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17 novembre 1981
Juan disegna! Traccia delle linee nere, delle x e delle Y di diverse misure. Potrebbe essere un alfabeto.
Potrebbero essere alberi. Personaggi. Forse tenta di rappresentare il mondo , il popolo delle scimmie, che l'ha circondato negli ultimi anni... Ma c'è un dettaglio che non torna. Se queste sagome rappresentano delle carayis, perché una di loro impugna un coltello?
26 novembre 1981
Juan ha trovato una cravatta che porta giorno e notte. Come per esorcizzare il passato e mostrare che adesso fa decisamente parte della società degli uomini civilizzati.
Tuttavia ancora non riesce a mangiare con le posate. Quando è l'ora del pasto si butta sul cibo con foga, pur continuando a guardarsi attorno con l'aria impaurita. Adesso mangia esclusivamente carne. Niente più datteri, semi, o altro.
29 novembre 1981
Oggi ho ricevuto una visita inaspettata. Proprio quando avevo abbandonato l'idea di scoprire le origini di Juan, ecco arrivare un uomo a offrirmi l'informazione su un vassoio d'argento. E non un uomo qualunque! Il colonnello Vinicio Pellegrini, soprannominato «El Puma», un pezzo grosso della base militare di Campo Alegre.
Pellegrini ha proprio l'aspetto di un militare. Capelli a spazzola, lineamenti energici; la sola nota delicata è data dalla montatura degli occhiali e dai baffi tagliati con le forbici. Per il resto, è un bruto che parla a voce alta, ride molto e trasmette sensazioni contrastanti: a tratti di cordialità, a tratti di freddezza. Nella regione è un uomo tristemente famoso. El Puma ha organizzato qui la sinistra pratica del vuelo. La tecnica consiste nell'addormentare i prigionieri che non hanno più niente da rivelare, per poi trasportarli in elicottero e sganciarli nei meandri della laguna, in modo che crepino annegati o divorati dai caimani. Si racconta che in genere questi animali non mangiano gli esseri umani. I corpi sono troppo grossi per loro. Pellegrini ha ordinato che le vittime siano squartate con la sega elettrica e che i pezzi vengano sparpagliati nelle paludi.
A poco a poco, i caimani ci hanno preso gusto. Allora si è potuto ricominciare a buttare giù i corpi addormentati...
Quando Pellegrini si è annunciato ho creduto che fosse giunta la mia ora. E invece... voleva notizie di Juan!
Mi ha interrogato sulle circostanze del ritrovamento. La verità è emersa subito: Juan proviene dalla base militare. È figlio di Hugo García, un ufficiale morto tre anni fa assieme alla moglie in un incidente sul quale Pellegrini non ha voluto dilungarsi. Juan, che il colonnello chiama Joachim, è scampato all'incidente ed è svanito nella giungla.
El Puma non ha chiesto di vederlo. E non ha neppure parlato delle sue intenzioni rispetto al bambino. Ma ha promesso di tornare...
Adesso tento di mettere ordine nei fatti. Un esempio: forse le sagome disegnate da Juan, alias Joachim (ho deciso di continuare a chiamarlo Juan per non confonderlo), non sono le scimmie urlatrici bensì i soldati di Campo Alegre, torturatori professionisti. Ma perché il coltello?
2 dicembre 1981
Ho svolto altre ricerche, stavolta con un obiettivo più preciso. Si trova più facilmente quando si sa cosa cercare. Nella bettola del villaggio - dove a volte i soldati vengono a ubriacarsi - non ci ho messo molto a farmi amico un caporale che mi ha raccontato il segreto della fortezza. Hugo García, noto alcolizzato, ha assassinato la moglie prima di tagliarsi la gola nel 1978. Il loro figlio, Joachim, ha avuto appena il tempo di fuggire. Aveva solo sei anni... Juan ha quindi nove anni. Secondo punto: Estévez aveva ragione, l'infanzia di Juan è stata tutt'altro che facile.
Facendo bere il militare, sono venuto a conoscenza di un fatto straordinario: Joachim non è il figlio biologico di Hugo García. È stato adottato, una cosa piuttosto comune da queste parti. Succede di frequente che i militari adottino i figli dei prigionieri politici giustiziati. Pare addirittura che sia una pratica consolidata. Juan è dunque nato nella fortezza di Campo Alegre. García, che non aveva figli, si era portato a casa il neonato, ma la moglie, sterile e alcolizzata, non l'aveva mai accettato. Il bambino era motivo di costanti conflitti. Non oso immaginare le ripercussioni sulla sua condizione psichica. Orfano, rifiutato dalla famiglia adottiva, si trova a vivere in una caserma dove la morte e la violenza sono ovunque...
9 dicembre 1981
Juan è sempre più vorace. Tento di variare il menu, ma ormai non accetta altro che carne. La cosa più inquietante è che è stato sorpreso nelle cucine: aveva forzato i lucchetti dei frigoriferi per divorare carne cruda. Quando abbiamo tentato di dissuaderlo, ha mostrato i denti come una belva. Da dove viene questo gusto per il sangue?
Per il resto del tempo Juan disegna. Sempre sagome nere. Sempre il coltello. Se rappresenta la scena dell'assassinio della madre, perché i personaggi sono così numerosi?
Juan non canta più, ma ho l'impressione che sia sul punto di arrivare a pronunciare delle sillabe.
17 dicembre 1981
Juan mi preoccupa. Via via che regredisce il comportamento animale, appaiono tratti della sua personalità.
Caratteristiche non riconducibili all'educazione ricevuta dalle scimmie e piuttosto inquietanti. L'ho sorpreso diverse volte a torturare piccoli animali, mettendo una cura particolare nel «tenerli in vita».
Manifesta anche un atteggiamento violento nei confronti degli altri orfani, che lo temono e lo evitano. Li aggredisce, tende loro delle trappole. Ieri ha ferito una bambina attirandola nei pressi dell'orfanotrofio, in una specie di fossa che aveva scavato lui stesso. In fondo al buco aveva sistemato dei bambù appuntiti che hanno ferito la ragazzina alla coscia, ma che avrebbero benissimo potuto ucciderla. Perché l'ha fatto?
Sembra che io sia il solo a godere della sua fiducia. E comunque...
Altra pulsione pericolosa. Juan è attratto dal fuoco. Può restare per ore a osservare le fiamme. L'abbiamo sorpreso varie volte a giocare con i fiammiferi. Temo il peggio anche da questo lato...
A vederlo così mi si stringe il cuore. Con la cravatta e la giacca nera, assomiglia a un piccolo Charlot, ma dentro di sé sembra nascondere l'anima di un demonio. Prego senza sosta. «Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli dalla stalla.»
26 dicembre 1981
Altra visita di Pellegrini. Vuole prendere il bambino. Dice di aver trovato per lui nuovi genitori adottivi. O, piuttosto, sembra che abbia ricevuto degli ordini. Chi vuole adottare Juan è un uomo potente. Un militare, sicuramente. Ho la sensazione inspiegabile che dietro tutto ciò si nasconda un segreto.
3 gennaio 1982
Per il nuovo anno il Signore mi ha fatto un regalo meraviglioso. Stamattina ho trovato Juan seduto in chiesa, di fronte all'altare. Cantava. Non una vaga melodia come sua abitudine, ma una vera canzone. È la prima volta che sento uscire dalla sua bocca sillabe articolate. Ho riconosciuto la canzone, un successo di qualche anno fa che facevo già cantare ai bambini della missione di Bruxelles: Porque te vas, interpretata da un'artista anglo-spagnola di nome Jeanette.
Dove ha imparato questa canzone? Non ha importanza. La mia convinzione e la mia speranza sono rinate: Joachim non è affetto da autismo irreversibile. La foresta ha soltanto soffocato le sue attitudini umane.
Devo tenerlo con me e continuare la sua educazione. Sotto il segno di Dio. «Ma viene l'ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità.»
17 gennaio 1982
Juan ha parlato. Di punto in bianco. Senza sforzo. Lo sapevo. L'ho sempre saputo. Il linguaggio è dentro di lui. Juan non è un bambino autistico. Oppure è affetto da quello che nei miei libri viene chiamato «autismo ad alto livello». Adesso devo unire altri insegnamenti: la lettura, la scrittura e la preghiera. Con lui vincerò la battaglia.
25 gennaio 1982
Progressi rapidi. Juan non ha alcuna difficoltà di elocuzione, sebbene tenda ancora a balbettare. Le frasi escono nitide dalla sua bocca. Comincio a dialogare con lui. Il suo uso del linguaggio è particolare. Sembra incapace di esprimersi in prima persona. Per rispondere affermativamente a una domanda, la ripete. Altre volte pronuncia una serie di parole, quelle di Parque te vas. Non capisco cosa significhi.
Per il momento i suoi ricordi sono confusi. Racconta frammenti della vita nella foresta, brandelli dell'esistenza in caserma. La sua mente è come un libro aperto le cui pagine siano incollate l'una all'altra.
A volte attribuisce alle scimmie caratteristiche umane. Le considera come esseri parlanti. Altre volte, invece, attribuisce ai «genitori» riti e abitudini che rinviano alla sua vita sugli alberi. Una cosa è certa: non ha conosciuto altro che paura e minacce. Bastonate e frustate nella famiglia adottiva. Graffi e morsi fra le scimmie.
3 febbraio 1982
Finalmente ho ricostruito la fuga di Juan. Una serata violenta in casa dei genitori adottivi, i Garda. Il padre, ubriaco fradicio, aveva cominciato a picchiare la moglie. Mi sembra di aver capito che i rapporti fra i due, alcolizzati all'ultimo stadio, fossero di estrema tensione. Nel cuore della notte Hugo aveva afferrato la baionetta del fucile e sgozzato la moglie. Poi l'aveva fatta a pezzi in cucina. È questa la scena che Juan ha disegnato più volte (il padre aveva legato e imbavagliato il figlio in cucina, perché assistesse allo
«spettacolo»). Ma perché avere dei testimoni del «sacrificio»? Più tardi nella notte l'ufficiale aveva tentato di uccidersi con la benzina. Non occorre essere psichiatri per indovinare da dove provengano le pulsioni piromani di Juan...
Infine, all'alba, Garda si era tagliato la gola, da un orecchio all'altro, abbandonando il figlio che soffocava in mezzo al fumo: qualcosa bruciava ancora in cucina. Juan era riuscito a liberarsi. In preda al panico, era corso giù per le scale, aveva attraversato il cortile della caserma e raggiunto la foresta. Aveva corso fino allo sfinimento. Fino a crollare ai piedi di un albero. Poi il buco nero. Juan non stabilisce alcun legame fra quella fuga e la sua vita con le scimmie.
7 febbraio 1982
Stanotte, alla luce delle lanterne, abbiamo trovato Juan nel pollaio. Con il mio rasoio aveva tagliato la gola alle galline e ne beveva il sangue direttamente dal collo, come da una borraccia. Aveva scarabocchiato sui muri le stesse sagome tracciate sui fogli dell'album da disegno, con un orribile miscuglio di sangue ed escrementi...
I volontari hanno paura. Alcuni hanno già lasciato il dispensario. Si diffonde la voce che Juan sia un «figlio del diavolo». L'ho rinchiuso in uno stanzino buio per punirlo. Voglio che capisca che sta sbagliando. Dove trova quelle idee? Quelle pulsioni?
9 febbraio 1982
Dopo due giorni in isolamento, ho trovato Juan in uno stato pietoso. Aveva fatto i suoi bisogni dappertutto e scritto sui muri con gli escrementi. Camicia e pantaloni erano incrostati di sperma. Le sue prime polluzioni... Comincia dunque la pubertà. Ma verso cosa si rivolge il suo desiderio sessuale?
Mi è venuta un'idea atroce. E stata l'esperienza del sangue a provocare la sua prima reazione sessuale. Non smetto di pregare. Dio, che da tempo ha abbandonato la nostra missione, non potrà dimenticare Juan. Mi vergogno a scriverlo, ma ritengo che ce lo deva. Salvare il bambino in nome di tutti quelli che ha lasciato morire qui...
24 febbraio 1982
Juan è più calmo. Si fa strada l'idea di una specie di infezione simile alla rabbia. Ma le analisi mediche non hanno rivelato niente. Devo sottoporlo a esami più approfonditi? Buenos Aires è la sola possibilità.
3 marzo 1982
È riapparso il colonnello Pellegrini. È ufficiale: Joachim, come lo chiama lui, sarà adottato da una personalità importante. Probabilmente un uomo vicino al potere. Devo fuggire con Juan. Devo salvare la sua anima.
11 marzo 1982
Juan ha morso a sangue un ragazzo handicappato che avevamo accolto da qualche mese. Abbiamo curato la piaga. Se Juan soffre di qualche malattia, esiste il rischio di un contagio? Si profila un altro sospetto, legato alla sua fame di carne. Il cannibalismo...
Lo stesso giorno ho scoperto un santuario vicino al luogo in cui Juan aveva portato la sua vittima. Una strana costruzione fatta di ossa di animali, pietre e ramoscelli. Certi elementi richiamano i segni del suo alfabeto. Juan pare seguire le regole di una cerimonia. Dove le ha imparate?
13 marzo 1982
Pellegrini è tornato. La pratica è pronta. Il padre adottivo è l'ammiraglio Alfonso Palin, un membro del governo militare dell'Argentina. Un boia che figura fra gli uomini più pericolosi del paese. Perché Palin vuole adottare proprio Juan? La dittatura produce centinaia di orfani ogni giorno. Perché ha scelto Juan?
Non sarà proprio la sua storia a interessarlo? La sua violenza?
Ho contattato la Casa di Sant'Ignazio a Bruxelles. Se lo decido, posso partire subito per un'altra missione, in Guatemala.
21 marzo 1982
Se ancora avevo dei dubbi, si sono dileguati la notte scorsa. JUAN E’ CANNIBAI E. E stato trovato nel cimitero dietro il dispensario dove seppelliamo i nostri morti: aveva dissotterrato diversi corpi, i più recenti e ne aveva divorato alcune parti. Fatico a descrivere ciò che ho visto. Il bambino aveva fracassato i crani con una pietra per arrivare al cervello e succhiarlo. Aveva frantumato le ossa degli arti per aspirarne il midollo.
Come fa a conoscere queste tecniche? Aveva già assaggiato carne umana?
Andarsene. Lasciare la missione. Salvare Juan. Qui il clima di odio s'inasprisce di giorno in giorno. Temo che vogliano linciare il bambino, che ormai è considerato un «posseduto»... Il mio dilemma è: devo lasciare i piccoli dell'orfanotrofio e i malati del dispensario, tutti innocenti, per tentare di salvare Joachim, un violento che commette azioni abominevoli. Ma non è questo il senso della nostra missione? Mi ripeto le parole di Gesù: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».