Nessuno è così cieco…

Roger Halsted era un tipo tranquillo, che non si accalorava mai; parlava sempre con calma e solo di rado gli capitava di esprimersi con una certa enfasi, quando l’argomento della discussione toccava le corde più recondite dei suoi sentimenti.

«No, Manny, hai decisamente torto» stava dicendo in quel momento. «Il limerick non è soltanto una poesiola scherzosa; per la lingua inglese equivale all’ haiku della lingua giapponese, un patrimonio genuino e peculiare.»

Vedendolo rosso in viso, con la lieve balbuzie accentuata dalla discussione, i presenti tacquero sorpresi perché non era cosa ordinaria vedere quel tipo bonario sfidare senza tanti complimenti Emmanuel Rubin, l’uomo che prendeva fuoco anche ascoltando i bollettini meteorologici.

Rubin era visibilmente irritato dalla contraddizione. «E tu vorresti dirmi che non si possono scrivere in altre lingue?»

«No, certamente. Di simili componimenti poetici ne conosco un certo numero anche in francese e in tedesco. Voglio solo dire che non sono così spontanei, così naturali come quelli inglesi. Non sono nati per quelle lingue. Insomma, santa pazienza, si possono scrivere haiku anche in inglese, basta contare le sillabe. Solo che gli haiku scritti in inglese non otterrebbero lo stesso effetto che ottengono se sono scritti in giapponese.»

«Sciocchezza strettamente soggettiva» replicò Rubin, mentre la barbetta sparuta tremolava bellicosamente. «È solo questione di abitudine. Insegna a comporre haiku ai ragazzini americani che frequentano le elementari e quelli impareranno ad apprezzarli nella lingua inglese come i ragazzi giapponesi imparano ad apprezzarli nella loro lingua.»

«Tu sottovaluti la differenza causata dal fatto che le sillabe della lingua giapponese hanno un suono più regolare delle sillabe della lingua inglese, e per quanto concerne questa forma di epigrammi, ciò che conta maggiormente è l’anarchia della lingua inglese.»

«Roger, tu la chiami anarchia perché non sai nemmeno cosa sia la grammatica.»

«Questa è la mia opinione» replicò Halsted. «La grammatica della lingua inglese è incredibilmente elastica e consiste quasi esclusivamente in una serie di eccezioni. Quanto al vocabolario inglese, è assai più abbondante di quello di ogni altra lingua per tutta una successione di fatti storici. Ogni parola della lingua inglese ha una ventina di sinonimi fra i quali non ce ne sono due che abbiano un significato esattamente identico.»

«Sulla flessibilità della lingua inglese sono d’accordo con te.» rispose Rubin.

«E allora sei d’accordo con me anche sul resto. Un limerick è formato da tredici piedi metrici suddivisi in cinque versi che hanno rispettivamente tre, tre, due, due e tre piedi ciascuno. Ci sono due sillabe atone fra ciascuna sillaba accentata in ogni verso, una o due sillabe atone all’inizio di ogni verso e nessuna, una o due atone alla fine. Se…»

A quel punto, Mario Gonzalo, l’artista membro fisso del sodalizio, che aveva seguito la disputa sorseggiando un Martini e schioccando le labbra in segno di apprezzamento per l’una e per l’altro, intervenne: «Suvvia, Roger, lascia stare. Lo sappiamo tutti quanti cos’è un limerick!».

«Quello che voglio dire, è che le regole del limerick sono rigide e quasi non lasciano scappatoie» rispose Halsted. «In inglese possiamo cavarcela perché possiamo sostituire una parola qualunque con uno dei suoi numerosi sinonimi, possiamo alterare l’ordine delle parole, usare un sostantivo come un aggettivo e così via, ma altre lingue non consentono lo stesso margine di libertà, i sinonimi non sono altrettanto abbondanti, la costruzione della frase segue regole rigide.»

A quel punto, l’unica persona estranea al sodalizio, l’ospite d’onore di quella serata, s’intromise nella discussione afferrando al volo l’occasione che gli si offriva dopo averla attesa a lungo, pazientemente.

«Il mio epigramma preferito è questo» disse: «From a crypt in the church of Saint Giles».

«D’accordo» disse prontamente Halsted «prendiamo pure questo. Ho letto più volte il secondo verso, che dice: "Came a scream that rang out for a mile". Ebbene, questo verso è sbagliato, perché fra le due sillabe scream e rang c’è solo una sillaba atona e non due come dovrebbero esserci.»

«Non è affatto così» replicò James Drake, accarezzandosi i baffetti grigi. «Tu puoi leggerlo spostando gli accenti così: Came a scream that rang out for a mile.»

«Questo è voler fare violenza al ritmo più comune della parlata inglese» replicò Halsted, annoiato. «Se tu dovessi leggere quel verso come prosa, passeresti per un illetterato ponendo l’accento sulla parola out. Potresti dire: Came a screaming that rang out for a mile, ma avresti tre sillabe atone fra rang e mile, ed è inammissibile. Puoi anche scrivere: Came a screaming that rang out for miles, che suona già meglio e, sia detto incidentalmente, conserva anche la rima, un particolare al quale molti dilettanti epigrammisti sono sensibili. Comunque, la frase came a screaming, anche se tollerabile in inglese, è pur sempre un… tantino forzata, e allora tu cambi il tutto così: Came a scream that resounded for miles e hai, finalmente, un verso perfetto, che rispetta le regole di questi componimenti poetici.»

«E, come sta cercando di dirti Henry, c’è un banchetto luculliano che ci attende» replicò Geoffrey Avalon, con la sua vociona dal timbro baritonale. «Basta che tu chiuda la bocca e che ci lasci prendere posto a tavola.»

Henry, il cui ruolo come cameriere a quelle riunioni conviviali lo rendeva il solo membro indispensabile, disse tranquillamente: «Non posso garantire la perfezione, signori, ma c’è un’oca arrosto che penso possa piacere».

Halsted si affrettò a prendere posto a tavola. Lo sapevano tutti che l’unico modo per fargli smettere di comporre epigrammi consisteva nel mettergli il piatto pieno davanti. Del resto, lui stesso lo aveva riconosciuto, in qualche occasione, e si era sempre definito una buona forchetta.

Finiti i funghi stufati e tolte le ossa spolpate dai piatti, l’ospite stuzzicò ancora Halsted. «Sicché lei conosce l’epigramma di Saint Giles» disse.

«Chi, lui?» esclamò Trumbull, con un sogghigno che gli tagliava la faccia abbronzata sotto la folta capigliatura bianca. «Ha letto tutti i limerick che son stati scritti e grazie alla sua insopportabile mania e alla nostra incomprensibile tolleranza, li abbiamo dovuti ascoltare anche noi.»

«Siccome tu, Tom, sei arrivato in ritardo come al solito» disse Avalon «non ho potuto presentarti il mio ospite e lo faccio ora. Questo è Ananias Saint John, un cugino di mia moglie, un tipo simpatico nonostante questa parentela.»

«Ananias?» disse Trumbull, fissandolo con un’espressione piuttosto dubbiosa.

«Sì, Ananias» rispose l’ospite, sorridendo allegramente. «I miei genitori avevano un senso alquanto perverso dell’umorismo, ma per fortuna la Bibbia si legge così poco al giorno d’oggi, che l’allusione implicita nel nome passa quasi sempre inosservata. Dico quasi sempre perché qualche volta non riesco a farla franca, come la settimana scorsa. Generalmente, il guaio deriva dalla pronuncia, e questa mi fa rammentare un particolare, caro Geoff; vorrei pregarti di frenare il tuo amore tutto anglosassone per l’elisione, per evitare di pronunciare il mio cognome come Singion. Cerca di accentare l’ultima sillaba per pronunciarlo Sinjhon o, meglio ancora, Saint John.»

«L’elisione può tornare utile» disse Halsted. «C’era un giovanotto che si chiamava veramente Singion, che diceva a sua moglie: “Honest Injun…”.»

«Accidenti a te, Roger» tuonò Trumbull. «Smettila di torturarci coi tuoi epigrammi o almeno, prima di riprovarci, trova una parola che faccia rima con Saint John, per quanto esecrabile possa essere.»

Halsted citò quietamente:

«I was having not fling,

with that pretty young thing.

Just a bit of fatherly pinchin.»


«Esecrabile è la parola giusta, Tom» disse Avalon.

«Sai fare di meglio?» replicò Halsted.

«E chi se lo sogna?» rimbeccò Trumbull. «Per pretendere di comporre un epigramma migliore ci vuole un uomo che abbia delle microambizioni!»

Avalon picchiò sul bicchiere dell’acqua col cucchiaino ed Henry, discreto come al solito, incominciò a servire il brandy.

«Roger» disse Avalon «questa sera hai tenuto banco sin dal principio. E se ne approfittassimo per incaricarti di condurre l’interrogatorio, visto che sei tanto in forma?»

Trumbull proruppe in un ruggito esprimendo la sua disapprovazione. «Andiamo, Geoff. Roger ne approfitterebbe per trasformare la discussione in una competizione a base di epigrammi, nel qual caso vi giuro che me ne andrei.»

«Come anfitrione» disse austeramente Avalon «sono io che decido, e le mie decisioni sono senza appello. Roger, tu torchierai il nostro ospite, ma l’argomento epigrammi non dev’essere nemmeno sfiorato.»

«Non me lo sognerei nemmeno!» esclamò Halsted, inarcando un sopracciglio. «Quello che volevo dire l’ho già detto. Signor Saint John» incominciò, pronunciando il nome con cura e staccando bene le due parole «è uso, anche se non è obbligatorio, chiedere ai nostri ospiti di giustificare la loro esistenza e in questo caso io rinuncio a chiederglielo. Se lo facessi, la conversazione potrebbe iniziare per la tangente e invece voglio procedere direttamente puntando subito su un particolare che nulla ha a che fare con gli epigrammi…»

«Torchia e smettila di concionare» brontolò Trumbull.

«Calma, Tom» disse Avalon, con un gesto autoritario.

Halsted riprese. «Poco fa, lei ha detto che solo pochi si accorgono dell’allusione implicita nel suo nome. Lei alludeva certamente al fatto che, nella nostra lingua, Ananias è un nome usato metaforicamente per dire bugiardo.»

«Precisamente» rispose Saint John, sorridendo allegro. «Anania e sua moglie Zaffira mentirono per non versare tutto ciò che possedevano nella cassa comune, e per quel misfatto furono fulminati da San Pietro. Il fatto è citato all’inizio del quinto capitolo degli Atti degli Apostoli.»

«E non ha mai pensato di cambiar nome?» domandò Rubin.

«E perché dovrei cambiarlo?» replicò Saint John. «Mi piace, mi dona una certa personalità. Non ho trovato nessun altro che si chiamasse così e la cosa mi va a genio.»

«Torniamo al punto, comunque» disse Halsted. «Lei, prima, ha detto che qualcuno ha fatto delle allusioni, la settimana scorsa. In altre parole, qualcuno ha pensato che lei mentisse o le ha dato del bugiardo. Perché?»

«Ho accennato a qualcosa che è accaduto la scorsa settimana?» domandò Saint John, con un’espressione preoccupata nel faccione bonario.

«Sì» rispose Drake. «L’ho udito anch’io!»

«Non avrei dovuto» disse Saint John. «Mi era stato chiesto di tacere quel particolare.»

«Aspetti un poco!» disse Trumbull, chinandosi in avanti e fissandolo dritto in faccia. «Sarebbe lei quel Saint John implicato nell’incidente di Winston Arms?»

«Io abito in Winston Arms» rispose l’ospite, guardingo come se temesse di cadere in una trappola.

«Benissimo. Io conoscevo solo le iniziali del suo nome di battesimo, ma se l’avessi saputo, avrei capito che si trattava di lei sin dal momento in cui ci hanno presentati. Ascolti: quel fatto non rientra completamente nella mia giurisdizione e ne ho sentito parlare solo indirettamente, comunque non c’è nulla di male se ne discutiamo qui, fra noi. Tutto quello che diciamo non esce da queste quattro pareti. Possiamo fidarci, e questa regola comprende anche Henry, il nostro stimatissimo cameriere.»

Saint John non era ancora tranquillo. «E come posso sapere che lei ha l’autorità per…»

«Tutto a posto, Anan» disse Avalon «Se Tom dice che puoi procedere, ti puoi fidare. Solo che io, di solito, scelgo con cura i miei ospiti e cerco di evitare questi maledetti inconvenienti. Mio cugino è un ingegnere elettronico che ha sempre avuto una vita impeccabilmente tranquilla, e adesso, invece…»

«È accaduto soltanto la settimana scorsa» disse tristemente Saint John. «Mi dispiace davvero.»

«Vuole raccontarci cos’è accaduto?» disse Halsted.

Saint John esitò ancora, brevemente, poi si decise. «Per farla breve» disse «ho trovato un uomo assassinato e adesso ho l’impressione che l’F. B. I. sospetti che l’abbia ucciso io.»

I Vedovi Neri sospirarono tutti insieme.

«Omicidio!» disse, piano, Gonzalo. «Non ci capitano quasi mai casi del genere.»

«Lascialo parlare» disse Halsted. «Le spiace cominciare dall’inizio, signor Saint John?»

«Non c’è molto da dire» rispose l’interpellato. «Venerdì scorso sono uscito di casa, in Winston Arms, per uno dei soliti giretti. Quel giorno ero libero e mia moglie aveva pensato bene di affibbiarmi qualche commissione, forse temendo che un po’ di riposo extra potesse nuocere al mio morale. Stavo richiudendo la porta, coi soliti tre giri di chiave come si usa a New York per star più sicuri, quando udii aprirsi la porta dell’ascensore. Qualcuno doveva entrare o uscire, e io gridai che mi aspettassero perché altrimenti c’è il rischio di dover attendere cinque minuti buoni prima che l’ascensore ritorni. Comunque, quando arrivai, trovai chiuse le porte di tutti e tre gli ascensori; nessuno in vista e nei dieci secondi circa che avevo impiegato per giungere sin lì nessuno sarebbe riuscito a nascondersi entrando in un appartamento qualunque. Bisognava concluderne che qualcuno era entrato nell’ascensore per salire.»

«Gli ascensori non sono esenti da guasti, dopo tutto» osservò Rubin, che abitava in un grosso condominio. «Poteva essersi fermato a quel piano per un guasto o per una manovra sbagliata, senza che nessuno uscisse o entrasse.»

«Invece, alla luce di quanto si venne a scoprire in seguito, c’erano motivi validissimi per ritenere che qualcuno fosse entrato nell’ascensore» rispose Saint John. «Un assassino che aveva approfittato del fatto che gli voltavo le spalle per chiudere la porta di casa. Se l’avessi visto, se avessi preso l’ascensore assieme a lui, forse avrebbe cercato di uccidere anche me.»

«Che ora era?» domandò Halsted.

«Circa le sedici.»

«Mi sembra che quell’uomo abbia corso un grosso rischio. A quell’ora è facile incontrare qualcuno.»

«Non necessariamente» rispose Saint John. «La porta dell’appartamento dal quale era uscito ha uno spioncino, l’occhio magico, dal quale si vede tutto il pianerottolo e il corridoio e penso che prima di uscire avrà guardato e solo dopo aver visto che non c’era nessuno sarà andato a chiamare l’ascensore. Comunque, in quel momento io ignoravo tutti questi particolari e quello che stava accadendo; sapevo solo che qualcuno non mi aveva aspettato, e siccome quella scortesia mi aveva irritato un poco, aspettando l’ascensore presi a camminare avanti e indietro. L’attesa è sempre lunga, specie quando si è in certe disposizioni d’animo e per tutto svago non ci resta che fissare una porta chiusa.

«All’altra estremità del corridoio, proprio di fronte alla porta di casa mia, c’è la porta di un altro appartamento. Quell’uscio era socchiuso e da dentro s’udiva distintamente qualcuno che gemeva. “Chi è? Serve qualcosa?” domandai avvicinandomi e aprendo un po’ di più l’uscio. Udii gemere più forte e fra i lamenti mi parve di distinguere la parola “Aiuto”. Allora entrai facendo forza su me stesso. Oh sì, è facile sogghignare, ma intervenire può significare cacciarsi nei guai, e infatti è andata proprio così.

«C’era un uomo moribondo nel salotto. L’avevano accoltellato e il coltello gli era rimasto conficcato nel petto. Scusatemi se non mi perdo in particolari, ma simili spettacoli non sono il mio forte. Avevo già incontrato qualche volta quell’uomo nel corridoio o nell’ascensore, senza che ci fossimo mai scambiati una parola. Qui a New York è normale, direi, e voi lo sapete, ignorarsi completamente fra coinquilini o vicini di casa.

«Rimasi quasi paralizzato. Non sono medico e non sapevo cosa fare. Avrei potuto correr fuori urlando per chiamare aiuto, avrei potuto rientrare in casa e citofonare al portiere perché avvertisse la polizia, e invece rimasi lì come paralizzato. Quel poveretto mi fissava, poi, con voce distinta, disse: “L’uomo cieco”. I tendini, tesi nello sforzo fatto per pronunciare quelle tre parole, s’afflosciarono; reclinò la testa e spirò. Non avevo visto nessuno morire prima d’allora, ma in quel momento non ebbi dubbi che quel poveretto era spirato.»

Saint John tacque per un poco, poi si rivolse a Henry: «Cameriere, posso avere ancora un po’ di brandy?».

Pareva che Henry, come al solito, avesse previsto la richiesta.

Gli altri rimanevano in silenzio. Saint John si schiarì la gola e riprese a raccontare. «Io continuavo a rimaner lì senza sapere che pesci pigliare. Era morto davvero? Dovevo fare qualcosa per cercare di salvarlo, io che ignoro tutto in fatto di pronto soccorso? Poi riflettei che, se era morto, non dovevo muoverlo, non dovevo toccare nulla, e infatti ero spaventato anche all’idea di toccare il telefono, ma poi mi decisi, lo presi delicatamente, con un fazzoletto, e chiamai la polizia.

«Dopo, tornai in casa per avvertire mia moglie di quel che era accaduto, e fui costretto a tranquillizzarla, come potete immaginare, dopo la notizia che le avevo dato. Quando si fu calmata un poco, tornai in quell’appartamento per attendere l’arrivo della polizia.»

«Mi chiedo come mai mi sia sfuggita la notizia» disse Gonzalo. «Un assassinio in un appartamento di lusso trova quasi sempre spazio nell’angolo in basso a sinistra della prima pagina del “New York Times” ed esce con titoli vistosi sul “News” e sul “Post”.»

Saint John si strinse nelle spalle. «Penso che abbiano cercato di nascondere la notizia per quanto era possibile. Comunque, gli altri inquilini l’hanno saputo, perché mia moglie aveva telefonato all’amministrazione del palazzo. I condomini si sono infatti riuniti per discutere il problema della sicurezza, ma questi particolari non hanno nulla a che vedere col nostro racconto.

«Quando la polizia finalmente arrivò, c’erano anche degli agenti dei servizi segreti e fu uno di questi ad interrogarmi. Quando gli dissi che mi chiamavo Ananias mi guardò fisso per un pezzo e alla fine mi domandò la patente di guida, come se volesse controllare pensando che gli avessi dato un nome falso. Gli diedi la patente assieme ad alcune carte di credito, e su tutti quei documenti, ovviamente, il mio nome era scritto a chiare lettere.»

«“Lei conosceva bene quest’uomo?” domandò alla fine il poliziotto.

«Risposi che non lo conoscevo affatto. “L’ho visto qualche volta nel corridoio o in ascensore, ma non ci siamo mai rivolti la parola.”

«“Ma eravate vicini di casa! Abitavate sullo stesso pianerottolo!...”

«Cercai di spiegargli le usanze di New York e quello ascoltò impassibile, poi domandò: “Lei ha rimesso in ordine qualcosa, qui dentro?”.

«“Ma niente affatto!” replicai. “Ho toccato solo il telefono ed ho aperto la porta per entrare, sono venuto sin qui, ma può darsi che abbia sfiorato qualche mobile.” Non trovavo niente di strano in quelle precisazioni; facevo solo del mio meglio per aiutarlo dicendogli tutta la verità.

«“È stato lei”» domandò, indicando prima la veneziana della finestra che pendeva sbilenca come se l’avessero rotta, poi alcuni libri posati in disordine su un tavolino.

«Io non mi ero ancora accorto di quei particolari e glielo dissi. Quello volle sapere se avevo toccato qualche portacenere e io risposi che non ne avevo toccato nemmeno uno.

«Allora mi disse di raccontargli cos’era accaduto e glielo raccontai esattamente come l’ho raccontato a voi, ora.

«“Dunque, lei pensa che qui dentro sia entrato un cieco e che abbia combinato questo guaio?” domandò il poliziotto.

«Risposi che non lo credevo affatto. Gli ripetei che quel povero diavolo aveva detto soltanto “l’uomo cieco” prima di spirare, ma non aveva detto affatto di essere stato accoltellato da un cieco, né che un cieco era entrato in casa sua o altre cose del genere. Prima di spirare, aveva pronunciato solo quelle tre parole ed era tutto ciò che io sapevo.

«“Secondo lei, cosa voleva dire?” domandò il poliziotto.

«Risposi che non ne avevo idea, ma intanto incominciavo a preoccuparmi perché intuivo cosa stavano pensando i poliziotti. Nell’appartamento non c’erano tracce di lotta e non c’erano tracce di furto. Pareva proprio che fosse scoppiata una lite improvvisa fra amici e io abitavo sullo stesso pianerottolo. Avrei potuto essere quell’amico, l’assassino che cercava di sviare i sospetti chiamando la polizia e inventando la storia dell’uomo che scappava con l’ascensore e del moribondo che, prima di spirare, pronunciava parole senza senso.

«Alla fine mi lasciarono andare, ma per un pezzo ho temuto seriamente che mi arrestassero. Comunque, nessuno può togliermi dalla testa che se non mi fossi chiamato Ananias, quel poliziotto non avrebbe avuto nemmeno il sospetto che potevo mentire e forse non m’avrebbe fatto passare un così brutto quarto d’ora. Mi lasciarono andare avvertendomi di non parlare con nessuno e questo è tutto.»

«Io sono sicuro che il suo nome non ha niente a che fare con quanto le è capitato» disse Trumbull. «Il fatto è che in questa storia c’è sotto molto di più di quanto lei possa immaginare ed è proprio per questo motivo che si cerca di suscitare meno scalpore che si può. Da parte mia, quello che intendo fare, avendo superato la sorpresa di ritrovarmi qui con lei una settimana dopo il delitto, è di rivelarle il meno possibile senza, nel contempo, nasconderle tutto ciò che lei deve sapere.

«Il fatto è che la vittima, che chiameremo Jones, era un agente incaricato di una missione segreta. Su chi e su cosa stesse indagando non ci interessa in questo momento, ma si trattava di una missione talmente delicata che quell’uomo non osava nemmeno avere contatti con noi tranne in rare occasioni e per mezzo di canali tanto complessi sui quali ignoro tutto, anche i particolari più insignificanti. Del resto, come ho detto, non ero direttamente interessato a quell’indagine. Quell’uomo abitava lì da due anni, godeva di una copertura complessa e ben collaudata e svolgeva le sue mansioni con la massima circospezione.»

«Per me, queste attività spionistiche hanno sempre qualcosa di falso» disse Rubin. «Mi sembra roba da romanzo poliziesco. Come può un uomo sognarsi di fare una vita del genere?»

«Sono pochissimi, infatti» rispose Trumbull «ma è un lavoro che dev’essere fatto ed è pagato profumatamente. Altri benefici secondari sono la possibilità di andare in pensione quando si è ancora giovani e i trattamenti assistenziali sono assai allettanti. Ma lasciami proseguire.

«Adesso, col senno di poi, ci rendiamo conto che la sua copertura era saltata, anche se non sappiamo come. L’hanno ucciso, e non sappiamo perché. Potrebbe trattarsi di un delitto che non ha nulla a che fare con la missione della quale era incaricato, ma noi tendiamo sempre a scartare la pura e semplice coincidenza in fatti come questo.»

«Non basta drammatizzare per azzeccare» sentenziò Avalon. «Perché non potrebbe essere stato uno che era entrato lì dentro per rubare? Uno che, trovandosi inaspettatamente Jones davanti, lo ha accoltellato e, spaventato da quel che aveva commesso, è scappato senza rubare nulla?»

Trumbull lo fissò sogghignando sprezzantemente. «Perché non c’era alcun segno di effrazione sull’uscio e perché Jones non era il tipo da lasciarsi accoltellare da un ladruncolo da quattro soldi alle quattro del pomeriggio. No! Doveva trattarsi di un’intrusione ben organizzata, studiata per sorprendere Jones quando meno se l’aspettava, tale da poter essere eseguita solo con una congiura ben preparata.»

«E perché proprio in casa?» chiese Halsted. «Non potevano simulare un incidente stradale? Non potevano farlo fuori chissà dove, a Central Park, per esempio?»

«Certo, si poteva fare anche così e qualche volta è stato fatto» rispose Trumbull. «Ma questo era un caso tutto particolare e, in un certo senso, era una questione di guerra psicologica. Io, almeno, credo che lo fosse. Cerchiamo di considerare la situazione in questo modo: chi conduce una vita tanto pericolosa deve sempre stare sul chi vive, deve sempre essere cosciente del pericolo che corre dappertutto, in ogni istante, nella strada, in un edificio pubblico o in un luogo isolato e deserto. Tuttavia, la casa resta sempre un rifugio perché, se non ci fosse almeno un luogo, uno solo, in cui sentirsi tranquilli, la vita diverrebbe impossibile. Essere stanati, uccisi in casa, ha, fra le altre conseguenze, non solo la possibilità di sbarazzarsi di un agente importante, ma anche quella di demoralizzare gli altri, tutto il personale che fa parte di quell’ufficio.

«Ma la domanda che dobbiamo porci non è perché l’hanno ucciso lì, ma come hanno fatto per riuscirci. Quell’uomo era un vero esperto in tutte le tecniche di difesa personale, eppure non c’era segno di lotta; era armato, e la pistola non l’ha usata. Confrontiamo questi particolari col fatto che tutto lascia supporre che l’assassino sia entrato in casa perché Jones gli ha aperto spontaneamente la porta.

«Chi erano le persone che Jones poteva far entrare senza timore? È fuor di ogni dubbio che poteva far entrare solo persone in grado di non destare il minimo sospetto. Per esempio, dubito assai che io ci sarei riuscito, anche se mi fossi fatto riconoscere per quello che sono senza alcuna ambiguità. Jones non mi conosceva personalmente e non avrebbe mancato di pensare che il documento di identificazione poteva anche essere falso.»

«In questo caso, l’agente che mi ha interrogato potrebbe aver avuto un’idea giusta» disse Saint John. «Un cieco avrebbe potuto farcela senza destare sospetti.»

«E perché mai avrebbe dovuto far entrare un cieco?» domandò Avalon.

«E perché no? Un cieco non può essere pericoloso. Io ho sentito raccontare di ciechi che possono muoversi senza difficoltà, nel buio più fitto, mentre persone con la vista buona non ci riescono affatto. Però il delitto è stato commesso di pomeriggio, quand’era ancora giorno, e un cieco non avrebbe avuto nessun vantaggio, perché Jones poteva vederci benissimo a quell’ora.»

«Ma anche ammettendo che un cieco non sia pericoloso» replicò Avalon «come avrebbe potuto uccidere Jones?»

«Mi sembra chiaro» rispose suo cugino. «Jones non poteva avere alcun sospetto sapendo che l’altro era cieco. Il cieco poteva anche porgergli la sinistra, come per farsi guidare, e Jones non avrebbe sospettato di nulla. Supponi, adesso, che si trattasse di un uomo robusto, capace di sbilanciare Jones. Prima che il poveretto potesse riprendersi e difendersi, si sarebbe trovato stecchito con un coltello infilato fra le costole. O nella fattispecie, moribondo.»

«E per quale motivo un cieco poteva chiedere di entrare in casa di Jones?» insistette Avalon. «Quale scusa poteva addurre per farsi ricevere? Immaginiamo che un cieco venga a bussare alla porta di casa nostra. Cosa può dirci per convincerci a lasciarlo entrare?»

«Potrebbe venir a chiedere una qualche elemosina per una qualunque organizzazione assistenziale. Un cieco impietosisce, gli si rifiuta raramente qualcosa. Sarebbe bastato che Jones aprisse la porta; all’assassino non occorreva altro: una stretta di mano, uno sgambetto, una spinta in dentro, il coltello e poi via in fretta. L’intera faccenda non richiederebbe più di quindici secondi.»

«E dimmi un po’, come farebbe un cieco a sapere che il corridoio è deserto, tanto quando entra che quando esce?» replicò Avalon.

«Un cieco impara a sfruttare l’udito» rispose Saint John. «La gente, anche quando è in attesa e sta ferma, respira, muove le mani, si guarda intorno, sposta il peso del corpo da un piede all’altro…»

Rubin, con gli occhi che, ingranditi dalle spesse lenti, sfavillavano, non seppe più contenersi. «Ma si possono sentire simili idiozie?» sbottò infuriato. «In nessun caso Jones avrebbe aperto la porta, nemmeno a un cieco, per nessun motivo. Tom, se non avrebbe aperto nemmeno a te, nemmeno se ti fossi fatto riconoscere, temendo che la tessera di riconoscimento fosse falsa, perché avrebbe dovuto lasciar entrare un cieco che poteva benissimo simulare la cecità? Cosa ci vuole mai per simulare di essere ciechi? Occhiali scuri e un bastone bianco, e il gioco è fatto! Jones non si sarebbe lasciato giocare da un trucco del genere.»

«Inoltre, in quel condominio non abita alcun cieco» rispose Trumbull «e come se non bastasse, non è stato visto alcun cieco entrare o uscire quel pomeriggio. Il condominio è ben sorvegliato, ci sono i portieri che fanno servizio e nessuno può entrare senza farsi prima annunciare.»

«Be’, se è solo per questo» replicò Rubin, cambiando bruscamente idea «anch’io abito in un condominio con tanto di portiere, e questo non significa un bel nulla. Il portiere ha cento altre mansioni: ha il telefono, va ad aprire la portiera di un taxi che arriva, aiuta un inquilino anziano a portare qualche pacco, sicché uno sconosciuto può anche introdursi senz’essere visto. Se invece il portiere è presente, può attendere che entri qualcuno e intrufolarsi insieme a quest’ultimo.»

«E un cieco è nelle condizioni di ricorrere a questi trucchi, secondo te?» domandò sarcasticamente Trumbull.

«Io ho detto che non si trattava di un cieco» protestò Rubin, stringendosi nelle spalle.

«Ma quel poveretto ha accennato a un cieco!» protestò Saint John, con voce che era aumentata di registro e si era fatta stridula.

«Sicuro!» rispose Gonzalo. «Qualcuno che si era finto cieco. L’assassino s’introduce nel palazzo ricorrendo a un sotterfugio come quelli che ha descritto Manny; giunto nel corridoio, inforca gli occhiali neri e tira fuori il bastone…»

«E dove lo piglia?» domandò Rubin. «Un bastone del genere è sempre lungo più d’un metro. Se non è telescopico, dove lo nasconde prima di usarlo?»

«E sta bene!» ammise Gonzalo. «Occhiali scuri soltanto, dunque. Quello finge di essere cieco per entrare e poi…»

«Jones non avrebbe mai aperto la porta soltanto perché uno sconosciuto portava occhiali scuri» replicò seccamente Rubin. «Non avrebbe aperto nemmeno se quello, oltre agli occhiali, avesse avuto anche un bastone bianco. Giusto, Tom?»

«Giusto» rispose Trumbull. «Tutto il mistero ruota attorno alla domanda: a chi mai poteva Jones concedere liberamente accesso in casa sua? Doveva trattarsi di una persona che conosceva. Un vicino forse, uno col quale aveva fatto amicizia.»

«Ma non aveva fatto amicizia con me» replicò prontamente Saint John. «Questo vorrebbe forse significare che la polizia indagherà sul conto di tutte le persone che abitano in Winston Arms nella presunzione che potrebbero aver fatto amicizia con Jones col proposito di assassinarlo?»

«Signor Saint John» replicò Trumbull «in questa situazione non c’è alcun lato ameno, ma tanto per rispondere alla sua domanda, le dirò che è proprio quello che avrei incominciato a fare se fossi stato incaricato delle indagini.»

«Comunque, Jones ha menzionato un cieco» fece osservare Gonzalo. «Cosa ne facciamo di questa affermazione? Dobbiamo pensare che Saint John ha mentito?»

«Io posso anche chiamarmi Ananias» incominciò a protestare Saint John, scaldandosi subito «ma…»

Avalon lo interruppe subito con un gesto imperioso. «Nessuno, in punto di morte, potrebbe esprimersi chiaramente o lucidamente» disse. «Chissà cosa avrà voluto dire quel poveretto! Poteva voler dire tutto e niente, non lo sapremo mai.»

«Forse hai ragione, Geoff» disse Saint John. «Ma io l’ho sentito bene. Forse Jones non sapeva nemmeno lui cosa diceva, ma io ho sentito che pronunciava queste parole: “l’uomo cieco”.»

Drake accese una sigaretta e fissò Saint John attraverso il fumo. «Lei potrebbe giurare che non si trattava di una parola somigliante?»

«E quale?»

«Biondo, per esempio?»

«Biondo?!»

«Certo! In inglese, cieco si dice blind, biondo, invece, si dice blond. Non mi sembra impossibile far confusione fra i due termini» rispose Drake.

«N… no» rispose Saint John. «Ha detto proprio cieco.»

«Se la sentirebbe di affermarlo anche in tribunale, sotto giuramento?»

Saint John esitò. «No» disse alla fine. «Non ne sono sicuro.»

Rubin, che sembrava assorto in altri pensieri, intervenne. «No! Ha detto cieco.»

«Insomma!» sbottò Trumbull «cerca di non cambiare idea ad ogni istante, accidenti.»

«Ascolta» rispose Rubin, infervorandosi «il problema resta sempre quello: Jones ha fatto entrare qualcuno di particolare. Quell’appartamento doveva essere come un santuario per lui, un rifugio nel quale non poteva entrare un semplice amico. La persona che è riuscita a farsi ricevere doveva essere qualcosa di più. Riflettici. Chi sono le uniche persone alle quali Jones non avrebbe avuto difficoltà ad aprire?»

«Donne!» replicò immediatamente Gonzalo, sorridendo soddisfatto.

«Oh Dio!» brontolò Rubin, disgustato.

«E perché no?» ribatté Gonzalo, che, colpito dalla perspicacia di quel ragionamento, si era fatto serio di colpo. «Non vorrai farmi credere che Jones fosse un eunuco. Quelli hanno messo le mani sulla sua amica e si può star certi che Jones l’avrebbe fatta entrare senza sospetti. Un bell’abbraccio, e quella gli ha infilato un coltello fra le costole! Credi che sarebbe la prima volta?»

«Ma io non ho mai visto un’estranea nel nostro corridoio!» disse Saint John, quasi offeso da quell’insinuazione.

«Ma con un po’ più di fortuna, lei non avrebbe sentito nemmeno l’assassino che fuggiva!» ribatté Gonzalo. «Una ragazza bionda, ci scommetterei. Jim Drake ha ragione: Jones ha detto blond e non blind.»

«Ma quello ha specificato che si trattava d’un uomo!» replicò Saint John. «Che si possa confondere fra i due termini, fra blind e blond, posso anche ammetterlo. Ma Jones ha detto “the blind man”, ossia l’uomo cieco, e su questo non ci sono dubbi.»

«E poi» intervenne Avalon, che aveva assunto un’aria di disapprovazione decisa sin da quando l’argomento sesso era stato introdotto nella discussione «Jones avrebbe dovuto conoscere il nome della sua amica! Non l’avrebbe certo chiamata “la bionda”; avrebbe detto Fifì o Tootsie, o magari avrebbe detto la mia ragazza.»

«Se potessi dire una parola anch’io» ruggì Trumbull «vi spiegherei volentieri che le regole che disciplinano gli scambi sessuali dei nostri agenti sono piuttosto rigide. Quegli uomini devono seguire una guida che conoscono perfettamente, norme che non intendo spiegare, ma posso dirvi con assoluta certezza che in casa di Jones non ci sono state avventure galanti intrecciate in modo superficiale.»

«Non sempre tutti seguono rigidamente le regole» insistette testardamente Gonzalo.

«Tornando un passo indietro, dunque» riprese a dire Rubin, «prima che Mario venisse fuori con queste sciocchezze, avevo formulato una domanda: chi erano le persone che Jones avrebbe potuto far entrare senza sospettare? Chi avrebbe potuto avvicinarlo tanto da poterlo poi accoltellare? Forse un agente che conosceva?»

«Cosa?!» sbottò Trumbull, incollerito.

«E perché no? Se è vero che ci son state donne capaci di assassinare un uomo, come è stato affermato poco fa, non è meno vero che ci sono stati agenti traditori, agenti che facevano il doppio gioco. E poi, l’ha detto lo stesso Jones!»

«Quando? Come?» domandò Trumbull, la cui collera non era affatto sbollita.

«Riflettici. Supponi che ci sia veramente un agente traditore. Quali potevano essere gli ultimi pensieri di Jones? Forse non si sarebbe tormentato tanto al pensiero di dover morire, una possibilità che doveva aver contemplato da tempo accettando di fare quel lavoro. Quello che poteva colpirlo profondamente doveva essere il tradimento, l’orrore che suscita in lui la scoperta che il suo collaboratore fidato è un traditore, che proprio lui l’ha accolto in casa senza sospettare. Ma com’è possibile che nessuno ci abbia pensato prima? E mentre agonizza, s’accorge che qualcuno si china su di lui, e le sue ultime parole sono il rimpianto amaro per la propria cecità: “Cieco!”.»

Rubin tacque e fissò gli altri con aria di trionfo.

«Niente del genere» disse Saint John, dopo un certo silenzio. «La frase non aveva affatto quel significato, nemmeno quell’inflessione. Era semplicemente un’informazione che quell’uomo voleva trasmettere.»

«Io non credo affatto che ci sia un traditore in questa storia» disse Trumbull.

«Ma è naturale!» replicò Rubin «Ecco la disgrazia dell’organizzazione come quella alla quale appartieni. Prima che si riesca a convincere quelli come te che i vostri bravi ragazzi possono anche essere delle canaglie, sai quante volte ve la possono fare in barba!

«E poi» riprese a dire dopo un po’ «combacia tutto alla perfezione. Quel tipo è andato altre volte a trovare Jones, ma sempre senza farsi vedere quando entrava e quando usciva, ha imparato chissà quanti trucchi per non farsi vedere dal portiere; sa che gli ascensori possono ritardare anche diversi minuti prima di arrivare perché lì c’è già stato, ed ecco che spia nel corridoio attraverso lo spioncino, e quando vede che può uscire, lascia la porta socchiusa per poter tornare dentro nel caso arrivasse qualcuno, per potersi nascondere di nuovo sino a quando la via della fuga è sgombra.»

«E cosa accadrebbe se qualcuno uscisse dall’ascensore mentre lui è in attesa per scendere?» domandò Gonzalo.

«Un incontro fra gente che va in direzioni opposte può durare un paio di secondi. Il fatto che Saint John sia uscito di casa proprio mentre l’ascensore arrivava è stata solo una malaugurata coincidenza che l’assassino non poteva evitare. Se avesse voluto, forse avrebbe potuto ancora scappare e rifugiarsi nell’appartamento di Jones. Ma la porta dell’ascensore si apriva già e la tentazione doveva essere forte: scendere e fuggire, visto che ne aveva l’occasione, ed è quello che ha fatto. Una decisione da prendersi in una frazione di secondo, un errore, perché in quel modo è stato costretto a lasciar la porta socchiusa.»

«Che mucchio di stupidaggini!» brontolò Gonzalo. «Ma se non voleva farsi vedere su quel pianerottolo, poteva sempre scendere per le scale e magari attendere l’ascensore fermandosi a qualche piano più in basso!»

«Vedi, Mario, il guaio, con te, è che abiti in una casa popolare» replicò sarcasticamente Rubin. «Il fatto è che chi abita in una casa di lusso, le scale non le usa mai.»

«È tutto bello e tutto buono» disse Trumbull «ma come puoi dimostrarlo?»

«Non ne vedo la necessità» rispose Rubin. «Ti ho proposto una soluzione che risponde a tutte le obiezioni che potresti formulare e adesso tocca a te dimostrare che è esatta. Non far perdere tempo ai tuoi uomini per indagare sui vicini; devono cercare nel loro ambiente, fra i colleghi, e vedrai che troveranno il colpevole… Spero solo che non sia tu, Tom.»

Trumbull ghignò. «Se credi che i nostri uomini non siano continuamente sorvegliati, vuol dire che sei più pazzo ancora di quello che sembra. Perdiamo troppo tempo cercando di corrompere i nostri avversari per credere che quelli non cerchino di fare altrettanto con noi. E siccome noi, qualche volta, ci riusciamo, siamo convinti che anche loro, qualche volta, riescano a corrompere i nostri. Ma se non ne sono sicuro al cento per cento non posso credere a un tradimento sino a quando rimarranno altre possibilità da prendere in esame per spiegare il mistero.»

«E puoi farlo?» domandò Rubin. «Puoi dirci perché Jones ha fatto entrare qualcuno? Puoi spiegare quella frase, pronunciata in punto di morte: “L’uomo cieco!”.»

«Dov’è Henry?» gridò Trumbull, con energia rinnovata. «Henry!»

«Eccomi, signore» rispose tranquillamente il cameriere. «Desidera qualcosa?»

«Sicuro! Ha ascoltato la nostra conversazione?»

«Sì, signor Trumbull.»

«E allora spieghi a Manny che s’inganna.»

Una traccia di sorriso apparve fugacemente sul volto fresco del cameriere sessantenne. «Il signor Rubin mi è parso molto ingegnoso e persuasivo, come sempre» disse. «Io penso che quanto ha detto risponda a verità, tranne l’identità dell’assassino.»

«Davvero, Henry?» domandò Rubin. «E lei vuol dirci che conosce il nome di quel criminale?»

«Io credo che il suo nome sia Peter Wanko. Almeno, è così che si fa chiamare. Sarebbe stata un’imprudenza per lui far perdere le proprie tracce subito dopo aver commesso il delitto, ma mi sembra di aver capito che ha già manifestato le sue intenzioni e…»

«Henry!» ruggì Trumbull «ma di che diavolo sta parlando?»

«Chiedo scusa, signor Trumbull, ma nell’ansia di impressionare l’uditorio con la vita privata del povero signor Jones lei ha dimenticato che in tutte le case abitate entrano ed escono tante persone, anche se chi vi abita è un misantropo, anche se è sospettosissimo. Chiunque fa entrare, in qualsiasi ora del giorno, un certo numero di persone quanto mai diverse fra loro.»

«E queste persone sarebbero?»

«Ma signore, gli operai! In una casa, di tanto in tanto, vi sono riparazioni da fare e io non penso che il signor Jones rinunciasse a far sistemare qualcosa se si guastava. Se i suoi nemici volevano ucciderlo e se potevano infiltrare uno dei loro fra il personale che lavorava in quel condominio, il resto era solo questione di tempo.»

«Sicuro!» esclamò Gonzalo, annuendo vigorosamente. «E appena Jones ebbe qualcosa da far riparare…»

«Forse le cose non si sono svolte tanto in fretta, signor Gonzalo» rispose Henry. «La procedura normale sarebbe stata che il signor Jones telefonasse all’amministrazione dello stabile, che avrebbe mandato qualcuno per eseguire le riparazioni del caso. Ma chi lo mandava doveva pur sapere che quell’uomo era stato in casa del signor Jones a quell’ora e i sospetti sarebbero immediatamente caduti sull’incaricato. Ora, anche il più incallito degli assassini preferisce farla franca e non farsi arrestare, se può evitarlo.»

«E allora?» domandò Trumbull.

«Io, signore, penso che questo Peter Wanko abbia coltivato a lungo l’amicizia del signor Jones… Un saluto rispettoso, una frase cortese. Del resto, quell’uomo si era fatto assumere circa un anno prima e ha avuto tutto il tempo per giungere a questo risultato. Quanto al signor Jones, immagino che fosse cortese con tutti, anche se, con tutta probabilità, non sapeva nemmeno come si chiamava quell’uomo così gentile con lui. Penso anche che in altre occasioni quel Wanko si sia mostrato molto capace e molto riconoscente per le buone mance ricevute, avrà cercato di farsi chiamare direttamente dal signor Jones, senza che la chiamata passasse per l’ufficio di amministrazione. Sarà parsa la cosa più naturale del mondo. Immagino la sua sollecitudine: “Vengo subito, signore. Ci penso io”.

«Alla fine, il signor Jones si sarà abituato a chiamarlo direttamente, ogni volta che doveva far riparare qualcosa o fare qualche altro lavoretto. Potrebbe darsi che si fossero incontrati nell’atrio e che gliel’abbia chiesto a voce, direttamente, dandogli appuntamento per quell’ora, e Wanko è salito da lui senza che la chiamata venisse annotata nel registro. Avendolo chiamato lui, il signor Jones non poteva avere sospetti e Wanko ha potuto ucciderlo.»

Nessuno fiatò per un pezzo. «Ma questo intreccio sembra ancora più inverosimile di quello esposto dal signor Rubin poco fa» disse Saint John, alla fine. «Io conosco Peter Wanko, so che è una persona assolutamente inoffensiva. Dove sono le prove?»

«Ci sono le ultime parole pronunciate dal signor Jones, quelle che ha riferito lei stesso» rispose Henry. «Lei certo rammenterà che nella discussione sulla natura degli epigrammi il signor Halsted ha posto l’accento sulla flessibilità della lingua inglese e sul fatto che le singole parole possono essere usate in maniera diversa nella costruzione della frase. Come conseguenza, quando lei ha riferito le ultime parole del signor Jones, io ho subito pensato che blind vuol dire cieco, è vero, ma significa anche “tendina”, “veneziana” per finestra e che quindi the blind man può significare l’uomo cieco, nel qual caso blind è usato come aggettivo, ma può significare anche l’uomo delle tende, ossia quello che ripara le tende delle finestre, nel qual caso blind diventa sostantivo.

«Lei aveva parlato di una veneziana che pendeva sbilenca dalla finestra, e io, allora, ho telefonato, ho chiamato la portineria di Winston Arms. Ho parlato col portiere di notte, gli ho accennato a un lavoro importante per il quale occorreva un bravo operaio e che mi avevano raccomandato l’uomo che riparava le finestre da loro. Quello mi ha risposto che si chiamava Peter Wanko. “Non dovrebbe prendere lavori esterni, ma siccome si è licenziato, penso che possa rivolgersi a lui.” E così mi ha dato l’indirizzo e il numero di telefono di Wanko.»

«Dio benedetto!» esclamò Trumbull, balzando in piedi e precipitandosi giù per le scale.

Quando risalì era tutto contento. «Tutto bene, Henry. Lo hanno preso. Lo hanno arrestato tre ore fa, mentre noi prendevamo l’aperitivo.»

«Cos’è stato a tradirlo?» domandò Saint John.

«Sembra che abbiano fatto lo stesso ragionamento di Henry» rispose Trumbull, soddisfatto. «Solo che quelli hanno impiegato sette giorni per trovare la risposta.»

«Ah, signore, loro non hanno l’aiuto dei Vedovi Neri!» rispose umilmente Henry.


(Titolo originale: None so blind…)


Come tanti e tanti sanno, io non prendo l’aereo e non amo servirmi di mezzi di trasporto, quali che siano, per viaggiare. Sono un tipo decisamente casalingo.

Come conseguenza, quando mi prendo una vacanza e profitto dell’occasione per scrivere uno di questi racconti, mi ritrovo invariabilmente in qualche angolino recondito dello Stato di New York o in qualche altro posticino poco lontano.

Qualche volta, raramente comunque, faccio una crociera. Non è che la prospettiva di trovarmi a bordo di una nave mi riesca particolarmente allettante, anche se mi piace, a patto di dimenticare che fra me e il fondo nascosto sotto qualche chilometro d’acqua c’è appena una lamiera di ferro di due centimetri soltanto. Ed è così che: Nessuno è così cieco è stato scritto mentre mi trovavo alle Bermude. E quando l’impianto dell’aria condizionata di bordo era stato bloccato per riparare un guasto, io e Janet siamo scesi a terra e abbiamo trovato un buon albergo che aveva una sala delle conferenze con l’aria condizionata che nessuno usava in quel momento. Vi ci siamo installati per un paio d’orette e ho potuto finire comodamente il racconto.