17
Il giorno in cui Sanko accompagnò per la prima volta Yuri a casa di Dako-chan, si rese conto che la ragazza aveva un aspetto un po’ trasandato per un appuntamento con una famosa attrice, perciò decise di passare ai grandi magazzini Takashimaya, le comprò una camicetta elegante e gliela fece indossare nei camerini del negozio. Dopo averla affidata alla sua nuova datrice di lavoro, Sanko si preparò ad andare via e, mentre salutava Hidako sull’uscio della porta, la vide in piedi alle spalle dell’attrice, gli occhi pieni di lacrime. Non era da lei, ma dopotutto anche la caparbia, arrogante e tenace Yuri aveva un cuore: nel pensarci, Sanko si sentì invadere da un’inusitata commozione.
Dako-chan trovò Yuri oltremodo efficiente e in gamba. Era in grado di cucire e rammendare, di scrivere lettere e quant’altro senza alcun problema. Inoltre sapeva cucinare molto bene, grazie agli insegnamenti ricevuti in casa Chikura. Ora che il suo grande sogno si era trasformato in realtà ed era diventata l’assistente personale di una star del cinema, Yuri poteva vantarsene con parenti e amici e fare la sbruffona con le sue ex colleghe. Durante le riprese di un film, aveva il compito di portare la valigetta con il cerone e gli altri cosmetici e viaggiava al fianco di Dako-chan nella sua auto privata, seguendola fin sul set. Accompagnava l’attrice sia negli studi cinematografici che nelle location esterne, anche in posti lontani come lo Hokkaidō o il Kyūshū. Gli attori di secondo piano raggiungevano quei luoghi remoti in treno, viaggiando in seconda classe, mentre lei aveva il privilegio di prendere l’aereo e sedere accanto a Dako-chan. In questo modo, girò il Giappone in lungo e in largo, fino a che non ci furono quasi più posti dove non avesse messo piede. Quando pernottavano in albergo, andava al ristorante insieme a Dako-chan, si sedeva al medesimo tavolo e ordinava dallo stesso menu. Quel periodo rappresentò forse l’apice di tutta la sua vita. Nemmeno un matrimonio da favola avrebbe potuto garantirle una gioia simile.
Purtroppo, esattamente come Raikichi e gli altri temevano, a poco a poco la vera natura di Yuri emerse e affiorarono tutti i suoi difetti. Ad esempio, osava prendere in giro gli attori minori e rivolgersi a loro con presuntuosa superiorità, mettendo Hidako in grave imbarazzo. Si esprimeva nei loro confronti con lo stesso tono di voce della sua datrice di lavoro, come se fosse lei la star. Impararono tutti a conoscerla molto presto e cominciarono a odiarla, la sua sfacciataggine non aveva limiti, eppure nessuno osava lamentarsi, per semplice riguardo verso Hidako. Questo finì col mettere l’attrice in una posizione molto scomoda. In fondo la gente poteva anche pensare che fosse lei a permettere alla sua assistente di comportarsi in quel modo, e al solo immaginarlo si sentiva infamata e avvilita. Richiamò numerose volte Yuri e le fece promettere di comportarsi meglio, ma servì a ben poco, perché la ragazza non le dava ascolto e faceva perfino di peggio. In casa Takane prestavano servizio altri due dipendenti, un’anziana cameriera che era lì da tempo e un autista, e Yuri non si faceva scrupolo di tormentare anche loro. Trattava l’autista con particolare durezza, dandogli ordini come se fosse la sua padrona. E l’uomo sopportava tutto con stoica pazienza, mantenendo chissà come i nervi saldi.
«Ero molto preoccupata, sapevo che Yuri era una ragazza difficile, ma speravo che non andasse a finire così» disse una volta Sanko a Dako-chan. «Mi dispiace da morire, ti chiedo scusa per averti causato tutto questo fastidio. Ma non farti problemi, licenziala, io e mio marito non ci offenderemo. Del resto non le devi niente, è solo colpa sua se non ha saputo cogliere la grande occasione che le hai offerto. Bisogna darle una lezione.»
Sanko ripeté queste stesse parole a più riprese, ogni volta che aveva modo di incontrare la sua amica attrice, ma Dako-chan, che aveva alle spalle un’infanzia povera e infelice, era una donna dal cuore tenero ed era restia a dare il benservito ai suoi dipendenti, anche nel caso in cui il loro comportamento non fosse del tutto esemplare.
«Apprezzo la tua sincerità, grazie. Ma Yuri ha anche molte qualità» usava rispondere Dako-chan. «Tra l’altro in questo momento non saprei come sostituirla. È vero, è una ragazza difficile, ma con lei mi trovo benissimo.»
E così Yuri continuò a lavorare per Dako-chan, sempre più convinta di esserle indispensabile e di avere tutte le doti di una perfetta assistente personale.
A volte, quando le riprese di un film si svolgevano in luoghi lontani, capitava che attori famosi viaggiassero sul loro stesso aereo. Ebbene, se si trattava di uno dei suoi attori preferiti, Yuri dimenticava all’istante i suoi doveri di assistente, lasciava il posto accanto a Hidako e andava a sedersi vicino al divo di turno. Ora che mi viene in mente, una volta, al Sapporo Grand Hotel, si verificò un episodio alquanto disdicevole. Come al solito, Yuri era al ristorante dell’albergo in compagnia di Dako-chan, seduta di fronte a lei allo stesso tavolo. Di norma preferiva pasti leggeri e non le andava molto a genio la cucina occidentale. Quella sera, quando Dako-chan le mostrò il menu e si accorse che c’erano solo pietanze straniere, si adombrò di colpo e tenne il muso per tutto il tempo. Anche dopo che Dako-chan ebbe ordinato, continuò a restarsene zitta e a testa bassa.
«C’è qualcosa che non va, Yuri?» le chiese l’attrice, rompendo il silenzio per prima. «Che cosa vuoi ordinare?»
«Niente, non ho fame.»
«Ma non puoi restare digiuna...»
«Qui non hanno niente di buono per me.»
«Ma poi ti verrà fame...»
«Non importa. Ordinerò del sushi dopo che sarò tornata in camera.»
Andarono avanti su questo tono per tutta la serata, Yuri era più indisponente che mai.
Raikichi e Sanko avevano parecchi problemi di salute e prendevano pillole ogni giorno, pertanto Yuri aveva acquisito una certa esperienza in fatto di medicinali e suggeriva a Hidako di assumere vari farmaci e integratori, col suo modo di fare saccente e arrogante. Le raccomandava di prendere Zett-P subito dopo cena per aiutare la digestione, Chlor-Trimeton in caso di mucose nasali congestionate, vitamina B o un integratore multivitaminico Guronsan per combattere la fatica, la stanchezza e lo stress, e infine Adalin, Luminal o Ravona per favorire il sonno. Ma Hidako, che godeva di una salute di ferro e non aveva mai assunto medicinali con regolarità, rifiutava sistematicamente e le diceva: «Ti ringrazio, ma non ne ho bisogno, sto bene». E questa risposta mandava in bestia Yuri, che non si dava pace e continuava a insistere finché Hidako non si decideva a prendere almeno una pillola. A volte, per quanto possa sembrare assurdo, Hidako dimenticava di essere una star e la datrice di lavoro e cercava di ingraziarsi Yuri con lusinghe e promesse.
Esiste una razza canina chiamata Border collie. Molti conoscono i comuni Collie, ma non hanno mai visto un Border collie. Perfino alcuni proprietari di negozi di animali non hanno idea di che tipo di cane sia. I Border collie sono impiegati soprattutto per tenere a bada le greggi e sono molto utili nelle fattorie, ma qualche anno fa i Chikura ne ricevettero in dono una coppia da una grande azienda agricola della prefettura di Fukushima gestita direttamente dal ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. Poco dopo, la femmina diede alla luce dei cuccioli, uno dei quali fu regalato alla famiglia Takane. Accadde mentre Hidako e suo marito erano in procinto di partire per un viaggio di un mese negli Stati Uniti, per cui chiesero a Yuri di prendersi cura del cucciolo durante la loro assenza. Essendo al corrente dell’avversione di Yuri per gli animali, in modo particolare per cani e gatti, prima di lasciare il Giappone, Hidako si prodigò nell’impartirle tutte le istruzioni necessarie per badare al cucciolo. Ma non servì a niente: quando tornò dall’America, trovò il povero cagnolino morto. Yuri aveva avuto il coraggio di lasciarlo fuori al gelo, dopo averlo sottoposto a una serie incredibile di maltrattamenti. Nel venirlo a sapere, Hidako e suo marito, Natsuyama Genzō, versarono lacrime di pura disperazione.
Di tanto in tanto, i pur magnanimi coniugi Takane cedevano all’esasperazione e si vedevano costretti a chiedere a Yuri di andare via, ma subito dopo cambiavano idea e tornavano sui propri passi. Poi, all’incirca un anno fa, arrivò una triste notizia: il padre di Yuri aveva perso la vita a seguito di un crollo nella miniera di Ōmuta. La morte era sopraggiunta in un modo tragico e crudele: il pover’uomo era rimasto schiacciato sotto una roccia, con una spranga di ferro acuminata che gli aveva fracassato il cranio dalle tempie alla mascella e un chiodo spesso e arrugginito che gli aveva perforato i piedi, come un Gesù Cristo in croce. Dissero che era morto sul colpo, senza soffrire. Dopo una simile disgrazia, la famiglia di Yuri non poté fare altro che trasferirsi di nuovo dal Kyūshū alla città natale, Ōsaka, dove aprì un negozio di frutta e verdura utilizzando il denaro – oltre un milione di yen – ricevuto dalla compagnia mineraria a titolo di indennizzo per la morte del capofamiglia. Yuri sapeva che Tōkyō le sarebbe mancata moltissimo e voleva restare a tutti i costi con i Takane, ma le persone che le stavano intorno – dalla madre fino alle zie e agli zii, da Hidako e il marito fino a Raikichi e Sanko – le ripetevano di continuo che non era quella la scelta giusta. «Non puoi stare con il signor Natsuyama e sua moglie per sempre» le dicevano. «Se aspetterai troppo, rischierai di non trovare marito e di restare zitella per tutta la vita. Devi tornare a casa e aiutare tua madre. A Ōsaka, troverai senza problemi l’uomo giusto, riceverai quotidianamente proposte di matrimonio!» E alla fine, dopo una lunga riflessione, cambiò idea e tornò da sua madre. Questa è cosa recente, risale alla scorsa primavera.
Ora Yuri vive con la famiglia d’origine nella vecchia casa natale sulle rive dello Yodogawa e si reca tutti i giorni al lavoro presso una ditta di Ōsaka. Ha ricevuto proposte di matrimonio da molti uomini e si è degnata di incontrarne solo pochi, malgrado tutti o quasi le avessero offerto ottime prospettive, forse anche al di sopra di quello che meritava, ma le ha rifiutate tutte, sempre con lo stesso pretesto: «Gli uomini di Ōsaka non hanno classe!» Si era abituata ai damerini eleganti e raffinati degli studi cinematografici della capitale, perciò era abbastanza naturale che fosse molto esigente e sognasse di diventare la moglie di qualche giovane e promettente aiuto regista. Ma il suo desiderio è rimasto fin qui irrealizzato. Di recente, tutti hanno provato a farle cambiare idea, dicendole cose del tipo: «Devi smetterla di sognare, Yuri. Trovati un buon partito qui a Ōsaka e sposati al più presto. Hai tutte le qualità per essere un’ottima moglie e farti apprezzare da un uomo. Chi avrà la fortuna di sposarti sarà fiero di te e ti permetterà senza dubbio di condurre una vita piena di soddisfazioni. Devi solo rinunciare alle tue assurde ambizioni, una volta per tutte».
In realtà, durante il periodo trascorso ad Atami a servizio dei Chikura, Yuri aveva già affinato i suoi modi e aveva cominciato ad accarezzare sogni di gloria, cancellando per sempre il suo aspetto di un tempo. Poi, nel corso dei due o tre anni dai Takane a Tōkyō, aveva acquisito un fascino e un’eleganza di livello superiore, vivendo tutti i giorni a contatto con l’alta società della capitale. Quando passeggiava dalle parti di Ginza, aveva in tutto e per tutto l’aspetto di una giovane donna brillante e raffinata. Inoltre, riceveva spesso dei bei regali dalla sua generosa datrice di lavoro. Tutte le volte che Hidako e il marito andavano in viaggio all’estero, per esempio in America o in Francia, le portavano degli splendidi e costosi souvenir. E così il numero dei suoi bauli continuava a crescere.
Perdonatemi per la lunga divagazione, sono andato avanti più di quanto avrei voluto. Ora è il momento di tornare a dove eravamo rimasti, alla storia della rivalità tra Yuri e Gin. Vi state chiedendo chi delle due strinse per prima un’intima amicizia con Mitsuo? Bene, fu senz’altro Gin. Fece ritorno alla cittadina natale nella prefettura di Kagoshima per un certo periodo, dopo aver saputo che la madre si era ammalata. E fu proprio durante la sua assenza che Mitsuo iniziò ad avvicinarsi a Yuri. Il bel tassista di Atami, che andava molto fiero delle dimensioni del suo membro virile, aveva il vizio di mostrarlo alle rappresentanti dell’altro sesso alla prima occasione. Un giorno, appartatosi con Yuri in prossimità delle scale che portavano allo Chalet Shōheki, tentò di conquistarla ricorrendo al suo metodo. La ragazza però reagì urlando: «Come ti permetti? Pervertito schifoso!» e non successe granché.
Dopo un po’, Gin fece ritorno da Kagoshima, ma Mitsuo non smise di vedersi con Yuri. Tuttavia decise di non tagliare i ponti con Gin e fece finta che tutto andasse come prima. Quest’ultima si accorse molto presto di come stavano le cose e del triangolo amoroso in cui era coinvolta. Le due «fidanzate» di Mitsuo vivevano sotto lo stesso tetto, ma erano obbligate a mantenere il dovuto contegno nei confronti dei padroni di casa e a mettere da parte la tensione che vigeva tra loro, senza mai battibeccare o addirittura venire alle mani. Invece Suzu e Koma, che agivano rispettivamente come «madrine» di Gin e Yuri, rivaleggiavano con grande accanimento per scoprire i movimenti di Mitsuo e comunicarli alle due ragazze.
Le ragioni per le quali Yuri ebbe la peggio sono molteplici, e del resto alcune le ho già menzionate in precedenza, ma più di ogni altra cosa risultò determinante la straordinaria tenacia di Gin. Esistono vari aneddoti sulla storia tra Mitsuo e Gin, uno più intrigante dell’altro, ma nulla o quasi di rilevante è dato sapere sul rapporto tra lui e Yuri. Del resto i loro incontri si limitavano perlopiù a un giro in macchina o a un tè insieme, senza nulla di trasgressivo.
A proposito, conosco una storia molto interessante che ha a che fare con il taxi di Mitsuo. Di norma, tutte le domestiche che abitavano dalle parti di Izusan si servivano dell’autobus per andare in città a fare la spesa, invece le ragazze di casa Chikura utilizzavano di frequente il taxi, specialmente al ritorno. Difatti Gin offriva di tasca propria la corsa alle colleghe pur di vedere una volta di più il suo Mitsuo. Quando lui le riportava a casa a Narusawa, lei gli pagava regolarmente la corsa e si intrattenevano per qualche minuto. Come ho già avuto modo di spiegare, ci sono due serie di gradini di pietra che conducono alla villa dei Chikura, il cosiddetto Chalet Shōheki. Una è la strada che porta fino alla statua di Kōa Kannon, mentre l’altra arriva al giardino sul retro della villa. Provenendo dalla statale che corre al di sotto della casa, ci si imbatte prima nei gradini del giardino posteriore e poi in quelli di Kōa Kannon, in prossimità del rustico e fragile cancelletto a graticcio della villa di Tamai Ryōhei. Di solito, Gin scendeva la seconda scalinata fin quasi a metà e restava in attesa di Mitsuo. Ogniqualvolta la vedeva avventurarsi lungo quei gradini, Koma urlava a gran voce: «Yuri! Yuri! Presto, Gin sta uscendo!» Al che Yuri si precipitava giù per la scalinata del giardino sul retro e tentava di raggiungere Mitsuo prima della rivale. Quest’ultimo, dopo aver stretto a sé Yuri e averle sussurrato dolci parole d’amore, correva dall’altro lato per incontrare Gin, con l’espressione da finto tonto stampata in volto. In occasioni del genere, era sempre Gin a pagare a Mitsuo la corsa del taxi. Yuri, da persona scaltra qual era, non tirava mai fuori un soldo.
L’atteggiamento vanaglorioso e il linguaggio rude e aggressivo di Yuri causavano spesso dei malintesi. A volte, quando la si sentiva parlare al telefono, veniva spontaneo chiedersi con chi e perché fosse così arrabbiata. Sono sicuro che con Mitsuo si comportava in tutt’altro modo, ma un estraneo, nel sentirla borbottare ad alta voce, non poteva fare a meno di pensare: «Che donna volgare!» In realtà, quello era semplicemente il suo modo di parlare, in fondo non era cattiva. Era una donna dotata di buonsenso e, come ho già detto, aveva un carattere molto comprensivo.
Raikichi e Sanko le ripetevano spesso e volentieri: «Se continuerai a esprimerti così, farai del male solo a te stessa. Possibile che tu non lo capisca? Non riesci proprio a cambiare? Sei una ragazza intelligente, cerca di fare uno sforzo, è nel tuo interesse». Ma Yuri non riusciva a dar loro ascolto, era più forte di lei.
A quanto pare, prima di incontrare Mitsuo si era presa una cotta per un tizio che lavorava all’emporio Tomoeya, ma le cose non erano andate bene e forse questo aveva contribuito a renderla ancora più insolente e scontrosa.
I genitori di Mitsuo erano abbastanza giovani e godevano di ottima salute, e poi c’erano anche due sorelle, una più piccola e una più grande. Nessuno di loro avrebbe mai preso a benvolere una ragazza come Yuri, con quel suo modo di parlare. Yuri insisteva che sarebbe stata pronta a sopportare ogni privazione pur di sposare Mitsuo, diceva che sarebbe stata sempre dolce e gentile con i suoi genitori e si sarebbe comportata con loro come la migliore delle figlie, ma nessuno le diede credito. Gin, al contrario, ispirò subito una grande fiducia nella madre di Mitsuo, al punto che ben presto quest’ultima le chiese se volesse convivere per un periodo con il figlio. Già, proprio così, all’epoca la pratica dell’ashiire – la «convivenza provvisoria» prima del matrimonio – era ancora molto in voga nell’area tra Izusan e Yugawara.