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BENVENUTO, ARCHIE

Harry si mise al volante della Range Rover blu, con Meghan e Doria che aspettavano sul sedile posteriore, la sera di domenica 5 maggio. Con una guardia del corpo in auto e un team di altre guardie del corpo su una seconda Range Rover, il principe si apprestò a percorrere i quarantacinque chilometri che separano il Frogmore Cottage dal Portland Hospital, al centro di Londra.

Anche se in principio Meghan aveva espresso l’intenzione di partorire a casa, quando era entrata nell’ultimo trimestre aveva deciso di andare in ospedale. Nonostante le voci secondo cui era «devastata» al pensiero di accantonare il parto in casa, una fonte riferisce che quando cominciò il travaglio aveva ormai scartato quell’idea. «So che circolavano pettegolezzi sul suo desiderio di partorire a casa, e senza dubbio è stata un’ipotesi di cui si è discusso all’inizio» aggiunge la fonte, «ma Meg sapeva da mesi che sarebbe andata in ospedale. Le importava solo di far nascere il bambino nel modo più sicuro possibile. Era sempre più nervosa a mano a mano che si avvicinava al termine, perciò direi che per certi versi è stato un sollievo rivolgersi a un ospedale tradizionale.»

Ancora una volta in contraddizione con le indiscrezioni, Meghan non prese mai in considerazione l’idea di partorire alla Lindo Wing, dove Kate aveva dato alla luce tutti e tre i suoi figli, Diana William e Harry, e la principessa Anna Peter e Zara. Voleva infatti un luogo più discreto del St Mary’s Hospital.

Al Portland – un ospedale di proprietà di una società statunitense, famoso tra le celebrità e gli espatriati americani a Londra – sono nate Beatrice ed Eugenie. Offre non solo un’assistenza all’avanguardia, ma anche un ingresso sotterraneo, dove l’andirivieni di SUV dai finestrini oscurati è la norma. Harry e Meghan, che nessuno aveva mai visto entrare o uscire dal Portland, non avevano rivelato quale ospedale avessero scelto nemmeno ai collaboratori o agli amici più stretti.

Le uniche persone a conoscenza di quel dettaglio erano Doria e l’équipe medica, tra cui Penelope Law, una delle migliori ostetriche del Portland, nonché una contessa (è la moglie del settimo conte di Bradford). Tuttavia chiedeva alle pazienti di chiamarla «dottoressa Penny». Nonostante l’elevata percentuale di tagli cesarei tra le sue assistite, la Law è a favore del parto naturale. Meghan non si sottopose al cesareo, anche se i Sussex si rifiutarono di dare informazioni sulla procedura. Secondo una fonte, la duchessa «accettò il consiglio» dei medici, che nei giorni precedenti il ricovero andarono quotidianamente al Frogmore Cottage. Alle cinque e ventisei di lunedì 6 maggio, dopo un parto senza complicazioni, venne alla luce Archie Harrison Mountbatten-Windsor, settimo in linea di successione al trono. Meghan, sollevata all’idea che fosse andato tutto bene, era semplicemente felice di poter tenere in braccio per la prima volta il suo «bellissimo e dolcissimo bambino», che pesava 3,3 chili.

«Archie era vigile non appena è arrivato. Aveva gli occhi spalancati» racconta un’amica. «Descrivendo il momento in cui l’ha stretto tra le braccia per la prima volta, Meghan l’ha definito “un’estasi […] una felicità e un appagamento totali”.» Una confidente fidata aggiunge: «Come ogni neomamma, non sai cosa aspettarti finché non lo vivi».

Quando nacque Archie, Harry e Meghan avevano già il nome pronto, sapendo da tempo che avrebbero avuto un maschietto. Secondo una fonte, l’avevano scelto durante l’ultima settimana di gravidanza. Volevano qualcosa di tradizionale, un nome evocativo anche senza un titolo davanti. Archie, che significa “forza” e “audacia”, rispondeva a questo requisito. «Hanno scartato subito Archibald» ride un amico della coppia. «Il bambino sarebbe stato per sempre il piccolo Archie.» (Mountbatten-Windsor è il cognome usato da tutti i discendenti maschi della regina e del principe Filippo. Di solito i reali titolati non utilizzano cognomi.)

I Sussex, che avrebbero chiesto la doppia cittadinanza per il figlio, decisero di non dargli un titolo, perché volevano che fosse un comune cittadino finché non fosse stato abbastanza grande per decidere quale strada prendere. Secondo una fonte, erano entrambi in pensiero per il giorno in cui il principe Carlo sarebbe diventato re e i figli di Harry avrebbero potuto ereditare automaticamente i titoli di principe o principessa. Fecero presente le loro preoccupazioni a Carlo, che promise di valutare, quando fosse salito al trono, l’emanazione di una nuova lettera patente, uno strumento legale sotto forma di ordine scritto emesso dal sovrano, per rimediare alla situazione. «Avere un titolo ma non un ruolo senior nella famiglia reale è soltanto un peso» commentò all’epoca un funzionario anziano dello staff reale.

Harry cominciò a messaggiare e a chiamare gli amici (tra cui Skippy, con cui aveva ripreso i contatti) per annunciare la lieta notizia. Iniziò dalla regina e dal principe Filippo, i primi a essere informati dell’arrivo dell’ottavo pronipote. Poi inviò un messaggio al padre e al fratello, assieme a una foto del bambino, prima di avvisare gli altri membri della famiglia – compresa Zara, la figlia della principessa Anna, e suo marito, la leggenda del rugby Mike Tindall – attraverso lo speciale gruppo WhatsApp di cui fanno parte tutti i cugini reali. Avvertì anche la famiglia di Diana, cioè Lady Sarah McCorquodale e Lady Jane Fellowes e il conte Charles Spencer. Non si dimenticò nemmeno di Tiggy, che aveva scelto come madrina di suo figlio molto prima di diventare padre.

Su richiesta di Meghan, Doria scrisse un messaggio a Thomas. La duchessa, infatti, non voleva che suo padre scoprisse la notizia dopo il resto del mondo. Ma non volle sapere se lui avesse risposto.

Infine, Harry dovette informare gli aiutanti di Palazzo, tra cui Sara, cosa che fece alle nove e mezza del mattino, proprio mentre stavano tornando al Frogmore Cottage. Archie era nato da poco, ma la dottoressa Penny aveva autorizzato le dimissioni e Meghan aveva voglia di andare a casa, dove sarebbe stata sottoposta a un monitoraggio costante.

Pur essendo rimasta in ospedale per poco tempo dopo il parto, quando la duchessa messaggiò i suoi amici americani mentre il neonato dormiva, disse di essere estasiata, anche se stanca e un po’ frastornata. «Un momento incredibile» disse a un amico.

La neomamma si meravigliò di quanto fosse tranquillo il bambino. «Non ha mai pianto» confidò a un’amica. «È un angioletto.»

In un messaggio a un’altra cara amica, Meghan scrisse: «Se mio figlio sarà anche solo la metà di quello che sono i tuoi, sarò felicissima».

Quando si trattò di comunicare la notizia al pubblico, Harry volle farlo di persona. «Non voleva che il suo ufficio passasse ai giornali le informazioni da divulgare, e non voleva perdere il controllo di quel momento magico» spiega una fonte vicina al principe. «Desiderava che le persone lo sapessero da lui, niente dichiarazioni, niente annunci formali […] soltanto lui, con un discorso sincero e improvvisato.» Sara diede le disposizioni necessarie.

Davanti alle scuderie del castello di Windsor, con due cavalli che spingevano le teste nere fuori dalle porte della stalla, Harry disse sorridendo: «Ho l’enorme piacere di annunciarvi che questa mattina presto io e Meghan abbiamo avuto un bambino, un maschietto sanissimo. Madre e figlio stanno bene. È stata l’esperienza più straordinaria che avrei potuto immaginare. È un mistero come le donne riescano a fare ciò che fanno, ma entrambi siamo entusiasti e pieni di gratitudine per l’affetto e il sostegno che abbiamo ricevuto da tutti. È stato meraviglioso».

Mentre parlava del «primo parto» a cui avesse assistito, Harry si profuse in elogi per la moglie e il figlio. «È un esserino tenerissimo. Perciò sono semplicemente al settimo cielo.»

Due giorni dopo Archie fece il suo debutto globale al castello di Windsor durante una conferenza stampa per pochi intimi: solo due fotografi, un reporter e tre videocamere riunite per passare i dettagli a ogni testata giornalistica possibile e immaginabile.

Quando Harry e Meghan entrarono nella St George’s Hall, le macchine fotografiche impazzirono per immortalare il royal baby, avvolto nella tradizionale copertina di G.H. Hurt & Son (anche George, Charlotte e Louis avevano debuttato con lo stesso brand).

A differenza di quanto era successo durante il servizio fotografico per il fidanzamento, quel giorno fu Harry a fare un discorso d’incitamento a Meghan prima di uscire. «Sei bellissima» disse. Per l’occasione, la duchessa indossava un vestito trench Wales Bonner, décolleté Manolo Blahnik e una delle sue collane preferite, una creazione di Jennifer Meyer in oro e turchesi. Sfoggiava anche l’anello di fidanzamento, che non era riuscita a infilarsi nelle ultime sette settimane di gravidanza. Prima di arrivare, ammise di essere esausta ma contenta di condividere un momento così felice.

All’inizio Harry e Meghan avevano pensato di posare sui gradini dietro il castello di Windsor per richiamare la foto delle nozze scattata prima del ricevimento, ma la pioggerella li costrinse a cambiare programma, optando invece per St George’s Hall.

Sara e Julie Burley, la vicesegretaria addetta alle comunicazioni, che si affrettarono a raccogliere qualche batuffolo di lanugine dal tappeto rosso vivo poco prima che arrivassero i Sussex, dissero ai fotografi che avevano soltanto dieci secondi per realizzare gli scatti prima delle tre domande concordate. Ma i duchi parvero contenti di fermarsi a chiacchierare più a lungo.

«Ho i due uomini migliori del mondo» dichiarò Meghan. «Sono davvero felice.»

Quando le chiesero che tipo di bambino fosse Archie, la duchessa rispose: «Ha un carattere dolcissimo. È molto tranquillo».

«Non so da chi abbia preso» scherzò Harry.

I Sussex espressero apertamente i loro sentimenti per il figlio, ma non rivelarono il suo nome. Non l’avevano ancora annunciato pubblicamente perché volevano che la regina ne venisse a conoscenza per prima e desse il suo benestare. Non fu una scelta dettata dal protocollo, bensì dal rispetto di Harry per sua nonna.

Dopo aver finito con i media i tre andarono dritti al castello di Windsor dalla regina Elisabetta, la bisnonna. Prima della conferenza stampa si erano già imbattuti nel principe Filippo all’interno della tenuta, ma quello sarebbe stato il suo primo, vero incontro con il pronipote.

Era presente anche Doria. Una foto di quel momento fu in seguito postata sui social. Tutti e cinque gli adulti intorno ad Archie, il primo nipote di origine mista della sovrana. Lo scatto – realizzato da Chris Allerton, il fotografo personale dei duchi – catturò un istante molto significativo per la famiglia reale. Per la prima volta, infatti, la monarchia dava una tanto agognata dimostrazione di inclusione e tolleranza razziale. «Mi ha resa orgogliosa» confessò Meghan a un’amica.

Doria restò al fianco della figlia. «Si prendeva cura di Meghan mentre Meghan si prendeva cura di Archie» dice un amico, aggiungendo che Doria aiutava a cucinare e a sbrigare altre faccende in casa perché la duchessa potesse investire tutte le sue energie nell’accudimento e nell’allattamento del neonato.

Anche Harry era «impaziente di fare tutto il possibile» raccontò all’epoca un amico della coppia. «Meghan gli è molto grata. È quasi sempre Harry a cambiare il pannolino ad Archie. Gli piace considerarlo il suo lavoro, soprattutto perché Meghan ha parecchie altre cose da fare.»

Da questo punto di vista, il duca assomiglia molto a suo fratello, che si occupa di ogni aspetto dell’educazione dei suoi tre figli, portandoli e andando a prenderli a scuola e aiutandoli con i compiti. William e Kate, che hanno optato per un’equa divisione delle mansioni domestiche, sono genitori moderni. William cucina con la stessa frequenza di Kate.

Sotto tale aspetto, il duca di Cambridge porta avanti l’eredità materna. Diana fu una dei primi reali a trasformare la cucina del proprio appartamento in un punto d’incontro per la famiglia, e questo in un periodo in cui quasi tutti gli altri membri della Royal Family non mettevano mai piede in quella stanza. Quando i Cambridge si stabilirono nell’appartamento 1A, vollero che la cucina fosse il cuore della casa. Non fu solo una scelta pratica, ma anche simbolica. Come sua madre per lui, William desidera un’infanzia relativamente normale per i suoi figli, anche se il maggiore è destinato a diventare re.

Harry stava solo cominciando a conoscere Archie. I Sussex stentavano a credere quanto fosse silenzioso. Riposava così tranquillo, disse Meghan a un’amica, che certe volte lei avrebbe voluto che piangesse per essere sicura che stesse bene. Archie aveva una nursery, naturalmente, ma dormiva anche in una culla di vimini nella camera dei genitori.

Nel frattempo a Frogmore cominciarono a fioccare i regali. La casa, soprattutto la cucina, era invasa da fiori provenienti da tutto il mondo: i Clooney, i Corden e Jacinda Ardern inviarono delle composizioni. Oprah spedì un dono molto speciale: un’enorme biblioteca di libri per bambini, tutti muniti di adesivi personalizzati con la scritta Archie’s Book Club.

Tra i primi libri di storie per la nursery ci fu L’albero di Shel Silverstein, uno dei preferiti di Meghan, che Doria le leggeva da piccola. I Mulroney inviarono una lussuosa carrozzina, che la duchessa avrebbe usato ogni giorno per portare Archie a passeggio nei giardini di Frogmore, spesso con Guy e Pula al seguito.

Le ulteriori precauzioni che Harry e Meghan presero per la sicurezza informatica non impedirono loro di postare le immagini del piccolo come farebbe qualunque neogenitore. Nel giorno della Festa della mamma, che la duchessa iniziò facendo colazione in camera con Doria e Archie, Harry condivise con il mondo un’altra foto del neonato via Instagram. Lo scatto mostra il piedino del bebè nella mano di sua madre.

I non ti scordar di me sullo sfondo sono un accenno intenzionale a Diana. Comprensibilmente, il principe «pensava spesso» a lei da quando era diventato padre.