Capitolo ventuno

Blake si chiese se capitasse a tutti di vivere un’esperienza capace di cambiare la direzione della propria vita, oppure se lui fosse l’unico a sentirsi trascinato via da una valanga in grado di generare il caos. Salì sul marciapiede, l’aria gelida gli pungeva le guance. Aveva le allucinazioni o esisteva una specie di corrente romantica sotterranea che correva tra lui e Danica? Avrebbe giurato di aver visto il desiderio nei suoi occhi. Questa adesione al celibato stava alterando la sua percezione della realtà o qualcosa del genere. Si chiuse bene il giaccone e si avviò verso l’auto.

La strada che portava ad AcroSki era bloccata da un ingorgo, così ne imboccò una secondaria. Quando arrivò al segnale di stop tra la circonvallazione che portava al cimitero e Nauget Street, girò a destra anziché a sinistra. Non pensò a dove stava andando. Si stava dirigendo verso la tomba di Dave senza averne avuta l’intenzione. Era come se l’auto avesse una volontà propria e lui si limitasse ad assecondarla.

Si fermò nel parcheggio del cimitero, afferrò una sciarpa dal sedile posteriore e se l’avvolse intorno al collo proteggendosi la bocca dall’aria pungente. Uscì dalla macchina e si fermò nel vento, lo sguardo fermo nella direzione della tomba di Dave. C’erano tre auto nel parcheggio anche se Blake non vedeva nessuno nel cimitero. Non sapeva cosa avrebbe fatto una volta lì, ma si sentiva attratto verso quella tomba. Affrontò il vento e dopo pochi minuti fu sulla terra da poco dissodata. Con le mani affondate nelle tasche del giaccone fissava il terreno fertile, di colore marrone, che creava un forte contrasto con il tappeto di neve fresco tutto intorno.

Blake alzò gli occhi verso il cielo. «Dave? Sono stato un buon amico? Era il mio stile di vita che ti spingeva a cercare qualcosa fuori del tuo matrimonio, perché se fosse così amico, mi dispiacerebbe. La mia vita non è poi una gran cosa». Sentì il rumore dei passi prima che lei gli arrivasse accanto. Si aspettava di vedere Sally e invece si trovò faccia a faccia con la donna che aveva visto negli ultimi banchi della chiesa.

«Ciao», disse piano la donna.

«Ciao», rispose Blake e abbassò di nuovo lo sguardo perché la presenza di quella persona lo metteva in imbarazzo. E se fosse arrivata Sally e li avesse visti insieme? Avrebbe pensato che lui le aveva mentito e che sapeva fin dall’inizio dell’altra donna?

«Dave era un brav’uomo», disse lei.

Blake annuì, anche se non ne era più così sicuro. «Eri una sua amica?». Non riuscì a trattenersi. Voleva sapere se avrebbe negato la loro relazione. Lei lo guardò in faccia, i capelli biondi e ondulati infilati sotto un cappello di lana rosso. Gli occhi castani erano molto piccoli. Il rossetto rosso si intonava al colore vivace del cappello mentre il cappotto grigio, lungo e attillato, le arrivava quasi alle ginocchia. Sembrava una di quelle bamboline di porcellana con il trucco dipinto. Incrociò le mani all’altezza del petto per ripararsi dal vento. «Sì. Tu sei Blake, vero?».

Sorpreso lui rispose: «Ehm… ci conosciamo?».

Lei volse lo sguardo altrove. «No, non credo che tu mi conosca». Si infilò le mani in tasca.

Blake la guardava con la coda dell’occhio. Era minuta, gli arrivava all’altezza del petto. «Come hai conosciuto Dave?», le chiese.

Lei sfregò lo stivale di gomma contro un monticello di terra irregolare. «Ci aiutavamo a vicenda per certe cose».

«Certe cose?». Blake si stava infilando sempre di più dentro un tunnel nel quale non era sicuro di voler entrare, ma doveva capire che cosa c’era tra quei due, e perché Dave avrebbe rovinato la sua famiglia per quella donna.

«Conoscevo Dave da quando eravamo adolescenti, non ci siamo visti per anni, fino a quando sono tornata ad abitare qui. A casa. Eravamo… amici».

Blake sentì il calore della rabbia nonostante l’aria pungente. Si voltò per guardarla in faccia. «Amici?». “Non te la caverai tanto facilmente”. «Come mai tu sai chi sono ma io non ho la più pallida idea di chi sia tu?»

«Sei il socio di Dave», rispose la donna, senza fare alcuno sforzo per evitare il suo sguardo minaccioso. «Dave mi ha detto tutto di te». Alzò gli occhi al cielo come se cercasse una risposta. «Dave e io eravamo… lui era… ho un figlio di diciassette anni». Guardò Blake negli occhi, e lui capì.

«Il figlio di Dave?». Blake si sentì come se qualcuno gli avesse dato un calcio nello stomaco. “Sally. Rusty. Oh, Dio”.

Lei annuì. I capelli le caddero sopra gli occhi e lei non li scostò. Parlava piano, le parole tremavano nel freddo. «Eravamo molto giovani. Lui non sapeva di Chase. Stava cercando di fare la cosa giusta, voleva imparare a conoscerlo, passare del tempo insieme a lui».

«Andare a letto con te», la accusò Blake.

«No». Lei scosse la testa. «No, non era così. Dave stava solo cercando di capire quale fosse il modo migliore per affrontare la situazione, come dirlo a sua moglie». Si asciugò gli occhi con le dita protette dai guanti. «La amava, e anche se passava del tempo con Chase, non l’avrebbe lasciata per me. Non era questo che voleva».

«Ma Sally sa di voi due. Ha detto che…».

Lei scosse la testa. «Lui cercò di parlarle di Chase, e lei pensò che ci fosse dell’altro».

«Ma lui glielo lasciò credere. Sally ha il cuore a pezzi e ogni giorno la sua disperazione si fa più dolorosa perché pensa che suo marito avesse un’amante».

«Ce l’aveva, in un certo senso, ma non ero io. Emotivamente, credo che lui… dividesse il suo tempo. Dedicava tanto tempo a Chase perché voleva conoscerlo meglio. E aspettare che avessero un rapporto più solido prima di presentarlo anche a Sally e Rusty. C’erano molte cose di cui tenere conto».

«Perché ora? Perché sei tornata dopo tanti anni?». La rabbia di Blake stava montando. «Avevi bisogno di soldi, volevi un marito?»

«No», rispose lei risoluta. «Sono tornata perché mio padre è morto e dovevo prendermi cura dei suoi affari. Ho incontrato Dave al negozio e ci siamo messi a parlare. Lui ha fatto due più due. Io non ho mai nemmeno sfiorato l’argomento. Non avevo mai pensato di far incontrare Dave e Chase. È accaduto».

Blake si voltò e affrontò il vento raddrizzando la schiena, poi si girò di nuovo verso di lei, vomitando la sua rabbia senza freni. «Ti rendi conto di quello che sta passando sua moglie? Lui deve aver trascorso un’infinità di tempo con te, o con Chase, a spese della sua famiglia, e ora loro credono che non li amasse».

«Lui stava cercando di fare la cosa giusta». Le lacrime le scendevano lungo le guance.

«Sì, be’, ormai è morto e un sacco di persone stanno soffrendo. E adesso?». Blake doveva andare da Sally; doveva spiegarle come stavano le cose. Le sarebbe importato? Dave aveva rubato del tempo alla sua famiglia e comunque non lo avrebbero più riavuto indietro.

«Non lo so, va bene? Ho un figlio di cui occuparmi. Aveva appena conosciuto suo padre, e ora non c’è più».

Blake aveva già abbastanza problemi per conto suo. L’ultima cosa di cui aveva bisogno erano i casini di qualcun altro. Adesso più che mai si chiedeva se Dave non avesse mancato di proposito l’angolo del salto, precipitandosi verso la morte. Mentre tornava verso l’auto, rimuginava sulla possibilità che il suo amico si fosse suicidato: forse si era sentito troppo sotto pressione e non vedeva più via d’uscita. Non riusciva a credere che l’amore di Dave per sua moglie fosse finto. Forse la possibilità di perderla era troppo dolorosa per essere sopportata.

Aprì l’auto chiedendosi se la donna gli avesse detto la verità, oppure se Dave avesse avuto una relazione con lei. Poi si rese conto che non era così importante. Le aveva dato il suo tempo e la sua energia emotiva, ciò di cui Sally e Rusty avevano avuto più bisogno.

Si fermò al semaforo rosso mentre andava verso il negozio. Si trovava all’angolo tra la strada che lo avrebbe portato direttamente ad AcroSki e quella che andava verso casa di Sally. Quando scattò il verde, prese quella che lo portava al negozio.