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DETECTIVE RAMONE: Vuol dire il suo nome completo per il verbale?
LULU FRANC: Mi chiamo Lulu Franc e ho sessantotto anni. Il mio cognome si scrive F-R-A-N-C. Assicuratevi che sia scritto correttamente, perché è un incubo dover correggere dei documenti legali.
DETECTIVE RAMONE: Signora Franc, stiamo registrando questa intervista. Il suo nome sarà trascritto con precisione. Vuole dirmi la data del suo arrivo al Serenity Spa & Resort e il motivo per cui si trova qui?
LULU FRANC: Sono arrivata il 16 agosto con mio marito, Pierce Banks. Abbiamo una suite prenotata per una settimana per partecipare al matrimonio DeBleu/Banks. Mio marito è lo zio dello sposo. Non che nostro nipote se ne accorgerebbe se io non fossi presente, ma sicuramente si accorgerebbe se non gli lasciassimo un assegno come regalo di nozze.
DETECTIVE RAMONE: Suppongo che lei sappia il motivo per cui è qui. Abbiamo scoperto un corpo stasera, signora Franc.
LULU FRANC: Sì, un cadavere.
DETECTIVE RAMONE: Già, intendevo proprio quello.
LULU FRANC: Bene. Perché è così che l’ho visto l’ultima volta.
DETECTIVE RAMONE: Sta confessando l’omicidio, signora Franc? Mi permetto di ricordarle che stiamo registrando questa conversazione e qualsiasi cosa lei dica potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale.
LULU FRANC: Devo ripeterlo? Per l’ultima volta, si metta a verbale: io, Lulu Franc, sono colpevole di aver ucciso quest’uomo. Ripeto, il mio nome si scrive F-R-A-N-C. Se aggiungete una K alla fine, mi arrabbierò molto.
***
Lulu Franc era molto seccata. A quell’ora doveva essere al salone di bellezza, a rilassarsi mentre Delilah le faceva i capelli e la manicure, e invece no. Era bloccata a casa, china sulle bellissime assi del suo pavimento in legno, oppure piegata con la testa nel frigo o sotto i tavoli. Le sue articolazioni protestavano ogni volta che si chinava, e nonostante i suoi tentativi di ignorare tutti i segni dell’invecchiamento, non poteva fare a meno di notare la prova lampante del contrario. Tuttavia, lo sfuggente (e grosso) portafoglio del suo caro marito non era altrettanto evidente e insisteva nel restare irreperibile.
Raddrizzò la schiena, spolverandosi il nuovo cardigan di cashmere con un sospiro di frustrazione. Il maglione era foderato con vera pelliccia di procione ed era costato una fortuna a suo marito. Non importava, visto che Pierce Banks era pieno di soldi e felice di assecondare la passione della moglie per la moda. Non che Lulu non avesse il suo bel daffare: essere sposata con Pierce Banks era un lavoro a tempo pieno nella Carolina del Sud, in un ambiente come il loro.
«Stai tranquilla, tesoro. Salterà fuori» disse Pierce mentre Lulu gli passava davanti quasi di corsa. «Non fare tardi all’appuntamento.»
«Hai dimenticato che per prendere l’aereo ci vuole un documento d’identità?» disse Lulu. «Per favore, chiama Marsha e falla venire. Forse ha visto il tuo portafoglio mentre puliva ieri.»
«Non chiamo Marsha nel suo giorno libero» disse Pierce. «Salterà fuori, come sempre.»
Lulu abbandonò la ricerca in cucina, dove Pierce Banks era appoggiato al bancone con indosso una lussuosa vestaglia nera, e la guardava con un luccichio negli occhi mentre aspettava che la macchina del caffè si riscaldasse.
Lulu ricambiò lo sguardo civettuolo, dimenticandosi l’irritazione quasi subito mentre osservava suo marito, un uomo che le appariva perfetto sotto ogni punto di vista.
«Cos’è quell’espressione?» chiese Lulu inclinando maliziosamente la testa. «Sono molto seccata, Pierce Banks. Non pensare di potermi distrarre con quei bellissimi occhi azzurri.»
«Non credo di poter costringere l’unica e sola Lulu Franc a fare qualcosa che non vuole fare.» Pierce le sorrise. «Altrimenti ora ti chiameresti Lulu Banks.»
«Conoscevi le regole quando mi hai sposato.» Lulu aggiunse un pizzico di spensieratezza al suo tono. «Considerati fortunato a essere abbastanza affascinante da farmi dimenticare il motivo per cui ce l’avevo con te stamattina.»
Pierce attraversò la stanza, attirò Lulu a sé per un veloce bacio sulla guancia. «Ah, sono l’uomo più fortunato del mondo.»
Lulu inspirò il fresco profumo di Pierce dopo la doccia, i suoi costosi gel e shampoo, familiari e confortanti. Non pensava che sarebbe mai arrivato un giorno in cui non sarebbe stata follemente, brutalmente innamorata di suo marito.
«Pierce» protestò contro il suo petto. «Farò tardi!»
Pierce la lasciò allontanare ma la trattenne lì, a distanza di un braccio, con gli occhi fissi nei suoi, uno sguardo persistente che sciolse subito il cuore di Lulu, per poi metterla a disagio. C’era un accenno d’amore nei suoi occhi ma anche, cosa curiosa, una specie di nostalgia. Qualcosa che Lulu non vedeva da tempo in lui.
«Va tutto bene?» chiese. «Cosa c’è che non va?»
«Niente.» Pierce sembrò quasi trasalire. «Mi stavo solo godendo questo momento.»
«Sì, be’, sono contenta che tu ti goda i tuoi momenti, però non abbiamo tempo da perdere. Ricordi, il portafoglio? Dobbiamo trovarlo per forza.» Lulu gli offrì un sorriso, come un ramoscello d’ulivo. Sullo sfondo, la caffettiera gorgogliava e il delizioso profumo dei chicchi di caffè appena macinati le solleticò il naso. Lo inspirò profondamente. «Devo finire di prepararmi. Mi verseresti una tazza?»
Baciandolo rapidamente sulla guancia, Lulu si concesse un momento in più per interrogarsi sullo strano sguardo di Pierce. Era un uomo gentile e amorevole, quasi troppo generoso, ma non era particolarmente affettuoso. Almeno non più. Quello sguardo la rendeva nervosa, e non era la prima volta che lui si comportava in modo un po’ strano ultimamente.
Aspettò nel corridoio fino a quando non lo sentì versare una tazza di caffè per sé e poi un’altra per lei, prima di rilassarsi sulla sua sedia da cucina preferita, dove aprì il giornale come ogni mattina.
Lulu colse l’occasione e avanzò nel corridoio, per poi fermarsi fuori dallo studio di Pierce. Era l’unico posto dove non era andata a cercare il suo portafoglio. L’unico posto che normalmente evitava, con quel cassetto che cercava sempre di ignorare. Ma non riusciva a dimenticare quello sguardo. C’era qualcosa che non andava.
E nonostante suo marito sembrasse perfetto, Lulu sapeva che non poteva essere davvero così. Nessuno era perfetto, nemmeno lei. I suoi quattro matrimoni (falliti) lo dimostravano. Ironia della sorte, Lulu aveva pensato che questo sarebbe stato l’ultimo. Aveva indugiato un po’ sull’idea di cambiare cognome quando si era sposata con Pierce, soprattutto dopo che le aveva spiegato con passione quanto sarebbe stato importante per lui, ma non era bastato.
Alla fine, Lulu aveva preso la decisione con la testa, non con il cuore. Aveva mantenuto il suo nome da nubile, Lulu Franc (senza la k), perché era così che aveva mantenuto anche la sua indipendenza, la sua identità, in quasi sette decenni di vita. Quattro uomini, cinque matrimoni e, nonostante tutto, aveva sempre conservato un po’ della sua libertà. Ci si era aggrappata con avidità, anche se la sua decisione aveva deluso Pierce. Aveva detto che la capiva, ma Lulu non ne era sicura.
Dopotutto, Pierce non era mai stato sposato prima. Affermava di non avere segreti. Nessuna ex moglie o relazione complicata alle spalle, che lei sapesse. Tuttavia, sospettava che tutto sarebbe potuto cambiare se solo avesse aperto quel dannato cassetto.
Lulu entrò nello studio del marito. Sapeva con sicurezza di avere almeno dieci minuti, prima che Pierce finisse il suo caffè, piegasse il giornale e se ne versasse una seconda tazza per poi andare nello studio a controllare le sue e-mail.
Non voleva impicciarsi degli affari suoi, ma era curiosa. Chiuse le dita intorno alla maniglia del cassetto, diede un leggero strattone ma quello non si mosse. Lo sapeva che sarebbe andata così, così come sapeva che Pierce non si sarebbe fatto ingannare se l’avesse trovata lì dentro, a cercare di forzare il cassetto con la scusa del portafoglio. La verità era che il cassetto era chiuso a chiave da più di un anno.
Tutte le coppie hanno un cassetto segreto? Si chiese Lulu, lanciando un’occhiata furtiva dietro di sé. Si mise di nuovo in ascolto, il cuore le batteva contro il petto con una tale intensità che controllò il braccio sinistro per verificare che non ci fossero segni di infarto. Ma il suo braccio stava bene, il suo polso irregolare era dovuto unicamente al fatto che il suo perfetto marito le teneva segreto qualcosa, e Lulu stava morendo dalla voglia di scoprire cosa.