12. Sofia e James
Sofia si era riappacificata con James. Lui l’aveva difesa quando i ragazzi del quartiere avevano cominciato a prenderla in giro per i suoi disegni così particolari.
Rappresentavano l’amore, ma nessuno li capiva. Nessuno apprezzava le mani intrecciate, le bocche unite, i corpi avvinti.
La prendevano in giro e basta.
James no. James, per la prima volta da che lo conosceva, le aveva detto che erano belli, che aveva capito.
Le aveva detto che uno in particolare era il suo preferito, quello in cui i due innamorati erano uno di fronte all’altro, con i piedi sulla riva di un lago, il volto rivolto verso le stelle, su, su, in alto. Le mani lungo i fianchi. E tutta la pioggia del cielo che veniva giù.
Sofia era arrossita. Aveva avuto un brivido. James era corso in casa, aveva preso una coperta e gliel’aveva messa sulle ginocchia. Infine le aveva detto: «Ti bacerò. Un giorno lo farò. Quando tutta la pioggia del cielo toccherà la riva di questo lago. Allora io ti bacerò».
Il cuore di Sofia batteva forte. Aveva posato la testa sulla spalla di lui. «Aspetterò tutta la pioggia del cielo», aveva detto. E se non fosse arrivata, l’avrebbe disegnata lei stessa.