Capitolo 152
La moneta di Vespasiano
Se ne erano andati tutti; soltanto la mia carrozza era rimasta ad aspettare il suo padrone. Accesi un sigaro; uscii dal cimitero. Non riuscivo a togliermi dagli occhi l’immagine della fossa, né dalle orecchie i singhiozzi di Virgília. Soprattutto questi ultimi avevano il suono vago e misterioso di un’incognita. Virgília aveva tradito il marito con tutta se stessa, e adesso con tutta se stessa lo piangeva. Difficile conciliare le due cose, né infatti ci riuscii durante l’intero tragitto fino a casa; una volta arrivato, però, mentre scendevo di carrozza, mi venne il sospetto che fosse invece possibile, addirittura facile, riconciliarle. Tenera Natura! La tassa sul dolore è come la moneta che Vespasiano ricava dall’urina; non olet, si trae profitto tanto dal bene quanto dal male. La morale, magari, condannerà la mia complice; ma di questo non ti importa niente, inesorabile amica mia, una volta riscosso il tuo tributo di lacrime. Tenera, tre volte tenera Natura!