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Il portello posteriore si spalancò e Rudy Giordino balzò fuori dal veicolo. La gamba destra gli cedette, ma al liceo aveva giocato a football e aveva un buon equilibrio. Si rimise in piedi e si diede alla fuga.
Aveva ancora la testa dolorante per gli scossoni subiti nel retro del furgone, ma il suo istinto funzionava ancora. Corse sulla pianura sotto il cielo nero, seguendo la direzione della strada.
Il sangue gli pulsava nei timpani, dove ancora risuonava l’eco delle detonazioni.
Cristo.
Qualcuno aveva sparato nell’abitacolo. Li avevano fregati.
Rudy Gee correva, ripensando alla pistola che aveva perso quando gli erano caduti addosso gli scatoloni. Gli vennero in mente Marisa e Sparky. Pensò che era troppo presto per morire, specie in un posto di merda come quello. Aveva troppi progetti, era ancora troppo giovane.
Correre gli stava allentando la tensione. Era già lontano dal furgone. Sentiva quasi le urla di incitamento dalle gradinate.
Alle sue spalle, un individuo di nome Victor Spano prese la mira con la sua calibro 45. Il bersaglio gli rendeva le cose facili, correndo in linea retta.
Premette il grilletto e sentì il rinculo mentre il proiettile arrivava a destinazione. Il fuggiasco si immobilizzò, come se qualcuno lo avesse chiamato per nome. Poi cadde in ginocchio e stramazzò in avanti sul terreno.
Victor lo raggiunse e gli piantò un altro proiettile nella nuca, per sicurezza.
Se spari e nessuno ti sente, si può dire che hai sparato?
Sì, decisamente.
«È morto?» chiese Mark.
«No, dice se lo portiamo a mangiare una pizza», gridò Victor in risposta.
«Torna qui, okay? Ci serve una mano con questi due.»
Mark si fece aiutare a caricare i primi due cadaveri sulla Chevrolet. Poi fece marcia indietro, mentre Victor e Sammy sistemavano il terzo cadavere con gli altri.
Quindi, secondo i piani, Victor si mise al volante del furgone. I tre veicoli tornarono sulla strada principale.
La Chevy si staccò dal gruppo, in direzione della Highway 56 e di Panaca, Nevada. Victor Spano – un tipo dal futuro assicurato – proseguì alla volta di Los Angeles, mentre Mark, a bordo di un’Acura, puntava verso Cedar City. Da lì sarebbe risalito a Chicago.
La serata era andata liscia. L’operazione aveva richiesto in tutto nove minuti, pulizia compresa.
Victor sino a quel momento si era concentrato sul lavoro. Ora, mentre guidava a velocità sostenuta in direzione di LA, poteva permettersi di pensare a quanto si sarebbe messo in tasca.
Era milionario, un uomo di successo.
Questo era stato il giorno più incredibile della sua vita.