La corda al collo

Lyall Quinlan sedeva al banco del bar dell’albergo e faceva colazione. Di quando in quando lanciava un’occhiata a Elodie Wells. Elodie l’aveva servito, ma adesso gli voltava la schiena; guardava fuori dalla grande finestra sotto cui campeggiava la scritta, bianca su fondo verde, REGENT CAFÉ. Guardava la prigione di Tularosa, dall’altra parte della strada. A una stanga davanti alla prigione erano legati carri e cavalli, cosí come lungo tutta la strada, in entrambi i sensi, persino nel grosso cortile sul retro della prigione, dove adesso si ammassavano tutti quanti. Era lí che stavano per impiccare Bobby Valdez.

La strada era immersa nel silenzio assoluto. Là dentro, invece, solo il suono del palmo di Lyall Quinlan che batteva sul fondo della bottiglietta di ketchup per farlo scendere sulle uova. Elodie gli mollò un’occhiataccia, come se stesse cercando di udire qualcosa e Lyall le rovinasse la parte migliore. Lyall si limitò a sorriderle, un sorriso da ragazzino, e attaccò a mangiare le uova. Elodie, come chiunque altro a Tularosa, aveva passato una settimana di enorme eccitazione in attesa del gran giorno: un’intera settimana, mentre Bobby Valdez se ne stava nella sua cella e Lyall Quinlan ne sorvegliava le mosse. Elodie era molto arrabbiata perché quella mattina le toccava lavorare. Lyall si sentiva proprio bene, e continuò a mangiare le sue uova…

Bohannon, lo sceriffo di Tularosa, aveva condotto Bobby Valdez in prigione il giovedí pomeriggio, spedendo subito un suo incaricato a Las Cruces per prelevare il giudice Metairie. Bohannon non aveva il minimo dubbio che a Valdez sarebbe stata negata la cauzione, in attesa del processo, e ci aveva azzeccato. Venerdí mattina la giuria aveva deciso che un certo Roberto Eladio Viscarra y Valdez era colpevole di omicidio volontario, in base alle dimensioni del foro di proiettile nella fronte di un certo Harley Tanner (adesso defunto) e alla Colt calibro .41 trovata in possesso dell’imputato al momento del suo arresto, il giorno successivo al fatto. Un testimone aveva dichiarato di aver visto Bobby Valdez estrarre la Colt in questione e usarla contro Tanner con modalità che escludevano del tutto la legittima difesa.

Tutti si erano trovati d’accordo sul fatto che, alla buon’ora, un arrogante pistolero come Bobby Valdez fosse stato consegnato alla giustizia e costretto a saldare i suoi conti. Le uniche a strapparsi le vesti sarebbero state alcune ragazze per cui la sua pistola passava in secondo piano, rispetto a quegli occhi castani. Era un vero peccato che dovesse finire sulla forca, a soli ventidue anni, ma era cosí che sarebbe andata.

Il sabato mattina la corte, presieduta dall’onorevole Benson Metairie, era stata convocata nell’atrio del Regent Hotel. Il tribunale di Las Cruces sarebbe stato meglio, ma questo significava dover trasportare Bobby Valdez per quasi un centinaio di miglia. Un anno prima era riuscito a scappare durante un trasferimento da Mesilla a Las Cruces, e Mesilla era più o meno dietro l’angolo.

Valdez rinunciò a essere difeso da un avvocato, anche se in tutta Tularosa non ne avrebbe trovato uno disposto a difenderlo. Il giudice Metairie disse che andava bene lo stesso. Visto che il caso era a prova di bomba, inutile sprecare del tempo a discutere del sesso degli angeli.

La corte chiamò un testimone che dichiarò, sotto giuramento, di aver visto Bobby Valdez in persona uscire dal Regent Café quel mercoledí sera, il che serví a dimostrare la presenza dell’imputato in città la notte della sparatoria.

Il testimone chiave salí al banco e disse che stava attraversando la strada per andare a fare due chiacchiere col suo amico Harley Tanner, il quale se ne stava bello tranquillo davanti all’hotel quando Bobby Valdez si era staccato dal muro di adobe del Regent, aveva insultato Tanner e, non appena quest’ultimo si era voltato, aveva estratto la pistola e aperto il fuoco. Poi Valdez si era dato alla fuga.

Bohannon suggerí una ricostruzione in loco dell’omicidio, ma il giudice Metairie disse che tutti quanti sapevano che cosa c’era davanti al Regent Hotel, e che il sole a quell’ora non avrebbe certo reso le cose più semplici. – Ti basta chiudere gli occhi, Ed, e immaginarti la scena, – lo invitò.

Fu messo a verbale che il mattino successivo la posse di Bohannon aveva seguito le tracce di Valdez fin quando non l’aveva raggiunto, verso mezzogiorno, quasi al confine della riserva mescalero. Il cavallo di Valdez si era azzoppato e aveva lasciato Bobby a piedi o, con le parole di Bohannon, «a brache calate, per cosí dire».

Il giudice Metairie chiamò un uomo a testimoniare sulla moralità dell’imputato, e costui dichiarò di aver visto Bobby Valdez sparare a due uomini nel corso della rapina in banca a White Sands, il precedente Natale. Un analogo testimone era tra i passeggeri della diligenza della Butterfield che era stata rapinata in giugno, tra Lordsburg e Continental. Figurarsi se non c’entrava Bobby Valdez, che aveva aperto la portiera con la sua Colt .41 già in mano, e non aveva alcun fazzoletto a pallini fin sotto gli occhi che potesse dimostrare la sua estraneità. Altri due uomini sedettero sulla poltroncina usata come banco dei testimoni, a narrare storie simili.

Il giudice Metairie consultò il suo orologio e chiese a che ora ripartiva la diligenza per Las Cruces. Alle tre, rispose qualcuno, cosí lui disse che tanto valeva aggiornare la seduta per pranzo e consentire alla giuria di raggiungere un verdetto davanti a una tavola imbandita, anche se per parte sua non vedeva proprio quanto ci fosse da pensarci su.

La corte si ripresentò in aula all’una e mezza. Il portavoce della giuria si alzò in piedi, attese che si spegnesse il chiacchiericcio e disse che si erano trovati d’accordo sul fatto che Bobby Valdez non potesse essere che colpevole.

Il giudice Metairie annuí, batté il martelletto sul bancone del portiere per riportare la calma, attese che scendesse il silenzio e, con un’adeguata voce da oltretomba, sentenziò che Roberto Eladio Viscarra y Valdez, a far data da una settimana da quel giorno, fosse appeso per il collo finché morte non sopraggiungesse.

La seduta fu tolta, e gran parte del pubblico pensò che il giudice Metairie si fosse esibito in una performance più brillante del solito.

Il sabato sera Lyall Quinlan montò di servizio alla prigione di Tularosa.

Era successo perché Bohannon aveva fissato di andare a giocare a poker e Quinlan era arrivato proprio al momento giusto, a chiedere proprio quel lavoro. Eppure, era rimasto sorpreso quando Bohannon glielo aveva offerto davvero, «temporaneamente, beninteso», perché in passato aveva ricevuto una gran quantità di rifiuti. Il desiderio di Lyall Quinlan era di diventare un uomo di legge, ma Bohannon gli aveva sempre risposto picche con la scusa di avere già un vice, Barney Groom, che andava benissimo anche se era anziano.

Ma Bohannon aveva pensato che, forse, gli avrebbe fatto comodo un aiuto supplementare, con Valdez al piano di sopra, qualcuno che stesse lassù a tenerlo d’occhio. In teoria, quella sera avrebbe dovuto andare a giocare a carte, e questa grana glielo impediva. Ma, abracadabra, ecco il giovane Lyall che entrava dalla porta!

– Lyall, devi aver sentito la mia invocazione –. Poi aveva visto lo stupore salire al volto del ragazzo – un volto magro dagli occhi grandi e timidi – e pensato: Che diamine, Lyall è perfetto. Anche se non è un marcantonio, almeno è un tipo onesto. E c’era anche lui, nella posse che ha beccato Valdez. Uno volenteroso come lui sarebbe un ottimo vice! Bohannon si era convinto che, a tempo determinato, Quinlan sarebbe andato benissimo. A cose fatte, poteva sempre dargli il benservito…

– Barney, da’ a Lyall una doppietta e digli cosa deve fare, – e Bohannon se l’era filata.

Lyall Quinlan rimase tutta la notte a sorvegliare Bobby Valdez. Cioè, gran parte del tempo la passò sulla poltroncina di vimini nel corridoio, davanti all’unica cella del piano superiore, con gli occhi puntati su Valdez, che quasi non lo degnò di uno sguardo. Ogni volta che gli cominciava a venire sonno si alzava, si ficcava sottobraccio la doppietta e attaccava a camminare su e giù per il breve corridoio.

Quando se ne accorse Bobby Valdez, che era sdraiato a pancia all’aria, aprí gli occhi, girò la testa quanto bastava per scorgere Lyall, e gli disse di piantarla. Erano gli stivali di Lyall a far rumore. Ma Quinlan continuò ad andare su e giù. Valdez invocò allora uno dei santi del suo pantheon e gli domandò perché mai tutti i secondini portassero stivali scricchiolanti. La lampada nel corridoio non gli dava alcun fastidio: solo gli stivali di Lyall.

Visto che Lyall non la smetteva di camminare, il messicano disse qualcos’altro, con un mezzo sorriso: una lunga frase in spagnolo, a bassa voce.

– Silenzio! – disse Lyall tra le robuste sbarre metalliche.

Dopo di che, Valdez si mise a dormire, e Lyall tornò a sedersi. Si sentiva bene, adesso, era riuscito ad allentare la tensione.

Che solo ci provi, pensò, guardando il messicano addormentato e sfiorando la doppietta che aveva in grembo. Gli faccio saltare le cervella prima ancora che imbocchi la porta. Provò a puntargli addosso il fucile, con movimento fluido. Lo trancio in due. Ragazzi, se pesava. Gli avevano lasciato meno di quaranta centimetri di canne, ma era lo stesso un piombo. Chissà come poteva conciare una persona!

Continuò a tenere d’occhio l’uomo addormentato, lo sguardo che risaliva dagli stivali neri, alti, alla camicia color lavanda e al volto scuro, tranquillo, dai lineamenti morbidi.

Come faceva a dormire? Tra una settimana, sabato prossimo, penzolerà da una corda, ed eccolo lí che se la ronfa. Be’, proprio vero che certa gente è fatta a modo suo. Fosse diverso, non sarebbe qua dentro. Ma non deve avere neanche un anno più di me. Come ha fatto a combinarne cosí tante, in vita sua? Ad aver ammazzato tutta quella gente? Due uomini a White Sands, uno a Mesilla. Tanner. Il pollice di Lyall toccò la punta delle altre dita. Quattro. Poi ancora due nella Pima County. Almeno sei, anche se c’è chi dice nove o dieci. Elodie, poi, tutta eccitata perché è stata lei a servirgli la cena la sera che Valdez ha ucciso Tanner. Gira voce che con le ragazze ci sappia davvero fare… il che dimostra che la testa delle donne è buona solo per i capelli.

Be’, farà meglio a non provarci neppure, a uscire da là dentro. Circa un minuto più tardi Lyall andò a scuotere la porta per accertarsi che fosse ancora chiusa.

Allo spuntare dell’alba arrivò Barney Groom, che alla vista di Lyall sempre seduto lí attaccò a battere le palpebre come se non credesse ai suoi occhi. – Sei sveglio?

Lyall si alzò. – Ma certo.

– Figliolo, vuoi dire che sei rimasto sveglio tutta la notte?

– Sono stato assunto per sorvegliare il prigioniero.

Il vecchio Barney Groom scosse il capo.

– Che c’è?

– Niente, – disse Barney. – Bohannon è di sotto.

– Mi vuole vedere? – disse Lyall.

– Non potrà farne a meno, quando te ne andrai, – disse Barney.

– E quando devo tornare?

– Mica li faccio io, gli orari. Chiedilo a Bohannon.

Udirono dei passi sulle scale, e Bohannon apparve nel corridoio, sbadigliando e grattandosi il davanti della camicia.

– Ed, – disse Barney, – il ragazzo è rimasto sveglio tutta la notte.

Bohannon smise di grattarsi, senza però muovere la mano. Guardò Lyall Quinlan, che annuí e disse: – Mister Bohannon.

Quella flebile luce era sufficiente a far strizzare gli occhi allo sceriffo. Aveva bevuto, era chiaro, si capiva dagli occhi lucidi, anche se riusciva a stare in piedi senza traballare. – Non mi dire! – esclamò infine.

– Tutta la notte, – disse Barney Groom.

Bohannon lo guardò. – E tu come lo sai?

– Era sveglio, quando sono arrivato.

Bohannon tacque.

– Mister Bohannon, – disse Lyall, – non ho dormito.

– Forse sí o forse no.

Bobby Valdez aveva osservato tutta la scena. A quel punto tirò giù le gambe dal tavolaccio, si alzò e si avvicinò alle sbarre. – Dice la verità, – fece il messicano.

Bohannon guardò Valdez con occhi gelidi, poi tornò a fissare Lyall Quinlan.

Valdez alzò le spalle. – Per me è uguale, – disse. – Ma almeno fategli mettere un po’ di grasso, a quegli stivali, se deve andare su e giù tutta la notte.

Barney Groom mosse un passo verso la cella come a voler minacciare Valdez. – Altre richieste?

– Sí, – disse pronto il messicano, – voglio andare in chiesa.

– Come? – disse Barney Groom, subito imbarazzato. Aveva dato l’impressione di prenderlo sul serio, quel messicano. – Come no, – aggiunse, – ti mando subito una carrozza.

Valdez lo guardò senza espressione. – Oggi è domenica.

Bohannon strizzava ancora gli occhi e quasi sorrideva. – Ha qualche preferenza di culto, fratello Valdez?

– Ascolti, amico, – disse Valdez. – Oggi è domenica, e io devo andare alla messa.

– Vai a messa tutte le domeniche? – gli chiese lo sceriffo.

– Qualcuna mi è capitato di perderla.

Bohannon continuò a scrutarlo, col solito sorrisetto. – Sai che ti dico? – fece infine. – Ti buttiamo addosso una secchiata di acqua benedetta.

Dopo di che, Bohannon e Groom se ne andarono. Lyall avrebbe dovuto aspettare che tornassero dopo colazione.

Rimasto ancora una volta solo, Lyall guardò Valdez seduto sul tavolaccio. Anche quando ebbe deciso cosa dire aspettò dieci minuti buoni prima di aprire bocca. – La chiesa più vicina è a White Sands, – disse a Valdez. – Non puoi dare la colpa allo sceriffo se non vuole portarti fin là.

Valdez alzò gli occhi.

– È lontana, – disse Lyall Quinlan. Guardò verso la finestra in fondo al corridoio, poi tornò a fissare Valdez. – Grazie di aver detto allo sceriffo che sono rimasto sveglio tutta la notte. Una cosa del genere gli farà una certa impressione, credo.

Bobby Valdez guardò Lyall con aria strana. Poi la sua espressione si addolcí in un sorriso, come se si fosse all’improvviso reso conto di qualcosa di interessante. – Non c’è di che, amico.

Al suo ritorno, Bohannon spedí Lyall al Regent, dall’altra parte della strada, a prendere la colazione di Valdez. Dopo aver passato il vassoio al messicano, Bohannon nominò Lyall vice, precisando che si trattava solo di una nomina temporanea fino all’eventuale ratifica del consiglio comunale. – Ora, se tu dovessi prestare una particolare attenzione a fratello Valdez, dovrei proprio considerarti adatto, non credi? – Batté una pacca sulla spalla di Quinlan e gli disse che il suo nuovo incarico partiva proprio da quel momento. – Vediamo come te la cavi da solo.

A Lyall parve uno strano modo di fare le cose, ma avrebbe avuto tutto il tempo per dormire più avanti. Quando le occasioni ti bussano alla porta, si disse, devi aprirla per forza. Cosí rimase nella prigione fino a metà pomeriggio, questa volta seduto a pianterreno, fino al ritorno di Bohannon.

– Adesso cerca di dormire un po’, figliolo, – gli disse lo sceriffo, – cosí sarai in forma per stanotte.

La madre di Lyall gli disse che lo stavano prendendo in giro, ma lui non aveva tempo per discutere. Era quel che aveva sempre voluto fare, rispose: mille volte meglio che starsene dietro il bancone di un negozio, cazzo, anche se non usò proprio questo termine. La madre di Lyall dette fondo a tutte le tipiche argomentazioni da madre, ma alla fine non le restò altro che scuotere il capo e lasciarlo andare a letto.

Riprese servizio alle nove, sistemandosi sulla poltroncina di vimini. Barney Groom era dabbasso, ma non si sentiva alcun rumore. Bobby Valdez aveva voglia di chiacchierare. Parlò di cavalli e di ragazze, e del fatto che non era potuto andare in chiesa, quel giorno: una cosa tremenda, per lui; poi fece un sacco di complimenti a Lyall per come riusciva a restare cosí tanto senza dormire. Gli sembrava una bella cosa.

Ma Bobby Valdez si addormentò quasi subito, e quella notte Lyall batté il corridoio ancora più a lungo di quanto non avesse fatto la prima volta. Due o tre volte fu anche lui sul punto di chiudere gli occhi, ma continuò a camminare e a battere le palpebre. Trovò il sistema di sorreggere la doppietta tra la sua gamba e il bracciolo della poltroncina, cosí che il ponticello del grilletto gli premesse sulla coscia e lo tenesse sveglio ogni volta che si sedeva per riposarsi.

Al mattino, Bohannon salí di sopra cercando di non fare rumore, ma Lyall lo udí. – Salve, mister Bohannon, – disse, quando lo sceriffo si avvicinò in punta di piedi.

Lyall passò a dormire tutto il lunedí e si rimise in sesto, tanto che quella sera non ebbe problemi a restare sveglio. Bobby Valdez gli tenne compagnia, parlando, fino a tardi, e la cosa l’aiutò non poco.

Martedí andò a cena al Regent Café, prima di recarsi al lavoro. Parlò del tempo con Elodie e di come la qualità del cibo fosse migliorata, ma non fece mai cenno alla stella d’argento da vice che portava alla camicia. Elodie tentò a sua volta di mostrare indifferenza, ma alla fine fu costretta a chiederglielo. – Ma certo, Elodie, – le rispose. – Sono vicesceriffo da sabato scorso. Non lo sapevi?

Elodie dovette descrivergli l’arrivo di Bobby Valdez a cena, la sera in cui aveva sparato a Tanner. – Si è seduto proprio sul tuo stesso sgabello, e ha mangiato dei tacos come se non avesse un pensiero al mondo. Assolutamente calmo.

– U-hu, – disse Lyall, – però non ti sembra uno che si dà un po’ troppe arie? – E se ne uscí con passo disinvolto, consapevole che, alle sue spalle, Elodie lo stava fissando a bocca aperta.

Martedí notte Valdez raccontò a Lyall com’era finito in galera, dai suoi inizi di onesto vaquero giù a Sonora che si era poi mischiato a certa gente senza principî morali, oltre che ladra di vacche. Bobby Valdez giurò su uno dei suoi santi che lui non c’entrava niente, ma i rurales l’avevano comunque inseguito fin oltre il confine. Circa un anno dopo, a Contention, Arizona, aveva ucciso un uomo. Era stato per legittima difesa, e l’avevano assolto; ma quell’uomo aveva un amico, cosí Valdez aveva finito per ammazzare anche lui. Da lí, era stato tutto un susseguirsi di eventi. Nessuno lo capiva, non riusciva a trovare un lavoro onesto… Allora cos’è che avrebbe dovuto fare?

La sua descrizione dei fatti spinse Lyall Quinlan a scuotere la testa e dire che era davvero un peccato.

Mercoledí notte Bobby Valdez si limitò a salutare Lyall, quando entrò in servizio, con un cenno del capo. Il messicano era seduto sul bordo del tavolaccio, i gomiti sulle ginocchia; si sfregava le mani e se le guardava con aria assente.

Alla fine si sta rendendo conto che deve morire, pensò Lyall. In questi casi, un uomo va lasciato solo. Cosí, per oltre un’ora, nessuno parlò.

Quando Lyall aprí bocca fu perché voleva rendere le cose un po’ più facili a Valdez. – Tutti dobbiamo morire, – disse. – È il miglior modo di vederla.

Valdez alzò lo sguardo e annuí pensoso.

– Devi affrontare la situazione, – proseguí Lyall, – insomma, vederla come una cosa che capita a chiunque.

– Già fatto, – disse il messicano. – Quel che mi tormenta, adesso, è la confessione. Niente confessione.

– Mica dovevi, – disse Lyall. – Il giudice Metairie ha appurato i fatti senza bisogno di confessione.

– No, intendevo a un prete.

– Ah.

– È terribile morire senza assoluzione.

– Ah.

Poi cadde il silenzio, con Lyall che aggrottava la fronte e il messicano che continuava a guardarsi le mani. Ma all’improvviso Bobby Valdez alzò gli occhi, il volto che si illuminava, e disse, come se gli fosse appena venuto in mente: – Amico mio, non è che mi porteresti qui un prete?

– Be’… lo dirò a mister Bohannon, domattina. Sono certo che lui…

– No! – Valdez si alzò in fretta. – Non posso rischiare di farglielo sapere –. Poi si calmò. – Sai che lui si fa beffe delle cose dello spirito… quella faccenda dell’acqua benedetta, e quando mi chiama fratello… Metti che dica di no. Cosí morirei in peccato mortale, solo perché lui non capisce. Amico mio, – proseguí, quasi in un sospiro, – devi trovare il modo di non farglielo sapere.

– Be’… – disse Lyall.

– A White Sands, – riprese subito Valdez, – c’è un uomo, Sixto Henriquez, che conosce bene il prete. Nella rivendita di mescal ti sapranno dire dove abita. Adesso, tutto quello che devi fare è dire a Sixto di mandare il prete venerdí sera sul tardi, quando la situazione è più calma, e la tua missione è compiuta.

Lyall esitò.

– Cosí, – disse solenne Valdez, – non morirò nel peccato.

Lyall ci pensò sopra un altro po’, e alla fine annuí.

Si svegliò a mezzogiorno, per andare a White Sands. Avrebbe dovuto sbrigarsi, se voleva tornare in tempo per riprendere servizio; ma si sarebbe sbrigato comunque, perché non era tanto convinto di quel che stava per fare. Gli sembrava una faccenda un po’ losca. Il proprietario della rivendita di mescal, in poche ma sufficienti parole, gli forní le indicazioni per l’adobe di Sixto Henriquez. Lyall in parte temeva e in parte sperava di non trovarlo in casa. Invece c’era: un ometto smilzo in camicia a righe, che tenne la porta socchiusa finché Lyall non gli nominò Valdez.

Quando Lyall gli ebbe spiegato il motivo della sua visita, Henriquez si rollò una sigaretta con la massima calma. Poi la accese, soffiò via il fumo e disse: – Va bene.

Lyall se ne tornò a Tularosa con grande sollievo. Non era stato difficile.

– Sei a posto, – disse quella sera a Bobby Valdez quando montò in servizio. L’avrebbe anche fatta finita lí, ma il messicano insistette per sapere tutto, nei minimi dettagli. Lui glieli riferí. Non che ci fosse molto da dire, solo quel «va bene», ma Valdez ne parve soddisfatto.

Venerdí mattina Lyall si fermò al Regent Café a fare colazione. Dietro il banco c’era Elodie, accigliata, che si lamentava perché l’avevano piazzata al turno delle colazioni proprio il giorno prima dell’impiccagione di Bobby Valdez.

– Una brava ragazza come te, – le disse Lyall, – mica dovrebbe vederla, un’impiccagione.

– Questione di principio, – rispose lei col muso. Il principio era che tutti quanti, a Tularosa, avevano perso la testa all’idea di vedere l’impiccagione di Bobby Valdez, che ne avessero lo stomaco o no.

– Lyall, tu non hai paura a restare da solo con lui? – gli chiese Elodie con un fremito che, forse, poteva anche essere vero.

– Paura di cosa? È chiuso in una cella.

– E se uno dei suoi amici venisse ad aiutarlo? – disse Elodie.

– Come fa ad avere amici, un tipo come quello?

– Be’… io mi preoccupo per te, Lyall.

Lyall gettò alle ortiche la sua calma apparente, sorridendo a trentadue denti. – Dici sul serio, Elodie?

E a questo continuava a pensare, quel venerdí sera, quando rientrò in servizio. A Elodie.

Barney Groom era seduto con i piedi sulla scrivania di Bohannon, e sembrava pronto a farsi una dormita. – Stanotte è l’ultima, – disse a Lyall. – Dopo l’esecuzione potremo prendercela comoda.

Lyall salí di sopra e si sedette nella poltroncina di vimini, pensando ancora a Elodie e a come sembrasse una ragazzina, quando metteva il broncio. Forse un vicesceriffo riusciva anche a mantenere una moglie. Ma non ne era molto sicuro, visto che Bohannon non aveva ancora parlato di stipendio.

– Questa è la notte del prete, – disse Bobby Valdez.

Lyall alzò gli occhi. – Me ne ero quasi dimenticato. Scommetto che ti senti già meglio.

– Come risorto dalla tomba, – disse Bobby Valdez.

Più tardi – Lyall non aveva orologio, ma gli parve che fosse poco dopo mezzanotte – si udí un rumore al pianterreno. Nulla di strano, solo che in quel silenzio fu del tutto inaspettato. Lyall lanciò un’occhiata a Bobby Valdez, che dormiva ancora. Tutto tornò tranquillo, per qualche minuto.

Poi Lyall udí dei passi sulle scale. Sarà il prete, pensò. Aveva raccomandato a Henriquez di dire al prete di limitarsi a passare vicino a Barney, tanto sarebbe stato addormentato; in caso contrario, di spiegargli la faccenda. Quindi Barney dormiva, oppure non aveva sollevato obiezioni.

Ma Lyall non si aspettava la figura in tonaca che si presentò nel corridoio. Se l’era immaginato col regolamentare abito nero, poi si ricordò che il prete di White Sands era di quelli che se ne andavano in giro in tonaca e sandali.

– Padre? – disse.

Il corridoio era buio, laggiù in fondo, e Lyall non riusciva a distinguere bene. Quando l’uomo si fece avanti, il cappuccio della tonaca gli nascondeva il volto. Aveva le braccia conserte e le mani infilate nelle ampie maniche.

– Padre?

– Figlio mio.

Lyall si girò verso la cella. – È proprio qui, padre –. Valdez era in piedi accanto alle sbarre, e Lyall si rese conto che non l’aveva sentito alzarsi. Voltò il capo per guardare il prete e sentí la canna di una pistola contro la schiena.

– Metti la doppietta sul pavimento, – disse la voce alle sue spalle.

– Figlio mio, – aggiunse Bobby Valdez. Adesso sorrideva.

L’uomo alle spalle di Lyall allungò una mano per porgere l’anello delle chiavi a Valdez. Cosí facendo, il cappuccio gli cadde dalla testa, e Lyall vide l’uomo con cui aveva parlato a White Sands. Sixto Henriquez.

– La cosa che mi dava da pensare era come avresti fatto a trovare una tonaca, – disse Valdez.

– Un gentile omaggio, – rispose Sixto. – Appesa ad asciugare.

Lyall li stava ascoltando, ma non riusciva a crederci. «Un momento, – avrebbe voluto dire. – Insomma, che storia è questa? Mica è cosí che doveva andare!»

E pensava a Bohannon e a Elodie e alle notti passate a camminare nel corridoio, rendendosi finalmente conto di aver commesso una fesseria ormai impossibile da rimediare. «Un momento… stavo solo cercando di aiutarti!» Ma non lo disse, perché era stata tutta colpa sua, cazzo, e la consapevolezza del suo errore lo spinse a mordersi un labbro, altrimenti si sarebbe messo a berciare come un ragazzino.

Valdez uscí dalla cella e raccolse la doppietta che Lyall aveva lasciato cadere. – Adesso la mia anima sta meglio, – disse a Lyall, poi fece cenno a Sixto di avviarsi alle scale. – Scendi prima tu, e vedi com’è messo il vecchio.

– Dorme, – disse Sixto, toccando la canna della pistola.

– Meglio controllare, – disse Bobby Valdez. Guardò Sixto che imboccava il corridoio e le scale, poi tornò a fissare Lyall, con un sorriso. – Considerala un’esperienza.

Se Valdez fosse semplicemente arretrato, tenendo Lyall sotto tiro, non sarebbe successo niente; gli sarebbe perfino bastato dirgli di non gridare, e di non seguirli. Invece si voltò e fece per andarsene, sicuro che Lyall non ci avrebbe neanche provato, a fermarlo. Fu questo lo sbaglio di Bobby Valdez.

Trovarsi davanti agli occhi la schiena di Valdez fu per Lyall come uno schiaffo in pieno viso. Aveva paura, certo, ma il malloppo che aveva nello stomaco si rivelò di colpo troppo pesante da buttar giù. Inutile pensare a com’era successo o a cosa poteva succedere: solo la soverchiante necessità di saltargli addosso!

Si lanciò contro quella schiena che si allontanava. Tre lunghi passi, e artigliò il collo di Valdez, tirando il messicano all’indietro, togliendogli la terra sotto i piedi. Udí la doppietta sbattere contro il muro e cadere a terra.

Stretto a lui, Bobby Valdez tentava di voltarsi. Lyall abbassò in fretta un braccio e piantò un cazzotto nello stomaco del messicano con tutta la forza che gli consentiva la breve distanza. Valdez boccheggiò, piegandosi sulle gambe. Dei passi salirono le scale. Lyall cercò alla cieca la doppietta, riuscí a trovarla e raggiunse la porta mentre Sixto era ancora a metà della rampa, ma non fece in tempo ad alzarla: in un turbinio di vesti, Sixto era già in fondo alle scale. Lyall lo udí attraversare di corsa l’ufficio, poi più nulla. Si voltò in fretta. Valdez gli era quasi addosso: mirava basso, tuffandosi per prenderlo alle gambe. Fu cosí che il messicano andò dritto a sbattere contro la canna della doppietta, già partita per arrivargli sul cranio.

Lyall rimase immobile per un minuto a riprendere fiato, poi trascinò Bobby Valdez di nuovo in cella e lo scaraventò sul tavolaccio.

– Mister Valdez, – disse ad alta voce. – Sei tu che devi considerarla un’esperienza.

Dopo di che scese dabbasso. Barney Groom era stravaccato sulla sedia, privo di sensi. Lyall andò alla porta, uscí a dare un’occhiata in giro e trovò la tonaca da frate abbandonata in strada, accanto alla stanga dei cavalli. Lyall la raccolse in fretta, la riportò in ufficio e la infilò sotto la sua cerata, appesa all’attaccapanni. Solo allora respirò meglio.

Ancora alla finestra, Elodie si voltò. – Finita, Lyall, – disse seria. – Stanno tornando in strada.

Lyall le lanciò un’occhiata. – Davvero, Elodie? – disse, poi versò un altro po’ di ketchup sulle uova. Era cosí che gli piacevano, e quella mattina erano ancora più buone. Le mangiò con un mezzo sorriso, ripensando all’arrivo di Bohannon qualche ora prima. Allo sceriffo che guardava Barney Groom con aria accigliata, a Barney che cercava di capire come avesse fatto a ritrovarsi con una botta in testa mentre dormiva.

Poi, quando erano saliti di sopra… fantastico. – Forse sta male, – aveva detto Bohannon alla vista di Valdez, bianco come un cencio e con un bernoccolo che gli faceva sembrare la testa un melone cresciuto da una parte sola. E Barney Groom: – Forse gli è presa la stessa cosa che è venuta a me.

E quel che gli aveva detto Bohannon, quando erano tornati di sotto… Quella era stata la parte migliore.

– Be’, Lyall, hai fatto proprio un bel lavoro, anche se startene seduto lí a cercare di restare sveglio non è che fosse poi una gran prova. Sai che ti dico? – Bohannon tirò fuori dalla tasca del gilet un foglio piegato. – Ieri sera lo sceriffo di White Sands mi ha mandato un messaggio per dirmi che al frate del paese hanno fregato la tonaca fresca di bucato, e per chiedermi se potevo mandargli qualcuno che gli desse una mano a indagare. Lui è impegnato a riscuotere le tasse –. Bohannon ridacchiò. – Gli tocca farli contenti, i frati… Insomma, Lyall, se mi dimostri di essere cosí sveglio da ritrovare la tonaca di quel frate, vedrò di nominarti vicesceriffo a tempo pieno. Parola d’onore.

Lyall aveva finto di non vedere Bohannon che faceva l’occhiolino a Barney Groom. – Sissignore. Mi metterò d’impegno, stia tranquillo –. Era difficile restare serio, ma ci era riuscito.

Saint with a Six-Gun, apparso per la prima volta con il titolo The Hanging of Bobby Valdez in «Argosy», ottobre 1954.