Equilibrio, parola complessa
Equilibrio. Parola complessa. Apro il vocabolario e leggo: “In senso morale e spirituale, capacità individuale di padroneggiare i propri impulsi e istinti, di giudicare con obiettività e di comportarsi con equità e senso delle proporzioni”.
In medio stat virtus. La “virtù sta nel mezzo” dicevano i latini. Anche qui, apro il vocabolario: “Frase talvolta ripetuta per affermare la necessità o la convenienza della moderazione, dell’equilibrio, o come invito a evitare gli eccessi”.
Sì, ecco, proprio quello che manca a questa città e ai suoi abitanti: l’equilibrio, la moderazione, il saper giudicare senza eccessi, con obiettività e lucidità, senza farsi guidare dagli istinti.
Ora, io non sono propriamente una persona piena di equilibrio, credo che chiunque abbia un minimo di capacità di pensiero, soprattutto di sensibilità, non possa o, più probabilmente, non riesca con facilità a essere sempre e comunque equilibrato. Per essere equilibrato occorre essere distaccato, e per essere distaccato bisogna saper tenere a freno le emozioni. Io invece con le emozioni ci campo, quelle vissute e non vissute, e allora spesso mi risulta difficile bilanciare il mio peso sul lungo filo della vita. Ma alla fine chi se ne frega, l’importante è comunque procedere, tirare avanti, nonostante qualche tentennamento e un po’ di barcollamenti, l’importante è restare in piedi.
Napoli è la città meno equilibrata del mondo, a Napoli non esistono le mezze misure, quante volte ce lo siamo detti, è una città fatta di eccessi, nero o bianco. Invece sapete qual è la novità? Che non è vero. Non è che a Napoli non esiste il grigio, è che non ce lo mostrano. Qualche anno fa sono stato ospite di una trasmissione televisiva proprio per parlare di Napoli, da cittadino e scrittore che la vive quotidianamente da quaranta e passa anni (ahimè). E la prima domanda che mi è stata posta è se avevo paura, perché, così è stato detto, la gente a Napoli è terrorizzata e ha timore persino di portare il cane giù. Equilibrio. In medio stat virtus, mi ripetevo in testa intanto che ascoltavo quelle parole. Quei giudizi.
Ai media piace il nero di Napoli, perché il nero fa audience. Perciò risposi che no, non ho paura, dissi quello che dico sempre in giro per l’Italia, che esiste una Napoli “normale” che non è raccontata perché non interessa raccontarla, una città fatta di gente “normale” che conduce “una vita normale”, al di là di tutto. Ecco, questa Napoli continua a non attirare nessuno, nemmeno i napoletani, pronti a schierarsi da una parte o dall’altra, fra quelli che vedono sempre tutto nero o sempre tutto bianco.
Io sto nel mezzo. Io, io che nella vita barcollo e tiro avanti, io che spesso ritengo l’equilibrio così noioso, io ripeto a gran voce la locuzione dei latini: in medio stat virtus.
Esiste la Napoli di Gomorra, certo, chi potrebbe dire il contrario, chi ha il coraggio di affermare di non essersi mai imbattuto in personaggi come il Track o il Cardillo. Esiste quella Napoli, fatevene una ragione. Così come esiste la Napoli dei grandi monumenti e delle strade eleganti mostrata ne I Bastardi di Pizzofalcone, la serie tv boom di ascolti ispirata ai romanzi di Maurizio De Giovanni.
Ma mica è tutto: c’è la Napoli dei quartieri piccolo-borghesi, palazzoni di cemento armato costruiti in tutta fretta durante il boom economico degli anni sessanta, c’è la Napoli dei rioni popolari nei quali convivono diverse stratificazioni sociali (uno dei pochi casi in Europa), dove la gente perbene (la maggioranza) combatte ogni giorno per condurre una “vita normale” nonostante la criminalità che gli scorre accanto. C’è la Napoli dei baretti e quella universitaria del centro storico. Napoli è più città in una, e allora perché continuare a volerla fare apparire come una sola cosa? Perché identificarla solo con la camorra? O perché, al contrario, dire che va sempre tutto bene?
Io, nel mio piccolo, tento di difenderla dagli attacchi gratuiti, da quelli che dicono che a Napoli non si può camminare con il cane per strada e probabilmente qui neanche ci hanno messo mai piede. Però non ho gli occhi foderati di prosciutto e non sto qui a raccontare favole: Napoli è una metropoli complessa, piena di sfaccettature, la città dove è stata eretta la prima università statale e laica del mondo e il luogo dove a capodanno i balordi sparano fra i vicoli con le pistole per festeggiare chissà cosa.
È una città che si ama e si odia. È più città in una. Quante volte ce lo siamo detti.
Ecco, dicevamo bene.
Equilibrio. Parola complessa.