Capitolo diciannove

Le gambe di Blake si muovevano nervosamente sotto il tavolo della cucina di Sally. L’odore dei fiori, di cui la stanza era piena, saturava la casa.

Sally lasciò una tazza di caffè davanti a Blake e gli sedette di fronte. Strinse le mani intorno alla sua tazza e guardò il liquido nero. «Grazie per essere venuto», disse.

«Di niente. Mi fa piacere aiutarti ma credo che, prima di ascoltare qualsiasi cosa tu abbia da dirmi, io debba raccontarti una cosa che riguarda Rusty». Aveva riflettuto per tutta la notte sul modo in cui confessare a Sally dell’inganno di suo figlio e alla fine aveva deciso che il modo migliore fosse dire semplicemente la verità, e che tacere avrebbe significato solo ritrovarsi con un problema ancora più complesso in futuro.

Sally alzò gli occhi. «Sono sicura che qualsiasi cosa tu debba dirmi, la so già». Abbassò di nuovo lo sguardo sul caffè fumante.

«Sally, quando ho accompagnato Rusty all’allenamento di pallacanestro qualche sera fa, lui… be’, non ci è andato. So che avrei dovuto dirti qualcosa, ma con tutto quello che stavi attraversando…».

«Lo so», rispose Sally con freddezza.

«Lo sai?».

Lei lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. «È una delle cose di cui volevo parlarti. Sicuramente sapevi dei nostri problemi… tra me e Dave, voglio dire?».

“Merda”. L’ultima cosa che Blake si sentiva pronto ad affrontare erano i loro problemi di coppia. «Non capisco. A quanto ne sapevo, tu e Dave eravate la coppia più felice del mondo. Lui mi parlava sempre delle serate di cinema a casa, degli allenamenti di pallacanestro di Rusty. Diamine, riuscire a fargli passare un po’ di tempo lontano dalla sua famiglia era come scalare l’Everest».

Una lacrima scese lungo una guancia di Sally. Scosse la testa. «Le serate di cinema a casa? Lo abbiamo fatto una sola volta. Dave era tutto meno che felice, Blake». Sally abbassò di nuovo lo sguardo. «Ero sicura che lo sapessi».

«No», disse Blake pensieroso. «Ma perché me lo stai raccontando?»

«Per Rusty. So che non gioca più a pallacanestro; l’allenatore mi ha chiamata due mesi fa». Deglutì a fatica. «Ma proprio in quel periodo mi resi conto che Dave aveva una relazione extraconiugale». Si asciugò una lacrima. «Prima di quel momento avevo pensato, non so, che stava succedendo qualcosa ma non capivo cosa fosse».

«Non posso crederci, Sally. Cioè, Dave mi rimproverava sempre perché andavo a le… uscivo con tante donne». “Davvero? Oppure mi incitava?”. Blake non ne era più sicuro. «Adorava te e Rusty. Diceva che non si perdeva un allenamento». Blake si passò una mano tra i capelli e sospirò profondamente. «Proprio non capisco».

«Vorrei sbagliarmi ma so che non è così. Dave era molto bravo a coprire le tracce. Per le prime settimane, mi diceva che lavorava fino a tardi, o che andava a sciare con te di sera».

«Con me? Era da mesi che non andavamo a sciare insieme prima… dell’incidente». Blake bevve un sorso di caffè e si prese la testa tra le mani cercando di capire quello che stava accadendo. Poteva essere stato così cieco da non vedere la commedia di Dave? Alzò la testa, la rabbia gli ribolliva dentro insieme al dolore. Le parole di Danica gli tornarono d’improvviso alla mente. “Non si tratta di te. Si tratta di Sally e Rusty”. Si ricordò del consiglio amichevole di Kaylie. «Mi dispiace di sapere che avevate dei problemi di coppia», disse con sincera solidarietà. «Ancora non riesco a capire perché mi stai dicendo tutte queste cose adesso. Cioè, Dave è morto. Non c’è nulla che io possa fare».

Sally appoggiò i gomiti sul tavolo ma poi incrociò le braccia sul petto. Blake vide che apriva la bocca e poi la richiudeva, cercando le parole giuste. Lui desiderava tanto abbracciarla e dirle che sarebbe andato tutto bene, ma come poteva farlo quando andava tutto male?

«È imbarazzante. Tutta questa storia è solo… umiliante. Non ho mai raccontato nulla alla mia famiglia. Non sapevo come farlo. Avevo paura di far capire che razza di moglie ero». Le lacrime scendevano rapide lungo le sue guance. «Rusty sta per crollare e io non so cosa fare».

Blake era ancora in preda alla totale confusione, si sforzava di credere che Dave avesse un’amante. «Rusty lo sa?». “Se lo sapesse, si spiegherebbero le sue parole”.

«Non credo. Almeno non ne ha mai accennato. Ma essere adolescenti è dura, e lui lo dimostra in tanti modi. Quando è tornato a casa l’altra sera, dopo che lo avevi accompagnato al presunto allenamento, mi è sembrato normale per la prima volta dopo secoli. È sempre così arrabbiato e qualsiasi cosa sia successa tra voi due, be’, mi sembra sia stata di aiuto».

«Ma io l’ho colto in flagrante. Non sono un genitore e questo tipo di eventi mi confonde». Blake ripensò alla sera con Rusty. Quel ragazzo era stato così aggressivo, sempre con un atteggiamento di totale menefreghismo, che le parole di Sally gli sembravano prive di senso.

«Avrei dovuto avvertirti su come stavano le cose riguardo agli allenamenti». Sally disegnò con le dita delle immaginarie virgolette in aria quando disse “allenamenti”. «Ma non ero nelle condizioni di affrontare il problema, e lui aveva bisogno di uno sfogo. Rusty non ha capito che so che non fa più parte della squadra, e non ne potevo più di starmene seduta qui mentre lui girava per casa imprecando e camminando come un leone in gabbia». La rabbia le fece alzare il tono di voce. «È stato egoista da parte mia, e mi dispiace. Avevo solo bisogno di una pausa». A quel punto, Sally sembrò crollare. Si coprì il viso con le mani mentre i singhiozzi le sballottavano su e giù le spalle. Sembrava una bambina che cerca di nascondersi dai problemi dei grandi. Era spaventoso.

«Aspetta, aspetta», disse Blake dolcemente. «Non importa. Mi fa piacere accompagnare Rusty… dai suoi amici, o ovunque tu voglia. Non sei stata egoista. Davvero, va tutto bene». Aveva proprio bisogno di parlare con Danica. Lei avrebbe saputo cosa fare.

«È solo che…». La voce di Sally era spezzata. «Rusty ha bisogno di un uomo nella sua vita, non un uomo che sia il mio compagno, non un sostituto di suo padre, ma qualcuno che sia presente, capisci? Dave non aveva tempo per lui, e non è giusto pretenderlo da te, ma ho paura di chiederlo ad altri. Lascia stare. Non avrei mai dovuto dirti nulla».

Blake era così sconvolto da tutta quella situazione che non sapeva cos’altro dire.

«Lei era lì, sai. La donna con cui Dave aveva una relazione. L’ho vista in fondo alla chiesa».

Blake ripensò alla donna che aveva visto nei banchi posteriori e fece due più due.

«Avrei voluto mettermi a gridare contro di lei perché era venuta, ma l’ho vista seduta lì da sola, a piangere, e sono riuscita a pensare solo che Dave ha fatto del male anche a lei». Sally si asciugò gli occhi.

«Sally», iniziò Blake, ma si rese conto di non sapere cosa dire. Dave era stato suo amico e socio, anche se andava in giro a fare pasticci. Cosa dicono gli amici e i soci in quelle circostanze?

«Ascoltami, quello che è stato è stato, va bene? Ora che so tutto, che tu ci creda o no, amo Dave nello stesso modo. E per quanto riguarda l’amante, be’, come posso biasimarla? Forse lei non sapeva che fosse sposato, o forse lo sapeva. Non posso esserne sicura. Si è innamorata di lui, questo è chiaro, per gli stessi motivi per i quali mi ero innamorata anche io. È solo una brutta storia».

«Mi sento così stupido. Avrei dovuto capire, vedere qualcosa».

«No, non è vero. Lui era molto bravo a nascondersi. Ma ormai non importa più. Adesso lui se n’è andato e Rusty non ha più un uomo che sia un punto di riferimento».

«Hai pensato di rivolgerti a uno psicologo? Cioè, non sono la persona migliore per parlare di queste cose, non so se mi spiego…».

«Sei un uomo», disse Sally debolmente. «Anche tu sei stato un adolescente, e inoltre, lui non andrà da uno psicologo. Ho provato inutilmente a convincerlo negli ultimi due mesi».

«Sally, ci sono cose di me che forse non sai». Blake si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro, mentre lei restava seduta, ad asciugarsi gli occhi, cercando di riconquistare la calma e la padronanza di sé.

Si raddrizzò sulla sedia, accavallò le gambe e si schiarì la gola.

«Dave forse non ti ha parlato molto di me, ma sono un… un cacciatore seriale di donne, se si può dire così».

«Sei un dongiovanni; chiunque ti conosca lo sa», rispose Sally come se stesse ripetendo una notizia sentita al telegiornale il giorno precedente.

«Sì, va bene, possiamo metterla in questi termini». Blake esitò. «Lo sanno tutti? Davvero?»

«Blake, tu non fai nulla per nasconderlo. Ormai ti conosco da diversi anni e non hai mai detto il nome della stessa donna due volte, quindi sì, è piuttosto chiaro. Ma non ha importanza. Voglio dire che non sto cercando qualcuno che insegni a Rusty come chiedere un appuntamento a una ragazza o come trattarla, ma solo che sia presente quando lui avrà bisogno di uno sfogo». Sally sospirò. «Come ho già detto, non importa. Non è una cosa che avrei dovuto chiedere né a te né a chiunque altro».

Blake pensò a Rusty. Avrebbe fatto del bene o del male a quel ragazzo se lo avesse frequentato? Poteva voltare le spalle al figlio di Dave? E Dave cosa avrebbe voluto che facesse? “Accidenti a te, Dave”. Blake guardò Sally a lungo, con uno sguardo severo, e si rese conto che l’ultima cosa che desiderava era ferire quella donna. Sally era distrutta, la donna in chiesa era distrutta, ed era stato Dave a provocare tanto dolore. Blake le voltò le spalle pensando che il modo in cui lui trattava le donne causava probabilmente lo stesso dolore. Ne aveva sentite troppe di lamentele per poterle contare: “Perché non mi hai richiamata? Mi fai sentire come un pezzo di carne. Mi hai usata”.

Si voltò di nuovo verso Sally. «Se puoi ignorare il modo in cui mi sono comportato finora e le cose che non ho fatto e avrei dovuto fare, allora sì, ti aiuterò in qualsiasi cosa mi chiederai per Rusty, e farò del mio meglio per evitare che diventi come me».