funzionamento del cervello. Il mio obiettivo qui è di far osservare che siamo in grado di effettuare molti tipi diversi di processi mentali, ma che utilizziamo solo una parte minima del nostro potenziale. Man mano che diventiamo consapevoli delle diverse capacità della nostra mente, possiamo servircene coscientemente per soddisfare particolari esigenze in modo più efficace.
2.13 Due metodi per utilizzare meglio l’emisfero destro
Se usiamo come modello la teoria della dominanza di un emisfero, diviene evidente che la capacità di servirci dell’emisfero destro del nostro cervello, quello creativo, incide in modo rilevante sulla qualità della nostra prima creazione.
Più siamo in grado di attingere dalle facoltà del lato destro del nostro cervello, più pienamente saremo capaci di visualizzare, di operare delle sintesi, di trascendere il tempo e le circostanze attuali, di proiettare un quadro globale di quello che vogliamo fare ed essere nella vita.
Espandere la prospettiva
A volte ci capita di essere catapultati dai mondi e dai modelli di pensiero del nostro emisfero sinistro al mondo del cervello destro da un’esperienza che ci coglie impreparati. La morte di una persona cara, una malattia grave, un tracollo finanziario o un’altra forte avversità può indurci ad avere un momento di riflessione, a considerare la nostra vita e a chiederci: “Che cosa è veramente importante? Perché faccio quello che sto facendo?”.
Ma, se sei proattivo, non devi aspettare che circostanze o altre persone ti creino esperienze tali da ampliare la tua prospettiva. Tu puoi creare consciamente le tue esperienze.
Ci sono numerosi modi per far questo. Grazie alla forza della tua immaginazione puoi visualizzare il tuo stesso funerale, come abbiamo fatto all’inizio di questo capitolo. Scrivi il tuo elogio funebre. Nero su bianco, in modo dettagliato.
Puoi visualizzare il venticinquesimo anniversario delle tue nozze e poi il cinquantesimo. Chiedi al tuo coniuge di visualizzarli con te. Cerca di cogliere l’essenza del rapporto familiare che vorresti aver creato in tutti quegli anni, giorno dopo giorno.
Puoi visualizzare il tuo pensionamento. Quali contributi, quali realizzazioni vorresti aver messo al tuo attivo nel lavoro? Che progetti hai per il dopo pensionamento? Avvierai una seconda carriera?
Espandi la mente. Visualizza con ricchezza di particolari. Utilizza quanto più puoi le tue emozioni e i tuoi sentimenti, e il maggior numero di sensi possibile.
Io ho fatto analoghi esercizi di visualizzazione con alcuni degli allievi dei miei corsi universitari. “Immaginate che vi resti solo questo semestre da vivere”, dico ai miei studenti, “e che durante questo semestre dobbiate restare a scuola da bravi laureandi. Visualizzate come passereste il semestre”.
Tutto quanto viene posto in una prospettiva diversa. In breve affiorano alla superficie valori che in precedenza non erano neppure riconosciuti.
Ho anche chiesto agli studenti di vivere per una settimana mantenendo quest’ottica ampliata e di tenere un diario delle loro esperienze.
I risultati sono davvero indicativi. Gli studenti cominciano a scrivere ai genitori per dirgli quanto li amano e li stimano. Si riconciliano con un fratello, una sorella o un amico se il rapporto con loro si era guastato. Il tema centrale, dominante, delle loro attività, il principio ispiratore è l’amore. La futilità di un litigio, dei pensieri sgradevoli, delle accuse diventa molto evidente quando entriamo nell’ordine d’idee di avere solo poco tempo da vivere. Principi e valori diventano più evidenti per chiunque.
Ci sono molte tecniche basate sull’impiego dell’immaginazione che possono mettervi in contatto con i vostri valori. L’effetto è identico.
Quando le persone si sforzano d’identificare quello che conta davvero di più nella loro vita, quello che vogliono realmente essere e fare, diventano molto riflessive. Cominciano a pensare in termini più ampi di quelli dell’oggi e del domani.
Visualizzazione e affermazione
La leadership personale non è un’esperienza creata da un evento. Non inizia e termina con la stesura di una dichiarazione di missione personale. È piuttosto un processo continuo mediante il quale teniamo sempre presenti la nostra visione e i nostri valori e adeguiamo la nostra vita. E, in questo sforzo, l’imponente capacita del nostro emisfero cerebrale destro può esserci di grande aiuto nello sforzo quotidiano di integrare nella nostra vita la nostra dichiarazione di missione personale. È un’altra applicazione del principio “Comincia pensando alla fine.”
Torniamo all’esempio di prima. Poniamo che io sia un padre che ama davvero profondamente i propri figli. Poniamo che io riconosca ciò come uno dei miei valori fondamentali nella mia dichiarazione d’intenti personale. Ma supponiamo anche che, nella vita quotidiana, la mia difficoltà sia quella di esagerare nelle mie reazioni.
Io posso usare il potere di visualizzazione del mio emisfero destro per scrivere una “dichiarazione” che mi aiuterà a diventare più coerente con i miei valori più profondi nella vita di tutti i giorni.
Una buona dichiarazione ha cinque ingredienti fondamentali: è personale, è positiva, è coniugata al presente, possiede evidenza visiva e forza emozionale. Quindi potrei scrivere qualcosa del genere: “È profondamente soddisfacente (emozionale) per me (personale) il fatto che io reagisco (presente) con saggezza, affetto, fermezza e auto-controllo (positivo) quando i miei figli non si comportano come dovrebbero”.
Poi posso visualizzare questa dichiarazione. Posso passare qualche minuto ogni giorno a rilassare completamente la mia mente e il mio corpo. Posso pensare a situazioni in cui i miei figli si comportano in modo scorretto. Posso visualizzarle con ricchezza di particolari. Posso sentire la superficie della sedia su cui sono seduto, il pavimento sotto i miei piedi, il maglione che indosso. Posso vedere l’abito di mia figlia, l’espressione del suo volto. Più chiaramente e vividamente riuscirò a immaginare i particolari, più intensamente mi sembrerà di percepirli, e meno li vedrò da spettatore.
Poi posso immaginarla mentre fa qualcosa che normalmente accelera i battiti del mio cuore e mi fa arrabbiare. Invece di assistere alla mia solita reazione (uno scatto di nervi) posso vedermi affrontare la situazione con tutto l’affetto, il potere e l’autocontrollo che ho racchiuso nella mia affermazione. Posso scrivere il programma, scrivere il copione, in armonia con i miei valori, con la mia dichiarazione di missione personale.
E, se faccio questo, giorno dopo giorno il mio comportamento cambierà. Invece di vivere secondo i copioni assegnatimi dai miei genitori, dalla società, dal mio patrimonio genetico o dal mio ambiente, vivrò secondo il copione che io stesso ho scritto ispirandomi al sistema di valori che mi sono scelto.
Io ho usato ampiamente questo processo di dichiarazione con mio figlio Sean nella sua carriera di giocatore di football. Abbiamo cominciato quando, durante le medie, giocava come quarterback nella sua squadra scolastica, e alla fine gli ho insegnato a farlo da professionista.
Cercavo, con la sua collaborazione, di farlo entrare in una condizione mentale molto calma e distesa mediante la respirazione profonda e una tecnica di rilassamento muscolare progressivo. Poi lo aiutavo a visualizzare se stesso impegnato febbrilmente nelle più difficili situazioni di gioco immaginabili.
Per esempio s’immaginava coinvolto in un attacco improvviso. Allora doveva interpretare l’attacco, e reagire. S’immaginava nell’atto d’impartire rapidi suggerimenti ai compagni di squadra dopo aver deciso la linea di difesa. Immaginava di scegliere tattiche che normalmente non avrebbe adottato.
A un certo punto della sua carriera di giocatore mi disse che si sentiva continuamente teso. Mentre parlavamo, mi resi conto che stava visualizzando quello stato di tensione. Allora lavorammo sulla visualizzazione del rilassamento in quella circostanza di forte pressione psicologica. Scoprimmo che la natura della visualizzazione è molto importante. Se si visualizza la cosa sbagliata, si produrrà la cosa sbagliata.
Il dottor Charles Garfield ha compiuto un’ampia ricerca su persone che si distinguono per prestazioni eccezionali (peak performers) sia in campo sportivo che negli affari. Trovò particolarmente interessante lavorare alla sua ricerca col programma della NASA, osservando gli astronauti fare ripetutamente le prove di ogni loro operazione sulla terra, in un ambiente simulato, prima di andare nello spazio. Benché già laureato in matematica, decise di ottenere un’altra laurea, in psicologia e di studiare le caratteristiche dei peak performers.
Una delle cose principali mostrate dalla sua ricerca fu che quasi tutti gli atleti di livello mondiale e altri peak performers sono dei visualizzatori. Prima di fare fisicamente una cosa la vedono, la percepiscono, la vivono. “Comincia pensando alla fine”.’
Questo è possibile in qualsiasi settore della vostra vita. Prima di un’esibizione, della presentazione di un prodotto o di un confronto difficile, oppure di una delle tante sfide e prove della vita di tutti i giorni, dovete vedere la situazione chiaramente, vividamente, instancabilmente, più e più volte. Occorre creare una “zona di calma” interiore. Poi, quando vi trovate davvero nella situazione, essa non vi è più estranea. Non vi spaventa più.
Il vostro creativo e visivo emisfero destro è uno dei vostri beni più importanti, che vi permette sia di creare la vostra dichiarazione di missione personale sia d’integrarla nella vostra vita.
Esiste un’intera letteratura, oltre a un vasto repertorio di audiocassette e videocassette, che si occupa di questo processo di visualizzazione e di dichiarazione. Alcuni dei più recenti sviluppi in questo campo comprendono cose come la programmazione subliminale, la programmazione neurolinguistica e nuovi metodi di rilassamento e di auto-convincimento verbale (self-talk). Tutte queste tecniche implicano una spiegazione, un’elaborazione e una diversa presentazione dei principi fondamentali della prima creazione.
La mia disamina della letteratura sul successo mi ha messo in contatto con centinaia di libri su questo argomento. Anche se alcuni di essi avevano teorie stravaganti e si affidavano a semplici aneddoti anziché a dati scientifici, a mio avviso la maggior parte di tale materiale è fondamentalmente valida. Molti autori, questa è l’impressione che ne ho ricavato, si sono ispirati probabilmente a un loro studio della Bibbia.
In un’efficace leadership personale, le tecniche di visualizzazione e di affermazione emergono naturalmente da un fondamento base di pensiero corretto e si sviluppano con propositi e principi che diventano il centro della vita di una persona. Sono estremamente utili per riscrivere copioni e riprogrammare, scrivere propositi e principi profondamente sentiti nei cuori e nelle menti. Io credo che per tutte le religioni fondanti nella nostra società siano d’importanza essenziale gli stessi principi e le stesse pratiche, espressi in un linguaggio diverso: meditazione, preghiera, impegni solenni, leggi, studio delle scritture, identificazione, compassione e molte diverse forme dell’uso sia della coscienza che dell’immaginazione.
Ma se queste tecniche diventano parte dell’etica della personalità e vengono pertanto avulse da una base di carattere e di principi, possono essere usate in modo scorretto o indebito per servire altri centri, in primo luogo il centro del sé.
Dichiarare e visualizzare sono forme di programmazione, e noi dobbiamo assicurarci di non sottoporci a nessuna programmazione che non sia in armonia con il nostro centro fondamentale o che provenga da fonti accentrate sull’accumulo di denaro, sull’interesse egoistico o su qualsiasi altra cosa che non siano principi corretti.
L’immaginazione può essere usata per raggiungere il successo rapido ed estemporaneo che arriva quando una persona considera soltanto il guadagno materiale o qualsiasi altro vantaggio personale, io sono convinto che l’uso più nobile dell’immaginazione sia, in armonia con l’uso della coscienza, quello di trascendere il sé e di creare una vita di collaborazione basata su un fine unico e sui principi che governano la realtà interdipendente.
2.14 Identificare ruoli e obiettivi
Naturalmente, l’emisfero sinistro del nostro cervello, quello logico-verbale, diventa importante anche quando, scrivendo le parole di una dichiarazione di missione personale, cerchiamo di cogliere, di catturare le idee, i sentimenti e le immagini create dall’emisfero destro. Così come gli esercizi respiratori aiutano a integrare fra loro mente e corpo, lo scrivere è un tipo di attività muscolare psiconeurale che aiuta a realizzare un ponte e un’integrazione fra la mente conscia e quella subconscia. L’atto di scrivere distilla, cristallizza e chiarifica il pensiero e aiuta a scomporre il tutto in parti.
Ciascuno di noi ha numerosi ruoli diversi nella vita, diversi settori o competenze in cui esercita la propria responsabilità. Posso, per esempio, avere un mio ruolo come individuo, marito, padre, insegnante, membro di un’associazione e uomo d’affari. E ciascuno di questi ruoli è importante.
Uno dei problemi principali che si presentano quando le persone lavorano per diventare più efficaci nella vita è che non pensano in modo abbastanza aperto. Perdono il senso delle proporzioni, l’equilibrio, l’ecologia naturale necessaria ad un’esistenza efficace. Possono farsi consumare dal lavoro e trascurare la loro salute. Nel nome del successo professionale, possono trascurare quelle che sono le relazioni più preziose nella loro vita.
Probabilmente troverete che la vostra dichiarazione d’intenti personale sarà molto più bilanciata, e vi risulterà morto più facile lavorare con essa, se la suddividerete negli specifici campi in cui si esercitano i vostri ruoli nella vita e gli obiettivi che vi siete prefissi in ciascun settore. Considerate per esempio il vostro ruolo professionale. Potete essere un commerciale, un manager o un industriale. Che cosa intendete realizzare nel vostro campo? Quali sono i valori che dovrebbero guidarvi? Pensate ai vostri ruoli personali: marito, moglie, padre, madre, vicino di casa, amico. Che cosa volete ottenere in questi ruoli? Che cos’è importante per voi? Pensate ai ruoli sociali, comunitari: la politica, il servizio pubblico, le organizzazioni di volontariato.
Un uomo d’affari ha usato l’idea dei ruoli e degli obiettivi per scrivere la seguente dichiarazione d’intenti personale:
La mia missione consiste nel vivere con coerenza e nel fare la differenza nella vita degli altri.
Per realizzare questa missione:
Sono caritatevole: mi avvicino alle persone, dimostro amore, indipendentemente dalle loro situazioni;
Mi sacrifico: dedico il mio tempo, il mio impegno e le mie risorse alla mia missione; Infondo fede e fiducia: insegno con l’esempio che tutti noi siamo figli di un Padre Celeste che ci ama e che ogni Golia può essere sconfitto;
Incido: quello che faccio influisce sulla vita degli altri.
Questi ruoli hanno la priorità nella realizzazione della mia missione;
Marito: mia moglie è la persona più importante della mia vita. Portiamo, insieme, al nostro rapporto i frutti dell’armonia, dell’industriosità, della carità e della parsimonia;
Padre: aiuto i miei figli a provare gioia sempre maggiore nella loro vita; Figlio/fratello: sono spesso disponibile con il mio sostegno e il mio affetto; Cristiano: Dio può contare su di me; io m’impegno a rispetta-re i miei giuramenti solenni e a servire gli altri suoi figli;
Prossimo: l’amore di Cristo è visibile attraverso le mie azioni verso gli altri;
Agente di borsa: lavoro con impegno per sviluppare elevate prestazioni in grandi società;
Studioso: imparo ogni giorno cose nuove.
Scrivere la vostra missione, i vostri intenti, in rapporto ai ruoli importanti della vostra vita vi dona equilibrio e armonia. Mantiene chiaramente presente davanti a voi ciascun ruolo. Potete rivedere spesso i vostri ruoli per assicurarvi di non venire completamente assorbiti da uno solo di essi a scapito di altri che sono altrettanto importanti (o ancora più importanti) nella vostra vita.
Dopo aver identificato i vostri vari ruoli, potete passare a riflettere sugli obiettivi a lungo termine che volete raggiungere in ciascuno di questi ruoli. Siamo di nuovo nel regno dell’emisfero destro, quello dell’immaginazione, della creatività, della coscienza e dell’ispirazione. Se questi obiettivi sono l’estensione di una dichiarazione d’intenti basata su corretti principi, sono radicalmente diversi dagli scopi che le persone normalmente si prefiggono. Se sono in armonia con i principi giusti, con le leggi naturali, questo vi conferisce un maggior potere nel loro perseguimento. Non sono gli obiettivi di qualcun altro che sono stati da voi assimilati. Sono i vostri obiettivi. Riflettono i vostri valori più profondi, il vostro talento, il vostro senso di missione. E derivano dai ruoli che vi siete scelti nella vita.
Un obiettivo efficace si concentra prima di tutto sui risultati piuttosto che sull’attività. Definisce dove voi volete essere, e, nel processo, vi aiuta a determinare dove vi trovate. Vi dà un grande aiuto sul modo di arrivarci, e vi avverte quando siete arrivati. Unifica i vostri sforzi e la vostra energia. Dà significato e scopo a tutto quello che fate. Infine si può tradurre nelle vostre attività quotidiane così da rendervi proattivi, padroni della vostra vita e capaci di far succedere ogni giorno le cose che vi permetteranno di applicare nella pratica la vostra dichiarazione di missione personale.
Ruoli e obiettivi danno una struttura e una direzione organizzata alla vostra missione personale. Se non avete ancora una dichiarazione di missione personale, questo è un buon momento per iniziare.
La semplice identificazione delle aree della vostra vita e dei due o tre risultati importanti che a vostro giudizio dovreste conseguire in ciascun campo per poter continuare a progredire basta a conferirvi una prospettiva globale della vostra vita e un senso di direzione.
Parlando della regola 3 approfondiremo ancora meglio l’argomento degli obiettivi a breve termine. L’applicazione che si rende importante a questo punto consiste nell’identificare ruoli e obiettivi a lungo termine in relazione alla vostra dichiarazione di missione personale. Questi ruoli e obiettivi forniranno il fondamento per un’efficace scelta di obiettivi e per il loro conseguimento quando arriveremo alla regola 3, che si riferisce alla gestione quotidiana della vita e del tempo.
2.15 Dichiarazioni di missione familiari
Poiché si basa su principi, la regola 2 ha un’ampia gamma di applicazioni. Non solo i singoli, ma anche famiglie, gruppi di servizio civile e organizzazioni di ogni genere diventano notevolmente più efficaci quando cominciano pensando alla fine.
Molte famiglie vanno avanti sulla base di crisi, stati d’animo, palliativi e gratificazioni altrettanto istantanee, non di solidi principi. Ogni volta che la tensione e le pressioni crescono, i sintomi della disfunzione vengono a galla: allora i coniugi diventano cinici, brontoloni, si chiudono nel mutismo, oppure strillano e perdono le staffe. I figli che osservano questo tipo di comportamento familiare crescono con l’idea che l’unico modo di risolvere i problemi sia quello della fuga o quello della lotta.
Il nucleo vitale di ogni famiglia è ciò che è immutabile, ciò che sarà sempre presente in essa: una visione comune delle cose e dei valori. Quando mettete per iscritto una dichiarazione di missione familiare, voi date espressione a quanto ne costituisce il reale fondamento.
La dichiarazione di missione diventa la costituzione, lo statuto della famiglia, la scala di valori a cui riferire ogni valutazione e ogni decisione. Conferisce alla famiglia continuità e unità, nonché direzione. Quando i valori individuali sono armonizzati con quelli della famiglia, i suoi membri lavorano insieme per scopi comuni che sono profondamente sentiti.
Anche in questo caso il processo è importante quanto il prodotto. Il processo stesso di scrivere e di perfezionare una dichiarazione d’intenti familiare diventa un sistema chiave per migliorare la famiglia. Lavorare insieme per creare una dichiarazione di missione sviluppa la capacità (CP) di viverla.
Avvalendosi del contributo di ogni membro della famiglia, redigendo una dichiarazione di missione, prendendo atto dei suoi riscontri, rivedendola, usando diverse formulazioni di concetti espresse dai vari membri del nucleo familiare, voi stimolate questi ultimi a parlare, a comunicare, su temi della massima importanza. Le migliori dichiarazioni di missione sono il risultato dell’incontro dei componenti di una famiglia in uno spirito di reciproco rispetto: al fine di manifestare la loro particolare opinione e collaborare attivamente alla creazione di qualcosa di più grande di quello che ciascuno di loro potrebbe fare da solo. Una revisione periodica per ampliare la visione d’insieme, riconsiderare le priorità o cambiare la direzione, ritoccare o ridefinire frasi logorate dal tempo, può contribuire a mantenere la famiglia unita sotto il segno di valori e propositi comuni.
La dichiarazione di missione familiare diventa il quadro di riferimento per pensare alla famiglia, per gestirla. Durante i periodi difficili, di crisi, esiste la costituzione a ricordare ai membri della famiglia le cose che contano di più e a fornire una guida per la soluzione dei problemi e l’adozione di decisioni in base a principi giusti.
A casa nostra, abbiamo affisso la nostra dichiarazione di missione familiare a una parete del soggiorno, così da poterle dare un’occhiata ogni giorno e controllare se siamo in regola.
Quando leggiamo le frasi che parlano di una casa in cui vi sia solo amore e concordia, ordine, indipendenza responsabile, cooperazione, dove ci si aiuti amichevolmente, si soddisfino necessità, si sviluppi il proprio talento mostrando interesse per quello degli altri, abbiamo davanti dei criteri grazie ai quali possiamo valutare il nostro operato in rapporto a quanto più conta per noi.
Quando programmiamo gli obiettivi e le attività della nostra famiglia, diciamo: “Alla luce di questi principi, quali sono gli obiettivi in vista dei quali ci proponiamo di lavorare? Quali sono i nostri piani d’azione per raggiungere questi obiettivi e rendere concreti questi valori?”.
Noi rivediamo spesso la nostra dichiarazione d’intenti e rielaboriamo obiettivi e programmi due volte all’anno, in settembre e in giugno - all’inizio e alla fine dell’anno scolastico - per riflettere sulla situazione così com’è, per migliorarla e rafforzarla. Questo ci rinnova, ci riconferma nel nostro impegno verso ciò in cui crediamo, verso ciò che sosteniamo.
2.16 Dichiarazioni di missione in azienda
Le dichiarazioni di missione sono d’importanza vitale anche per le organizzazioni di successo. Uno dei più importanti e stimolanti aspetti del mio lavoro con società commerciali e industriali consiste nell’assisterle nella creazione di efficaci mission. Per essere efficaci, queste dichiarazioni devono provenire dall’intimo dell’organizzazione. Ciascuno dovrebbe partecipare in modo significativo: non solo gli strateghi, ma tutti.
Ancora una volta, il processo di coinvolgimento è importante quanto il prodotto ed è la chiave che ne consente l’impiego.
Rimango affascinato ogni volta che vado all’IBM e assisto al processo di training che utilizzano. Ho visto innumerevoli volte i dirigenti della società presentarsi a un gruppo e dichiarare che l’IBM crede in tre cose: la dignità dell’individuo, l’eccellenza delle prestazioni e il servizio.
Queste cose rappresentano il credo dell’IBM. Qualsiasi altra cosa cambierà, ma questi tre capisaldi non cambieranno. Quasi per osmosi, tale sistema di certezze si è diffuso attraverso l’intera organizzazione, fornendo una fortissima piattaforma di valori comuni e di sicurezza personale a ogni dipendente.
Una volta stavo facendo formazione ad un gruppo per l’IBM a New York. Era un piccolo gruppo, una ventina di persone circa, uno di loro si ammalò. Telefonò a sua moglie in California, la quale si preoccupò perché la malattia del marito richiedeva cure particolari. Il responsabile della formazione IBM predispose il ricovero in un ospedale di prim’ordine dove avrebbe potuto essere curato da specialisti, ma capì che la moglie non era convinta di questa soluzione e in realtà lo voleva a casa, dove avrebbe potuto essere curato dal loro medico di famiglia.
Allora decise di mandarlo a casa; ma ci sarebbe voluto del tempo per condurlo all’aeroporto e aspettare un aereo di linea. Perciò fece arrivare un elicottero, portarono l’ammalato in volo all’aeroporto e fu noleggiato un aereo speciale per farlo arrivare in California.
Non so quali siano stati i costi di tutto questo, ma presumo che siano ammontati a molte migliaia di dollari. Ma l’IBM crede nella dignità dell’individuo. È una sua priorità assoluta. Per i colleghi quell’esperienza rappresentava il sistema di valori della compagnia e non si sorpresero. Io ne fui molto colpito.
In un’altra occasione avevo in programma di tenere un corso a 175 responsabili di centri commerciali in un noto hotel. Ero estasiato dall’alta qualità del servizio. Non era superficiale, di facciata, ma era evidente ad ogni livello, e in modo spontaneo, senza bisogno di supervisione.
Arrivai molto tardi, mi registrai e chiesi se era disponibile il servizio in camera. L’impiegato alla reception rispose: “No, mister Covey, ma se lei crede posso farle avere un panino o un’insalata o qualche altra cosa direttamente dalla cucina e che sia di suo gradimento”. Si vedeva dal suo atteggiamento che si preoccupava di farmi sentire il più possibile a mio agio. “Desidera vedere la nostra sala convegni?” continuò. “Se le serve qualcosa non ha che da dirmelo. C’è qualcosa che posso fare per lei? Io sono qui per servirla”.
Non era presente un responsabile di sala che lo controllasse. Quell’uomo era sincero.
Il giorno durante la lezione introduttiva mi accorsi che non avevo tutti i pennarelli colorati che mi servivano. Allora uscii nell’atrio durante il coffee break e trovai un fattorino dell’albergo che correva in un’altra sala dove si teneva un’altra riunione. “Ho un piccolo problema”, dissi. “Sto tenendo un corso e ho solo un breve momento di pausa. Mi servono altri pennarelli colorati”.
Girò sui tacchi e quasi si mise sull’attenti. Guardò il nome sul mio cartellino e disse: “Mister Covey, risolvo subito il suo problema”.
Non disse: “Non saprei cosa fare” o “Provi a chiedere alla reception”. Se ne incaricò personalmente, come se fosse un suo privilegio provvedere a me: fu questa l’impressione che mi diede.
Più tardi in uno dei saloni, mentre ero intento ad ammirare le opere d’arte esposte, un dipendente dell’albergo venne da me e disse: “Mister Covey, desidera vedere il catalogo delle opere d’arte in mostra in questo albergo?”. Ecco cosa significa anticipare i desideri del cliente!
Poi osservai un inserviente che, in cima a una scala, stava pulendo le finestre dell’atrio. Di lassù vide una signora che si appoggiava a un bastone e che camminava con una certa difficoltà in giardino. Non era caduta, e si trovava con altre persone, ma lui scese dalla scala, uscì nel giardino, aiutò la donna a entrare nell’atrio e si preoccupò che qualcuno si prendesse cura di lei. Poi risalì sulla scala e continuò a pulire le finestre.
A quel punto desideravo assolutamente scoprire in che modo quell’organizzazione avesse creato una cultura così ispirata al valore del servizio al cliente. Chiesi a camerieri, cameriere e fattorini dell’albergo e trovai che questo atteggiamento aveva impregnato la mente, il cuore e le azioni di ognuno di loro.
Entrai in cucina dalla porta di servizio e scoprii il valore cardinale: Servizio personalizzato inappuntabile. Alla fine andai dal direttore e gli dissi: “Il mio lavoro consiste nell’aiutare le organizzazioni a sviluppare un forte spirito di gruppo, una cultura di gruppo. Sono rimasto stupito da quello che avete qui”.
“Vuol sapere qual è la vera chiave di tutto quanto?” chiese. Tirò fuori la dichiarazione di missione della catena di cui l’hotel faceva parte.
La lessi e riconobbi: “una dichiarazione veramente impressionante. Conosco molte società che hanno dichiarazioni d’intenti altrettanto solenni”.
“Vuol vedere quella del nostro albergo?”.
“Lei intende che ne avete studiata una espressamente per questo albergo?”
“Diversa da quella per la vostra catena d’alberghi?”. “Sì. È in armonia con quella dichiarazione, ma questa si riferisce in particolare alla nostra situazione, al nostro ambiente, al nostro tempo”. Mi porse un altro foglio.
“Chi è stato a preparare la dichiarazione?” chiesi.
“Tutti quanti” rispose.
“Tutti quanti? Proprio tutti?”.
“Sì”.
“I camerieri?”. “Sì”. “Le cameriere?”. “Sì”.
“I fattorini e gli impiegati?”.
“Sì. Vuol vedere la dichiarazione d’intenti scritta dalle persone che l’hanno accolta la notte scorsa?”. E tirò fuori una dichiarazione che loro, proprio loro, avevano scritto e che andava a intrecciarsi con tutte le altre dichiarazioni. Ciascuno, ad ogni livello era coinvolto.
La dichiarazione d’intenti di quell’albergo era il mozzo di una grande ruota. Da essa derivavano le dichiarazioni più elaborate e specifiche dei vari team. Era usata come criterio a cui riferire qualsiasi decisione. Esprimeva a chiare lettere la filosofia di quelle persone come gruppo: il loro modo di relazionarsi col cliente, il loro modo di relazionarsi fra loro. Determinava lo stile degli amministratori e dei dirigenti. Determinava il sistema delle retribuzioni. Determinava il tipo di persone che venivano assunte e il modo di addestrarle e di inserirle. Ogni aspetto dell’organizzazione dipendeva sostanzialmente dal mozzo della ruota, da quella dichiarazione di missione.
In seguito ebbi occasione di visitare un altro albergo della stessa catena, e la prima cosa che feci al momento di registrarmi fu chiedere di vedere la loro dichiarazione di missione. Fui subito accontentato. In questo albergo arrivai a comprendere un po’ meglio il motto Servizio personalizzato inappuntabile.
Per un periodo di tre giorni osservai ogni possibile situazione dove fosse richiesto qualche servizio. Trovai che il servizio era sempre ineccepibile, assolutamente eccellente. Ma era anche sempre molto personalizzato. Per esempio, nella piscina chiesi al cameriere dov’era la fontanella dell’acqua potabile, e lui non si limitò a indicarmela col dito ma mi ci accompagnò di persona.
La cosa che mi colpì di più in assoluto fu vedere un dipendente dire spontaneamente al suo principale di aver fatto uno sbaglio. Avevamo ordinato di servirci la colazione in camera, e ci fu detto quando ci sarebbe stata portata. Mentre si dirigeva verso la nostra stanza, il cameriere rovesciò la cioccolata calda e gli ci volle qualche altro minuto per tornare indietro, cambiare il tovagliolo sul vassoio e aggiungere altra cioccolata. Perciò fummo serviti in camera quindici minuti più tardi, il che non era poi così importante per noi.
Tuttavia la mattina dopo il capocameriere ci telefonò facendo le sue scuse e c’invitò ad avere la colazione al buffet o in camera a spese dell’albergo, a titolo di risarcimento per l’inconveniente. Cosa dire della cultura di un’organizzazione dove un dipendente riferisce il proprio errore al suo principale, che altrimenti non sarebbe mai venuto a saperlo, affinché il cliente o l’ospite sia servito al meglio?
Come dissi al direttore del primo albergo da me visitato, conosco una quantità di aziende che hanno dichiarazioni di missione altisonanti. C’è una reale differenza, un mare di differenza, fra l’efficacia di una dichiarazione di missione creata da ciascuna delle persone impegnate nell’impresa e l’efficacia di una dichiarazione stilata da pochi top executives dietro una parete di mogano.
Uno dei problemi fondamentali di tutte le organizzazioni, comprese le famiglie, è che in esse c’è chi determina con le sue decisioni la vita di altri, che da parte loro non intervengono e semplicemente pensano di non doverci entrare.
Molte volte, nel mio lavoro con le aziende, trovo individui i cui obiettivi sono completamente diversi da quelli dell’azienda. In questi casi trovo di solito che il sistema di retribuzioni sia completamente sfasato rispetto al sistema di valori dichiarato.
Quando comincio a lavorare con società che hanno già sviluppato un qualche tipo di dichiarazione di missione, domando: “Quante sono qui dentro le persone che sanno che avete una mission? Quante sanno che cosa dice? Quante ci hanno lavorato? Quante ci credono veramente e la usano come criterio fondante a livello decisionale?”.
Senza coinvolgimento, non c’è impegno. Questo va sottolineato, evidenziato con un pennarello colorato, incorniciato e segnato in margine con freccette o asterischi. Niente coinvolgimento, niente impegno.
Naturalmente, agli inizi - quando una persona è appena arrivata o quando un figlio è ancora piccolo - è perfettamente giusto fissargli un obiettivo: lui lo farà proprio, soprattutto se il rapporto e la formazione sono buoni.
Quando le persone diventano più mature e la loro vita assume un significato autonomo, vogliono un impegno, un impegno importante. E, se questo impegno non l’hanno, non hanno uno scopo a cui votarsi. Allora si determina un grave problema motivazionale che non può essere risolto allo stesso livello di pensiero che l’ha creato.
È per questo che per elaborare la mission di un’organizzazione ci vogliono tempo, pazienza, coinvolgimento, capacità e identificazione. Non è possibile fare tutto in quattro e quattro otto. C’è bisogno di tempo e sincerità, di giusti principi, del coraggio e della coerenza necessari per armonizzare sistemi, struttura e stile manageriale con la visione e i valori comuni. Se tutto questo viene basato su principi corretti funziona.
La mission di un’organizzazione, se riflette realmente la profonda visione e i valori condivisi di ogni singola persona, crea una grande unità e un formidabile senso d’impegno. Instilla nei cuori e nelle menti un codice di riferimento, un sistema di criteri, di linee guida. Così ogni componente dell’azienda non ha bisogno di qualcun altro che lo diriga, lo controlli, lo critichi o gli faccia dei rimproveri. Ha compreso e introiettato l’essenza immutabile dello spirito dell’organizzazione.