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«È stata uccisa», disse l’infirmaria.

Eudeline la fissò basita, quindi posò di nuovo lo sguardo sul cadavere steso sul tavolo del valetudinarium. Era stato spogliato, lavato con cura e adagiato in posizione composta. Ciò nondimeno, le parve ancor più raccapricciante di quando l’aveva visto uscire dal pozzo. La pelle aveva assunto una colorazione verdastra, rivelando delle zone gonfie, quasi enfiate, sullo stomaco e sulla gola. Peggiori erano tuttavia i punti in avanzato stato di decomposizione, tra cui il volto.

Vincendo il disgusto, la reverenda madre si sporse su quanto restava dei lineamenti di suor Claire, ma fu subito costretta a indietreggiare per via del tanfo. “Alla cenere”, pensò. “Se solo potessimo tornare subito alla cenere, ci verrebbe risparmiata questa estrema umiliazione…”. Deglutì per impedire alle lacrime di scendere e, quasi incredula, meditò sulle parole che le erano appena state rivolte. «Uccisa, dite… Come potete affermarlo con tanta sicurezza?»

«Ho esaminato la salma», si limitò a rispondere la monaca.

«Eppure, non noto i segni del bisturi».

«Non è stato necessario». Sempre restando impassibile, l’infirmaria si portò al fianco del cadavere e, premendo gli indici sulle tempie, sollevò il capo. Fra i capelli corvini, che la cappellana aveva sempre portato cortissimi, si notava una lacerazione alla base del cranio. «Il decesso è avvenuto a causa di un trauma riportato alla nuca», spiegò. «L’osso è sfondato, probabilmente per aver battuto contro uno spigolo».

«Può essersi trattato di un incidente», suppose la badessa, sforzandosi di mantenere un tono imperturbabile. «Forse suor Claire è scivolata…».

«In tal caso avrei rinvenuto tracce di sangue sul ciglio del pozzo», obiettò la monaca, con una smorfia scettica. «Dubito che abbia riportato una simile ferita in seguito alla caduta».

«Su cosa basate un simile ragionamento?»

«Semplice, ho interrogato il servo che su vostro ordine l’ha issata in superficie. Mi ha riferito di aver trovato il fondo del pozzo molliccio, coperto di fango e di foglie umide. Se al momento della caduta suor Claire fosse stata ancora in vita, credo proprio che sarebbe sopravvissuta».

«Tuttavia non è da escludere che là in fondo, nel buio, vi sia qualche pietra su cui abbia potuto sbattere la testa…».

«Non lo escludo, infatti. Ma anche se fosse come dite, non avrebbe riportato un trauma del genere».

«Perché mai?»

«Perché suor Claire non è caduta di schiena, ma sul fianco sinistro: la stessa posizione in cui è stata ritrovata». Riponendo con delicatezza il capo della defunta, l’infirmaria indicò con la punta di una bacchetta le zone dell’anca e della spalla. «Me ne danno conferma le contusioni in questi punti. A occhio nudo non lo si può scorgere, ma grazie alla manipolazione ho rilevato sotto di esse la presenza di fratture ossee. Fratture riportate in seguito all’impatto con il suolo, senz’ombra di dubbio».

«Allora… cosa ha provocato la morte?»

«A questa domanda non so rispondere», disse la monaca. «Qualunque sia stata la causa, tuttavia, dev’essersi verificata prima. E dal momento che una monaca già morta non può gettarsi da sola in un pozzo…».

Eudeline percepì un brivido lungo la schiena. «Dev’essere stato qualcun altro», concluse.

L’infirmaria annuì. «Chi altri, se non il responsabile del decesso?».

Stupendosi oltremodo per quell’inattesa reazione, la badessa sentì crescere dentro di sé una strana euforia. La possibilità che nel convento si nascondesse un assassino la inquietava, ma non al punto da terrorizzarla. Era piuttosto curiosa di sapere chi, e perché. D’altro canto, conosceva talmente a fondo le sue consorelle da dubitare che tra di loro si nascondesse una persona capace di simili efferatezze. Doveva iniziare a ragionare in maniera più distaccata.

Interrompendo la conversazione, pose una mano sulla spalla dell’infirmaria e prese congedo.

Robert de Vermandois stava strigliando il suo destriero presso gli stallaggi di Sainte-Balsamie. Riacquistato l’uso delle gambe, sembrava aver ritrovato il vigore perduto. Anche la memoria faceva progressi, benché non si fosse rivelata di alcuna utilità per la badessa.

Il piccardo aveva ottenuto il permesso di uscire dal valetudinarium a patto di restare nei luoghi meno frequentati dalle consorelle, ovvero la foresteria e i recinti per gli animali. E ora eccolo sotto il sole di fronte al suo cavallo bianco, che scuoteva la criniera, felice di rivederlo.

Prima di rivolgergli la parola, suor Eudeline rimase a osservarlo in disparte, piacevolmente sorpresa nel vederlo al lavoro e di buon umore. Nonostante il rango di barone, Robert conservava i modi di un uomo semplice. Aveva il capo avvolto in una pezzuola per coprire la cicatrice sulla tempia e, con indosso le brache e un farsetto di guarnello, sembrava un comune artigiano. Guardando con maggiore attenzione, però, non sfuggiva la fierezza del portamento e la gentilezza con cui trattava la bestia.

Tornando con il pensiero alle recenti sciagure, la badessa avanzò verso di lui con titubanza. «Ho trovato la vostra scacchiera, messere».

Vermandois si voltò con un sorriso, ma notando l’espressione afflitta della donna si fece immediatamente serio.

«Era in fondo a un pozzo, insieme alla bisaccia», proseguì Eudeline, abbassando lo sguardo. «Sotto il corpo senza vita della mia cappellana».

Lui rimase impietrito, con la striglia in mano. «Madonna… non capisco…».

«Non ho ancora diffuso la notizia», gli confessò la reverenda madre, «tuttavia è probabile che fra queste mura si sia consumato un delitto».

«In un cenobio di benedettine… Ne siete certa?»

«Non sono certa di nulla, purtroppo».

Senza che lei se ne accorgesse, Robert si avvicinò e le strinse le spalle per darle conforto. Eudeline si abbandonò alla presa di quelle grandi mani e si sentì protetta, al sicuro dal mondo intero, finché non si rese conto di cosa stesse accadendo. D’impulso si sottrasse.

«Sedete», la invitò lui, indicandole uno sgabello ai margini della stalla. «Siete pallida».

La badessa obbedì. Era esausta, provata da troppe emozioni per nascondersi dietro la maschera del contegno. D’altronde, non era stato proprio per quel motivo che era andata da lui? Soltanto con Robert aveva l’impressione di potersi mostrare debole, come una donna qualsiasi. Pensò alla povera suor Claire e d’un tratto fu sopraffatta dal mare di disperazione trattenuto fino ad allora. Piegandosi sulle ginocchia, iniziò a singhiozzare.

Vermandois non osò intromettersi. «Sono qui», si limitò a dire, restando in piedi accanto a lei. «Sono qui con voi». Attese con pazienza che Eudeline si riprendesse, e soltanto allora le chiese: «Avreste la grazia di spiegarmi?».

La reverenda madre, quasi grata, gli raccontò cos’era successo.

L'abbazia dei cento peccati - 2014 - OKT
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