La bellezza fa il suo giro
Napoli, Villa comunale, una domenica di metà ottobre. È stesa sul prato, le braccia al cielo a sorreggere il libro, lo sguardo che vaga curioso fra le parole. Intorno a lei, una brezza calda di fine estate accarezza gli alberi e inizia a sradicare qualche foglia, i bambini volano e s’inzaccherano d’erba, e le coppie si regalano sorrisi che sanno di primavera. Ma lei non sembra accorgersi di tutto ciò, rapita dal piccolo paradiso fatto di carta e inchiostro sul quale si sta arrampicando, timida, una piccola coccinella. Muove solo un attimo il capo per spostare lo sguardo e ripararsi dal raggio di sole che è riuscito a vincere le resistenze della grossa quercia appostata dietro di lei (aggrappata al terreno come un polpo alla sua preda) e ora punta proprio i suoi occhi, quasi volesse distrarla per mostrarle la bellezza che la circonda e che lei sembra non scorgere.
Pochi minuti e un soffione atterra piano tra le pagine, impedendole, stavolta sì, di proseguire la lettura. Lei lo caccia via con un breve schiaffo della mano, ma il soffione, dopo un breve mulinello, torna a distendersi fra le parole. Allora la ragazza soffia quasi divertita e resta a osservare l’intruso che vola a posarsi sui capelli color rame di un giovane seduto qualche metro più in là, il giubbino di pelle adagiato sul prato e una pallina in mano pronta a essere di nuovo lanciata al Jack Russel che attende con la lingua penzoloni e lo sguardo vispo. Lui allontana il batuffolo con un gesto simile a quello che ha compiuto lei poco prima, ma quello non demorde, fa un largo giro vorticando nell’aria prima di riprovare l’atterraggio, proprio sotto le narici del ragazzo, il quale arriccia il naso e non può fare a meno di lasciarsi vincere da un vigoroso starnuto che respinge, infine, il soffione lontano sull’erba.
La scena è buffa e lei non riesce a non ridere, cosicché lui si volta d’istinto e si accorge della sua presenza. I due si fissano per un istante e si scambiano uno schivo accenno di entusiasmo, poi lei torna a piantare le pupille nelle pagine. Lui accarezza il cane, ora sedutosi in attesa, poi, dopo un breve momento di riflessione, salta in piedi, strappa un altro soffione all’erba e s’incammina deciso verso la ragazza, la quale continua a leggere fino a quando lui si accovaccia al suo fianco e le porge il fiore. Finalmente lei si volta e i due, baciati da un refolo di luce carico di pulviscolo, si sorridono ancora e, forse, capiscono di volersi conoscere.
Sono talmente presi l’uno dall’altra che non si accorgono del cane che aspetta paziente il nuovo lancio, neanche sentono le risa di un bimbo che insegue un piccione dietro di loro, nemmeno si girano quando il soffione, risucchiato dal vento, vola via dalle mani di lei, a destare altre persone.
La bellezza gira nell’aria in questa città.
A noi il compito di farci leggeri, così da essere rapiti dalla sua brezza.