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Luke finì di leggere il sommario del piano d’invasione, poi diede una rapida occhiata alle pagine successive, che contenevano dati più precisi e dettagli sulle tattiche suggerite. Nel frattempo, Sue cominciò a studiare il sommario con lo stesso interesse.

«Erano altri tempi», disse Begyn. «L’ideologia del destino manifesto aveva preso piede. Controllavamo Cuba, Portorico e le Filippine. Il mondo ci considerava un impero in boccio. Erano gli anni di Theodore Roosevelt, quelli in cui abbiamo cominciato a mostrare i bicipiti sulla scena globale.»

In momenti come questo, Luke rimpiangeva di non essersi applicato di più sui libri di storia. Conosceva alcune delle cose cui Begyn alludeva, ma non nel dettaglio. «Come mai la stesura di questo piano è stata affidata ai Cincinnati?»

«Basta guardare la data: il 1903. Era appena stato fondato l’Army War College, ma i corsi sarebbero cominciati solo nel 1904, quindi gli Stati Uniti non avevano ancora un organo preposto alla pianificazione di una guerra, reale o immaginaria che fosse. Nessuno pensava alle evenienze future. Fra i sostenitori dei Cincinnati c’era Roosevelt, che aveva bisogno di un piano studiato al riparo da orecchie indiscrete. Noi potevamo offrire questo servizio.»

«Già, peccato che intanto vi siete presentati come un tranquillo circolo di beneficenza.»

Sue terminò la lettura. «Vista così, sembra che volessero farla per davvero, l’invasione.»

«Il 21 maggio 1916, l’Army War College studiò un altro piano, che a grandi linee ricalcava il nostro. Dal 1903 al 1916, gli Stati Uniti avevano speso settantun milioni di dollari – una cifra esorbitante, per quei tempi – per erigere fortificazioni sulle due coste oceaniche, come avevamo consigliato noi. Questo perché gli inglesi avevano rapporti stretti con i giapponesi, quindi girava voce che avrebbero permesso loro di scendere in campo in Canada. Era tutta una bufala, ma a quell’epoca la gente credeva anche a queste cose.»

«Ma poi la prima guerra mondiale ha rimescolato le carte, giusto?» chiese Sue.

«Esattamente. Il Canada non era più una minaccia, né una preda, ma un alleato. Tutti avevamo un nemico comune: la Germania. Ma c’è dell’altro.» Begyn spiegò che l’Army War College aveva rivolto nuovamente l’attenzione al Canada negli anni ’30. Il Piano Rosso era stato approvato nel maggio del 1930 e per molti versi rispecchiava il suo predecessore, ma incredibilmente nel 1934 era stato modificato in modo da autorizzare l’uso di gas venefici contro i canadesi e il bombardamento strategico di Halifax, nel caso in cui non fosse stato possibile conquistarla via terra. «E poi, nel febbraio del 1935, il dipartimento della Guerra ottenne dal Congresso uno stanziamento di cinquantasette milioni di dollari per la costruzione di tre aeroporti militari dai quali eventualmente lanciare un attacco a sorpresa sulle basi dell’aeronautica canadese. Quello nella regione dei Grandi Laghi doveva essere camuffato da aeroporto civile e in grado di colpire il cuore industriale del Canada e il Sud dell’Ontario. Non sono io a dirlo: l’ho letto nei verbali delle sessioni della Commissione per gli Affari Militari della Camera dei Rappresentanti, documenti che dovevano rimanere segreti ma che per errore sono stati divulgati.»

«Questa non l’avevo mai sentita», disse Luke.

«I verbali sono rimasti segreti fino al 1974. Vi compariva anche la Società dei Cincinnati, perché la commissione aveva analizzato i nostri piani del 1903, così io sono stato incaricato di visionare tutto il materiale divulgato per assicurarmi che non ci fosse niente che potesse causarci problemi.»

Luke si sentì in dovere di avanzare un’obiezione. «Le faccio presente che l’Army War College prepara piani di guerra a puro titolo di esercizio, senza necessariamente prevedere che vengano messi in pratica.»

Ma Begyn non batté ciglio. «Nell’agosto del 1935 abbiamo eseguito manovre militari che fino a quell’epoca erano le più grandi mai tenute in tempo di pace. Trentaseimila soldati sul confine canadese, a sud di Ottawa, e altri quindicimila di riserva in Pennsylvania. L’hanno fatto passare come esercitazione, per l’appunto.»

«Ma lo era, evidentemente», disse Luke.

«No. Era la base operativa del piano definitivo d’invasione del Canada. Nel 1940, con la caduta della Francia, il nostro isolazionismo è andato a farsi benedire. Nell’agosto di quell’anno, Roosevelt ha stretto un’alleanza con il Canada: se Hitler avesse conquistato la Gran Bretagna entro l’autunno, sarebbe subito partito all’attacco del Canada e noi l’avremmo occupato proprio per difenderlo. Quindi sarebbe stato messo in pratica il nostro piano originario, ma anche quello del 1903 e quello dell’Army War College, oltre ad alcune aggiunte. Con le parole ’Quattordicesima Colonia’ ci si riferiva a tutta quest’operazione nel suo complesso. E noi abbiamo trovato interessante questo ritorno al nostro piano del 1812, ma non si può negare che l’intento originario fosse ben diverso da una difesa del Canada. E quest’ultima cosa è ancora sotto segreto. Ne ho parlato con alcuni dei nostri membri più anziani, che hanno memoria di queste cose, ed è ben chiaro che l’idea era quella d’invadere il Canada... e restarci.»

Fuori era sceso il buio. Il vento era calato e tutto si era fatto più quieto, compresa Sue. Fino a quel momento era rimasta seduta al tavolo, come una figlioletta a modo, che tiene per sé le proprie opinioni. Di solito le donne che ronzavano intorno a Luke erano l’esatto opposto: audaci, chiassose e impetuose. Non che a lui dispiacessero, però anche quelle taciturne avevano un loro perché. Soprattutto se sapevano destreggiarsi come questa attraente soldatessa dei Fluviali.

«Sei sempre così silenziosa?» le chiese.

«A bocca chiusa s’impara di più.»

Luke ridacchiò. «Io non ne sono mai stato capace.»

Erano quasi le otto di sera e lui non aveva fatto rapporto per tutta la giornata. Doveva scoprire che cosa stava accadendo, ma prima voleva soddisfare una sua curiosità. «Che cosa c’entrano tutte queste cose con Brad Charon e la sua lingua lunga?»

«Qui sta il problema», disse Begyn. «Quand’era Custode dei Segreti, Brad era al corrente di tutto quanto. Ha permesso a quel diplomatico sovietico e a quell’altro tizio di leggere questi documenti... più uno.»

Luke capì. «Il diario di Tallmadge.»

Begyn annuì. «Esattamente. Ora, lei potrà anche non credermi, ma io non ho idea di che cosa ci sia scritto, perché Brad se l’è tenuto per sé.»

Non solo per sé, evidentemente, visto che i russi ne erano a conoscenza.

Begyn si appoggiò allo schienale. «Secondo Brad, questi segreti erano scemenze assolute. ’Cose morte e sepolte’, diceva sempre. Sembrava che non capisse che noi li consideravamo importanti e che preferivamo non divulgarli. Di quel diario so pochissimo. Tallmadge ha presieduto alla stesura originale del piano Quattordicesima Colonia per la Guerra del 1812 e ad altri lavori che abbiamo svolto per il governo all’inizio del XIX secolo. Ne ha preso nota nel suo diario. Quando Brad è stato rimosso dall’incarico, il diario non era negli archivi. Gliene abbiamo chiesto ragione, ma non ha mai ammesso di averlo preso lui. Però l’aveva preso eccome.»

«Ma perché?» chiese Sue.

«Per ripicca. Era fatto così, lui. Abbiamo deciso di chiudere un occhio, per non litigare. Quando è morto abbiamo pensato di recuperare il diario, ma c’erano di mezzo tutte quelle contese ereditarie. Fritz Strobl mi dice che in casa di Brad avete scoperto una biblioteca segreta. Sapevamo che esisteva. Brad aveva promesso di destinare tutto quel materiale alla Società, ma questo accadeva ben prima del fattaccio. Dato che il suo lascito alla nostra biblioteca non fa parola di quei libri, abbiamo pensato che avesse cambiato idea. Ripeto, non abbiamo minimamente tentato di recuperare quella roba. Però mi pare di capire che la sua superiore sia disposta a darci una mano.»

Sarà dura, pensò Luke, pensando al fatto che Stephanie Nelle fosse stata licenziata e che l’unico in grado di ridarle il lavoro fosse zio Danny, che di lì a poche ore non sarebbe più stato presidente.

Riepilogò mentalmente ciò che aveva appreso.

La Società dei Cincinnati era stata incaricata di studiare un piano d’invasione del Canada, che in seguito era stato ampliato e preparato per l’attuazione durante la seconda guerra mondiale. L’operazione Quattordicesima Colonia. Non era mai stato messo in pratica, ma aveva acceso la curiosità di un sovietico nei tardi anni ’70 e di un americano negli anni ’80, la qual cosa aveva portato alla destituzione del Custode dei Segreti. Quest’ultimo si era impossessato di un vecchio documento, il diario di Tallmadge, che conteneva altre informazioni su eventuali lavori svolti in segreto dai Cincinnati subito dopo la nascita degli Stati Uniti. Cose morte e sepolte, così le definiva Charon. Ma lo erano? Anja Petrova era venuta a cercare quel diario, era andata dritta alla villa di Charon e sapeva benissimo quale parete sfondare.

Però non aveva trovato nulla.

Così si era rivolta a Peter Hedlund.

Il quale ora aveva mandato Luke da Lawrence Begyn.

Si alzò e si avvicinò a una delle finestre. Le luci di sicurezza montate lungo i bordi degli spioventi davano una tinta violacea ai fiocchi di neve che cadevano.

Si voltò verso Sue. «Dicevi che quei tizi a casa tua, prima che tu li facessi fuori, hanno nominato il diario di Tallmadge, giusto?»

«Sì.»

Questo significava che anche Mosca era a conoscenza del cosiddetto «segreto».

«Io so per certo che il diario non era nella biblioteca segreta di Charon», disse Luke.

«Però potrebbe essere in un’altra stanza», osservò Begyn.

«Che cosa glielo fa pensare?»

«Conoscendo Brad...»

Luke colse un brillio negli occhi dell’uomo. «Lei sa dove, dico bene?»

«Credo. Aveva un altro nascondiglio.»