23



I mass media non amano questo tipo di fenomeno. Lo ritengono uno spreco. Un’indubbia astronave appare dal nulla nel centra di Londra, e la notizia è assolutamente sensazionale. Tre ore e mezzo dopo arriva un’altra nave completamente diversa e in qualche modo non fa più notizia.

“Un’altra astronave!” dicevano i titoli dei tabelloni davanti alle edicole. “Questa qui è rosa.” Due mesi dopo la notizia si sarebbe potuta sfruttare molto meglio. Della terza astronave, che giunse mezz’ora dopo quella ed era la piccola spider Hrund a quattro cuccette, parlarono solo i giornali locali.

Ford e Arthur erano scesi con un sibilo dalla stratosfera e avevano parcheggiato con cura in Portland Place. Erano passate da poco le sei e mezzo di sera e si trovavano posti liberi. Si mischiarono per un po’ alla folla che si raccolse compiaciuta intorno a loro, poi gridarono che se nessuno avesse chiamato la polizia, l’avrebbero chiamata loro e trovato così il modo di liberarsi dall’assedio.

– Casa… – disse rauco Arthur contemplando con gli occhi umidi le cose intorno.

– Oh, non fare il sentimentale con me – ringhiò Ford. – Dobbiamo trovare tua figlia e dobbiamo trovare quell’uccello.

– In che modo? – chiese Arthur. – Questo è un pianeta con cinque miliardi e mezzo di abitanti, e…

– Sì – disse Ford. – Ma solo uno di loro è appena arrivato dallo spazio in compagnia di un uccello meccanico e a bordo di una grande astronave argentata. Propongo di cercare semplicemente un televisore e bere qualcosa davanti a esso. Abbiamo bisogno di un buon servizio in camera.


Presero alloggio al Langham, in una grande suite con due camere da letto. Misteriosamente, la carta Cont-o-Spes, rilasciata su un pianeta lontano più di cinquemila anni luce, sembrava non procurare alcun problema al computer dell’albergo.

Ford si precipitò al telefono mentre Arthur cercava il televisore.

– Pronto – disse Ford. – Vorrei avere in camera un paio di margaritas, per favore. Due boccali. Poi due insalate dello chef. E tutto il foie gras che avete. Ah, e anche lo zoo di Londra.

– È al telegiornale! – esclamò Arthur dalla stanza accanto.

– Sì, ho detto proprio così – ribadì Ford al telefono. – Lo zoo di Londra. Mettetelo sul conto della stanza.

– È… Dio santo! – gridò Arthur. – Sai da chi viene intervistata?

– Fa fatica a capire l’inglese? – continuò Ford. – È lo zoo che si trova proprio lungo la strada dell’albergo. Non m’interessa se stasera è chiuso. Non voglio comprare il biglietto, voglio solo comprare lo zoo. Non me ne importa un corno se siete molto occupati. Ho chiamato il servizio in camera, no? Io sono in camera e pretendo un certo servizio. Ha un pezzo di carta? Bene. Ecco cosa voglio che facciate. Riportate nel loro ambiente naturale tutti gli animali che possono essere riportati nel loro ambiente senza rischi per la popolazione umana. Formate qualche buona équipe che controlli il loro progresso nell’ambiente naturale, e assicuratevi che non abbiano problemi.

– È Trillian! – esclamò Arthur. – Oppure è… ehm… Dio, non posso sopportare tutta questa storia degli universi paralleli! È così caotica e disorientante! Sembra una Trillian diversa. È Tricia McMillan, come si chiamava Trillian prima che… ehm… Perché non vieni qui a vedere se riesci a capirci qualcosa?

– Solo un attimo! – urlò Ford, tornando ai suoi negoziati col servizio in camera. – Poi ci vorranno alcune riserve per gli animali che non possono cavarsela nell’ambiente naturale – disse. – Istituite un’équipe che stabilisca quali siano i posti migliori da trasformare in riserva. Forse dovremo comprare territori come lo Zaire e magari alcune isole. Madagascar, Baffin, Sumatra, quel tipo di posti. Occorrerà un’ampia gamma di habitat. Senta, non capisco perché lo consideri un problema. Impari a delegare i compiti. Assuma chiunque vuole. Si gestisca la cosa. Penso che troverà ottimo il mio credito. Ah, e un po’ di gorgonzola sull’insalata, per favore.

Depose la cornetta e andò da Arthur, che era seduto sull’orlo del letto e guardava la tivù.

– Ho ordinato un po’ di foie gras – disse.

– Cosa? – disse Arthur, che era tutto assorbito dalla televisione.

– Ho detto che ho ordinato un po’ di foie gras.

– Ah – fece incerto Arthur. – Uhm, mi sento sempre la coscienza un po’ sporca quando mangio foie gras. Non è un po’ crudele verso le oche?

– Si fottano le oche – disse Ford, lasciandosi cadere sul letto. – Non ci si può preoccupare di ogni dannata cosa.

– Be’, tu potrai anche pensarla così, ma io…

– E piantala! sbottò Ford. – Se non ti va, mangerò io il tuo foie gras. Che sta succedendo?

– Il caos! – rispose Arthur. – Il caos più totale! Casualità ce l’ha con Trillian o Tricia o chiunque sia. Urla che lei l’ha abbandonata e sbraita che vuole andare in un buon night club. Tricia scoppia in lacrime, e afferma di non aver mai conosciuto Casualità e tanto meno di averla partorita. Poi di colpo comincia a parlare lamentosamente di qualcuno chiamato Rupert e dice che questo Rupert ha perso il ben dell’intelletto o qualcosa del genere. Francamente non sono riuscito a seguire bene quel discorso. Poi Casualità si mette a tirare roba e la tivù manda in onda la pubblicità mentre si cerca di trovare una soluzione alla faccenda. Oh! Ecco che hanno inquadrato di nuovo lo studio! Sta’ zitto e guarda.

Sullo schermo apparve un annunciatore piuttosto turbato che si scusò con i telespettatori per l’interruzione. Disse che non aveva notizie chiare da dare: poteva solo riferire che la misteriosa bambina, di nome Casualità Assiduo Turista Cosmico Dent, aveva lasciato lo studio per, ecco, riposare. Tricia McMillan sarebbe tornata, sperava l’annunciatore, l’indomani. Nel frattempo stavano arrivando nuove notizie di attività ufo a…

Ford saltò giù dal letto, afferrò il più vicino telefono e compose in fretta un numero.

– Portiere? Vuole possedere l’albergo? È suo se riesce a scoprire in cinque minuti a quali club Tricia McMillan sia iscritta. Carichi l’intero importo su questa stanza.