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Poi, successe tutto insieme.
Il pergolato si inclinò quando Henry incespicò all’indietro. Il telaio tremò. La garza sventolava nella brezza, aggrovigliandosi intorno alla struttura che si chinava. I fiori intrecciati sopra il legno stagionato cominciarono a piovere a terra. Poi, tutto insieme, il pergolato iniziò la sua caduta, mentre pali si spezzavano uno dopo l’altro.
Elsie urlò, stringendo Lydia al petto, piegata in due sulla bambina, ma ancora troppo vicina alla struttura in caduta libera. Se non si fosse mossa, Ginger lo sapeva, sua figlia sarebbe stata schiacciata.
Il proiettile aveva mancato Henry alla grande. Si era incastrato nel palo dietro di lui, ma lo spavento l’aveva fatto inciampare, e il suo peso aveva abbattuto l’intera struttura. Purtroppo, si liberò subito e fu di nuovo pronto all’azione.
Mentre le travi coperte di fiori ondeggiavano e si abbassavano, bianche come le ossa contro il chiaro di luna, lui si lanciò in avanti verso Elsie e la bambina. Nello stesso momento Ginger si mosse verso sua figlia. Ma era un passo indietro, un po’ troppo in ritardo, un po’ troppo lenta, un po’ troppo… Ginger non poté fare altro che guardare mentre sua figlia, la sua bellissima figlia, si assicurava la bambina al petto. Elsie era preparata all’attacco di Henry. Prese alle sue spalle una bottiglia di vino e quando lui si avvicinò, lei chiuse gli occhi e sferrò il colpo.
Elsie lo colpì sul lato della testa con un rumore nauseante, proprio mentre il pergolato esalava il suo ultimo respiro. Con un ultimo sussulto, i tessuti bianchi si sgonfiarono e crollarono a terra insieme a tutta la struttura. Decine di chili di legno, rami verdi e lucine bianche tremarono per un istante. Infine, le travi di sostegno s’inchinarono in segno di resa.
Ginger guardava la scena, sbalordita. Tornando in sé, si rese conto che la struttura sarebbe atterrata su Henry, intrappolandolo, se lei non avesse fatto nulla. Era steso a terra, stordito dalla ferita alla testa. Stava provando a rialzarsi e Ginger fece per andare ad aiutarlo. Ma lui era troppo pesante, e i suoi occhi erano troppo vacui, e fu costretta ad allontanarsi. Un cigolio penetrante accompagnò il crollo della struttura di legno.
Il mondo si fermò, si paralizzò, in attesa.
Poi Lydia strillò, e il tempo ricominciò a scorrere.
E con lui, la gravità.
Il pergolato si arrese. Le mani di Henry erano di un rosso spaventoso, coperte dal sangue che si allargava rapidamente intorno alla sua testa. Ginger tornò al suo fianco, cercò di nuovo di tirarlo fuori da sotto, ma i suoi tentativi furono inutili. Guardandolo negli occhi, capì che era finita.
Ginger si accovacciò per proteggere gli occhi della figlia mentre Henry emetteva un ultimo, gutturale respiro.
«Stai bene, tesoro?» Ginger le accarezzò il viso. «Ti ha toccato? Lydia… sta bene. Che cosa è successo?»
«Mamma, sto bene… sto bene» disse Elsie, tremando, rimettendosi a sedere con la bambina stretta al petto.
Dietro di loro, Lulu gridò. «Sydney ha bisogno di aiuto! È viva! Qualcuno deve chiamare un’ambulanza.»
«La chiamo io» disse Kate, tirando fuori il telefono. Un leggero tremito nella sua voce, era l’unico segno di esitazione nella sua solita efficienza. «Respira, Elsie. Andrà tutto bene.»
«Oh, mio Dio.» Elsie impallidì man mano che capiva. «Ho davvero… Ho ucciso il padre di Lydia? L’ho colpito con la bottiglia di vino, e non è riuscito ad alzarsi in tempo… Io… Mamma…»
Elsie emise un lamento straziante. La verità di ciò che era successo cominciava ad apparire in tutta la sua crudezza. Ginger stava male per sua figlia, ma non c’era tempo per le emozioni. Doveva trovare il modo per tenere Elsie fuori da tutto questo.
«No» disse Kate con decisione. «Era un mostro.»
«È stata legittima difesa» disse Lulu. «Ho visto tutto. Non c’è dubbio.»
«Non era armato» disse Elsie. «Andrò in prigione…»
«Non permetteremo che ti succeda nulla. Mai, mi capisci?» Ginger strinse la figlia al petto. «Elsie, non è stata colpa tua. È stata colpa mia, mi sono lanciata su di lui, confesserò alla polizia. Non è stata colpa tua, tesoro.»
«È stata legittima difesa» insisté Lulu. «C’è stata una colluttazione!»
«Non voglio correre il rischio» disse Ginger con fermezza. «Non lascerò che mia figlia resti coinvolta in questo casino… cosa c’è che non è chiaro?»
«Capisco» disse Emily in silenzio. «Ma non sarai tu a prenderti la colpa, Ginger. Avrei potuto essere io a ucciderlo. Ho sparato io. Stavo solo facendo quello che avrei dovuto fare dieci anni fa.»
«Emily…» Ginger scosse la testa. «No. Stavi cercando di salvare la vita di mia figlia.»
«Stasera avrei messo fine alla mia vita,» disse Emily «e niente di più. Ora sarei morta se non fosse stato per Elsie.»
«Ma io…» annaspò Elsie. «Se non l’avessi stordito sarebbe vivo, e…»
Ginger scosse la testa, riprendendo vigore. «Avrei potuto salvarlo alla fine, ma non l’ho fatto. Elsie è mia figlia» disse con fervore, guardandosi intorno come per chiedere alle altre di capire. «Confesserò, e ho bisogno di voi per sostenere la mia storia. Non si sa mai. Gli ho tirato la bottiglia di vino in testa, è chiaro?»
«Elsie, ho bisogno che tu mi ascolti. Devi farti una doccia» disse Kate in modo brusco. «Togliti il sangue di dosso. Ci pensiamo noi, tesoro. Te lo prometto. È quello che vorrei che qualcuno facesse per mia figlia.»
O Elsie era sotto chock, o era incredibilmente calma. Ginger riusciva a malapena a formulare un pensiero che non fosse il bisogno di tenere Elsie fuori da tutto questo a ogni costo. Frammenti di informazioni filtravano nella sua mente, ma niente riusciva a fissarsi. Voleva ascoltare Kate e seguire gli ordini.
«Dov’è Sydney?» chiese Lulu. «Non era lì distesa, priva di sensi? E dov’è andata Emily?»
«Merda» disse Kate, appoggiando una mano sulla testa mentre guardava il patio deserto. «Elsie, mi hai sentito? Devi andartene da qui. Vai a cercare tuo padre.»
«Ma sono io che l’ho ucciso!» gridò Elsie.
«Tesoro, non l’hai ucciso tu. Era vivo quando mi sono avvicinata a lui» disse Ginger con voce rauca.
«Se qualcuno deve confessare, allora lo faccio io» disse Lulu, tornando dal cortile dove stava cercando Sydney. «Elsie è solo una ragazzina, e avrà bisogno di sua madre al suo fianco ora più che mai.»
«Elsie è mia figlia» disse Ginger, con la bocca arida. «Se c’è qualcuno che può prendere il suo posto, quella sono io. Devo proteggerla.»
«Credo di avere un’idea» disse Kate.