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Giuro, mi distruggerà se continuerà ad arricciare quel cazzo di naso!
Si era addormentata tra le mie braccia, il suo dolce respiro mi soffiava sul collo. Per la prima volta in vita mia, avevo la pelle d’oca.
Una maledetta pelle d’oca, cazzo.
Stringendo più forte quell’esile ragazza, espirai, gli occhi stretti per la sofferenza. Ero così dannatamente duro. Duro tanto da provare dolore. Era bellissima, al punto che non riuscivo a credere che fosse reale. Mi ero sempre chiesto come sarebbe stata da grande: più piena, i capelli sciolti, gli occhi accesi, ma la realtà era sconvolgente. Averla tra le mie braccia era la cosa migliore che avessi mai provato e, quando arricciava il naso come Samantha di Vita da strega, il sangue mi pompava nel cazzo e il pensiero di metterglielo dentro mi mandava al manicomio. Cazzo. Non sapevo neanche il suo nome.
Appoggiando la testa al muro, gemetti. Riprenditi, Styx. Sei il Prez di un fottuto MC di trafficanti di armi e ti comporti come una dannata fighetta.
La sgualdrina gemette nel sonno e mi si accoccolò contro il petto, la sua piccola mano si aggrappò al mio smanicato, la gamba si piegò appena per appoggiarsi sopra la mia. Non potevo gestirlo. Se si fosse mossa di un altro centimetro, avrei perso ogni freno e me la sarei scopata sul materasso.
Prendendo il suo corpo fin troppo magro tra le braccia, tirai via le lenzuola nere e ve l’adagiai al di sotto, scostandole i capelli dal viso e osservando le sue labbra piene curve in un sorriso beato.
Cazzo, era più che bellissima. Perfino a undici anni lo avevo pensato, ma adesso lei aveva ben più di dieci anni.
Lasciai la stanza, chiusi a chiave e andai al bar. Solo pochi fratelli erano rimasti, la maggior parte se n’era tornata a casa o era in camera da letto con la puttana di turno. Anche Lois aveva chiaramente tolto le tende. Bene. Non volevo domande. Non avevo comunque risposte da darle.
Andando dietro il bancone, mi versai una dose abbondante di bourbon. Ky e Rider erano seduti a un tavolo e studiavano ogni mia mossa. Pit attraversò la sala di corsa e saltò dietro al bancone. «Che cazzo, Prez, ci penso io.» Lo allontanai con un gesto della mano, ma quello si mise a fare il barista, uno dei suoi doveri da recluta.
Presi posto accanto a Rider e Ky, guardandoli negli occhi.
«Prez» mi salutò Ky.
Mi accigliai, quando li vidi dimenarsi a disagio sulle sedie: stavano parlando di me.
Parla, feci segno.
Ky si passò la mano sulla bocca. «Styx, amico. Che cazzo ha quella sgualdrina?»
Proteso in avanti, lo guardai negli occhi, infastidito.
«Non la sto prendendo in giro. Quello che voglio dire è che è ingenua, sprovveduta. Non sapeva nemmeno cosa fosse un motociclista, porca puttana! Non parla, guardava i fratelli come se avesse di fronte il diavolo in persona. Sbuca fuori dal nulla, sanguinante. Non sappiamo da dove viene e se qualcuno la rivuole. Potrebbe portarci guai. Nel caso non lo avessi notato, abbiamo già un sacco di merda per le mani in questo momento. Non ce ne serve altra.»
Ky scosse il capo come se neanche riconoscesse l’uomo che gli stava accanto. L’uomo che era il suo migliore amico da anni, cazzo. «I Federali ci stanno attaccati al culo ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette. Se usciamo con una sgualdrina timida e tumefatta ci si avventeranno addosso e nessun figlio di puttana crederebbe alla verità su di lei. Voglio dire, fanculo! Domani partiremo per l’incontro con i ceceni. Trascorreremo settimane in strada per reclamare il nostro territorio. Non ci serve questo, adesso.»
Scolai il bourbon in un unico sorso, assaporandone il sapore liscio e torbato. Lasciai che l’alcol mi intorpidisse la gola. Lentamente riaprii gli occhi, appoggiai il bicchiere sul tavolo e mi infilai le mani tra i capelli. Era stata una lunga giornata del cazzo.
«Dov’è adesso?» chiese Rider, stringendosi la bandana nera degli Hangmen intorno alla testa. «Vuoi che vada a darle un’occhiata?»
Scossi il capo e inspirai: Dorme.
Rider annuì. Potevo giurare che quel figlio di puttana fosse deluso. Fece vagare gli occhi per la sala, poi li riportò su di me. Sembrava che volesse dire qualcosa.
«Senti, Styx. Quando ero piccolo e i miei sono morti, sono rimasto solo. Ho vagato per anni, spaventato a morte, ma mi sono indurito presto. La vita sulla strada, sai? Questo club è stata la mia seconda possibilità.»
«Che stai dicendo, fratello?» chiese Ky, mettendogli una mano sulla spalla.
«Solo che adesso può essere spaventata a morte, ma potrebbe abituarsi a un certo punto. Sono stato allevato in una struttura rigidamente religiosa. Non l’ho mai detto a nessuno qua dentro. Mai sentito la necessità. Non è più la mia vita ormai, cazzo, neanche un po’. Comunque, quando i miei morirono, ho dovuto reimparare a vivere. Ho perso la fede, la mia chiesa, la mia rete di supporto. Ho perso la strada per un po’. Ho ritrovato una famiglia qui con gli Hangmen.»
Pensi sia una di quelli fissati con la Bibbia?, chiesi a gesti. Cazzo, aveva senso, davvero.
Diede un’alzata di spalle. «Non ne sono sicurissimo. Forse. Sto solo dicendo che quella era la mia vita. Lei, però, è scappata da qualcosa, questo è certo. Ne è uscita confusa, muta e sanguinante. Sul polso ha tatuate le scritture sulla fine dei tempi. Ha bisogno di protezione, a quanto pare. È stata ovviamente segregata. Non sa un cazzo della vita, come se fosse stata rinchiusa in solitudine per vent’anni.»
Mi appoggiai allo schienale e guardai le macchie scure sul soffitto marrone. Sospirai e mi strofinai la testa. E se io non venissi alla corsa? Se tu prendessi il comando e io stessi con lei e arrivassi in fondo alla sua questione? Parlai con i segni, guardando Ky.
Il mio amico scosse il capo con una risata incredula. «Mi prendi in giro, vero? Che cazzo! Non pensarci neanche, Styx. Devi esserci. Sei il Presidente, cazzo! I ceceni si aspettano di vedere te. Il club viene prima di tutto.»
Cazzo! Se avessi rivisto quei russi bastardi li avrei sgozzati. Sarei stato via quasi un cazzo di mese e non potevo tirarmi indietro. Mi serviva qualcuno di cui potermi fidare. Qualcuno che la sorvegliasse intanto che ero via, poi avrei risolto questa merda al ritorno.
Mi schiarii la gola, guardai Rider ed espirai. Rider impallidì.
Ti prenderai tu la responsabilità di lei. Non verrai alla corsa coi ceceni. Resterai qui con lei. La proteggerai fino al mio ritorno.
Lo vidi deglutire, poi scuotere il capo. «Prez, non sono sicuro che sia una buona idea.»
Non te lo sto chiedendo, fratello. È un ordine, cazzo. Ho bisogno di qualcuno di fiducia che la tenga d’occhio mentre non ci sono. Qualcuno che non se la scopi mentre dorme.
Il viso gli si contrasse dal nervosismo. «Io non ci so fare con le sgualdrine, Styx. Mai saputo come parlarci. Non sono la persona giusta…» Lasciò in sospeso la frase, stringendosi nelle spalle quasi a scusarsi.
È proprio per questo che sei il fratello adatto a questo lavoro. Mentre è qui, tu la sorveglierai, le sistemerai la gamba, non lo so, le insegnerai le stronzate varie, le regole eccetera. Diavolo, che ne dici di spiegarle come funziona la vita nel club? Sai che i fratelli le si attaccheranno al culo, se non è reclamata come proprietà privata. Non posso tenerla qui senza protezione. L’ultima cosa che vogliamo è un cazzo di stupro. Di merda ne ha già vissuta abbastanza.
«Prez…» Si passò le mani sul viso. Non avevo idea del perché quel figlio di puttana non andasse mai a caccia di fica. Mai fumato, mai bevuto. Per un po’ avevo pensato che preferisse il cazzo, poi l’avevo sorpreso a guardare le puttane del club, a scoparsele con gli occhi. Solo che non le toccava mai. Fatti suoi. Ognuno di noi lottava coi propri demoni. E adesso quel suo comportamento mi tornava utile con Jane Doe.
Lo farai e basta. Niente storie. Intesi?, mimai con fare aggressivo, mettendo in chiaro le cose.
Rider si fece scuro in volto e si agitò sulla sedia. «Intesi» accettò.
Ky si alzò dallo sgabello, il viso duro. Recuperò il Patrón da dietro il bancone, sbatté tre bicchierini da shot sul tavolo e lo versò senza guardarmi negli occhi.
«Te lo dico adesso e basta, Styx. Quella ragazza è di un altro mondo, qualunque cazzo sia. Dubito che possa stare in una famiglia così, in un mondo così. Sappiamo tutti e due che resterai qui a vita. Che non te ne andrai mai.»
Ci siamo capiti. Lascia perdere, gesticolai, perdendo la pazienza sia con il mio VP che con Rider e il suo contorcersi su quella merda di sedia.
Ky non mi ascoltò.
«Sto solo dicendo che devi concentrarti su quel cazzo di accordo coi ceceni. Se perdiamo questo affare, siamo fottuti. Concentrati sulla vita in strada. Abbiamo problemi più grossi che prenderci cura di qualche sciroccata pellegrina, in questo momento. Come se il club fosse un dannato ente caritatevole. Cioè, ma che diavolo? Come si fa ad arrivare alla sua età e non sapere un cazzo della vita? Potrebbe essere un guaio grosso. Si è comportata come una bambina, stasera, amico. Una cazzo di bambina dell’asilo. Se vuoi una passera, hai Lois che ti ciuccia il cazzo. Attieniti a questa merda.»
Rider buttò giù la sua tequila e si alzò goffamente. «Vado a dormire.»
Indirizzai un rapido gesto a Pit, indicandogli di togliersi dai coglioni.
Non appena sentii sbattere la porta, mi voltai di nuovo verso Ky e diedi libero sfogo alla rabbia che avevo trattenuto. «T-tu e io siamo f-f-fratelli, m-migliori amici, leali f-fino alla f-fine, cazzo, ma ora basta con questa stronzata. N-n-non mi piace dove p-porta.» Mi alzai in piedi, incombendo su di lui, ma quell’ostinato figlio di puttana non interruppe il contatto visivo.
Rise senza sentimento. «E quindi? Vuoi fare di lei la tua old lady? O la tua nuova troia del club? Fuori Lois, dentro la nuova sgualdrina Amish? È così che sarà? Anche lei te lo ciuccerà quotidianamente? Starà dalla tua parte quando sarai fuori o quando ti scoperai una puttana solo per il gusto di farlo? Non succederà. Non si adatterà a vivere nel club. Quella prende… e scappa. Non sacrificare il club per un pezzo di fica.»
Lo afferrai per lo smanicato e lo sbattei sul tavolo, scaraventando giù i bicchieri vuoti che si frantumarono a terra. «Meglio se c-c-hiudi quella c-c…» Digrignai i denti e riuscii a buttare fuori: «Cazzo di bocca! Ricordati con c-chi s-stai parlando!»
Mi spinse via e sbraitò: «Giusto». Ky si sistemò lo smanicato, mi rivolse il dito medio e andò alla porta, quindi, con i pugni stretti, si fermò a guardarmi da sopra la spalla. «Sei diverso quando c’è lei. La tua ragazza di sopra… ti fotterà. Sei ossessionato da quella lì. Ti ha dato di volta il cervello, se pensi che possa appartenere a questo posto. Cristo, siamo onesti. Hai perso la tua maledetta sanità mentale quando l’hai incontrata a undici anni e non ti sei mai staccato da questa contorta adorazione di una dea. Sono il tuo migliore amico, cazzo, non solo un cavolo di VP. Mi ricordo di come quell’incontro ti ha cambiato tanti anni fa. Non sarà l’angelo perfetto su cui fantasticavi, Styx. È difettosa e perlopiù fottuta, da come appaiono le cose. La stai mettendo su un piedistallo irraggiungibile per te. Non fare il coglione egoista, cazzo, non l’anteporre al club, ai tuoi fratelli. Non si adatterà a quello che fai, alle cose che fai, alle cose che devi fare per il club. Lasciala andare. Prima il club, ricordatelo. Cazzo, fratello, io mi prenderò sempre cura di te. Ti coprirò sempre le spalle, a prescindere da tutto.»
Detto questo, si girò e uscì dal complesso, lasciandomi nel bar svuotato con la sola compagnia dei miei pensieri incasinati.
Cazzo!
Buttai giù un’altra tequila, poi un’altra e, alla quinta, schiantai la bottiglia vuota contro la parete. Sapevo che il mio VP aveva ragione. Probabilmente sarebbe stato meglio per lei lasciare il nostro mondo, eppure volevo che se ne andasse tanto quanto desideravo un cazzo di buco in testa. L’avevo appena ritrovata, ma era tardi. L’avevo ritrovata troppo tardi, cazzo. Ade mi aveva già trascinato all’inferno. Non meritava di precipitare con me. Meritava un uomo pulito… e non sono certo io, cazzo.
Tornai a sedere al tavolo, passai in rassegna la stanza vuota, fissai i quadri che l’avevano spaventata così tanto diverse ore prima. Cercai di immaginare di guardarli con occhi innocenti – occhi che avevano visto solo il bene, occhi che non appartenevano a chi seguiva l’esempio dell’oscuro signore dell’oltretomba.
Qualche sentimento malato mi strinse le viscere e seppi che non avrei trovato sonno quella notte. La testa era troppo impegnata.
Avevo bisogno di fumo, di una grossa bottiglia di Beam e della mia musica.