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TORONTO ADDIO
Meghan aveva le lacrime agli occhi mentre si guardava intorno nel salotto della sua casa a Toronto. Tra le serate interminabili sul set di Suits e gli addii, aveva impiegato più di tre settimane per imballare la sua vita negli scatoloni che la circondavano in quel giorno di inizio novembre del 2017. I traslocatori se n’erano appena andati, applicando ai mobili etichette diverse a seconda che fossero destinati a essere spediti in Gran Bretagna o trasferiti in un deposito, e i divani di cotone bianco erano avvolti in lenzuola, perciò non ci si poteva più sedere.
Tra il trasloco e i cambiamenti nella routine quotidiana, Meghan aveva preferito affidare gli amati Bogart e Guy a un’amica. Data l’età avanzata di Bogart, le avevano detto che il volo di sette ore per il Regno Unito poteva essere pericoloso, perciò l’animale sarebbe dovuto restare in Canada (dopo tre anni – e qualche visita della ex padrona – è ancora un «cane molto felice», riferisce un amico). L’angolo accogliente in cui i due trovatelli dormivano ogni notte era vuoto. La casa era immersa in un silenzio inquietante.
Alcuni dei migliori ricordi della sua vita a Toronto avevano visto la luce in quella stanza: le cene del Ringraziamento con i colleghi, le risate con le amiche davanti a un bicchiere di vino rosé nelle calde serate estive, i piatti che aveva preparato per Harry quando non avevano voglia di avventurarsi fuori.
Ma ora aveva dato la sua ultima cena e si era lasciata alle spalle l’ultimo giorno sul set dove, come osserva la collega e amica Sarah Rafferty, avevano trascorso più tempo insieme che con qualunque ex compagno del liceo o del college.
Benché la notizia non fosse ancora di pubblico dominio, Meghan avrebbe abbandonato il legal drama alla fine della stagione. In seguito, Patrick J. Adams avrebbe detto all’Hollywood Reporter che sebbene molte cose fossero «passate sotto silenzio» con Meghan nell’ultimo periodo delle riprese si erano lasciati in buoni rapporti.
«Siamo cresciuti insieme sul set» spiegò. «Abbiamo capito istintivamente che era giunto il momento per entrambi. Non ce lo siamo detto, limitandoci a divertirci come matti mentre giravamo gli ultimi episodi. Sapevamo entrambi che non saremmo tornati e questo ha reso ciascuna scena ancora più speciale. Ce la siamo spassata, ridendo dall’inizio alla fine. Ci siamo fatti una bella risata persino sulle cose che avrebbero potuto essere frustranti, e ci siamo scambiati le impressioni sulla follia della situazione.»
Le ultime settimane di riprese, culminate nelle nozze tra Rachel e Mike, erano state cariche di nostalgia. Tuttavia Meghan sapeva da qualche tempo di essere pronta per un nuovo capitolo della sua vita.
Wendell Pierce aveva dato alla figlia fittizia qualche consiglio prima di girare l’ultima scena con Meghan. «Volevo solo che sapesse una cosa: anche se ci fossimo persi di vista per la nuova vita che stava per iniziare, l’avrei sempre riaccolta e sostenuta» racconta. «Lo pensavamo tutti. Vederla andare via è stato triste, ma anche molto emozionante… come mandare un figlio al college. È stato il suo esame di laurea.»
Aver fatto parte del cast di una serie televisiva molto seguita per sette anni era il tipo di successo che pochi attori potevano vantare.
«Una volta che abbiamo raggiunto il centesimo episodio, ho pensato: Sai una cosa? Ce l’ho fatta» dichiara Meghan. «Sono davvero fiera del lavoro che ho svolto qui.»
Sapeva che non appena avesse rinunciato al ruolo in Suits e si fosse trasferita a Londra, la sua carriera di attrice sarebbe finita. Per sempre. Senza la possibilità di tornare sui suoi passi. Per alcuni aspetti fu un sollievo. Ora che era più matura, che aveva girato il mondo e compreso di poter aiutare a cambiarlo grazie alla propria influenza, cominciò a pensare di abbandonare la recitazione per qualcosa di più significativo.
La decisione di lasciare il lavoro per cui aveva faticato tanto fu anche «spaventosa», confessò Meghan ad alcuni amici. A un certo punto aveva sognato di passare al cinema e a ruoli più impegnativi. A mano a mano che si avvicinava ai trentacinque anni, tuttavia, i suoi sogni e le sue aspirazioni avevano cominciato a cambiare. Una vocina dentro di lei continuava a ripeterle che nella sua nuova posizione avrebbe potuto fare molto di più. Dopotutto, quello era sempre stato uno degli obiettivi di The Tig. Ma ammirava anche attrici come Angelina Jolie, che aveva sposato numerose cause benefiche, concentrandosi perlopiù su progetti umanitari da alternare a iniziative di natura più commerciale e a ruoli da testimonial per vari marchi. Per qualche tempo Meghan aveva perseguito quell’ideale. Ma poi aveva conosciuto Harry. Se voleva avere un vero futuro – e una famiglia – con lui, avrebbe dovuto dire addio per sempre al mondo dello spettacolo.
Ormai era pronta, soprattutto perché un mese prima aveva superato il primo ostacolo: un colloquio formale con la regina.
Nonostante un brevissimo incontro con Sua Maestà all’inizio dell’anno («Lei e Harry erano letteralmente andati a sbattere contro di lei» dice ridendo una fonte), Meghan era ancora nervosa all’idea di vedere la nonna del principe. Sarebbe stata la prima volta che si trovava faccia a faccia con la sovrana come fidanzata di Harry. Anche se lui aveva già ottenuto l’autorizzazione formale della regina al matrimonio, bisogna considerare che la storia non è mai stata benevola con i divorziati nella Royal Family. Re Edoardo VIII provocò una crisi costituzionale in Casa Windsor quando abdicò nel 1936 per sposare Wallis Simpson, l’americana – con due divorzi alle spalle – che gli aveva rubato il cuore. Quando la principessa Margaret chiese il permesso di sposare il comandante di stormo Peter Townsend nel 1955, poco dopo l’ascesa al trono di Elisabetta, i funzionari anziani dello staff reale dissero a Sua Maestà che un matrimonio tra sua sorella e un uomo divorziato sarebbe stato inaccettabile ora che era non solo regina, ma anche capo della Chiesa anglicana.
Townsend, un abile pilota della RAF, fu insignito della Distinguished Flying Cross e in seguito fu dignitario di corte sia di re Giorgio sia della regina Elisabetta, oltre che vicedirettore operativo dello staff domestico. Eppure le onorificenze non cambiarono il fatto che era divorziato. La principessa Margaret fu invitata a rinviare il fidanzamento mentre Townsend rivestiva la posizione di attaché a Bruxelles, e successivamente rinunciò al proposito di sposarlo.
Non c’erano garanzie che la nonna di Harry avrebbe approvato Meghan, ma dagli anni Cinquanta sono cambiate tante cose. Tre dei quattro figli della regina hanno divorziato, e nel 2005 Carlo è persino riuscito a sposare Camilla, che aveva a sua volta un divorzio alle spalle. La verità è che la sovrana era semplicemente felice per Harry.
Qualche giorno prima dell’incontro del 12 ottobre con Elisabetta, Meghan e Jessica discussero dell’outfit più adatto per quell’evento importantissimo. Come facevano spesso, ebbero un fitto scambio di opinioni su iMessage, con fotografie e messaggi vocali. A un certo punto, Jessica si procurò un cellulare di cui soltanto Meghan conosceva il numero, in modo da poter chattare in totale sicurezza, senza il timore di essere intercettate. Dopo aver valutato decine di idee, optarono per un vestito classico dai colori pastello.
Meghan, impegnata con le riprese di Suits, andò e tornò da Londra appositamente per incontrare la regina (un paio di giorni dopo era di nuovo sul set a Toronto). Con i paparazzi appostati quasi sempre davanti al cancello di Kensington Palace, lei e Harry preferirono non rischiare di essere avvistati mentre facevano visita alla sovrana. Invece di usare una delle solite Range Rover, salirono su una Ford Galaxy a quattro porte con i finestrini oscurati, un minivan più adatto a una mamma che ai membri della Firm.
Percorsero i due chilometri che li separavano da Buckingham Palace. Dopo essere stata autorizzata a passare dalle guardie armate della polizia di Scotland Yard davanti al cancello, l’auto si diresse con discrezione verso il lato del Palazzo, fermandosi accanto all’entrata con la copertura di vetro. Le centinaia di turisti riunite lì fuori erano ignare di ogni cosa.
Harry e Meghan presero l’ascensore – una magnifica struttura in ferro battuto del secolo scorso – e salirono fino all’ingresso privato. Uscendo dalla cabina, Meghan vide Paul Whybrew, uno degli aiutanti di Palazzo più vicini a Sua Maestà.
Alto, snello e con gli zigomi pronunciati, Paul è paggio d’onore della regina da più di quarant’anni. Meghan l’aveva visto scortare Daniel Craig (nei panni di James Bond) da Elisabetta nel video creato per l’inaugurazione delle Olimpiadi di Londra nel 2012.
Il cuore dell’appartamento privato della sovrana non era affatto come Meghan l’aveva immaginato. Non che sapesse cosa aspettarsi. Quando entrarono in salotto, Harry baciò sua nonna sulle guance. Meghan, che sapeva di dover fare l’inchino, si era esercitata una decina di volte nelle ore precedenti.
Il tappeto Aubusson bordeaux e crema, vivacizzato da un motivo a fiori e cartigli, faceva pendant con le cornici dorate intorno ai dipinti degli antichi maestri, appesi alle pareti color uovo di pettirosso. Era una sfumatura più tenue dell’azzurro Tiffany, con le modanature più spettacolari che Meghan avesse mai visto. Stava davvero per incontrare il capo di stato dei paesi del Commonwealth?
Quel giorno, tuttavia, a sedersi sulla poltrona di seta dallo schienale diritto fu soltanto la «nonnina», come la chiamava Harry. Due tavoli di legno a forma di mezzaluna erano collocati su ciascun lato del camino bianco. Sul primo era posata la foto del fidanzamento di William e Kate. Sotto i dipinti meravigliosi erano disposte altre fotografie di famiglia con stupende composizioni di fiori bianchi e rosa in vasi di cristallo.
L’incontro ebbe luogo alle cinque del pomeriggio, l’ora in cui la regina ama prendere il tè. Meghan, che aveva cominciato ad apprezzare questa tradizione, adora il tè pomeridiano in Gran Bretagna. La regina beve sempre una miscela di Darjeeling e Assam, soprannominata «Queen Mary».
Le eventuali insicurezze di Meghan svanirono non appena i cani di Sua Maestà dimostrarono un’immediata simpatia nei suoi confronti. Accovacciato ai suoi piedi, il welsh corgi Willow si rese conto di aver trovato un’amica nella futura moglie di Harry. Vulcan e Candy, i due dorgi (un incrocio tra un bassotto tedesco e un welsh corgi) che tallonavano anch’essi la regina Elisabetta ovunque andasse, seguirono l’esempio di Willow. Durante l’intervista rilasciata dopo il fidanzamento Harry avrebbe dichiarato: «[I cani di mia nonna] mi hanno abbaiato addosso per gli ultimi trentatré anni. [Meghan] entra e nemmeno un latrato».
Mentre gli animali scodinzolavano ai suoi piedi, Meghan fu messa a suo agio dalla regina, affettuosa e amorevole come Harry l’aveva descritta. La conversazione si svolse all’insegna della spontaneità prima che Meghan prendesse congedo (ben dieci minuti dopo lo scadere dell’ora prestabilita). La regina, probabilmente la donna più impegnata del paese, non sforava mai con gli orari. Buon segno.
Il 20 novembre, poco più di un mese dopo l’incontro con Elisabetta, Meghan atterrò a Londra sapendo che ormai la capitale britannica non era più solo la città in cui viveva il suo fidanzato. Ora era anche casa sua. Nonostante lo stress delle ultime settimane, era serena ed emozionata.
Harry si sentiva in colpa perché Meghan aveva dovuto rinunciare a molte cose – la casa, la carriera – per entrare nel suo mondo. Temeva sempre di scombussolarle la vita. In cuor suo aveva qualche timore per il futuro. Come si sarebbe comportata la stampa? Si sarebbe ritrovato a lottare contro i pregiudizi di altri membri della sua cerchia e della monarchia? Avrebbe voluto proteggere Meghan, stringerla e metterla al riparo da ogni negatività, ma sapeva che era impossibile. Aveva paura che un giorno gli avrebbe detto: «Ti amo, ma non posso vivere così». Lei gli assicurò che era forte e pronta a «formare una squadra».
Dopo che Meghan ebbe trasferito le sue cose nell’accogliente Nottingham Cottage, i progetti dei giorni seguenti rimasero avvolti nel mistero. Per Harry, che era un working member della famiglia reale, la routine proseguì come sempre presenziando agli impegni regolari, tra cui un ricevimento per Walking with the Wounded il 21 novembre all’hotel Mandarin Oriental, a pochi minuti dal Nott Cott, dove viveva con Meghan. Grande sostenitore fin dal 2010 dell’organizzazione benefica a favore dei veterani, il principe aveva partecipato a una sua spedizione al Polo Nord nel 2011 e al Polo Sud nel 2013. Dopo aver pronunciato un discorso, disse al cofondatore Simon Daglish: «La vita è bellissima».
Sul fronte domestico c’era tanto da fare. Durante i precedenti soggiorni a Londra Meghan aveva lasciato dei vestiti e qualche tocco decorativo, ma ora doveva trovare posto per tutti i suoi averi. Il suo fiuto naturale per il design aveva contribuito molto ad abbellire la casa, ma non c’era proprio nulla che si potesse fare per cambiare le dimensioni. In alcune zone del secondo piano i controsoffitti erano così bassi che Harry, alto un metro e ottantasei, doveva chinarsi per evitare di sbattere la testa. E il guardaroba di Meghan riempiva quasi una delle camere da letto. Ma un po’ di caos non era un problema. Dopo mesi di relazione a distanza, era felice di condividere un codice postale, W8 4PY, con il suo compagno.
Estese il suo tocco personale oltre le mura del cottage, per esempio ordinando su Amazon una scatola di scaldamani usa e getta da regalare alle guardie ogni volta che superava il cancello nelle fredde giornate invernali.
Aveva sempre amato rendere i luoghi in cui viveva il più chic e confortevoli possibile e si era trasferita spesso per motivi di lavoro. Quella volta, tuttavia, la felicità domestica era in parte un modo per affrontare il radicale cambiamento avvenuto nella sua vita, sul piano sia geografico sia interiore. Si sentiva a casa al Nott Cott con Harry. Era sempre riuscita ad ambientarsi ovunque fosse andata ad abitare, ma non si era stabilita a Londra per iniziare un nuovo lavoro, bensì una nuova vita. E benché fosse abituata a vivere a migliaia di chilometri dalla madre, la sua costante fonte di sostegno, Londra le dava l’impressione di essere ancora più lontana da Doria. Si telefonavano o si messaggiavano quasi tutti i giorni, ma le otto ore di fuso orario complicavano le cose. Inoltre non era arrivata nel Regno Unito come una persona qualunque; sarebbe diventata un membro della famiglia reale, e quello era un cambiamento a cui nessuno poteva essere davvero preparato.
Con Harry e Meghan rintanati nel loro nido d’amore, le voci sul fidanzamento si moltiplicarono, generando un chiacchiericcio che nemmeno l’assoluto riserbo degli aiutanti di Kensington Palace riuscì a zittire. Le domande dei media sull’argomento si scontrarono con una serie di «No comment» o «Niente da dichiarare». Ma le prove si andavano accumulando. L’improvviso incontro di due ore di Harry e Meghan con Jason e Ed Lane Fox, il 22 novembre, fu un chiaro segno che qualcosa bolliva in pentola.
Le speculazioni dei media continuarono a susseguirsi quando i giornalisti e i cameraman della BBC sparsero la voce di essere stati contattati dal Palazzo per realizzare la prima intervista della coppia come futuri marito e moglie.
Era successo qualcosa. Ma su un punto non c’erano dubbi: nessun membro della cerchia di Harry e Meghan avrebbe divulgato la notizia in anticipo, soprattutto dopo aver mantenuto il segreto tanto a lungo. Gli unici a cui Meghan l’aveva detto esplicitamente erano i suoi genitori e i suoi migliori amici, tra cui Jessica, Markus e Lindsay. In tempi più recenti aveva dato l’annuncio ad alcune care amiche semplicemente inviando loro una foto della sua mano con l’anello di fidanzamento.
«Mantenere il segreto è stato facile per Meghan» afferma un’amica di vecchia data. «Era una cosa che poteva tenere per sé e Harry. E un’opportunità per godersi il momento prima che la notizia diventasse di dominio pubblico.»
Se il resto del mondo era impaziente di sapere di più della loro relazione, la coppia si accontentava di passare la maggior parte del tempo al Nottingham Cottage assaporando, come ricorda un amico, «le serate tranquille passate a cucinare e a guardare la TV». Frequentavano amici come Charlie van Straubenzee e la sua ragazza, Daisy Jenks, talvolta andando a cena da Lindsay e da suo marito, Gavin Jordan, a Londra. Ma perlopiù facevano cose normali come fare la spesa da Whole Foods, comprare fiori al Kensington Flower Corner o preparare insieme i loro piatti preferiti, per esempio la pasta con le zucchine e «tanto parmigiano» (anche se avevano qualcuno che si occupava del bucato e delle pulizie).
Forse il Nottingham Cottage era un posto tranquillo in cui godersi la vita domestica, ma è anche il luogo dove Harry fece la proposta di matrimonio.
Durante l’intervista rilasciata alla BBC dopo il fidanzamento Meghan avrebbe rivelato che il principe le aveva chiesto di sposarlo mentre «cercavano» di preparare un pollo arrosto per cena, con Harry che aggiungeva: «Qui nel nostro cottage; solo una normale serata tra noi».
«[È stata] una sorpresa fantastica, così dolce e spontanea, e molto romantica» ricorda Meghan. «Si è inginocchiato.»
«Non mi ha nemmeno lasciato finire di parlare» ride Harry.
«Posso dire di sì? Posso dire di sì?» lo interruppe Meghan, abbracciandolo.
Nel frattempo Harry non le aveva ancora dato l’anello.
«Posso… darti l’anello?» domandò.
«Sì, certo!»
È difficile che le proposte di matrimonio vadano come previsto, ma Harry era contento del risultato. «È stato un momento bellissimo. Eravamo solo noi due, e credo di essere riuscito a coglierla di sorpresa.»
Meghan era entusiasta dell’anello, un diamante etico da due carati e mezzo taglio cuscino, proveniente dal Botswana e incastonato con altri due diamanti da circa tre quarti di carato della collezione di Diana. Era non solo un gioiello magnifico, ma anche un richiamo alla madre di Harry. «È frutto di un’attenta riflessione» confidò Meghan a un’amica. «Stento ancora a crederci.»
Secondo Harry, la sua fidanzata e Lady D sarebbero state «inseparabili, senza dubbio. Mia madre sarebbe al settimo cielo e farebbe i salti di gioia per me».
Il pensiero di Diana, però, conferì a quel momento felice una nota dolceamara.
«Giornate come quella di oggi» dichiarò il principe durante l’intervista, «sono quelle in cui sento di più la sua mancanza, e mi rattrista non poter condividere le belle notizie con lei. Ma sono certo che, tra l’anello e tutte le altre cose che stanno succedendo, mia madre sia qui con noi.»
Dopo aver chiesto la sua mano, spiegò a Meghan cosa significava sposare un reale. Le descrisse l’immancabile protocollo che sarebbe seguito al fidanzamento, compresa la dichiarazione pubblica con cui Sua Maestà avrebbe approvato l’unione.
Benché la regina avesse già dato la sua benedizione in privato, formalizzò il consenso solo l’anno successivo, quando firmò l’Instrument of Consent, che recita: «Si rende a tutti voi ora noto che abbiamo acconsentito, e il presente documento attesta il nostro benestare, al matrimonio del nostro amatissimo nipote, il principe Henry Charles Albert David di Galles, cavaliere commendatore dell’Ordine reale vittoriano, con Rachel Meghan Markle».
La regola secondo cui il monarca deve approvare il matrimonio per i primi sei membri della Royal Family in linea di successione al trono esiste dal Royal Marriages Act del 1772, ordinato da re Giorgio III, il cui fratello minore, il duca di Cumberland, sposò in segreto Lady Anne Horton, considerata la vedova poco rispettabile di un comune cittadino.
La dichiarazione con cui Elisabetta II approvava l’unione di Harry e Meghan fu pronunciata durante la riunione del Consiglio privato il 14 marzo 2018, ma fu annunciata pubblicamente soltanto ai primi di maggio.
Mentre Harry spiegava tutto ciò a Meghan, discussero anche dei ruoli che lei avrebbe potuto assumere come futura duchessa. La giovane, che è sempre stata molto ambiziosa, era pronta a buttarsi a capofitto in qualunque cosa la sua posizione di moglie del principe potesse offrirle. Intenzionata a presenziare agli impegni con Harry subito dopo l’annuncio, cominciò di sua iniziativa a fare ricerche sugli enti e sulle organizzazioni benefiche britanniche dove avrebbe avuto l’impatto maggiore. Fin dal principio, il suo unico scopo fu conoscere il panorama filantropico del Regno Unito anziché solo le organizzazioni che si occupavano delle cause a cui teneva di più. Era una grande occasione per una donna che, con l’intento di produrre cambiamenti concreti, aveva lavorato per tutta la vita negli ambiti che le stavano a cuore, e non vide il motivo di aspettare il matrimonio.
Harry aveva anticipato i dettagli di quelle conversazioni a Doria mentre erano entrambi a Toronto per gli Invictus Games.
Non aveva fatto nulla di convenzionale come chiedere al futuro suocero la mano di sua figlia. Meghan, dopotutto, era una trentacinquenne determinata e indipendente, i cui ideali femministi ruotavano intorno alla pura e semplice parità di genere. L’unica persona che aveva voce in capitolo sulle nozze con Harry era la stessa Meghan.
Con il passare dei giorni, un gruppo di giornalisti si riunì in pianta stabile davanti a Kensington Palace. La stampa piazzava telecamere e riflettori alle sei di ogni mattina, aspettando il momento tanto atteso.
Alla fine, il 27 novembre 2017, un gelido lunedì mattina dopo il weekend del Ringraziamento, la notizia che tutti attendevano fu divulgata. Il principe Carlo ordinò al suo ufficio a Clarence House di dare il lieto annuncio: «Sua Altezza Reale il principe di Galles è felice di annunciare il fidanzamento del principe Harry con Ms Meghan Markle».
Sedici mesi dopo aver conosciuto il principe, e solo tre mesi dopo il fidanzamento segreto, Meghan fu presentata come la nuova sposa reale.