9

Il brigadiere Alessandro Corda, un trentenne dal fisico massiccio, i capelli a spazzola e un mento importante, era seduto davanti a un portatile nella sala riunioni della stazione Carabinieri di Peccioli. Il maresciallo Santamaria e il capitano Rambaldi erano accanto a lui, in piedi.

«Ho esaminato i filmati nell’hard disk della Infosecurity e ho annotato gli eventi degni di nota. Ne ho fatta una copia che ho salvato su DVD» disse Corda, con un accento spiccatamente sardo.

Rambaldi annuì per invitarlo a proseguire.

«La vittima riceveva per lo più visite organizzate. Nell’ultima settimana due scolaresche e tre comitive di turisti. Per il resto, il museo è sempre abbastanza tranquillo. Qualche visitatore occasionale, come i due inglesi del giorno dell’omicidio, e poco altro.»

«Che mi dici del poco altro?» esclamò Santamaria.

«Il delitto risale a lunedì sera, io sono andato a ritroso fino alla domenica precedente. La mattina di lunedì sono passate la direttrice della Fondazione e una sua collaboratrice,» Corda controllò un blocco di appunti «Giuditta Natale. Si sono fermate una quarantina di minuti, hanno sistemato del materiale informativo, attaccato dei poster. Più che altro lavoravano Roberta e l’altra ragazza, la direttrice si limitava a dare disposizioni. Per il resto della giornata la vittima è apparsa nervosa, girava, spostava oggetti, si guardava intorno. Forse era in ansia per l’appuntamento della sera.»

«Vai avanti» disse Mauro.

«Domenica mattina è passato il sindaco, Duccio Mascagni, insieme a due persone, un uomo e una donna. Ha fatto da cicerone, hanno visitato il museo e Roberta è rimasta sempre in disparte. Tranne quando ha servito il caffè a tutti.»

«Sappiamo chi sono questi due?» chiese Rambaldi.

«Li riconosco» disse Santamaria. «Lui è Serse Barani, un medico molto noto, primario della clinica universitaria a Pisa, considerato un luminare di neurochirurgia.»

«E la donna è sua moglie Paola Corsi» aggiunse Corda. «Sono persone influenti qui in città, molto conosciute, abitano in una villa poco lontana dal centro, vicino al parco preistorico.»

«Continua» lo esortò Rambaldi.

«Veniamo a sabato scorso, nel pomeriggio. La seconda di due visite di quest’uomo».

Le immagini delle telecamere a circuito chiuso del museo scorrevano sullo schermo diviso in quattro riquadri.

Il brigadiere ne indicò uno. «È un soggetto che conosciamo, si chiama…»

«Saverio Marra» lo anticipò Rambaldi.

Corda e Santamaria si voltarono. «E lei come lo sa?» chiese il maresciallo.

«L’ho incontrato ieri sera al bar. Che mi dite di lui?»

«Ecco,» continuò Corda «intanto che era già stato dalla Savio il giovedì precedente e in quel caso si era trattenuto di più. Almeno mezz’ora. Vede?» disse facendo scorrere le immagini ad alta velocità fino al punto che cercava. Premette il tasto “play”.

Saverio Marra e Roberta Savio parlavano animatamente. L’uomo gesticolava, nervoso. Roberta era più calma, scuoteva il capo lentamente e rispondeva fissandolo negli occhi, per rassicurarlo. Ed ebbe successo perché Marra riacquistò un atteggiamento più sereno. Annuiva alla ragazza che continuava a parlare e a sorridere. L’incontro si concluse con i due che si salutavano stringendosi la mano e baciandosi sulle guance, prima che Saverio Marra uscisse dal museo.

«Due visite in una settimana» esclamò Corda «e in entrambe le occasioni è evidente una certa confidenza.»

«Marra è incensurato» intervenne Santamaria. «Ma ha frequentato a lungo un gruppo di motociclisti, i Nómadas, di cui pare fosse il capo. Poi li ha mollati, o loro hanno mollato lui. Da allora è sempre in giro in moto o al bar a cazzeggiare. Sappiamo che si assenta per lunghi periodi, anche più di un mese. Poi, da un giorno all’altro, ricompare.»

«Di cosa vive?»

«Non lo sappiamo, come dicevo è incensurato e non ci ha mai dato problemi. Certo che di soldi ne ha, nonostante l’aspetto trasandato. Ha una moto costosa e un fuoristrada da settantamila euro.»

«Traffici illeciti con la banda dei bikers?» chiese Rambaldi.

«No, non credo. Anche se quelli, di recente, si sono dati allo spaccio. Un paio di loro li abbiamo arrestati, ma li hanno rilasciati subito. Marra, però, come le dicevo ha preso le distanze da quel giro da un bel po’.»

«Santamaria, chieda alla segretaria di Brogi di prepararle l’autorizzazione per accedere ai suoi conti bancari. Voglio capire di cosa vive.»

«Sissignore.»

«Brigadiere, per il resto?»

«Poco, signor capitano. Abbiamo dei filmati con la Savio e il suo tablet. Quello di cui hanno riferito i suoi genitori al maresciallo. Ogni tanto, quand’era da sola, si appartava a scrivere o chattare. Ho fatto degli ingrandimenti e si tratta di un Samsung Galaxy Tab A6.»

«Bene. Santamaria, la consulente? Ha tirato fuori qualcosa di utile?»

«Ha lasciato un elenco di nomi. Tutte persone che hanno avuto a che fare con gli scavi, con l’allestimento del museo o che hanno scritto articoli sul ritrovamento di Isadora. Una trentina.»

«Metta un uomo al telefono e li rintracci tutti. Cominciamo a escludere chi aveva un alibi. Ah, si muova con tatto, mi raccomando. Trovi una scusa, ci vada leggero o ci ritroviamo sommersi dagli avvocati. Se qualcuno tergiversa, lei non insista, prenda nota e mi riferisca.»

«Stia tranquillo, signor capitano, me ne occupo personalmente. E con il Marra che facciamo?»

«A lui ci penso io.»