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LA SITUAZIONE DI THOMAS MARKLE
Nella sua ultima sera da persona comune Meghan Markle fu trattata come una regina.
Alle diciotto e quindici del 18 maggio, lei e Doria si trasferirono nell’alloggio loro assegnato per l’occasione: il Cliveden House, un imponente cinque stelle con trecentocinquant’anni di storia alle spalle.
L’hotel è da tempo un luogo d’incontro per politici e membri dell’alta società. Tuttavia fu solo nella prima metà del XX secolo, quando Nancy e Waldorf Astor si stabilirono nell’edificio, che il Cliveden diventò famoso per la sua ospitalità impeccabile e gli ospiti illustri. Gli Astor ricevettero un mix eterogeneo di persone di spicco, da Winston Churchill a George Bernard Shaw, da Gandhi a Henry Ford.
Ora l’hotel ospitava la futura duchessa di Sussex. Accompagnate velocemente dalla Range Rover all’ala orientale della costruzione, madre e figlia fecero il giro delle loro camere, tra cui l’Inchiquin Suite da 1900 dollari a notte. Mentre esaminavano l’elegante insieme di pesanti tendaggi, mobili antichi e opere d’arte originali, si videro porgere una flûte di champagne Taittinger freddo.
Dopo mesi di preparativi era tutto pronto. Invece di affidarsi a un tradizionale wedding planner, la coppia si rivolse a una persona già nota alla Royal Family: Thea Garwood, che collaborò per diversi anni con Jamie Lowther-Pinkerton, l’ex segretario privato di Harry e William, dal 2007, quando fu nominata segretaria tuttofare dei due fratelli. Aveva partecipato attivamente all’organizzazione del concerto in memoria di Diana, diventando una figura indispensabile e fidata nelle loro vite. Famosa per la sua calma anche nelle situazioni più stressanti, coordinava le discussioni tra le parti in causa, dall’ufficio del lord ciambellano (il principale canale di comunicazione tra la regina e la Camera dei Lord) al panettiere e al fiorista, che Meghan scelse personalmente.
Nulla fu lasciato al caso, nemmeno i poliziotti armati che pattugliavano i corridoi del Cliveden House. Un anello di un’altra ventina di guardie circondava i centocinquanta ettari della proprietà. Se mai Meghan avesse avuto bisogno di qualcosa, era disponibile anche Tifare Alexander («Tif», per gli amici), attendente di Harry ed ex paracadutista.
Quell’ala del palazzo – dove i membri dello staff portavano caraffe d’acqua frizzante, tazze di tè verde e Arnold Palmer (uno dei drink preferiti di Meghan e di suo padre) – era riservata esclusivamente alla futura duchessa e ai suoi visitatori. Anche se lei e sua madre sarebbero state le uniche a passare la notte lì, arrivarono amiche come Lindsay e Jessica, oltre all’amatissimo trovatello Guy, che il giorno prima aveva ricevuto un passaggio fino a Windsor nientemeno che dalla regina.
Lo chef stellato André Garrett preparò una cena nella sala da pranzo privata, offrendo al gruppo ravioli ripieni di zucca (un richiamo alla passione di Meghan per la pasta) e sogliola grigliata. E se le ospiti avessero voluto, la spa era a loro disposizione, con tanto di piscine, massaggiatrici e vasche d’acqua calda profumata alla rosa e alla lavanda.
Meghan, in particolare, sentiva l’esigenza di un po’ di relax. Mentre alcune spose riempiono le settimane prima delle nozze pensando alle composizioni floreali, all’assegnazione dei posti e al vestito, lei aveva dovuto affrontare una profonda crisi personale che aveva coinvolto la stampa britannica e internazionale.
Nonostante la raffica di messaggi scritti e vocali da parte di Meghan, Thomas non solo si era rifiutato di salire in auto per andare all’aeroporto, ma persino di rispondere alla figlia.
«Santo cielo, non ne posso più di stare al telefono» disse Meghan a un’amica, spiegando che aveva chiamato il padre almeno venti volte. «Suppongo che riceva i miei messaggi» aggiunse, preoccupata.
Invece di sapere le cose direttamente dalla fonte, lei e Harry dovevano aggiornarsi sui piani di Thomas (o, meglio, sulla sua decisione di presenziare alla cerimonia oppure no) tramite i tabloid e i siti di gossip.
Dopo la pubblicazione dell’imbarazzante articolo del Mail on Sunday, Thomas si rivolse a TMZ per giustificarsi, asserendo che aveva cercato di «migliorare» la propria immagine dopo aver subìto un’«imboscata» da parte di altri fotografi. Ma per risparmiare ulteriore imbarazzo a sua figlia e alla famiglia reale non avrebbe preso parte alle nozze.
Anche se in pubblico il Palazzo si chiuse in un silenzio stoico, dietro le quinte ci furono recriminazioni e rabbia perché il padre di Meghan aveva trasformato in un circo quello che avrebbe dovuto essere un festeggiamento dignitoso. Tagliando i ponti con gli aiutanti di Palazzo e con la figlia, Thomas stava fornendo alla stampa un flusso apparentemente interminabile di dichiarazioni assurde. Le notizie sul matrimonio erano ormai infarcite delle volgarità pubblicate da TMZ, la stessa testata che aveva rivelato le bravate di Harry a Las Vegas. I funzionari dello staff reale prevedevano che la bomba successiva sarebbe stata sganciata da un momento all’altro. Nessuno sapeva cosa aspettarsi.
«È stata molto, molto dura» dice un altro collaboratore, riferendosi alla reazione del Palazzo alla situazione di Thomas Markle. «Non c’erano soluzioni facili, e l’hanno gestita meglio che potevano, anche se dall’esterno sembrava un enorme pasticcio. È molto semplice scaricare la colpa sul Palazzo ma, santo cielo, non ho mai visto niente di simile. Una bellissima giovane sta per sposare un principe, e suo padre è lontano ottomila chilometri e non collabora. E oltre a non collaborare, fa giochetti stupidi.»
In una delle sue numerose interviste Thomas affermò che Harry lo aveva chiamato sibilando in tono furioso: «Se mi avessi dato retta, non sarebbe mai accaduto». Tuttavia questa conversazione non ebbe mai luogo. In un altro drammatico colpo di scena, il giorno dopo aver annunciato che non sarebbe andato alla cerimonia, Thomas disse ai reporter che non riusciva neppure a immaginare di perdersi un evento così importante.
Ferita, Meghan ordinò ai funzionari di Kensington Palace di rendere nota una sua dichiarazione sull’accaduto, definendolo «una questione strettamente personale» e chiedendo di rispettare la sua privacy mentre la risolvevano. Pur non volendo assolutamente che il suo dramma familiare diventasse di dominio pubblico, si sentì in dovere di fare qualcosa.
Nonostante il comportamento di suo padre, il pensiero di non averlo alle nozze la rattristava molto. Thomas stravedeva per lei fin da quando era bambina, arrivando a creare una famiglia di origine mista della Barbie per Natale, a disegnare le scenografie per le recite scolastiche e a volare da Los Angeles a Toronto con la cassetta degli attrezzi per aiutarla a traslocare in cambio di un semplice caffè.
«Per quanto fosse offesa e umiliata, desiderava che suo padre fosse presente ed era disposta a dimenticare ogni cosa» racconta una cara amica. «E poi era preoccupata per lui; non era certa che stesse bene. Non si era mai comportato così.»
Il completo e le scarpe su misura lo aspettavano nella sartoria Oliver Brown a Chelsea, come il veterano militare che Harry aveva incaricato di scortarlo da Londra a Windsor. «Il trattamento che Doria ha ricevuto al suo arrivo era identico a quello programmato per Thomas» ricorda un aiutante di Palazzo anziano, osservando che il padre della sposa avrebbe alloggiato in hotel e avuto a disposizione una guardia del corpo e un assistente per l’intero soggiorno.
A soli quattro giorni dalle nozze, tuttavia, Meghan ricevette una notizia ancora più devastante su suo padre, nuovamente attraverso un sito di gossip.
Senza esitare a incolpare l’invadenza della stampa, Thomas dichiarò che lo stress gli aveva provocato un infarto. I medici avevano deciso di operarlo il giovedì successivo, due giorni prima della cerimonia, per disostruire un’arteria, riparare il danno e impiantargli diversi stent nei vasi sanguigni. A meno di una guarigione miracolosa, disse, non sarebbe stato in condizioni di sorvolare l’Atlantico, e dunque non avrebbe presenziato al royal wedding.
Angosciata, Meghan gli scrisse un messaggio. «Ho cercato di contattarti per tutto il weekend, ma non rispondi alle telefonate né ai messaggi […] sono molto preoccupata per la tua salute e la tua sicurezza e ho preso ogni misura per proteggerti ma cos’altro posso fare se non ti fai vivo […] Hai bisogno di aiuto? Possiamo rimandare il team della sicurezza? Mi dispiace molto sapere che sei in ospedale ma per favore mettiti in contatto con noi […] In quale ospedale sei?»
Dieci minuti dopo ne inviò un altro. «Oggi io e Harry abbiamo deciso di mandare gli stessi addetti alla sicurezza che hai rifiutato questo weekend perché siano presenti sul posto e si accertino che tu non corra rischi […] Saranno a tua disposizione non appena avrai bisogno di loro. Ti prego, ti prego chiama al più presto […] tutto questo è spaventoso ma la tua salute è la cosa più importante.»
Quella sera Thomas inviò un breve messaggio ringraziando per l’offerta, ma dicendo di non sentirsi in pericolo. Invece, scrisse, si sarebbe ripreso in un motel. Meghan chiese quale, ma lui non rispose.
Dopo aver ricevuto la conferma che Thomas non era in condizioni di viaggiare, la futura sposa pregò il Palazzo di rilasciare un’altra dichiarazione per suo conto: «Purtroppo mio padre non parteciperà alle nozze. Gli ho sempre voluto bene e spero che [i media] gli concederanno il tempo necessario per prendersi cura della sua salute».
Nessuno aveva accennato all’argomento qualche ora prima, quando Meghan aveva portato Doria a conoscere la regina e il principe Filippo, ma il dramma pubblico l’aveva fatta sentire in imbarazzo durante il tè al castello di Windsor.
Qualcuno sollevò dei dubbi sulla veridicità delle affermazioni di Thomas, ma Meghan disse allo staff di Kensington Palace che nessuno avrebbe dovuto gettare discredito su suo padre. «Meghan ci ha tenuto a precisare che nonostante l’accaduto i suoi collaboratori non devono criticarlo» dichiara una fonte interna al Palazzo. «La settimana del matrimonio si sarebbero potute dire molte cose, ma è stata così lungimirante da decidere che non valeva la pena demolire suo padre per evitare una brutta figura.»
Incolpò in parte se stessa. Dopo aver passato l’ultimo anno e mezzo sotto la luce abbagliante dei riflettori, sapeva quanto fossero opprimenti le pressioni dei media.
«Mio padre è vulnerabile» disse a un’amica. «L’hanno ingannato. Molti giornalisti gli hanno fatto un sacco di moine e l’hanno pagato. Non so se abbia mai avuto davvero la possibilità di rifiutare.»
Anche Harry diede la colpa ai media. «Alle pressioni cui è stato sottoposto nei sei mesi prima di cedere e alla fine collaborare» spiega un membro anziano del personale di corte, riferendosi a Thomas. «È stato per questo che Harry si è infuriato.»
Una persona vicina alla coppia riassume la situazione così: «Ci sono una sorta di invadenza aggressiva e quasi un’ostilità sconsiderata e irresponsabile, profondamente dannosa, verso le iniziative dei media. Credo che i paparazzi non siano gli stessi. Penso che le cose siano cambiate. Ma la malignità spietata di alcuni rappresentanti dei media – perché è di questo che si tratta – ha un’autentica vena di cattiveria. Ciò che hanno fatto a suo padre, costringendolo ad abbandonare la sua vita ritirata e a uscire allo scoperto, e poi sventolandogli davanti gli assegni, è assolutamente terribile. Voleva vivere nell’ombra e avrebbe continuato a farlo. Sarebbe andato alla cerimonia se i media l’avessero lasciato in pace come richiesto. E non c’è un tema di interesse pubblico che giustifichi l’intrusione nella sfera privata di Thomas Markle».
Nel tentativo di dare una mano alla sposa, Harry si rivolse all’uomo che a suo parere sarebbe stato il sostituto più adatto: suo padre. Carlo aveva una certa esperienza, perché due anni prima aveva accompagnato all’altare un’amica di famiglia, Alexandra Knatchbull, il cui padre, Lord Brabourne, si era ammalato all’ultimo minuto. «Gliel’ho chiesto, e penso che l’avesse previsto» racconta Harry in un documentario della BBC. «Ha risposto subito: “Sì, certo. Farò qualunque cosa di cui Meghan abbia bisogno, sono qui per aiutarvi» (ora il futuro re conserva una foto in bianco e nero incorniciata che lo ritrae mentre cammina accanto alla nuora nella residenza di Clarence House).
Dopo una settimana di incertezze, con Thomas che rubava la scena e oscurava quello che avrebbe dovuto essere il momento più felice della vita di Meghan, poco prima del grande giorno Kensington Palace annunciò che sarebbe stato Carlo ad accompagnare la sposa. «Ms Meghan Markle ha chiesto a Sua Altezza Reale il principe di Galles di accompagnarla all’altare del coro della St George’s Chapel nel giorno delle sue nozze. Il principe di Galles è lieto di poterle dare il benvenuto nella famiglia reale in questo modo» recitava il breve comunicato.
Harry e Meghan passarono parte della giornata precedente la cerimonia percorrendo il Long Walk verso il castello di Windsor a bordo della Range Rover blu per dare un’ultima occhiata alla location di cui si erano innamorati. La folla si era già riunita nella cittadina inglese e centinaia di giornalisti arrivati da tutto il mondo erano pronti a immortalare quelli che sicuramente sarebbero stati momenti magici.
La prova generale – che diede a Doria anche l’opportunità di conoscere William, Kate, George e Charlotte – fu un toccasana per i nervi tesi di Meghan, che le avevano impedito di chiudere occhio. «In quegli ultimi giorni ha capito di dover lasciare ogni cosa com’era; non poteva cambiare ciò che era accaduto» commenta un buon amico.
Tutti, compreso William, erano dispiaciuti per Meghan. Vederla rischiare di farsi rovinare il giorno delle nozze da suo padre fu straziante. Doria era addolorata per la figlia, ma per nulla sorpresa. A suo dire, Thomas non era mai stato una persona affidabile.
Per fortuna, Meghan aveva al suo fianco gli amici e la madre. «Per sua stessa ammissione, se non fosse stato per Harry, Doria e gli amici, non sarebbe riuscita a superarlo» racconta una fonte.
La sera prima del matrimonio, dopo le ultime sedute preparatorie per l’apparizione davanti ai media, al Cliveden House Meghan ricevette un massaggio facciale e una sessione di guarigione energetica da Sarah Chapman, la guru dello skincare che era diventata sua buona amica nei mesi precedenti. Meghan apprezzava i suoi modi rassicuranti e aveva la sensazione che un incontro con lei fosse più di un semplice trattamento al viso. Fungeva anche da terapia.
Tuttavia, nonostante quella seduta rilassante, aveva ancora una questione in sospeso. Scrisse ancora una volta a suo padre, che però non rispose.
Quella sera, immersa nella vasca da bagno mentre parlava su FaceTime con un’amica, Meghan disse che aveva lasciato un ultimo messaggio a Thomas. «Non posso restare sveglia tutta la notte a premere INVIA.»
Mantenendo la calma, ricordò agli amici preoccupati che l’indomani avrebbero festeggiato il suo incontro con il vero amore. «Mi sposo» disse. «Voglio essere felice di questo.»