Capitolo venti
Un giorno, Thaylina scorse la cappa verde sventolare nella brezza tra gli alberi. La seguì nel bosco con il pugnale legato all’altezza della coscia. La cacciatrice si avvicinò di soppiatto alla bestia dalle sembianze di uomo mentre stava irretendo una donna con un canto sensuale.
Ashton mi riaccompagna al dormitorio. Non mi lascia mai la mano, anche se le assicuro che sto meglio. Ed è vero. Tutti hanno bisogno di un “Posto delle Grida”.
Abbraccio la mia amica e la lascio fuori dalla mia stanza, anche se la sua espressione è ancora preoccupata. Cerco di rassicurarla con un sorriso… ma non sono molto convincente.
Sono troppo stanca per fare altro che la doccia e indossare un top e dei pantaloncini, poi mi butto a letto. Il letto nuovo. La stanza è spettacolare e vorrei apprezzarla di più, ma non riesco a concentrarmi abbastanza da godermi il capolavoro che hanno realizzato Serge e Ashton.
So che il letto è enorme e morbido come una nuvola. Sposto la pila di cuscini (metterne tanti sparsi sulle coperte deve essere un tocco di design) e mi copro con le lenzuola di seta grigio chiaro. Il piumone è di un blu argentato davvero soffice. Sopra di me, delle tende nascondono il letto appese al soffitto. Le lascio un po’ aperte e mi sdraio sul fianco.
Piccole luci danzano sulla parete in movimenti casuali. Mi ricordano… le lucciole. Suppongo di essere felice di aver raccontato tutto a Ashton. Almeno tutto ciò che riguarda Grant.
Un divano blu scuro è sistemato contro il muro e davanti è stato posizionato un tavolino ovale, bianco e brillante, appoggiato sopra un tappeto dello stesso colore del piumone.
Una nuova scrivania rimpiazza quella vecchia nello stesso posto. Questa è di metallo e comprende una libreria che si innalza fino al soffitto; è così alta da sfidare la gravità.
Alcune parole sono dipinte in nero sulle pareti bianche, nella grafia più elegante che abbia mai visto.
Sincerità
Fede
Fiducia
Gentilezza
Coraggio
Autenticità
Premura
Onore
Lealtà
Rispetto
Sicurezza
Intuito
Nobiltà
Perfezione
Compassione
Le maledizioni. Tutte quelle che ho rivelato a Ashton, insieme ai nomi delle persone a cui appartenevano. In mezzo a tutte queste parole, c’è la frase saggia di Scoiattolo. La stessa che ha ripetuto Grant.
L’amore non ferisce mai. Mai.
Rido. È astuta, vero?
Qualcuno bussa alla porta facendomi sussultare. «Sto bene, giuro!», grido, sapendo che è Ashton.
«Apri!», mi dice.
Con un lamento mi alzo dalla comodità del letto e accendo la luce.
Quando apro la porta, sbatto le palpebre incredula. Alle spalle della mia amica ci sono Brendan, Lance e… Grant.
«Ma cosa…».
Prima che possa finire la frase, Ashton si fa largo in camera. «Dormiamo tutti qui. Io lo chiamo “cucchiaio di gruppo”».
I ragazzi mi passano accanto salutandomi con un cenno del capo. Grant si ferma di fronte a me e mi guarda negli occhi. Quando sorrido debolmente, lui mi stringe tra le braccia. Mi viene voglia di piangere di nuovo, ma non mi sono rimaste lacrime. Nascondo il viso contro il suo petto e rispondo all’abbraccio.
«Io…».
«Non dirlo». Mi ferma prima che possa scusarmi. La sua voce è decisa e non mi dà modo di replicare. Lo stringo forte a me.
«Mmm, magari è meglio se chiudete la porta prima che ci becchino», esclama Lance, atterrando con un salto sul divano.
Grant chiude la porta.
«Come siete arrivati qui?», domando, poi guardo Grant. «Soprattutto tu».
«Non me ne sono mai andato», spiega. «Ci ha portati Lily e le ho detto di tornare senza di me. E…». Esita.
«Abbiamo giurato di non dire nulla», spiega Lance.
Sposto gli occhi su Brendan che ammicca.
«Un altro passaggio segreto?»
«Aspetta, lo sapevi già?», domanda Lance. Sembra ferito perché è stato tagliato fuori ancora una volta.
«È una storia lunga», replico. «Ma, ragazzi, non è necessario che…».
«Piantala», borbotta Brendan. «Siamo qui e ci restiamo. Va’ nel letto, così possiamo accoccolarci tutti».
«Aspetta…». Grant mi si avvicina e sussurra: «Non c’è un posto dove possa parlarti un attimo in privato?».
Indico la porta del bagno che condivido con la stanza accanto. Che al momento è vuota.
«Non vogliamo sentirvi scopare!», ci avvisa Ashton.
Grant spalanca gli occhi.
«Non trova intriganti i bagni», rispondo con un ghigno impertinente. «Ci ho già provato».
Grant ride, ricordando il giorno in cui è entrato in bagno al golf club e mi ha trovata ad asciugarmi il sudore dai seni.
I ragazzi non colgono il riferimento e mi guardano come se fossi matta. Ashton invece ride perché ha capito. Ora che osservo con attenzione le facce, Brendan sta fissando Grant come se fosse matto, non me. Scuoto la testa e seguo Grant in bagno.
La prima cosa che fa è accendere la luce.
«Va bene qui?», domanda, dando un’occhiata al piccolo spazio che ospita una doccia e un WC.
«Sì», gli assicuro con un sorriso grato. «Lascia solo la luce accesa».
«Ho una paura folle dei ragni, ora lo sai. La tua claustrofobia non è nulla rispetto alla reazione che avrei io se una di quelle robe mi camminasse addosso».
Mi fa ridere e so che era quello il suo obiettivo. Sta cercando di farmi sentire meglio dopo l’attacco di panico in biblioteca.
Adoro questo ragazzo. Cazzo. Stupido Scoiattolo e i suoi brownie magici.
Grant punta gli occhi sulla mia mano, poi li spalanca agitato. Sfiora le nocche della destra, le esamina. Sono rosse, gonfie e graffiate. «Riesci a piegare le dita?»
«Al momento no. Pulsa e mi sembra vada a fuoco, ma non credo di avere la mano rotta». Non gli dico che me la sono già rotta in passato… e anche il polso, per questo ho imparato a fare a pugni come si deve.
«Ci hai messo il ghiaccio?».
Scuoto la testa.
Grant sporge il capo fuori dal bagno. «Ashton, hai del ghiaccio?».
Non sento la sua risposta prima che Grant richiuda la porta. «Suppongo che fossi troppo arrabbiata per chiamarmi, eh?»
«Già», rispondo in fretta. «Troppo».
«Non vorrei proprio vedere cosa hai fatto a pezzi con questi pugni». Sorride dolcemente.
«Il terreno non si è mosso, ho vinto io».
«Davvero?», domanda, con i suoi occhi grandi e azzurri fissi su di me. «Cioè, ti senti davvero meglio?»
«Sì». E sono sincera, anche se so di non riuscire a trasmetterlo a parole. Ma so che lui lo legge nel mio sguardo.
«Bene». Sposta il peso sui piedi prima di continuare, sembra a disagio. «Forse questa cosa potrebbe aspettare, ma una parte di me sente di doverlo dire ora».
Resto zitta.
«Lily e io uscivamo insieme».
Appoggio la schiena al muro, devo reggermi.
«Non te l’ho detto a causa della tua regola. Quando me ne hai parlato la prima volta, non sapevo cosa fare perché stavamo solo flirtando. E non sapevo se tu e Lily foste amiche. Cioè, sapevo che non lo eravate prima del tuo arrivo alla Blackwood perché me ne avrebbe parlato. Quindi non ero certo che la regola valesse. Perché non eri sua amica quando io l’ho frequentata». Sta parlando troppo, è nervoso. È così tenero. Decido di porre fine al suo tormento e gli chiudo la bocca con un bacio.
Grant mi abbraccia e mi stringe, come se mi stesse ringraziando con un abbraccio. Mi scosto prima che il bacio possa progredire. «Lo so, Parker me l’ha detto oggi».
Indietreggia leggermente. «Sto cercando di non essere un matto geloso, ma potresti spiegarmi cosa succede tra te e i fratelli Harrison? Ho parlato con Wil…».
«Cosa hai fatto?», lo interrompo.
«È stato la sera del tuo compleanno. Mi ha chiesto di poter restare da Stefan, ha detto qualcosa riguardo…». Chiude gli occhi, ha capito. Inarco un sopracciglio per incoraggiarlo a continuare. Sospira. «Ha detto che era più sicuro. Mi sono reso conto ora di cosa intendesse». Mi mordo un labbro, ho capito anche io. «Comunque, gli ho detto che mi interessavi e sapevo che voi due avevate un passato. E volevo essere sicuro che non ci fossero problemi, che questo non avrebbe danneggiato la nostra amicizia o il rapporto tra voi».
«L’hai fatto sul serio?», domando stupita.
«Sì, certo. Ho pensato fosse giusto. E per questo ho detto a Lily di noi, oggi. Doveva sapere… be’, cosa provo. Siamo stati insieme per molto tempo e tengo ancora a lei. Ma dovevo essere sincero».
«La tua maledizione…». Scuoto la testa incredulo. «E Lily e io potremmo essere più diverse? Sei sicuro di non provare nulla per lei?».
Grant ride. «Sul serio?». Annuisco e lui diventa serio. «No, nulla. Abbiamo rotto lo scorso dicembre. E il motivo per cui abbiamo chiuso è che lei non era sincera con me. Mi stava tagliando fuori e non sapevo perché».
«Quindi è stata una decisione comune, non ti ha lasciato lei?»
«Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso insieme dopo che io le avevo detto che non mi sentivo più coinvolto. Lei non sapeva spiegarmi cosa stesse vivendo e non voleva parlarmene. Sapevo che aveva a che fare con la sua famiglia. Ma era impossibile starle vicino ed essere parte della sua vita se non voleva condividere nulla con me. E io ho bisogno di questo. La sincerità per me è fondamentale».
«Preferisci una verità totale, integrale, sfacciata, a volte cruda e sempre sarcastica?»
«Assolutamente sì». Grant mi sorride.
«Forse sei un idiota», gli dico ridacchiando.
Ride di gusto. «Io lo sono? E questo vuol dire che lo sei anche tu?».
Stringo gli occhi, confusa.
«La prima volta che ci siamo parlati, hai detto che dovresti essere un’idiota per inna…».
«Oh!», lo interrompo. «Oh!». Mi manca il fiato. «Ehm…». Respiro a fondo.
Ride della mia incapacità di formare una parola di senso compiuto. «Lana, te lo sto confessando, sono un idiota».
«O-kay». Fatico a respirare, il cuore batte all’impazzata e mi balza in gola. «Comunque», il peggior cambio di argomento dopo che lui mi ha appena confessato di essere innamorato di me, «io e Parker siamo legati, ma solo come amici. Gli Harrison, tutti loro, hanno questa strana abitudine di proteggerti e con me lo fanno, per ragioni a me sconosciute. Non posso farci nulla».
Seguendo il mio repentino cambio di argomento, Grant mi chiede: «Per questo Lance è il tuo accompagnatore?»
«Sì, suo padre…».
Vengo interrotta da qualcuno che batte forte sulla porta. «Vestitevi! Mi serve il bagno», grida Brendan.
«Tienila ancora un minuto!», gli urlo in risposta.
«E lui?», chiede Grant indicando la porta con un cenno del capo.
«Lui è un male necessario».
Grant ridacchia. Poi si china e mi bacia dolcemente. «Mettiamo del ghiaccio su quella mano».
Quando usciamo dal bagno, Ashton e Brendan sembrano delusi perché i nostri volti non sono arrossati e i capelli scompigliati. Lance guarda Grant circospetto, come se cercasse di capire se ha buone intenzioni. Sul serio, questa storia dell’essere iperprotettivo sta peggiorando. Anche se credo che si dimentichi che ha un anno meno di me.
Mi accoccolo sul letto accanto a Ashton e lei mi mette il ghiaccio sulla mano con un’espressione sofferente, poi lo assicura con un bendaggio. Mi fa prendere un paio di pastiglie di ibuprofene. «Se non va meglio domattina, dovremmo andare in clinica per fare una radio grafia».
«Hanno i macchinari a scuola?», domando sorpresa.
«Certo», risponde Ashton. «Vogliono tenere qui tutte le informazioni mediche o tutte quelle possibili. La stampa adora questo genere di scoop».
«E io pensavo che la Printz-Lee fosse fissata con la privacy».
«Oh, non sai quanto», esclama Lance con la testa appoggiata su un cuscino e con addosso una coperta che non avevo mai visto. «Io mi prendo il divano. Non ci sto nel letto con voi quattro».
«Lance!», lo rimprovero. «Non…».
«Parla per te», s’intromette Brendan lavandosi le mani.
«Tieni i pantaloni addosso», gli dico minacciosa.
«Dai», ci chiama Ashton, scostando le coperte. «È ora del cucchiaio di gruppo».
Grant si toglie le scarpe e i calzini e si sistema dal lato del muro con addosso una maglietta e dei pantaloncini. Brendan spegne le luci e io prendo posto accanto a Grant, rivolta verso di lui, mentre Ashton si posiziona dietro di me. Non voglio pensare a Brendan alle sue spalle. Ci stiamo tutti… a stento.
«La tua stanza è fighissima». Grant sta guardando il soffitto. Sollevo la testa e vedo delle lucine che brillano sopra il letto come stelle.
«L’ha realizzata Ashton», gli dico. Lei mi stringe con un braccio intorno alla vita.
«Ti piace?», mi chiede. Sembra quasi nervosa e non è proprio da lei. Provo un po’ di senso di colpa. Avrei dovuto dirle qualcosa ben prima.
«La adoro, grazie. Non ho ancora visto tutto ma è pazzesca».
Grant si mette a sedere e nota il muro più distante. «Quelle sono…». Non finisce la frase. Vede le lucciole. O almeno, io penso che si riferisca a quelle. C’è molto da vedere qui dentro, ma non abbastanza luce per farlo, al momento.
Ashton ridacchia.
«Lo sai?», domanda Grant tornando a sdraiarsi.
«So tutto, abituatici».
Grant ride.
«Tutto?», chiede Brendan ansioso e io vorrei strangolarlo. Nello stesso momento, Lance domanda: «Sapere cosa?»
«Spero di sapere tutto». Ashton sembra allarmata. «Cosa c’è che non so?»
«Cosa c’è che io non so?», le fa eco Lance. «Ma che cazzo…».
Non riesco ad aprire la bocca. Il mio silenzio assicura a Brendan che non ho detto a Ashton niente che non avessimo in mente di raccontare, quindi risponde lui per me: «Entrambi sapete quello che è giusto che sappiate».
Sento Lance lamentarsi, insoddisfatto dalla risposta.
«Perché Ashton ti ha ridecorato la stanza?», chiede Grant.
Ora siamo tutti zitti.
«Cosa è successo?». Si solleva su un gomito, aspetta che qualcuno risponda.
«Te lo dico domani», lo rassicuro, appoggiandogli una mano sulla spalla per farlo stendere.
«Ci sono molte cose che non so, vero? Voi quattro condividete qualcosa, tipo una specie di legame?», domanda Grant, rendendosi conto di qualcosa di cui io non mi ero accorta. Ha ragione. Siamo legati da qualcosa di inspiegabile. Forse il destino ci ha uniti… ma vorrebbe dire crederci.
«Pensavo di essere io quello con la maledizione dell’Intuito», commenta Brendan.
«Ma come…». Mi trattengo dal chiedergli come sappia delle maledizioni: gliel’ha detto Ashton.
«Quindi è questo che fanno le ragazze durante i pigiama party?», domanda Lance dal divano. «Dicono che dormono ma in realtà parlano tutta la notte?»
«Ti stiamo facendo fare troppo tardi?», lo prende in giro Brendan.
«Sei ancora sulla mia lista dei sospetti», gli ricorda Lance.
«Lista dei sospetti?», chiede Grant.
Tutti rispondiamo: «Domani». E poi ci mettiamo a ridere.
Grant si sposta per sistemarsi di fronte a me e mi prende la mano ferita. I suoi occhi trovano i miei e li vedo brillare nella penombra della stanza. Vorrei baciarlo, ma preferisco non farlo con Ashton e Brendan alle mie spalle. Così restiamo sdraiati, parlando silenziosamente con lievi movimenti delle labbra e delle sopracciglia, con il brillio dei nostri sguardi. Fino a quando uno di noi, non so chi dei due, chiude gli occhi e si addormenta.
Nella protezione del cucchiaio di gruppo, con Brendan e Lance col loro respiro pesante e la mano di Grant sulla mia, sussurro: «Sono un’idiota anch’io».
Schiudo appena un occhio e vedo le labbra di Grant che si curvano in un sorriso felice.
La luce del sole filtra dalle finestre e io apro gli occhi. Ashton mi sta fissando. Grant è accoccolato alle mie spalle e Brendan tiene un braccio appoggiato alla vita della mia amica e ha il viso affondato nel cuscino.
Sorride radiosa quando mi sveglio. Mi inquieta un po’ che ci guardasse dormire.
«Scusa, magari ho il fiato del mattino», sussurra.
«Non lo sento, ma per sicurezza mantieni le distanze».
A voce più bassa possibile, un po’ scandendo le parole con le labbra e un po’ sussurrando, dice: «Mi piace da morire tutto questo». Indica con un cenno me e Grant stretti uno all’altra. «Sto cercando di non usare la parola insieme. Ma tu dovresti abituartici».
Cerco di contenere le risate per non svegliare Grant.
Guardo lei e Brendan. Adoro Ashton, lui non così tanto. Quindi non capisco che fascino eserciti su di lei. «Fingi di non avere loro intorno e rispondi seriamente. Cosa ti piace di Brendan? Perché non lo capisco».
«Sa essere la persona più dolce e attenta del mondo quando non fa il coglione egoista. E poi i bravi ragazzi non fanno per me, ricordi?». Ashton arriccia il naso quando Brendan le stringe la vita, sforzandosi di non urlare. Quando riapre gli occhi, domanda: «E a te cosa piace di Grant?»
«Che non è capace di essere un coglione egoista».
Sento la sua risata alle mie spalle e il suo petto trema contro la mia schiena.
«E di me cosa vi piace?», grida Lance. A quanto pare sono tutti svegli ad ascoltare.
«Fai finta di non averlo sentito», sussurra Ashton. Sorrido. Lei alza la voce: «Allora, Lana, cosa ti piace di Lance?».
Parlo forte in modo che Lance senta ogni parola: «Mmm… credo che sia molto corretto con i suoi amici e che con loro sia molto dolce e non li ferirebbe mai. Perché è nobile d’animo e farebbe qualsiasi cosa per evitare che lei soffra».
Lance si lamenta. «Kaely sa cosa provo, fatela finita».
Ashton e io ridiamo.
«Sei protettivo nei confronti dei tuoi amici, eh?», sussurra Grant.
«Shh», sibila Ashton. «Tu non sei qui con noi».
La stanza si riempie di risate.
«Dovremmo andare», esclama Brendan scendendo dal letto. Ashton protesta quando si scosta, allora lui si china e le dà un bacio sulla guancia. «Dobbiamo andarcene prima che si sveglino tutti gli altri». Poi aggiunge con fare casuale: «E perché la maledizione di Lance è la Nobiltà, quella di Grant l’Integrità e a me è toccato l’Intuito?». Sembra davvero infastidito.
«Non le scelgo mica io», gli spiego. «Tu sei lo stalker professionista, dopotutto».
«Cosa?». Grant fa capolino dietro la mia spalla per fulminare Brendan con lo sguardo.
«Sta scherzando», dice Brendan cercando di placare Grant.
«Invece no», si aggiunge Lance.
«Ti spiegherò più tardi». Schiocco un bacio sulla mano di Grant. «Andate, ragazzi. Io sono già nei guai».
«Perché?», domanda Grant preoccupato.
«Wow, non gli hai detto proprio nulla, eh?», mi accusa Brendan. Gli rivolgo un’occhiata minacciosa e lui risponde con un ghigno arrogante.
Grant mi bacia la fronte ed esce dal letto. Ha i capelli arruffati e la maglietta stazzonata. Credo che sia ancora più bello al mattino, tutto scompigliato. Ancora più che col completo elegante. Be’, non esageriamo…
«Lo stai spogliando con gli occhi?», chiede Ashton. Mi allungo per tapparle la bocca con la mano. Ma visto che è la sinistra, finisco per colpirla sulla fronte.
«Ahia!», esclama. «Perché mi picchi?».
Grant ridacchia. «Ragazzi, siete… non lo so nemmeno. Sono felice di potervi vedere così, però». Sposta l’attenzione su di me. «Lavori al golf club oggi pomeriggio o all’evento di stasera?»
«Stasera», rispondo, sperando che ci sia anche lui.
«Anch’io!», si intromette Ashton.
«Credo che ci saremo tutti», dice Brendan, ma poi guarda Lance. «A parte il principino qui. Come hai fatto a farti togliere…». Poi tace, rendendosi conto che nella stanza c’è una persona che non sa che abbiamo tutti delle spese processuali o delle multe da pagare. Le politiche sulla privacy della Blackwood tengono nascosti al resto del mondo i requisiti necessari per entrarvi. Credo che nemmeno Grant ne sia al corrente.
Grant si rende conto che Brendan si è interrotto a causa della sua presenza. «È un’altra cosa che mi spiegherai dopo?», mi domanda.
Guardo gli altri, chiedo loro il permesso con gli occhi.
«Solo se sei un buon partito», dichiara Lance.
Spalanco gli occhi. «Cosa?»
«Non puoi dirgli nulla a meno che tra voi non ci sia qualcosa di serio. Se vuole entrare nel nostro gruppo e conoscerne i segreti, non può essere uno da una botta e via».
Tutti mi fissano in attesa di una risposta, Grant compreso.
«Ne parliamo stasera, okay?», gli dico, senza concordare su nulla. Lui annuisce.
Dopo che i ragazzi se ne sono andati, parlo con Ashton, mordendomi un labbro nervosamente. «Ma cosa gli dico?».
Lei alza le spalle come se la risposta fosse scontata. «La verità».