È una splendida giornata di primavera. Mi sto guardando intorno e sono attratta dai nuovi boccioli e dalle piccole foglie sui rami che fino a ieri apparivano secchi. In questi giorni speciali sembra che il canto degli uccelli sia diventato più forte e intonato. Tutti insieme celebrano la rinascita ringraziando il cielo e la terra dei suoi doni.
Quante volte ho pensato che in molte occasioni dovremmo apprendere dagli animali. La Natura è una grande maestra di vita ma non abbiamo mai imparato ad ascoltarla. Spesso ci ha ripetuto che noi esseri umani non siamo indispensabili. Utili, forse, ma indispensabili assolutamente no. E quante volte abbiamo sentito dire questa frase nelle occasioni più svariate, senza capirne il reale significato…
Ultimamente mi è capitato di alzare spesso gli occhi al cielo immaginando quanti pianeti abitati ci potrebbero essere nell’universo. È bello pensare che non siamo soli e sono in molti a crederlo, inclusi famosi scienziati. Che sia vero o no, certo la Terra è stata «fatta» proprio bene. Da chi o da cosa non ci è dato saperlo ma alla fin fine non è poi così importante. Sarebbe sufficiente ce ne rendessimo conto per modificare i nostri comportamenti, mostrandoci più responsabili per la grande ricchezza che custodiamo.
Ho provato a immaginare che cosa potrebbe pensare un essere di un altro mondo se arrivasse da noi. Sono certa rimarrebbe colpito da tanta bellezza ma anche da tutta questa ottusità. Ad Albert Einstein è attribuita una famosa battuta, secondo cui solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo aveva ancora dei dubbi. E se l’ha detto lui c’è motivo di crederlo.
Partendo da questa idea che necessita di immaginazione, ho deciso di raccontarvi qualcosa che d’immaginario ha molto poco ma che spero ci aiuterà a capire quanto non siamo indispensabili per il pianeta, ma anche quanto potremmo essere utili a migliorarne la vita. Per farlo, vi propongo un particolare viaggio attorno al mondo, cercando di accendere i riflettori ancora una volta sulle sue bellezze e fragilità, ma soprattutto sulle conseguenze di alcuni nostri comportamenti, dei quali magari non siamo nemmeno consapevoli.
Prima di intraprendere il nostro viaggio, pensiamo alle dimensioni della Terra. Nel nostro sistema solare solo Giove, Saturno, Urano e Nettuno sono più grandi. Quando però l’astronauta Luca Parmitano, dalla Stazione spaziale internazionale, ci ha mostrato con foto e video il mondo dall’alto, la prima cosa che abbiamo notato è che quel pianeta che ci sembrava così vasto in realtà è minuscolo.
Sono quasi invisibili i maggiori fiumi. Il grande delta dell’Okavango in Botswana dallo spazio sembra un albero con tanti rami sottili messo in orizzontale. L’imponente ghiacciaio Perito Moreno, in Argentina, è un rettangolino bianco; il grande cratere del Vesuvio un minuscolo forellino e gli alti profili delle Alpi solo un susseguirsi di piccole rughe.
Se poi ci allontanassimo dal nostro sistema solare, scopriremmo davvero che esistiamo su un minuscolo puntino perso nell’infinito tra altri miliardi di puntini.
«Così è se vi pare» mi verrebbe da dire ricordando Pirandello, ma è importante capire che se anche noi esseri umani siamo niente, visti da quest’ultima prospettiva, siamo talmente tanti che stiamo comunque cambiando le sorti di questo mondo.
Le nostre realtà, che spesso possono ricordare gli alveari, con la società delle api non hanno proprio niente in comune. Purtroppo.
Questi insetti sono animali che creano equilibrio, volano alla ricerca di fiori e quando li trovano ne estraggono il nettare senza far danno alla pianta. Sono fondamentali per l’impollinazione e contribuiscono alla nascita di nuove piante, arricchendo la varietà della vita. Noi, al contrario, da sempre abbiamo usato la natura senza darci dei limiti e soltanto adesso ci stiamo rendendo conto che ne pagheremo il prezzo. Siamo sempre andati alla ricerca di qualcosa di nuovo senza guardare cosa ci lasciavamo alle spalle. Ci siamo spartiti il pianeta con le sue risorse e ci siamo mossi senza curarci di quanto le nostre azioni avrebbero potuto nuocere agli altri.
Avremmo dovuto studiare di più la natura per conoscerne la forza ma anche la fragilità. Soprattutto avrebbe dovuto farlo chi prende decisioni così importanti da pesare sul destino di tutto il pianeta. Invece tra chi conosce la complessità del mondo e chi lo manovra c’è spesso un abisso.
Mi piace però pensare che non sia mai troppo tardi e forse eventi come l’avvelenamento dei mari, le trasformazioni causate dai cambiamenti climatici, le polveri sottili che non ci permettono più di respirare a pieni polmoni, le pandemie, le zoonosi, per citarne solo alcuni, saranno sufficienti a farci fare marcia indietro prima che si arrivi a fine corsa.