26

Ci vollero almeno dieci minuti e l’interrogatorio di un sacco di guardie per ottenere delle indicazioni valide su dove potesse essere Mae, dopo che quello stronzo di Rider l’aveva portata via. Duecento metri a nord nel bosco, trovammo su un ramo basso la coroncina di fiori che aveva in testa e le sue piccole impronte sul sentiero polveroso.

Era vicina. E così la morte di Rider.

Alzai il pugno e i fratelli si bloccarono dietro di me.

Mae.

Mae era inginocchiata sull’erba davanti a una specie di prigione e gli anziani le erano intorno. Aveva un’espressione terrorizzata e quel bastardo di Gabriel le stava puntando una pistola alla testa. Gli altri due pezzi di merda barbuti erano lì accanto a sogghignare.

Dove cazzo è Rider?, segnalai. I fratelli perlustrarono i dintorni, ma non lo trovarono.

Porca troia!

Poi udii Gabriel parlare a voce molto alta. «Salutaci Gezabele, puttana di Satana!»

Il sangue mi ribollì nelle vene e non ci vidi più, cazzo.

Mi sono rotto di avere a che fare con questo stronzo.

Sollevai la mia 9mm e sparai a quel sadico bastardo: due proiettili, uno per ginocchio. Strillando come un fottuto maiale, Gabriel cadde a terra, mentre Flame e Ky sbucavano dalla foresta e atterravano Moses e Noah. Gli Hangmen ripresero facilmente il controllo. Ky stringeva Noah per il collo; Flame teneva Moses per i capelli, il coltello a serramanico già pronto sulla sua gola.

Uscii nella radura e calciai l’AK47 di Gabriel lontano dalla sua presa. Mae era rannicchiata a terra, le mani a protezione della testa, gli occhi bassi. Andai dritto da Gabriel, sollevai quel pezzo di merda dai lunghi capelli, sfilai il coltello Bowie dallo scarpone e gli aprii la gola, guardandolo soffocare nel suo stesso sangue.

Gli sputai in faccia, su quell’espressione scioccata, e con le mani dissi: Brucia all’inferno, stronzo.

Mae era ancora sull’erba e mi chinai su di lei, accarezzandole dolcemente la schiena. Si irrigidì e scappò di lato, gli occhi da lupo enormi, poi si rese conto che ero io. Subito le si riempirono gli occhi di lacrime. Mi alzai e le feci un cenno con il mento. Avevo bisogno di riavere la mia donna tra le braccia.

«Styx?» sussurrò, incredula. Sollevandosi su gambe malferme, Mae mi corse incontro e mi saltò addosso, avvinghiandosi a me con le braccia e con le gambe. Mi infilò il naso nel collo e singhiozzò, inzuppandomi di lacrime.

La strinsi più forte che potei, respirandola. Mae si tirò via, si asciugò le guance e mi guardò negli occhi. Un cazzo di enorme sorriso annacquato la illuminò, quindi schiacciò le labbra sulle mie. Mi infilò la lingua in bocca, frenetica, disperata… sollevata.

Infine, interruppe il bacio, poggiò la fronte contro la mia e mi prese le guance tra le mani. «Lo sapevo che mi avresti trovato. Lo sapevo che saresti venuto. Quanto ti amo!»

Annuii, incapace di ritrovare la voce, e la strinsi forte.

«Ho capito, tesoro… mi ami anche tu» mi rispose con un sorriso eloquente.

Emisi un ringhio alla vista di quel viso dannatamente stupendo e subito mi ripresi la sua bocca.

«Lo prenderò come un » ridacchiò contro le mie labbra, mentre mi staccavo. Poteva prenderlo come un gigantesco , cazzo.

«Ehm… Mae?» Mae spostò l’attenzione su Ky. Fratello Noah giaceva ai suoi piedi, un coltello piantato nel cuore. Guardai poi Flame, che tornava dal margine della foresta, la tuta schizzata di sangue, gli occhi neri da pazzo selvaggio. Mi rivolse un secco cenno del capo e ammiccò. Moses era con il barcaiolo. Aguzzai la vista in direzione di un sentiero che portava a un grosso albero. Moses era attaccato al tronco, quattro coltelli nel busto lo tenevano sollevato da terra.

Flame: quel figlio di puttana era sempre creativo.

«Amiche tue?» A quella domanda di Ky, Mae annaspò. Scivolò giù dalle mie gambe e corse alla bassa cella di pietra.

«Lilah! Maddie!» gridò. «State bene?»

Tutti noi guardammo, affascinati, quattro mani che si tendevano da dietro le sbarre verso Mae.

Ky mi venne vicino. «Chi cazzo c’è lì dentro?»

Stavo per rispondere, quando Mae si girò verso di noi. «Riuscite a farle uscire? Sono in trappola! Non ho la chiave!»

Bull venne avanti con in mano le cesoie con cui aveva tranciato la recinzione. «Queste faranno saltare il lucchetto.»

Mae si tolse di mezzo e Bull lo spezzò, quindi si allontanò con un sorriso compiaciuto. Tank, Smiler e lo psico-trio si spostarono per raggiungere me e Ky – stavamo tutti fissando la cella come falchi.

Mae aprì il cancello rigido. «Venite» le invitò in tono persuasivo.

Non accadde nulla.

Mae ci guardò, nervosa, e si abbassò in ginocchio. I fratelli e io eravamo in totale silenzio.

«Non vi faranno del male. Avete la mia parola. Non c’è bisogno di aver paura. Sono diversi da noi, ma sono uomini buoni.» Mae si trascinò all’indietro, si alzò e tese le mani.

Non accadde nulla per qualche altro secondo. Infine, una piccola mano si piantò nel fango secco, poi un’altra, e comparve una ragazza della setta. Mae si chinò e l’aiutò ad alzarsi. La ragazza si girò immediatamente a guardarci.

«Porco… cazzo…» sibilò Ky alla mia sinistra. Guardai il mio migliore amico. Era a bocca spalancata e fissava la bionda. Era una sgualdrina stupefacente: occhi azzurri, lunghi capelli biondi, anche se – ai miei occhi – non era nulla in confronto a Mae.

Poi la bionda guardò a terra e gridò, spingendosi contro Mae, orripilata alla vista degli anziani trucidati e insanguinati.

Mae la prese tra le braccia. «Shh, Lilah.»

«Gli anziani» bisbigliò e, cazzo, dalle labbra le uscì lo stesso accento strano di Mae.

«Dovevano essere uccisi, Lilah. Altrimenti avrebbero ucciso noi. Gli Hangmen ci hanno salvato la vita.»

«In questo momento, ce l’ho più duro che mai, cazzo» mi informò Ky con la voce di chi sta soffrendo. Alzai gli occhi al cielo. Ovviamente quel bastardo arrapato reagiva alla presenza di Lilah. Era esattamente il suo tipo: una maledetta top model ben fornita di tette.

Lilah ci guardò come se fossimo il diavolo in persona, ma poi sgranò gli occhi e schiuse le labbra quando il suo sguardo si fermò su Ky.

«Merda. Mi sono innamorato» rantolò lui, di nuovo. Gli mollai uno scappellotto in testa.

Mae si accovacciò di nuovo e Viking gemette. «Mi state dicendo che ce ne sono altre lì dentro? Ma che posto è questo? Un cazzo di vivaio di Victoria’s Secret? Prima esce fuori Mae, sexy in tutto e per tutto, poi la bionda coniglietta tettona e adesso c’è qualcun’altra?»

Mi scagliai sul rosso e lo afferrai per la collottola, ringhiando.

«Tranquillo, Prez. Non ho intenzione di insidiare la tua old lady, ma non puoi negare che è una sgualdrina davvero sexy. Cazzo, e quando mette quei pantaloni di pelle…» Lo atterrai sul sedere e mi spostai di nuovo su Ky, lasciando Viking sghignazzante a terra. AK scosse la testa, esasperato.

Il mio VP era ancora ammaliato dalla bionda e lei da lui. Magnifico.

Mae afferrò un’altra mano e dall’angusta cella emerse un lampo di capelli neri, della stessa tonalità della mia donna. Mae strinse subito tra le braccia quella sgualdrina minuta. Era così avvinghiata a Mae che a malapena la vidi in faccia. Mae le passò le mani sui capelli e le posò baci su baci sulla testa.

«Lilah?» Mae chiamò la bionda. Lilah distolse lo sguardo da Ky e prese la mano tesa di Mae. Come una persona sola, si avvicinarono, Mae con un sorriso gigante solo per me. Avevamo tirato fuori le sue sorelle. Mi si strinse il petto e mi si rizzò il cazzo. Era così bella, accidenti. E tutta mia, porca troia.

«Styx, Ky, Tank, Bull, Viking, AK, Flame, Smiler: loro sono le mie sorelle.»

Mae spinse avanti di un passo la bionda e i suoi grandi occhi azzurri incontrarono di nuovo quelli di Ky. Il fratello gemette forte, facendola accigliare. Mae si incazzò all’istante e guardò con sospetto il mio VP.

«Lei è Lilah» ce la presentò Mae con un sorriso. «Lilah, loro sono gli Hangmen.»

«Gli Hangmen?» chiese Lilah. Merda, mi ricordava Mae ai tempi in cui era apparsa al club. Totalmente ignara di tutto, cazzo.

Mae ridacchiò dolcemente. «È una specie di club, Lilah. Vanno sulle motociclette.»

La mano di Lilah passò con fare nervoso sui lunghi capelli tirati indietro. «Che cosa è una motocicletta?»

Mae mi guardò negli occhi e ridacchiò di nuovo, poi guardò la sua amica e le accarezzò la schiena. «Tutto sarà spiegato a suo tempo.»

Si rivolse poi alla sgualdrina coi capelli neri tra le sue braccia e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Quella trasalì, mentre Mae le scostava indietro i capelli, scoprendole una parte del viso. Lentamente sollevò la testa.

Porca. Puttana. Era Mae. Mae con gli occhi verdi invece che color ghiaccio.

«Gesù Cristo! Ti prego dimmi che ci sono altre sexy sgualdrine in quella cella, Mae. Una per ognuno di noi» disse AK. Mae lo assecondò con un sorriso timido, poi scosse la testa.

«Lei è mia sorella Maddie, sorella di sangue.»

A quelle parole, Maddie si raddrizzò, quasi orgogliosa, passando i suoi occhi da cerbiatta su ognuno dei fratelli e poi sugli anziani morti a terra. Con un singhiozzo sofferente, si aggrappò alla mano di Mae.

«Shh, va tutto bene» la tranquillizzò lei.

Maddie cominciò a tremare e scosse la testa. Lilah andò al suo fianco e le passò la mano tra i capelli. «Cosa c’è, Maddie?»

Maddie sembrò riprendersi. Si girò a guardare gli Hangmen. Mae e Lilah restarono a bocca aperta per lo shock. Dalle loro reazioni, capii che quel gesto da parte della loro sorella non era normale.

Maddie fece un passo avanti e i fratelli trattennero il fiato. Era sexy. Sexy, ma giovanissima, cazzo.

«Tu sei l’amore di Mae? Styx?» chiese con quello stesso accento strano.

Guardai la mia donna e sogghignai. Il suo amore? Merda. Annuii con la testa.

Mae arrossì e sorrise.

«Avete ucciso qualcun altro qui?» chiese Maddie con voce sottile e tremante, ma gli occhi verdi erano severi.

Annuii di nuovo.

Inspirò a fondo. «Dov’è?»

Mi pietrificai. Una sgualdrina come lei non avrebbe dovuto vedere cos’aveva fatto Flame. Non era un bello spettacolo.

«Ti prego! Ho bisogno di vederlo» gridò, cogliendomi di sorpresa con la sua rabbia.

Puntai il dito verso il bosco, allora si girò e attraversò di corsa la radura in direzione degli alberi.

Andai verso Mae e le dissi a gesti: Dovresti andare a prendere la tua bambina, piccola. Potrebbe non reggere quella merda.

Mae chiuse gli occhi e li stropicciò. Era stanca. Dovevo riportarla subito a casa, cazzo.

Maddie scelse quel momento per ricomparire nella radura. Il viso era impassibile e aveva smesso di tremare. Anzi, le erano tornati i colori in viso. Mae le corse incontro, ma Maddie tese la mano. Mae si bloccò.

«Sorella?» chiese Mae.

Maddie la ignorò e si diresse invece verso di noi. Fece scorrere gli occhi sugli uomini in riga e chiese tesa: «Chi l’ha ucciso?».

In fondo alla fila, Flame cominciò a muovere nervosamente la testa a scatti, le mani chiuse a pugno. Cazzo. Doveva proprio essere Flame? Non sarebbe finita bene, se quella avesse perso la testa.

Maddie fissò il proprio sguardo su Flame. «Sei stato tu?» gli chiese.

Flame annuì una volta e strinse le labbra. «Sì, ho ucciso io quel figlio di puttana.» Le fiamme arancioni del tatuaggio danzavano sul collo teso mentre gli occhi neri da pazzo fissavano Maddie. Un cazzo di sguardo omicida.

Maddie gli si fermò proprio davanti – coraggiosa, pensai – mentre ansimi irregolari scuotevano il petto di Flame. Poi, d’improvviso, Maddie rilasciò un singhiozzo strozzato e gli gettò le braccia alla vita.

Flame si immobilizzò e gli occhi neri si dilatarono come piatti. Alzò le mani in aria e strinse i pugni.

Cazzo!

Quel fratello non poteva essere toccato! Avrebbe scatenato un’esplosione nucleare.

«Grazie» sussurrò Maddie, posandogli tutta la guancia sul petto. «Davvero tante, infinite, grazie…»

Flame rimase perplesso a fissare con i suoi occhi neri le braccia intorno alla sua vita.

Ci sconvolse, però, quando abbassò le mani e, impacciatissimo, le posò sulla schiena di Maddie. Gli fremevano le narici, ma la ragazza singhiozzò di nuovo e si mise a piangere.

«Mi hai liberato. Mi hai liberato da lui.»

Flame strizzò gli occhi e digrignò i denti, ma non la scansò, non urlò, né l’aggredì. Nonostante tutti i suoi fottuti casini, si limitò a lasciarla fare.

Ky si girò verso di me, lo shock più che evidente nella sua espressione. Feci spallucce. Non ero mai riuscito a capirlo, quel fratello. Mai saputo che cazzo gli passasse per la mente.

Maddie si staccò con un piccolo sorriso e gli occhi di Flame si piantarono nei suoi. Fece per tornare verso Mae, ma poi si voltò verso di lui e da sopra la spalla gli chiese: «Come ti chiami?».

Flame schiuse le labbra e rilasciò un respiro sibilante. «Flame» bofonchiò.

Il sorriso di Maddie fu ampio e meraviglioso. «Avrai la mia eterna gratitudine, Flame. Sarò in debito con te per sempre.»

Flame non staccò gli occhi da Maddie, una cazzo di espressione famelica sulla faccia. Mi schiarii la gola per spezzare la tensione e Mae distolse da lui gli occhi preoccupati per puntarli nei miei.

Dov’è Rider?, chiesi.

Sgranò gli occhi e le pulsazioni alla gola accelerarono.

«Andato» sussurrò con lo sguardo a terra.

Schioccai le dita per avere la sua attenzione. Serrai la mascella, quando la vidi rialzare la testa. E dove cazzo è andato?

Mae giocherellò con le mani. C’era qualcosa che non mi stava dicendo.

«È scappato…» Aveva gli occhi pieni di lacrime. «Mi ha salvato la vita, Styx. Ha ucciso Fratello Jacob.»

Tutti i fratelli si irrigidirono.

Spiega, segnalai con le dita rigide.

«Stava scappando e ha cercato di portarmi con sé.» Non avevo bisogno di controllare per sapere che la mia faccia era identica a quella di Ade in persona. «Mi sono rifiutata di seguirlo, naturalmente» mi rassicurò in fretta. «Ma poi è arrivato Jacob con una pistola» Il labbro inferiore cominciò a tremarle. «Cain, cioè, Rider, lo ha ucciso… gli ha spezzato il collo, proprio davanti a me. Ha ucciso, Styx… per me. Devi capire. Per lui, per la sua fede, è un peccato mortale; ha ucciso uno dei suoi, un prescelto, un anziano. Ha dannato la sua anima per me. Ho avuto ragione a dargli la libertà.»

Mandai la testa indietro e serrai forte gli occhi. Rider, Cain, come cazzo si chiamava. Quel bastardo mi stava sempre in mezzo ai coglioni. Perché quello stronzo non poteva togliersi dalle palle una volta per tutte e sparire dalla nostra vita?

Una piccola mano gentile strinse la mia. Riaprii gli occhi. Mae mi guardava, i suoi occhi da lupo enormi e contriti. «Se n’è andato definitivamente perché ho scelto te, Styx. Gli ho detto che amo te, solo te, che avrei voluto restare per sempre con te» sussurrò solo per le mie orecchie.

La mia rabbia sfumò un po’ e, prendendo Mae per la nuca, la schiacciai contro il petto, la bocca sul suo orecchio. «C-casa. Ho b-bisogno di averti a c-casa. Via da questo p-posto del c-cazzo.»

Rialzò la testa e sorrise, sollevata. «E le mie sorelle?»

«Vengono con noi.» Girai la testa verso Ky, che aveva risposto alla domanda di Mae. Ky che stava ancora fissando Lilah. E Flame che bucava Maddie con gli occhi neri, al limite della possessione.

Cristo. Santo. Non sarebbe stato facile. Queste sgualdrine arrapanti avrebbero sicuramente smosso della bella merda al club.

Magnifico. Altre scenate del cazzo.

«Prez, dove cazzo vai?» gridò Viking dal divano, dove la sua nuova conquista era abbandonata sulle sue ginocchia con la mano dentro i jeans a fargli una sega.

Fuori, indicai, puntando al cortile, birra alla mano, diretto alla mia solita panchina di fronte al murale.

«Ma che cazzo gli è entrato nel culo?» lo sentii gridare, ma ignorai quel coglione. Avevo già le palle girate di mio, non mi servivano altri motivi.

Mae era rimasta con le sorelle in quel cazzo di appartamento da quando eravamo tornati a cercare di calmarle. Riportarle al complesso era stata una cazzo di impresa. Le sgualdrine, con le mani sulle ginocchia, si erano dondolate per tutto il tempo sul retro del furgone, come se le stessimo trafficando illegalmente attraverso il confine o qualche merdata del genere. Mai visto niente di simile.

Cervello a puttane, completamente.

Mentre sedevo lì, fissai il dipinto di Persefone e pensai a Mae. Pensai a quella comune del cazzo, a cosa aveva passato lì dentro. Un’ondata di nausea mi attraversò lo stomaco e tirai fuori una sigaretta, che accesi. Feci un tiro e poi esalai il fumo, mandando indietro la testa. Amavo quella sgualdrina più di quanto avessi mai ritenuto possibile, ma la sua presenza al club… porca troia… cominciavo a pensare che non fosse poi una così buona idea. Meritava di più. Meritava di più di una vita da fuorilegge.

Sentendo scattare la porta del bar, mi voltai verso il cortile. Mae.

Quando mi vide sulla panchina, mi venne incontro. Si era cambiata. Niente più abito nuziale bianco, ma jeans neri e canottiera aderente. Era una vera bellezza, cazzo, i fratelli delle altre sedi erano rimasti a bocca aperta quando l’avevano vista al mio braccio. Quei figli di puttana avevano capito al primo sguardo perché ero sceso in guerra per riprendermela.

In piedi davanti a me, inclinò la testa e mi passò la mano tra i capelli. Chiusi gli occhi e gemetti. Concentrato di nuovo su Mae, mi toccai il ginocchio per indicarle di sedersi. Obbedì, sorridendo, e mi chiuse le braccia intorno al collo.

«C-come stanno le tue sorelle?» chiesi.

«Hanno paura. Sono terrorizzate dal mondo di fuori, dai fratelli. Hanno pianto, si sono ribellate all’idea di restare qui, ma grazie a Dio ora dormono. Spero solo che un po’ di riposo le aiuti a calmarsi.» Scrollò le spalle e guardò verso la finestra della camera da letto dell’appartamento. «Si adatteranno. Devono solo imparare da capo… be’, tutto. Sarà una lunga strada per loro… e per me.»

Annuii, presi un altro tiro e Mae mi accarezzò la guancia. «Perché sei qui fuori tutto solo?»

Non risposi, tenni lo sguardo fisso a terra, immaginando quella cazzo di prigione alla comune, la recinzione, la pistola di quello stronzo puntata alla testa di Mae. Salutaci Gezabele, puttana di Satana… cazzo!

«Styx!» Mae scattò in su e mi prese il viso con entrambe le mani. «Che cosa hai? Mi stai preoccupando.»

Finii di fumare e gettai la cicca a terra, poi la guardai negli occhi enormi. «Q-quella comune del cazzo,» scossi la testa e Mae trattenne il fiato, «era un f-fottuto casino, una maledetta g-gabbia.»

«Styx… non farti questo. È finita. La mia vita ora è con te, qui. Non più con l’Ordine.» Gli occhi le si annacquarono, le mani tremarono di paura.

Cazzo, si sarebbe messa a piangere.

«N-non posso non pensare c-che stai scambiando una g-gabbia per un’altra, decidendo di stare c-con me in questo c-club. C-che io sono uno stronzo bastardo a volerti t-tenere q-qui.» Le tolsi la mano destra dalla mia guancia e intrecciai le dita alle sue. «Io ti v-voglio, Mae, di b-brutto, cazzo, ma v-viviamo in m-modo diverso dal r-resto del mondo. Protetti. Segregati… rinchiusi. Tu d-devi vivere, assaporare la v-vera libertà.»

Mae si mise a cavallo delle mie cosce. «No! Non lo fare! Non a noi!»

«Mae…»

«NO! Ascolta me, Styx.» Annuii e le cinsi i fianchi tra le mani. «Questa non è una gabbia» Allargò le braccia a comprendere la clubhouse. «È libertà. Per la prima volta in vita mia mi sento voluta… come se facessi finalmente parte di qualcosa. Non esiste altro posto sulla Terra in cui vorrei stare che non sia qui con te. Tu non mi ingabbi, Styx. Tu mi fai librare in volo.»

E tanto bastò. Seppi che era lei, che non ci sarebbe mai stata nessun’altra per me. Diavolo, non c’era mai stata nessun’altra da quando l’avevo trovata dietro quella cazzo di recinzione quindici anni prima. Mae era sempre stata mia.

«Styx?» sussurrò, tormentandosi il labbro. Fissai la mia donna e un sorrisetto mi tirò la bocca. Mae sospirò in risposta. La presi dietro la nuca, schiacciai le labbra sulle sue e la baciai fino a consumarle le labbra.

Mae gemette e mi staccai, poi la misi in piedi. «Andiamo a bere qualcosa.»

Mae interdetta mi tirò per un braccio e mi fermò.

Appoggiai la fronte alla sua. «S-sono un fuorilegge, Mae. M-mi prendo ciò che voglio, q-quando lo voglio. P-per t-tua fortuna sono un b-bastardo egoista, q-quindi tu resti q-qui c-con me.»

Il sorriso che mi rivolse fu accecante.

Non appena entrammo nel bar, arrivò di corsa Beauty che la prese per mano. «Mae! Vieni con me!» Mae mi guardò da sopra la spalla e le feci un cenno di assenso. Sorridendo, partì con Beauty in direzione di Letti; quelle sgualdrine erano euforiche, cazzo, elettrizzate ora che Mae era tornata. Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso alla mia donna e al suo culo strizzato dentro quei jeans.

Un braccio mi si posò sulle spalle, strappandomi a quella vista.

Ky. Il mio VP scosse la testa e puntò la sua birra verso Mae. «Cazzo, Styx. Sei un fottuto bastardo fortunato ad avere quella pellegrina nel tuo letto.»

Come se non lo sapessi, cazzo.