1

Sognando l’Australia

Il nostro viaggio inizia dall’Australia, la terra dell’immaginario, dei sogni di riscatto, degli spazi infiniti e dei marsupiali. Quante volte ho pensato anch’io che mi sarebbe piaciuto vivere in Australia, magari a Sydney, una città giovane, moderna, baciata da un mare che brulica di vita. Qui il clima è mite tutto l’anno, la qualità della vita invidiabile e i trasporti pubblici estremamente efficienti. Non a caso Sydney figura ai primi posti nella classifica delle città più vivibili del mondo, stilata dall’Economist Intelligence Unit, un gruppo di ricerca legato al settimanale inglese «The Economist». A colpire lo sguardo, e pure il cuore, di chi la visita è soprattutto la sua sorprendente capacità di unire in uno stesso luogo i vantaggi che solo la vita in città può offrire – come divertimenti e stimoli culturali – con i pregi della natura viva e pulsante a pochi passi da casa. Solo per farvi un esempio, si potrebbe citare la bellezza naturale di Bondi Beach, una delle spiagge più amate e apprezzate dai surfisti di tutto il mondo, che si affianca allo spettacolo altrettanto mozzafiato di un’opera d’arte creata dalla mano dell’uomo: l’Opera House che come un vascello dalle vele spiegate sembra prendere il largo dalla baia di Sydney.

Ma sono innumerevoli i luoghi di questo piccolo continente (o enorme isola) che meriterebbero almeno una visita. Perché qui, come in pochi altri posti al mondo, si possono allenare gli occhi allo stupore e alla meraviglia. Quella meraviglia che nasce dall’accorgersi – ogni volta come se fosse la prima – quanto vario e incredibile sia il pianeta su cui abbiamo il privilegio di poggiare i piedi.

Le forme e i colori che qui la natura ha assunto vanno dal rosso infuocato del deserto dell’Outback, al verde profondo delle foreste pluviali del Queensland. E poi ancora dall’oro delle spiagge della Gold Coast, fino all’indaco delle alture delle Blue Mountains. Si tratta di luoghi di una bellezza abbagliante, molti dei quali inseriti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Sì, perché l’Australia, consapevole di avere avuto in dono una fauna e una flora incredibili, ha saputo anche tutelarle e proteggerle come nel caso di canguri, koala e vombati, ma anche di iridescenti meduse, lucertole enormi, serpenti, leoni marini e centinaia di altre incredibili forme di vita che qui hanno trovato un ambiente capace di ospitarle, quando necessario, all’interno di riserve e aree tutelate.

Nella storia di questo paese c’è però un numero che rappresenta uno spartiacque: 2019. Si tratta infatti di un anno che certo non si dimenticherà facilmente.

Se infatti potessimo tornare indietro nel tempo all’autunno del 2019 e guardassimo quest’area del pianeta dallo spazio, a colpire il nostro sguardo non sarebbero i deserti infiniti, la barriera corallina più grande del mondo, o la varietà degli ecosistemi. Nell’autunno del 2019 guardiamo l’Australia e, per mesi, vediamo roghi immensi che fagocitano tutto ciò che incontrano lungo il cammino. Le immagini dai satelliti non lasciano dubbi. Sta bruciando un continente e nessuno riesce a cambiare le sorti tanto delle enormi foreste quanto delle aree urbanizzate. Un caldo torrido spazza le strade di molte città. L’aria è irrespirabile, grigia, pesante. Il cielo si illumina di rosso di notte e si scurisce di giorno. Cosa penserebbe il nostro viaggiatore immaginario innanzi a una delle più grandi e devastanti serie di incendi degli ultimi anni?

Ricordiamoci che i primi fuochi vengono denunciati all’inizio di settembre 2019, quando ancora il mondo si preoccupava degli incendi che avevano imperversato nel corso dell’estate nella Foresta amazzonica. E anche in Australia sta succedendo qualcosa di non meno tragico: il rogo iniziale si trasforma, infatti, nell’arco di poche settimane in una serie di incendi simultanei che coinvolgono soprattutto gli stati del New South Wales e di Victoria e interessano un’area di dimensioni incredibili: più di 11 milioni di ettari di territorio, secondo le stime che diffonderanno i vigili del fuoco australiani. Si tratta, solo per darvi un’idea, di un’area grande più dell’intera Islanda.

Ve la immaginate una superficie così grande che brucia? Riuscite a immaginare il caldo, il fumo, la polvere che rendono l’aria irrespirabile? Tutto questo mentre i pompieri tentano disperatamente di domare la potenza degli incendi che scoppiano simultaneamente su territori vasti che fino a quel momento si alternavano nell’essere colpiti dal fuoco. I danni sono enormi e il governo dichiara lo stato di emergenza nazionale, mentre i vescovi australiani parlano di una nuova «apocalisse». Un termine tutt’altro che esagerato.

Io, come molti di voi, ho ancora davanti agli occhi le immagini che in quei giorni i telegiornali passavano a tutte le ore: i pianti e le grida, così simili a quelli umani, degli animali feriti, e gli occhi vuoti delle persone inquadrate mentre, in fretta e furia, fuggono dalle proprie case ormai avvolte dalle fiamme.

Anche i numeri snocciolati in quei giorni dai media trasmettono fin da subito la dimensione di questo disastro. Fin dalle prime settimane sono, infatti, decine le persone morte, centomila quelle sfollate, quasi duemila le case ridotte in cenere. Ma sono cifre destinate ad aumentare in fretta. Gli incendi, infatti, si muovono veloci: crescono, si spostano, si uniscono dando vita a «mega incendi» come titolano i giornali di tutto il mondo.

E gli esseri umani non sono certo i soli a subire le conseguenze di questa catastrofe. Tra le principali vittime del fuoco ci sono anche moltissimi animali e più in generale la flora e la fauna così particolari di questo continente che viene definito «l’isola della biodiversità». Presto si comincia a parlare di «danni ambientali ed ecologici incalcolabili». E una commissione convocata dal ministero dell’Ambiente australiano farà sapere che l’habitat di più di 100 specie tra animali e piante è stato compromesso in modo rilevante: ma si tratta anche in questo caso di stime preliminari di cui parleremo più approfonditamente nel prossimo capitolo.

Quello che è sotto gli occhi di tutti fin dall’inizio è invece l’aria intrisa di fumo. Durante gli incendi, infatti, la qualità dell’aria peggiora esponenzialmente. A gennaio, a Melbourne hanno la peggiore del mondo. Ma anche a Sydney e Canberra non si sta meglio. Le autorità sanitarie definiscono il livello di inquinamento «pericoloso» e il 14 gennaio la città di Melbourne scende addirittura all’ultimo posto della classifica mondiale di qualità dell’aria.

Eppure, come vedremo tra poco, non è la prima volta che l’Australia viene colpita da incendi o che fa i conti con i danni provocati dal fuoco. Questa volta, però, a peggiorare la situazione entra in gioco qualcosa che nessuno dopo questa tragedia potrà più negare.