36.
«Ti ho svegliato?»
«Hai guardato l'ora?»
«Volevo salutarti.»
«Parti?»
«Per Managua, in Nicaragua.»
Reischenbach sbuffò all'altro capo del filo. «Pensi che l'omicida sia laggiù?»
«L'omicida e la ragione che lo spinge a uccidere.»
«Solo perché Taine e il tuo strizzacervelli hanno chiamato lo stesso tizio?»
«Non solo per quello. Nelly Barjac ha ricevuto un pacco da parte di Manzarena cinque giorni prima di essere uccisa.» «Cosa conteneva?»
«È proprio quello che vorrei scoprire. Secondo me, campioni di sangue.»
«È tutto?»
«No. Ricordati anche che il mio strizzacervelli, Antoine Féraud, è partito per Managua. Credevo che scappasse dall'assassino, il figlio del suo paziente. Invece è il contrario. Lo sta inseguendo. Non so come, ma sapeva che si sarebbe recato a Managua. Allora ha deciso di andarci per fermarlo. L'ha addirittura preceduto, come suggeriscono certi fatti.»
«Chi sarebbe la prossima vittima? Manzarena?»
«Ci sono buone probabilità.»
«Perché lui?»
«Non so. Ho l'impressione che al centro di tutto ci sia una storia di sangue. Una contaminazione. O qualcosa che ancora non riesco a immaginare.»
«Sembra un romanzo.»
«Vedremo.»
«Perché mi hai chiamato?»
«Per i numeri. Dammi il cellulare di Manzarena e il recapito dell'istituto a Tucuman, in Argentina.»
«Non ricomincerai da capo, eh? Non li ho più. Puoi trovarteli da te.»
«Un cellulare protetto a Managua?»
«Hai il nome della banca del sangue. Quanto all'istituto di agronomia, in città non devono essercene una marea. Arrangiati.»
Jeanne si aspettava quella risposta. «Vorrei che restassimo in contatto», concluse.
Reischenbach sbuffò di nuovo. «Ho passato il dossier a Batiz. Riprenderanno il lavoro. Rintracceranno le telefonate di Taine, come abbiamo fatto noi. E approfondiranno le nostre stesse piste.»
«Seguiranno la procedura ufficiale. Contattare l'agente di collegamento dell'America centrale a Parigi. E
anche quello dell'Argentina. L'omicida avrà il tempo di decimare un esercito prima che ottengano qualche informazione.»
«Non ci si può fare niente.»
«Be', io qualcosa farò. Ti richiamo da là.»
«Buona fortuna.»
Jeanne era in soggiorno. Accese il computer portatile ed entrò nel sito della compagnia Iberia. Solo il fatto di scrivere qualche riga in spagnolo per prenotare il biglietto le fece venire i brividi. Da quanto tempo non parlava quella lingua che amava tanto?
C'era un posto per Madrid la mattina dopo. Volo IB 6347. Arrivo alle 12.40. Corrispondenza per Managua alle 15.10. Poi sette ore di volo, ma calcolando la differenza di fuso orario, sarebbe atterrata nel primo pomeriggio. Altri brividi. Non riusciva a crederci.
Prima di confermare la prenotazione del biglietto doveva verificare i dati: cognome, nome, data di nascita, indirizzo d Parigi, destinazione, orario, numero della carta di credito...
Poi il software le rivolse l'ultima domanda: era sicura d. volere acquistare un biglietto di sola andata per Managua?
Jeanne stava per cliccare sul pulsante di conferma.. Esitò. Rivide come in un lampo le due ultime settimane.
Thomas. Le intercettazioni. Le Veneri sacrificate. Il colpo di fulmine per Féraud. L'incendio nell'appartamento di Taine. Il confronto con Joachim. Le sue interviste a raffica sulle tracce di una trinità diabolica. Il padre, il figlio e lo Spiri lo del Male...
Cliccò su OK e si proiettò nel futuro.
Avrebbe contattato Manzarena e raggiunto Féraud prima che lui trovasse gli altri. Lo avrebbe protetto suo malgrado. Poi avrebbe cercato Joachim e suo padre per impedire che scorresse altro sangue. Ormai era convinta che anche la coppia fosse partita per il Nicaragua.
Scrisse una e-mail a Claire, la sua cancelliera, per darle istruzioni. Poi spense il computer e si asciugò il viso.
Neanche nel cuore della notte il caldo si attenuava. Jeanne non aveva mai odiato tanto l'estate.
Preparò la borsa da viaggio. Non si sentiva minimamente stanca. Pensava al presidente, che se la sarebbe volentieri portata a letto e altrettanto volentieri l'avrebbe buttata fuori dal TGI. A Reischenbach, che pur avendo simpatia per lei l'avrebbe chiusa con piacere in un armadio nell'attesa che chi lavorava seriamente, vale a dire gli uomini, sistemasse le cose. A Francois Taine, che aveva usato il pretesto degli omicidi per farle il filo. Povero Francois...
Le vennero in mente le parole di Rosa Luxemburg, la sua eroina quando era una ragazza: «La libertà è sempre e soltanto di chi la pensa diversamente».
Sorrise.
Con buona pace di quei signori, lei non era che una persona libera fra le altre.