Capitolo 120
Compelle intrare
«Eh no, nossignore, adesso vuoi o non vuoi ti devi sposare, e basta», mi disse Sabina. «Che gran futuro! Uno scapolone senza figli».
Senza figli! L’idea di diventare padre mi scosse; di nuovo mi sentii attraversato da quel brivido misterioso. Sì, era il caso di riprodursi. La vita da celibe avrà anche avuto i suoi vantaggi, ma erano esili e si compravano al prezzo della solitudine. Senza figli! No; impossibile. Mi preparai a dire di sì a qualsiasi cosa, perfino a imparentarmi con Damasceno. Senza figli! Siccome già a quell’epoca avevo grande fiducia in Quincas Borba, andai da lui e gli spiegai i miei andirivieni interiori quanto a un’eventuale paternità. Il filosofo mi stette a sentire tutto entusiasta; sostenne che Humanitas mi si agitava dentro; caldeggiò il mio matrimonio; nuovi commensali bussavano forte alla porta, commentò, e via dicendo. Compelle intrare, per citare il Salvatore. E non se ne andò senza avermi provato che l’apologo evangelico altro non era se non un preannuncio dell’humanitismo, male interpretato dai padri della Chiesa.