36. Nath

Non so quanto tempo sia trascorso dall’ultima volta che ho sentito Victoria. Due secondi? Due ore? Mesi? Forse mesi, già. Non che stia a tenere il conto dei giorni, a parte quei sessantacinque che sono passati.

Oggi esce il suo libro. Ho cercato la data esatta su internet. Ho cercato la libreria più vicina al posto di lavoro, ho telefonato per prenotare una copia per non rischiare di rimanere senza. Ho usato la pausa pranzo per andare a ritirarlo e ora eccomi qui, in questa libreria affollata da ragazzine con in mano copie delle ultime uscite. Tra le più gettonate, una storia su un tizio degli One Direction, che non ho idea di chi diavolo siano, un paranormal romance piuttosto atteso e Tutta la pioggia del cielo.

Sono diventato un maledetto esperto.

Sono uno dei pochi uomini con in mano una copia del libro di Victoria. No, mi correggo, sono l’unico uomo. L’unico altro tizio in questa libreria – un anziano dall’aria molto intellettuale – ha in mano un saggio sulle guerre puniche.

Attendo paziente il mio turno per pagare, quando un paio di ragazze davanti a me, che hanno entrambe una copia di Tutta la pioggia del cielo, cominciano a parlottare fitto fitto dopo aver letto – pare – la fine del libro.

«Per fortuna finisce bene, vedi?»

«Dicono che presto diventerà un film. Chissà chi farà la parte di James».

«Ho letto che sarà Scott Eastwood».

Le due si lanciano in una serie di squittii e risatine, saltellando sul posto. Ancora una volta non ho idea di chi sia il tizio di cui parlano. Forse, dopotutto, dovrei comprare un televisore.

«Te lo immagini mentre arriva su una bici scassata e tipo ti rapisce e ti porta via?»

«E tipo ti bacia mentre pedala?»

«Non poteva finire meglio. Tipo una favola».

Tipo che queste due mi hanno raccontato la fine del libro. Ottimo.

Quando arrivo alla cassa, la commessa mi chiede se voglio una confezione regalo. Le dico no, il libro è per me. Mi guarda con un mezzo sorriso e un’espressione vagamente sconcertata. La guardo allo stesso modo e con un altro mezzo sorriso mi dice: «Mi scusi». Si schiarisce la voce. «È che non capita spesso di vedere uomini leggere questo tipo di storie».

«Tipo come?», le chiedo mentre pago.

«Tipo romantiche, inneggianti all’amore. Quelle storie che fanno sospirare, per capirci». Infila il libro in un sacchettino che reca il logo della libreria. Insieme a quello ci mette un segnalibro e un portachiavi a forma di cuore. «Non li diamo a tutti, solo ai clienti più affezionati».

«È la prima volta che vengo qui. Non sono un cliente affezionato», le ricordo per onestà.

«Lo so». Strizza l’occhio con un sorrisetto. «Ma qualunque uomo legga un libro simile merita un trattamento speciale. Buona lettura».

Esco dalla libreria e mi siedo su una panchina in un parco poco distante. Tiro fuori il libro dal sacchettino e con il cuore in gola lo sfoglio. Leggo alcuni passaggi, infine guardo la foto di Victoria sul retro della copertina. È bella. È bella come un angelo.

Torno indietro, apro il libro alla prima pagina.

tutta la pioggia del cielo

Victoria Stevenson

Continuo a sfogliarlo. Sulla pagina successiva c’è la dedica.

A Nath,

che aspetterò finché non cadrà tutta la pioggia del cielo.

Mi ha dedicato il suo libro. Mi ha dedicato il suo libro. Mi ha dedicato il suo libro.

Non faccio che rileggere quelle poche parole che portano con loro un messaggio chiaro. Mi sta aspettando. Dopotutto, ha deciso di farlo.

Non posso mettermi a saltare come le due ragazzine in libreria, ma è così che mi sento. Felice come una ragazzina.

Preso da una frenesia quasi folle, comincio a leggere il libro.

Era l’estate del 1946. Sofia Mantico era giunta in America dall’Italia con la sua famiglia, su una nave carica di speranze, portando con sé solo poche cose: una valigia di cartone con dei miseri indumenti, il suo plico da disegno, e un fagotto pieno di sogni da realizzare.

Mi gioco tutta la pausa pranzo inseguendo Sofia tra le pagine, disprezzando la sua famiglia bigotta, parteggiando per James, ammirando il suo coraggio.

Non posso smettere. Questo libro è Victoria. Tra queste pagine sento il suo amore, la sua anima mi parla attraverso le parole che leggo, la respiro, la tocco.

Sono a un quarto del libro quando mi rendo conto di essere in ritardo per il lavoro. Telefono in ufficio e mi prendo mezza giornata libera. Al diavolo grafici e statistiche. Voglio restare con questi due, voglio sapere come andrà a finire. Voglio sapere cosa avrà deciso Victoria. Trascorro ancora mezz’ora sulla panchina, a leggere, fino a che non avverto un po’ di fame. Raggiungo un bar. Ordino un tramezzino con pomodoro e insalata e un caffè. Continuo a leggere. Sto ancora leggendo quando torno a casa.

Non mi faccio nemmeno la doccia. Lancio la mia cartelletta blu su una poltrona e mi stendo sul letto pronto a godermi la parte finale del romanzo. Sono all’ultimo capitolo. I giochi sono fatti.