Capitolo 144
Un’utilità relativa
Ma la notte, che porta consiglio, mi fece notare quanto la cortesia imponesse di ubbidire ai desideri della mia donna di un tempo.
«Cambiale scaduta, urge pagarla», mi dissi alzandomi dal letto.
Dopo pranzo andai da dona Plácida; trovai un mucchietto d’ossa steso su un lettaccio vecchio e lurido; le diedi qualche soldo. Il giorno seguente la feci trasportare alla Misericórdia, dove morì una settimana dopo. No, non è vero: la trovarono morta già al mattino; uscì dalla vita in punta di piedi, come vi era entrata. Di nuovo, vedi capitolo 75, mi chiesi se era per questo che il sacrestano e la pasticcera avevano portato dona Plácida a questo mondo in un momento di particolare simpatia. Ma poi mi resi conto che, non fosse stato per lei, magari la mia storia con Virgília avrebbe dovuto interrompersi, o finire, all’improvviso e per sempre, nel suo momento di maggiore effervescenza; ecco, dunque, la vera utilità dell’esistenza di dona Plácida. Un’utilità relativa, ne convengo; ma cosa accidenti c’è di assoluto a questo mondo?