22

Non riuscivo a parlare.

Non riuscivo a tirar fuori le parole per dire un accidente di niente. Rider. RIDER, cazzo! Era uno di loro. Per tutto questo tempo, anni e anni come Luogotenente. Cinque anni in sella con gli Hangmen, in prima linea negli accordi e nei traffici di armi… ed era uno di loro! Pezzo di merda!

«Noah, Moses, lasciate un messaggio agli Hangmen» sibilò Rider, afferrando Mae e trascinandola fuori dalla stanza. Tutto ciò che vedevo era un tunnel di nebbia rossa.

«Styx! Ti amo… ti amo!» piangeva Mae, le guance rigate di lacrime.

Rider me la sta portando via!

Mae!, volevo gridare, ma le parole non uscivano. Erano come un groppo incastrato in quella cazzo di gola che mi soffocava, rifiutando di spostarsi. La porta sul corridoio si chiuse e i due stronzi barbuti mi si avvicinarono. Scoprii i denti, lottai con i legacci, ma quei bastardi continuavano ad avanzare. Promisi a me stesso che, se si fossero avvicinati ancora, gli avrei dato una testata, spaccato il naso, fratturato la mascella… qualcosa.

«Quindi tu sei il famigerato Muto degli Hangmen?» mi provocò il primo.

Lo guardai e basta, cercando di attirarlo più vicino.

Si scambiarono uno sguardo e risero. «A giudicare dal suo silenzio, abbiamo indovinato. Buffo, non sembra affatto un duro così in ginocchio, in preghiera come una femminuccia.»

Un movimento attirò il mio sguardo e vidi Jacob camminare avanti a indietro. Mi guardava in cagnesco, rabbioso. Allora è lui il pedofilo, pensai. Era quello il depravato pezzo di merda che aveva violentato la mia donna. Che l’aveva stuprata all’età di otto anni.

Le sue labbra si arricciarono in un ghigno eloquente e la mascella scattò a quel movimento. Fece un passo avanti, si accovacciò proprio davanti a me con uno sguardo provocatorio.

«Sapessi quanto era stretta tanti anni fa…»

Mi irrigidii, tanto che i muscoli parvero sul punto di strapparsi da un momento all’altro.

«Si è ribellata, all’inizio. Ha cercato di liberarsi, ma la trappola l’ha tenuta al suo posto. Sapessi come strillava la prima volta… quando le ho lacerato la verginità. Ma ha imparato presto a godersela.» Abbassò la testa e la voce. «Me la sono scopata in ogni buco, in ogni modo umanamente possibile… ed era sempre fradicia, ne voleva di più.»

Un’ira cieca mi infiammò il sangue. Mi lanciai in avanti e gli affondai i denti nel collo, strappandogli un pezzo di carne che poi risputai ai suoi piedi. Il sapore metallico del sangue mi riempì la bocca. Jacob ruggì di dolore mentre io sorridevo con il suo sangue che mi colava sul mento.

A quel punto, gli altri due attaccarono: pugni, botte, calci nelle costole. Io, però, non staccai mai gli occhi da Jacob, sorridendo alla pioggia di colpi dei suoi compari.

«Moses, Noah, portatelo fuori» ordinò Gabriel, mentre Jacob mi guardava, tenendosi il collo, ancora sotto shock.

Moses e Noah mi presero per le braccia e mi trascinarono alla porta.

Mae.

Rider la teneva contro il muro. Le loro facce fin troppo vicine. Mae appariva terrorizzata, dannazione.

La nostra uscita in corridoio attirò la sua attenzione e i suoi occhi da lupo scattarono nei miei. «Styx!» gridò. «STYX

Forza. Parla. Andiamo. Parla e basta. Qualsiasi cosa. Una parola. Una parola sola. Un suono. Qualcosa… CAZZO! Contrassi il petto, cercando di buttar fuori le parole dalla gola. Le sentivo appostarsi, deridermi, ma non uscivano. I due stronzi che mi tenevano mi trascinarono così in fretta davanti a Mae che non sarei comunque riuscito a pronunciarle in tempo. Non riuscivo a parlare con la mia donna. A rassicurarla. Non potevo aiutarla. Stavo soffocando.

Soffocando.

«Jacob, fallo!» Udii l’ordine di Rider. Piantai i piedi a terra e riuscii a girarmi giusto in tempo per vedere Jacob infilare un grosso ago nel braccio di Mae.

«Non… ti perdonerò… mai… mai» borbottò Mae, perdendo conoscenza, la sofferenza nella sua voce riflessa nell’espressione di Rider. In pochi, rapidi secondi, Mae era andata e io fui spinto giù dalle scale, fuori dalla porta e nel cortile, la notte estiva appiccicosa e troppo umida perfino per respirare.

«Cancello!» ordinò Moses. Noah annuì e ci fermammo al cancello principale. Uno dei due bastardi mi tagliò le fascette. Approfittando di quel breve istante di libertà, sferrai due pugni a quelle orribili facce, uno alla volta, ma venni atterrato da dietro.

«Sta’ giù, stronzo!» minacciò una voce profonda.

Rider.

«Legatelo» ordinò poi. Venni sollevato da terra e sbattuto contro il cancello. Mi legarono i polsi alle pesanti barre di metallo, tanto che i muscoli bruciarono per la tensione. Infine, con un cavo, mi legarono insieme i piedi all’altezza delle caviglie.

Dentro di me risi a quella fottuta posizione in cui mi avevano messo. Bel tocco… imbecilli adoratori di Gesù.

Tesi e arricciai le dita, ma non riuscii a liberarmi. Poi arrivò Jacob, un panno intriso di sangue intorno al collo. Ghignai fin quando Rider parlò.

«È in sicurezza?» si informò.

Mae.

«In sicurezza» confermò Jacob, guardandomi, truce.

Rider fissò Jacob un momento di troppo. I suoi occhi si strinsero un secondo di troppo. Se Fratello Cain amava Mae come aveva sempre dichiarato, avrebbe dovuto fare lo scalpo a quello stronzo sadico che l’aveva violentata, sottoposta a anni e anni di abusi sadici. E se non ci avesse pensato Rider, mi sarei assicurato di prendermi la mia cazzo di vendetta un giorno. Stavolta, niente al mondo mi avrebbe impedito di ritrovare Mae. Era tutta per me, cazzo. Non me la sarei fatta portare via da qualche setta di depravati.

«Tutti quanti, aspettatemi nel furgone» ordinò Rider. Gli uomini si infilarono i passamontagna e portarono via il culo, lasciandoci soli.

Allungai il collo verso il cortile e riuscii a vedere il furgone Ford a luci spente. Nessuna targa, nessun segno distintivo. Niente che mi aiutasse a localizzarlo.

Mae era sul retro, incosciente, e io non potevo muovermi. Non riuscivo a muovermi per salvare la mia donna.

«Styx.»

Nel sentire il mio nome, riportai l’attenzione su Rider, che aveva fatto il giro e adesso mi stava davanti. Sembrava sollevato, lo stronzo… come se avesse finalmente vinto.

«Ha causato tutto questo scegliendo te, sai?» Strinsi la mascella e un sapore metallico mi riempì la bocca, quando le gengive presero a sanguinare per quella pressione. «Cioè, cosa diavolo ci trova in te? Il modo in cui ti guarda. Il modo in cui è ossessionata da te. È incomprensibile.»

Non riuscivo quasi a respirare a sentirlo parlare della mia donna. Merda. Mae voleva me. Diavolo, amava me, e questo bastardo non lo poteva accettare.

Rider mi sferrò un pugno in faccia, facendomi girare la testa da una parte. «Adesso è ora che ascolti me, fratello.» Strinsi gli occhi.

«Per anni ho dovuto sopportare una marea di azioni peccaminose, avvelenandomi l’anima con la malvagità nuda e cruda della vostra confraternita: i fratelli che si scopano qualsiasi cosa purché respiri, che uccidono per piacere, che bevono e si rivoltano contro il Signore. Mi sono guadagnato la tua amicizia, la tua fiducia. Per tutto il tempo, però, disprezzavo te e il resto dei peccatori di questo club. Quello che tu non sai è che l’Ordine ha stipulato un contratto molto redditizio diversi anni fa. Un contratto per un sacco di armi, armi che ci daranno entrate per espandere la nostra… comune. Ci è voluto qualche anno per sistemare tutto, ma ci è tornato utile. Avevamo bisogno di tempo per sgombrare il mercato, conoscere i nostri concorrenti. Abbiamo fatto venire armi da Gaza, roba di prima categoria. Tuttavia, c’era già qualcuno sul nostro territorio: voi.

Il piano è stato semplicissimo: infiltrarci tra gli Hangmen, farci strada tra i ranghi e riferire le informazioni al Profeta David e agli anziani. E l’ho fatto io. L’ho fatto quasi alla perfezione, accidenti. Siamo stati noi a fregare l’accordo con i russi. Ho comunicato io i dettagli e ho cominciato a tagliare fuori gli Hangmen dal traffico di armi. Ne avevamo di migliori. I russi non si sono lamentati. Il tuo vecchio andato al barcaiolo è stata solo la ciliegina sulla torta. Voglio dire, il figlio, un giovane bastardo muto, che prendeva il comando? Porca puttana! Creta nelle nostre mani.

Siamo stati noi a mettere la taglia sulla tua testa con i neonazisti. Di fatto, la colpa se l’è beccata Pit. È stato semplice farvi credere che il corrotto fosse quella recluta – come rubare le caramelle a un bambino. Solo che poi è uscita fuori Mae, sanguinante. E per me è cambiato tutto. È cambiato tutto il cazzo di gioco.»

Rider si accarezzò la barba bruna con un sorrisetto sulle labbra. Feci una promessa muta a me stesso, di staccargli la testa e attaccarla al muro come un trofeo davanti a cui sogghignare per tutto il resto della mia vita. Non avevo mai desiderato tanto mutilare o uccidere un figlio di puttana. Volevo che provasse dolore… tanto dolore… così tanto da farlo supplicare di essere ammazzato.

«All’inizio non sapevo chi fosse Mae» proseguì.

Cercai di fare del mio meglio per riprendere la concentrazione. Qualsiasi cosa dicesse poteva essere utile. Dovevo ascoltare ogni dannata parola che usciva da quella bocca di traditore indottrinato.

«Non l’avevo mai vista prima. Io ero tenuto lontano dalla comune. Tenuto lontano perché dovevo prepararmi per prendere la guida dell’Ordine, approfondire i nostri insegnamenti… studiare medicina. Sarei dovuto rimanere in disparte fino a che non mi avessero chiamato per il subentro. Le cose, invece, sono cambiate e mi è stata assegnata una missione diversa: infiltrarmi tra gli Hangmen. Avevo vissuto fuori dalla comune, conoscevo la vita. Ero la scelta più ovvia, l’uomo in grado di adattarsi più facilmente ai costumi di un motor club di fuorilegge. Avevo sentito parlare delle quattro “sorelle maledette” della comune, naturalmente; le famose quattro bellezze dell’Ordine. Tutti le conoscevamo: Salomè, le sue due sorelle e un’altra, Delilah. A noi, ai fratelli, era stato intimato di tenercene alla larga. Potevano rappresentare una tentazione per qualsiasi uomo, causarne la perdizione. Si diceva che Salomè fosse la più bella di tutte ma, cazzo, le voci sulla sua bellezza erano sottostimate… quei capelli, quegli occhi… quel corpo peccaminoso. È stato solo quando ho visto il tatuaggio sul polso e le cicatrici che ho capito che era una dei nostri. Solo che non riuscivo a capire come avesse fatto a scappare. Poi Gabriel mi informò che Salomè era fuggita il giorno del matrimonio e a quel punto capii chi avevi appena accolto: una delle Maledette. Quella che la profezia aveva eletto come settima moglie del Profeta David. L’avevi accolta e avevi deciso di farla tua. L’hai trasformata nella tua puttana. L’hai distolta dalla retta via dell’Ordine.»

Rider ringhiò all’improvviso e mi sferrò un pugno allo stomaco. Quel colpo quasi mi fece vomitare. Ingoiai il dolore. Non mi sarei fatto spezzare da quello stronzo. Il mio odio feroce verso di lui e i suoi confratelli mi aveva reso sordo al dolore.

«Non volevo avere niente a che fare con Mae. Ho dovuto dire all’Ordine dove fosse, organizzarne il prelievo e non avvicinarmi mai troppo per non mettere a rischio il mio operato. Era del Profeta David. Poi sei arrivato tu e l’hai buttata addosso a me! Sei stato tu a farmela desiderare! A rendermi ossessionato da lei!» Mi strinse entrambe le guance. «Tu mi hai rovinato! E ora io devo consegnare Mae a lui. Il mio tempo per tenerla lontana è scaduto. E la devo restituire!»

Arricciai le labbra sui denti. Respira. Ingoia. Parla.

Parla, cazzo!, ordinai alla mia gola.

Nessuna parola, invece.

Ancora nessuna.

Cazzo!

Rider rise. «Non hai niente da dire, Prez?» Fece un passo indietro. «Sei patetico. Non sei stato abbastanza uomo da parlare alla tua donna nemmeno mentre ti chiamava… mentre piangeva per te. Non l’hai mai meritata.»

Mi staccai così tanto dal cancello che le braccia si tesero troppo. Sentii la spalla scattare in una probabile lussazione, ma accolsi quel dolore con piacere. Mi avrebbe dato la spinta. Sarebbe stato il carburante sulla via della vendetta.

Rider si protese e parlò a voce bassa: «Non ti ucciderò. Sarebbe troppo facile e non mi serve altro sangue a macchiarmi le mani. Ho già peccato troppo con questo club, per quanto mi riguarda». A quelle parole, la sua faccia da traditore si spense, ma subito dopo si indurì di nuovo. «Ti voglio vivo, Styx. Col pensiero fisso su Mae, su dov’è, sulla certezza che non la rivedrai mai più. Vedrai quanto ti piacerà vivere nell’inferno in cui sono stato io in questi ultimi mesi. E non darti pena a cercarla. Non ci troverai mai. Nessuno ci riesce.»

«Fratello Cain! Dobbiamo andare!» gridò uno degli uomini dal cortile.

Rider se ne andò senza mai voltarsi indietro.

Il cuore mi martellava nel petto mentre il motore del furgone si avviava. Lottai e lottai contro le corde finché non mi rimase niente. Legato lì come una fighetta muta e crocifissa, guardai il furgone allontanarsi verso sud, lungo la mia strada di campagna. Portandosi via la mia donna. Sussultai di rabbia, aprii la bocca e rilasciai un lungo urlo muto.

«Styx! Ma che cazzo!» Riaprii gli occhi pesanti e vidi Ky, Tank e Bull smontare dalle Harley e correre verso di me. Una fila di occhi infuocati di rabbia mi osservavano. Decine di fratelli sulle loro moto all’ingresso del complesso mi fissavano lì appeso, nudo e pesto, in una qualche posa da condannato dell’antica Roma. Gli Hangmen erano finalmente tornati dal ride out, ma non avevo idea di quanto tempo fossi rimasto là fuori. Avevo in mente solo una cosa: vendetta.

E Rider morto.

Bull tirò fuori dallo stivale il suo coltello svizzero dell’esercito e mi liberò, altri mi sostennero. Ero così indebolito da non riuscire a stare in piedi da solo.

«Chi cazzò è stato a farti questo?» sibilò Ky, e la sua voce fu come un urlo nel silenzio degli altri.

Spensero i motori e tutti i fratelli si spostarono rapidamente all’interno. Una volta varcate le porte principali del bar, mi lasciarono su un divano e qualcuno mi buttò addosso una coperta per coprirmi il corpo nudo e tumefatto. Beauty.

Lo psico-trio era in piedi davanti a me, fumante di rabbia, smanioso. L’intero club sembrava palpitare d’ira. «Ti ho chiesto cosa è successo!» insistette Ky.

Letti si precipitò nel mio appartamento. «Non c’è» disse secca. Merda. Non avevo mai visto Letti scossa ma, ora che aveva scoperto che Mae non c’era più, gli occhi le erano diventati enormi.

«Dov’è Mae?» chiese Tank. Già sapevano che era stata portata via.

Mi sedetti in avanti e mi passai le dita tra i capelli. AK mi mise in mano un bourbon e lo buttai giù in un colpo solo, sentendolo bruciare giù per la gola.

«Chi è stato, Prez? Neonazi? Messicani? Dobbiamo farne fuori altri del Klan?» ringhiò Flame, che continuava a camminare avanti e indietro come il maledetto folle che era – assetato di sangue. Bene. Avrei avuto bisogno di lui molto presto. Ci sarebbe stato un sacco di sangue da spargere.

Alzai lo sguardo su Ky, poi le mani e, in modo goffo, comunicai: R-I-D-E-R.

Tutti i fratelli che comprendevano i segni rimasero impalati dall’incredulità, compreso Flame. Era una novità. Quel tipo non riusciva mai a stare fermo, troppi demoni gli si agitavano dentro.

«R-I-D-E-R?» riferì lentamente Ky a voce alta. «Rider ha portato via Mae? Ti ha appeso al cancello come a un cazzo di crocifisso?» chiese conferma a beneficio di tutti.

Nella sala calò un silenzio di morte.

È sempre stato lui il traditore. Ha messo in mezzo Pit. Ci ha sottratto informazioni per anni. Voleva il nostro territorio per il traffico di armi.

«Per chi? Per chi lavora quello stronzo?» sbottò Viking.

Buttai fuori l’aria e combattei la nausea al pensiero di aver perso Mae.

Mi sentivo lo stomaco a pezzi. Che cosa diavolo stava passando in quel momento? E se quelli… Merda! Non riuscivo neanche a pensarci. Volevo fracassare crani, crani di quella setta, sbriciolarli fino a polverizzarli.

«Prez!» gridò Ky.

Mi riconcentrai. La setta di Mae. Quel figlio di puttana è il loro maledetto erede o qualche stronzata del genere.

Beauty si portò la mano alla bocca. «Rider è della setta di Mae? No…»

Confermai con un rigido cenno del capo.

«E ha preso Mae?» chiese con gli occhi pieni di lacrime.

La sala sembrò vibrare di tensione mentre aspettavano la mia risposta. Annuii di nuovo.

«No!» annaspò Beauty. «La puniranno per essere scappata! Me l’ha detto lei stessa!» Tank prese Beauty per un braccio e se la strinse al petto per tranquillizzarla.

Agitandomi impaziente, mi voltai verso Ky.

Contatta tutte le sedi degli Hangmen in grado di raggiungerci in otto ore, cazzo. Convoca Oklahoma, Louisiana, Florida, New Mexico e Alabama. Falli venire qui. Dichiaro guerra alla comune. Io, tu, Tank, Bull e il trio andremo a far visita al senatore. Quello stronzo ha sicuramente a che fare con questa merda. È la chiave per riprenderci Mae. Vai al deposito di munizioni e prendi le armi. Avremo bisogno di tutto quello che abbiamo.

«E poi?» chiese Bull, mentre il resto dei fratelli era già pronto all’azione.

Mi alzai, mi tenni la spalla lussata e la rimisi nella sua sede, sciogliendo le contratture del collo.

Poi andiamo a riprenderci la mia old lady. Ho intenzione di scatenare l’ira di Ade su tutto quel maledetto gruppo di fottuti stupratori indottrinati.

«Porca troia, senatore Collins!» urlò Viking, spalancando la porta della camera da letto padronale del senatore nella sua villa giù a Tarrytown, fuori Mopac – una comunità recintata di ricconi proprio sul lago Austin, dove la gente ha più soldi che cervello.

Poi tutti restammo impietriti.

Il buon vecchio senatore tirò fuori il cazzo avvizzito dal culo di un ragazzino asiatico e si lanciò sulle coperte.

Ky fece un passo avanti, sogghignando. «Bene, bene, bene, cosa abbiamo qui, senatore Collins?»

«Come diavolo avete fatto a entrare?» gridò Collins.

AK andò al suo armadio e cominciò a frugare in giro, mettendosi in tasca dei grossi sigari cubani di raffinata qualità. «Il tuo staff non è poi così fedele. A quanto pare, tengono più alla propria vita che alla tua,» alzò gli occhi e scrutò il letto, «o quella del tuo amichetto minorenne.»

Il senatore impallidì. Il ragazzino alzò le mani – aveva sedici o diciassette anni al massimo. Arma perfetta a nostro favore.

Forse Ade vegliava davvero su di noi, dopotutto.

Flame si precipitò sul ragazzo e lo tirò su dal letto per i capelli neri. «Hai dieci secondi per toglierti dai coglioni prima che ti castri e il tuo cazzo finisca in pasto al suo cane!» Flame lo scaraventò a terra e, in meno di dieci secondi, il ragazzo si volatilizzò, sbattendosi la porta alle spalle.

Ky sedette ai piedi del letto e si appoggiò all’indietro, fissando Collins. Io rimasi accanto al comò, semplicemente a guardare quel vecchio testa di cazzo che incontrava il mio sguardo duro.

Deglutì… forte.

Ammiccai.

Piagnucolò.

Femminuccia.

«Allora, Collins? A quanto pare nascondi dei segreti ai tuoi cari, vecchi texani, eh? Che cosa direbbero, se sapessero che al loro perfetto “family man” piace ciucciare cazzi?»

«Che cosa volete?» chiese, gli occhi lucidi come perle che scattavano in continuazione dall’uno all’altro dei fratelli in giro per la stanza. «Ho molto denaro. Quanto volete?»

Ky inarcò un sopracciglio e rise. «Ne abbiamo a palate di denaro.»

Ky accennò con il mento a Flame e quello, nella sua agitazione costante, scivolò sul letto e sollevò Collins per la gola, inchiodandolo al muro.

«NO! Non mi uccidete! Vi dirò tutto quello che volete sapere!» strillò Collins con una voce appena udibile nella stretta d’acciaio di Flame. Quando il suo viso grassoccio si fece viola, Flame lo lasciò cadere sul pavimento di pietra su quel flaccido culo nudo.

«Chi ci ha messo addosso i neonazisti?» Tutto il sangue rimasto sul viso del senatore defluì alla domanda di Ky.

«Io non… non sapevo…» Flame si lanciò di nuovo su di lui. Collins tese le mani, gridando e trascinandosi contro il muro. «Okay, okay… non mi fate male!»

Flame mi guardò in attesa di istruzioni. Lo fermai con un cenno del mento.

«Te lo dico io cosa» disse Ky, spostandosi per guardarlo in faccia. «Comincio il conto alla rovescia da sessanta. Se arrivo a zero, lascerò che Flame ti faccia una lobotomia. Proviamo e vediamo se così ti rimettiamo in moto la memoria.»

Flame gettò indietro la testa in una risata isterica, aprendo il coltello persiano a serramanico; era già pronto all’azione.

«Cinquanta» contò Ky.

Il senatore si strofinò la testa calva e sudata in preda a una paura più che evidente.

«Quaranta.»

Flame cominciò a riscaldarsi: faceva scrocchiare le nocche, ruotava il collo, si tagliava le braccia, facendo gocciolare sangue sul tappeto color crema.

Il viso di Collins si accese visibilmente di paura.

«Trenta.»

«Venti.»

«Dieci.»

«Cinque… quattro… tre… due… uno… ze…»

«Okay! Okay! Abbiamo un accordo!»

Gli ordinai di parlare con uno scatto della testa.

«È stato un colletto bianco. È venuto e ha fissato la taglia. I nazi hanno raccolto l’offerta. Il colletto bianco voleva il Muto morto, gli Hangmen fuori dai giochi nel traffico di armi.» Alzò gli occhi su di me. «L’ordine è arrivato dalla villa del governatore in città. Il colletto bianco aveva una lettera con la firma del governatore e mi è stato ordinato di chiudere un occhio sul passaggio delle armi di una nuova organizzazione con sede a Gaza, o in un altro posto in culo alla luna. Di approvare delle no-fly zone e rendere più severe le restrizioni di accesso a un terreno abbandonato a nord della città. Non ho chiesto altro. Meno so e meglio è.»

«Che tipo era il colletto bianco?» chiese Tank.

Collins si prese il naso tra le dita. «Alto, ben vestito, normale. Ah, aveva una lunga barba bruna e una cicatrice sulla guancia.»

Gabriel.

Ky si girò verso di me in attesa di ordini.

Scopri la posizione di questo terreno. È la comune. Senza dubbio. Il tizio è uno degli stronzi che ha preso Mae.

Ky annuì, rigido. Era incazzato.

«Ci serve la posizione» pretese.

Collins si incupì. «Non ve la posso fornire.» Quando però Flame si avvicinò leccando la lama insanguinata, gridò: «Aspettate! Aspettate!»

Alzai la mano per bloccare Flame.

«Il governatore mi tiene per le palle. Ha della merda che potrebbe distruggere la mia carriera politica, la mia famiglia. Mi ha detto che mi avrebbe rovinato, se mai avessi fatto trapelare la posizione… soprattutto a voi… agli Hangmen. Può significare soltanto che intasca bei soldi da quelli là.»

«Intendi forse che il governatore sa che ti piace scoparti i ragazzini?» si informò Viking.

Collins strinse le labbra, infastidito. Viking sorrise.

«Gli unici pezzi di merda a cui importa che quel posto non venga trovato, saranno morti entro le prossime ventiquattr’ore. Al governatore interessa solo quello che gliene viene in tasca. Faremo in modo che non resti nessuno a parlare, quando avremo finito. Né lorolui ti romperanno i coglioni.»

Collins sospirò. Lo avevamo messo con le spalle al muro e lo sapeva. «E voi? Cosa ci farete voi con questa informazione privata che avete su di me?»

«Un cazzo di niente… se esce fuori la posizione» sottolineò Ky.

«Quindi dovrei credere che non la userete contro di me in futuro?»

«Assolutamente no. Tu ci aiuti, e noi ti lasceremo scopare pure le carogne, se vuoi. Se invece non ci dici dov’è questo posto, sarai su tutti i giornali di domani.» Ky si protese verso Collins. «Diciamo che abbiamo qualche aggancio che godrebbe nel diffondere la notizia»

«Porca puttana!» sibilò Collins. «A quanto pare non ho scelta, vero?»

«Nessuna. Cazzo. Di. Scelta» confermò Ky.

Cinque minuti dopo, avevamo la posizione.

Mentre eravamo fuori, in sella alle nostre Harley, Ky rispose a una chiamata. «Sì… tempo stimato… bene.»

Chiuse il cellulare e mi guardò. «Hangmen in viaggio da sette stati. Arrivo in otto ore.»

Una sensazione di sollievo mi si diffuse nelle viscere. Sarei andato a riprendermi Mae. In meno di ventiquattr’ore, avrei riavuto la mia old lady sulla mia moto e nel mio letto. Quegli stronzi che se l’erano portata via sarebbero stati col barcaiolo, senza monete sugli occhi. E quel bastardo di Rider l’avrebbe pagata cara.

Mandando indietro la testa, chiusi gli occhi. Tieni duro, piccola. Vengo a prenderti.