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Emily aspettò che le altre se ne andassero. Tornarono dentro per prendersi cura di Elsie, per portare a termine il loro piccolo piano per salvare la ragazza. Non che importasse, non ne avrebbero avuto bisogno. Doveva essere Emily a sostenere il peso della morte di Henry da sola.
Giaceva sotto il pergolato, il simbolo squisito dell’amore e dell’impegno duraturo che aveva causato la fine della miserabile vita di quell’uomo. Molto calzante, pensò tastandogli il polso mentre evitava di guardare il cranio spaccato. Non provava rimorsi né tristezza. Si sentiva solo completamente esausta.
Le emozioni che l’avevano travolta in quel fine settimana si erano gonfiate a dismisura, fino a quando lei non si era ritrovata ubriaca a puntarsi una pistola alla testa; e ora tornavano a pizzicarle gli occhi. Lacrime di stanchezza, di dolore le scesero sul viso, gocciolavano dal mento fino a mescolarsi con gli schizzi di sangue per terra.
Il rimpianto si abbatté su di lei come una valanga, mentre pensava a tutti i possibili se. E se avesse tenuto testa a Daniel quando la figlia era in pericolo? E se quell’unica azione avesse salvato la vita di Julia? E se fosse stata sua figlia a proteggere Lydia, affrontando un cazzo di mostro?
Il rimpianto ribolliva, lottava per trasformarsi in rabbia. Era andata a letto con quell’uomo, si era lasciata scopare dal marito di un’altra donna. Una donna bella come Sydney con una figlia adorabile, con tanto da vivere, con il potenziale per una famiglia a pochi centimetri dalle sue dita. Un uomo che prima di morire si era servito di lei e aveva abusato della madre di sua figlia.
Perché questo mostro doveva avere l’opportunità di crescere sua figlia quando per Emily non c’era stata una seconda possibilità? Per quanto avesse pregato, sofferto, non avrebbe mai riportato indietro Julia.
Un singhiozzo le fece tremare le spalle mentre i suoi occhi si offuscavano. Non c’entrava niente lì, alla deriva in mezzo a piatti squisiti, champagne e fiori costosi e piscine lussuose… Avrebbe dovuto essere a casa con la figlia, con il dolce profumo dello shampoo mescolato al calore di una neonata addormentata sul petto, invece no. Grazie a uomini come Henry, come Daniel, la vita di Emily era stata distrutta.
E anche quella di Sydney. La povera, giovane madre giaceva incosciente sul terreno roccioso, quasi assassinata dal marito. Era successo a Sydney, ma sarebbe potuto capitare anche a lei.
Era capitato anche a lei. E mentre alzava la pistola, aveva avuto un improvviso déjà vu, il risveglio nella vasca da bagno con un mal di testa da spaccare e un bozzo grande come una pallina da golf. I passi silenziosi sul pavimento, sanguinando sui tappeti bianchi. La culla di sua figlia, da cui non veniva un fiato…
«È già morto.» La voce di Sydney la fece trasalire. «Cosa stai facendo?»
Emily si voltò e trovò Sydney raggomitolata su se stessa, i capelli coperti di sangue e gli occhi spalancati dalla frenesia. Emily non poteva rispondere per la stretta al petto, mentre l’immagine di Julia fluttuava davanti ai suoi occhi. «Sto facendo quello che avrei dovuto fare per mia figlia. Si chiamava Julia.»
Sydney la guardò, e le due donne si scambiarono uno sguardo gelido.
Poi Sydney annuì e chiuse gli occhi.
Con un singhiozzo lacerante, Emily puntò la pistola al petto di Henry. E premette il grilletto.
***
DETECTIVE RAMONE: Buongiorno, signorina Adler. Grazie per aver accettato di parlare di nuovo con me. Vuole dire il suo nome per il verbale?
ELSIE ADLER: Elsie Adler.
DETECTIVE RAMONE: Quanti anni hai, Elsie?
ELSIE ADLER: Ho quindici anni. Quasi sedici.
DETECTIVE RAMONE: Cosa ti ha portato al Serenity Spa & Resort questa settimana?
ELSIE ADLER: L’amica del college di mia madre si sposa.
DETECTIVE RAMONE: Grazie. Ora, mi pare di capire che hai chiesto di vedermi.
ELSIE ADLER: Sì, mia madre non sa che sono qui. Dovrei essere con mio padre, ma sono sgattaiolata fuori quando è andato in bagno. Sarà super arrabbiato con me.
DETECTIVE RAMONE: Perché sei scappata di nascosto?
ELSIE ADLER: Perché lei deve sapere la verità.
DETECTIVE RAMONE: Quale verità?
ELSIE ADLER: So che sta cercando un assassino, e la verità è che ho ucciso io quell’uomo. Sono io che ho colpito Henry in testa con la bottiglia di vino, e non sopporto che tutti mentano per proteggermi. Sono quasi adulta.
DETECTIVE RAMONE: È molto coraggioso da parte tua farti avanti, Elsie. Per favore, descrivimi esattamente quello che è successo.
ELSIE ADLER: Allora, sono andata nel salone da ballo per la cena con Kate. Anche lei è un’amica di mia madre dei tempi del college. Quando siamo arrivate, sono uscita per salutare Sydney e Lydia.
DETECTIVE RAMONE: Conosci bene Sydney e Lydia?
ELSIE ADLER: Non proprio, ma oggi pomeriggio ho tenuto un po’ la bambina, e volevo salutarla e giocare con lei nel patio. È molto carina, mi sono entrambe molto simpatiche.
DETECTIVE RAMONE: Bene, quindi le hai trovate. Eravate solo voi tre lì fuori?
ELSIE ADLER: Sì, la cena era già iniziata, quindi eravamo sole sul retro. Stavamo solo sbirciando il pergolato e tutte le graziose composizioni floreali quando è arrivato. Probabilmente non avremmo dovuto essere là fuori, ma non stavamo facendo nulla di male. Volevamo solo guardare… a Lydia piacevano i colori vivaci.
DETECTIVE RAMONE: Elsie, cos’è successo quando è arrivato Henry?
ELSIE ADLER: Allora, avevo già in braccio Lydia. Ho sentito qualcosa e mi sono girata ma a quel punto Sydney era già a terra. Non ha fatto neanche un rumore. Lui era in piedi accanto a lei.
DETECTIVE RAMONE: Henry, vuoi dire?
ELSIE ADLER: Sì. Poi la bambina ha gridato, e lui l’ha sentita. Ho cercato di far stare buona Lydia e di nascondermi vicino a quell’enorme cassa di bottiglie di vino, ma non ci sono riuscita.
DETECTIVE RAMONE: Capisco. Che cosa è successo allora?
ELSIE ADLER: Sydney sanguinava molto e non si muoveva. Pensavo fosse morta.
DETECTIVE RAMONE: Devi aver avuto molta paura.
ELSIE ADLER: Sì, ma non ci ho proprio neanche pensato. Ero… ho sentito Lydia piangere quando sua madre è caduta. Era come se avessi capito. E mi sono nascosta per proteggerla. Io… Forse sarei dovuta andare ad aiutare Sydney, ma credo che avrebbe voluto che tenessi Lydia al sicuro.
DETECTIVE RAMONE: Sono sicuro che avrebbe voluto proprio questo. Che cosa hai fatto dopo che ti sei nascosta dietro le bottiglie di vino?
ELSIE ADLER: Ho urlato. Pensavo che qualcuno della festa potesse sentirmi, ma non credo. Poi, ehm… credo che sia allora che lui…
DETECTIVE RAMONE: Va tutto bene, Elsie. Che cosa ha fatto?
ELSIE ADLER: Ha tirato fuori una pistola. Sono… sono abbastanza sicura che sia successo proprio in quel momento. È tutto un po’ confuso.
DETECTIVE RAMONE: È comprensibile. Ha sparato?
ELSIE ADLER: No, voleva Lydia. Ho pensato che mi avrebbe ucciso in ogni caso dato che avevo visto quello che aveva fatto a Sydney, così ho reagito e ho tenuto Lydia più stretta. Era come se non potessi lasciarla andare, anche se l’avessi voluto.
DETECTIVE RAMONE: Come ho detto, sei stata molto coraggiosa. Quando ti sei rifiutata di dargli la bambina, che cosa ha detto?
ELSIE ADLER: Ehm, non mi ricordo bene. Poi sono successe altre cose. È arrivata mia madre, e poi le sue amiche. Non so come mai siano arrivate tutte lì, ma poi hanno cominciato a parlare con Henry.
DETECTIVE RAMONE: Ricordi cosa hanno detto?
ELSIE ADLER: A pezzi, ma come ho detto, è tutto un po’ confuso. Mia madre ha cercato di convincere Henry a prendersela con lei invece che con me, ma lui non l’ha fatto. Credo che conoscesse già Emily. C’è stato uno sparo, ma l’ha mancato. Ha colpito il pergolato e ha spaventato Henry. Poi tutto è andato prima molto veloce e poi molto piano.
DETECTIVE RAMONE: In che senso?
ELSIE ADLER: Be’, lo sparo è stato così forte, poi Henry è caduto contro le travi di legno e l’intera struttura ha iniziato a crollare. Tutte hanno cominciato a correre e a gridare, ma io riuscivo solo a vedere lui che avanzava verso di me. Così ho afferrato l’unica cosa che mi è capitata e l’ho colpito.
DETECTIVE RAMONE: Hai colpito Henry? E ti riferisci alla bottiglia di vino?
ELSIE ADLER: Sì. Aveva la pistola in mano, credo che l’avesse puntata su di me. Non ricordo esattamente, ma so che ero terrorizzata. Mi sono stretta Lydia al petto e ho chiuso gli occhi. Eh sì, gli ho tirato la bottiglia in testa. Ho sentito solo rumore, e poi… pensavo solo a Lydia. Come sta? Se lo ricorderà?
DETECTIVE RAMONE: Lydia sta bene, e sono sicuro che non si ricorderà nulla di tutto questo.
ELSIE ADLER: Come sta Sydney?
DETECTIVE RAMONE: Elsie, per favore, concentrati. Dopo aver colpito Henry sulla testa con la bottiglia, cosa è successo?
ELSIE ADLER: È caduto, come se non riuscisse a muoversi. Mia madre è andata ad aiutarlo, ma il pergolato stava già cedendo, e poi… lui, ehm…
DETECTIVE RAMONE: Stai bene, Elsie?
ELSIE ADLER: Mi sento un po’ male. Gli è crollato tutto addosso. Sanguinava già dappertutto, e poi è stato come se tutto il mondo si fosse fermato, e poi, quando è ripartito, non si muoveva più. Credo di averlo ucciso.
DETECTIVE RAMONE: Nessun altro ha avuto contatti con Henry? Ti prego, non piangere, Elsie. Sei stata davvero molto coraggiosa.
ELSIE ADLER: Mia madre ha cercato di aiutarlo, ma c’era troppo caos. Era troppo grande e troppo pesante per spostarlo prima che le travi crollassero completamente. È stato allora che tutti hanno deciso di coprirmi. Lulu perché è la più grande e non ha figli né nessun altro di cui preoccuparsi. Emily perché… be’, credo che fosse molto arrabbiata con lui. Poi mia madre perché, insomma, è mia madre, e Kate perché è mia amica.
DETECTIVE RAMONE: Elsie, ho una domanda importante da farti.
ELSIE ADLER: Sì?
DETECTIVE RAMONE: Hai detto che Henry ti ha puntato contro una pistola.
ELSIE ADLER: Ehm, sì.
DETECTIVE RAMONE: In questo caso si tratterebbe di una chiara e semplice autodifesa, ovviamente. Ma c’è un pezzo del puzzle che mi manca. Emily ha portato via la pistola a Henry in qualche momento?
ELSIE ADLER: Ehm, no. Non credo proprio. Voglio dire, credo che ne avesse una sua. Sono abbastanza sicura che lei non abbia preso quella di Henry.
DETECTIVE RAMONE: Ne sei certa?
ELSIE ADLER: Credo di sì. Quasi certa. Ognuno di loro aveva una pistola. Ce n’erano due. Due pistole, ora ricordo.
DETECTIVE RAMONE: Purtroppo, Elsie, faccio fatica a credere che ci sia stata una seconda pistola. Dove sarebbe finita? Vedi, non era da nessuna parte, e abbiamo cercato ovunque. Quindi, anche se apprezzo il fatto che tu mi abbia detto la verità, capirai che devo essere sicuro che tu stia dicendo tutta la verità.
ELSIE ADLER: È successo tutto così in fretta. Non so dove sia andata a finire.
DETECTIVE RAMONE: È questa la cosa curiosa, vero? All’inizio ho pensato che forse l’aveva presa una di voi, ma non ha senso. Senza la pistola, è molto più difficile dimostrare la legittima difesa. È nel tuo interesse trovare la seconda pistola. Se esiste.
ELSIE ADLER: Lui… voleva prendere la bambina.
DETECTIVE RAMONE: Sì, ma se ti dicessi che… la bambina era sua?
ELSIE ADLER: La bambina era anche di Sydney.
DETECTIVE RAMONE: Te lo chiedo un’altra volta, Elsie. Chi ha ucciso Henry? Dov’è la seconda pistola… O meglio, c’era una pistola?
ELSIE ADLER: Sono stata io, signore. Ho ucciso Henry. Una bambina piccola deve stare con la madre.
DETECTIVE RAMONE: Non sta a te decidere.
ELSIE ADLER: È stata legittima difesa.
DETECTIVE RAMONE: Ultima domanda, Elsie. Dove è andata Sydney Banks?
ELSIE ADLER: Sydney? Non ne ho idea. Immagino che sia con Lydia e che qualcuno la stia medicando.
DETECTIVE RAMONE: Lo era. Un’ora fa. Ma in qualche modo è sfuggita ai medici. Se n’è andata.